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Autore: Kalyma P Jackson    05/01/2014    3 recensioni
La vita di Savannah cambia quando scopre di essere una semidea. Dopo aver dato sfoggio dei sui poteri (molto più forti di quello che pensa) usati contro un mostro, viene portata al Campo Mezzosangue dalla sua amica Cassandra ( Cassie). La vita le si complica ulteriolmente quando la madre divina ha bisogno di aiuto e deve partire alla ricerca di quattro oggetti...Cosa le succederà tra cavalli volanti, figli di Afrodite molto antipatici e grandi amici?
Dal testo:
Cassie la trascinò in un vicolo buio e puzzolente e si appoggiò al muro con la schiena, con aria esausta. " Dovremmo averla seminata..." Borbottò. Savannah la squadrò con aria truce: " Potresti spiegarmi che cavolo succede? E va bene che quella donna è un po' inquietante, ma non credo sia una serial killer! " Cassie la guardò, estremamente seria: " Io credo che dovremmo preoccuparci del cane... "
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Savannah sbuffò. Era vero che la sua amica Cassandra non esattamente quel che si dice “ puntuale”, ma poteva anche fare uno sforzo! E poi era lei che voleva fare shopping. Savannah era solo stata costretta ad accompagnarla. Sbuffò più forte.        Tanto per distrarsi, lasciò cadere lo sguardo su una pozzanghera creata dalla recente pioggerella primaverile. Non che quello che vedeva le risollevasse molto il morale. La “ visione celestiale” che aveva davanti era quella di una ragazza dai capelli color cioccolato, mossi, lunghi e lasciati liberi di cadere sulle sue spalle. La ragazza in questione  aveva quasi quattordici anni, ed era molto alta e magra, tanto che qualcuno molto spiritoso la chiamava “ Spilungona”. Secondo Savannah, la sua unica parte degna d’ interesse erano gli occhi. Erano d’ uno strano colore, rosso fuoco. Intendiamoci, non un rosso minaccioso o un rosso da pazzo iniettato di sangue, ma un bel colore caldo e gentile.                                                                                                                              In effetti, quegli occhi rispecchiavano bene il carattere di Savannah. Nella maggior parte dei  casi era mite, gentile e non rispondeva alle provocazioni. Era quel tipo di persona che di solito, quando le chiedi per la decima volta  di prestarti la gomma, invece di mandarti a quel paese si limita a sospirare e a dartela. La cosa era un po’ strana considerata la sua iperattività e il suo disturbo da  deficit dell’ attenzione. I segni che la facevano notare era la tendenza della ragazza ad annoiarsi facilmente e il fatto che non stava mai davvero ferma. La cosa spiccava ancora di più quando Savannah aveva i suoi cinque minuti, momento in cui nessuno voleva esserci.                                                                                                                                                                                             E stava per averli. Lei e Cassie ( il soprannome di Cassandra) si erano date appuntamento alle cinque alla fermata dell’ autobus, ne era sicura. Ora erano quasi le cinque e mezza e di Cassie nemmeno l’ ombra. Se lei avesse avuto il cellulare(cosa che suo padre non le aveva mai comprato, nonostante le suppliche) avrebbe potuto chiamarla per chiederle che fine avesse fatto. Ma non ce lo aveva. Be’ in realtà non lo aveva neanche la sua amica, quindi… << Savannah! Sav! >> la chiamò una voce. La ragazza si girò e vide la sua amica Cassie che le correva incontro, agitando una mano in segno di saluto.                                      Cassandra era leggermente più bassa e cicciottella di Savannah, ma quest’ ultima la riteneva molto più carina. Indossava già i pantaloncini e le maniche corte, dato che soffriva terribilmente il caldo, anche se erano ancora in primavera. I lunghi capelli neri erano come al solito stretti in treccine stile negri, con alcune trecce tinte di azzurro, lo sesso colore degli occhi della ragazza. Quegli occhi spiccavano molto sulla carnagione un po’ più scura del normale di Cassie. Anche lei era iperattiva e aveva il disturbo da deficit dell’ attenzione, e in più era dislessica. Ma questa, insieme al fatto che nessuna delle due aveva mai conosciuto la propria madre, era l’ unica cosa che avevano in comune. Cassie aveva un carattere espansivo, sempre allegra e di buon umore, e si cacciava facilmente nei guai, causa la sua enorme curiosità e impulsività.                                                               Per esempio, in prima  media, erano andati tutti in gita all’ acquario e la loro classe, la Prima B, aveva fatto un bel bagno nel delfinario perché Cassie aveva trovato molto interessante la leva rossa nella sala comandi…                                                                 Quando la ragazza le si avvicinò, Savannah si riscosse dai suoi pensieri. << Ti sto aspettando da mezz’ ora! Ma  che fine avevi fatto? >>  la rimproverò. Cassie sorrise in segno di scuse. << Scusa, Sav, ma mi sono fermata da Sweaty Bar per fare rifornimento.>> le mostrò una busta che doveva essere piena di dolcetti vari. Savannah sospirò. Cassie aveva una vera passione per le caramelle, soprattutto per quelle frizzanti. Non che a lei non piacessero, ma i cioccolatini fondenti e i cibi salati erano di gran lunga migliori. << Se continui ad ingozzarti di quella roba diventerai una balena. E non chiamami “ Sav”, lo sai che lo odio!>>fu il commento acido di Savannah. << Siamo di cattivo umore, he? Andiamo è solo un piccolo ritardo! E poi ti ho preso questa per farmi perdonare…>>disse Cassie tirando fuori  dalla busta una tavoletta di cioccolato fondente. << Da’ qua! >>esclamò subito Savannah, afferrando il cioccolato. << Uhm! Con le nocciole! Sei perdonata!>> aggiunse mentre scartava la tavoletta. Cassie si mise a ridere. << A quanto pare ho trovato un nuovo metodo per corromperti! >>  << Nonche…pettuna…coccutione! >>  Savannah cercò di parlare con la bocca piena,imbrattandosi il viso di cioccolato. <<  Non c’è nessuna corruzione! >> ripeté con più chiarezza. << Ti avrei comunque perdonato, non ero davvero arrabbiata! >> Cassie le mise n braccio attorno alle spalle. << Oh, lo so. Ora però muoviamoci, voglio andare a comprare quella bella mini gonna rossa che ho visto ieri…>> Savannah le diede una spinta giocosa e si avviarono verso il negozio. Cassie non sarebbe mai  cambiata questo è poco, ma sicuro.
 
Circa un’ ora dopo le due camminavano per le strade di New York cariche di pacchetti. Quando aveva scoperto che c’ erano i saldi, Cassie si era data alla pazza gioia. Savannah, che non amava particolarmente lo shopping, aveva comprato solo un paio di mollette per capelli ricoperte di strass e una collana con un drago rosso ritratto mentre volava. Invece Cassie, oltre alla mini gonna,  aveva comprato: un paio di occhiali da sole a forma di cuore, una maglietta nera con sopra la faccia di una scimmia, un’ anello di metallo  con decorazioni dorate ( Savannah lo trovava ridicolo ) e un maglione di lana azzurro ( la sua utilità in quella stagione la ragazza proprio non la capiva). Probabilmente Cassie aveva consumato tutta la sua paghetta.                                     Mentre considerava la situazione finanziaria della sua amica, Savannah urtò contro la spalla di una signora.<< Mi  scusi…>> disse girandosi. << Oh, non fa niente,cara cen…cioè ragazza.>> la donna che si trovava davanti era bassa e grassottella e teneva al guinzaglio un piccolo chiwawa bianco, che le ringhiò contro. Savannah arretrò. Quel cane le piaceva ancora meno della padrona. Cassie, che era andata avanti senza di lei, tornò indietro e le poggiò una mano sulla spalla. << Savannah, tutto ben…>> Si bloccò di colpo alla vista della donna, e sbiancò. << Su, Savannah, andiamo…>> aggiunse trascinandola in mezzo alla folla. Savannah era d’ accordo con lei. Poco prima le era sembrato di vedere una lingua biforcuta guizzare nella bocca della donna e non voleva sapere se si era sbagliata o meno. Ma la donna aveva altri progetti.<< Cassie!>> sibilò Savannah. << Ci sta seguendo! Chi diavolo è quella tipa?>>  << Non lo so di preciso, ma sono sicura che non è umana…>> << E io sono sicura che ti sei fusa il cervello! Che altro potrebbe essere, un’ aliena? >>In realtà, se ripensava alla lingua biforcuta, Savannah non era poi così sicura che fosse umana…”No, “ si disse “è stata solo una mia impressione, sicuramente…”                                                                                                                                                                                                      Cassie la trascinò in un vicolo buio e puzzolente e si appoggiò al muro con la schiena, con aria esausta. << Dovremmo averla seminata…>> Borbottò. Savannah la squadrò con aria truce: << Potresti spiegarmi che cavolo succede? E va bene  che quella donna è un po’ inquietante, ma non credo che sia una serial killer!>>  Cassie la guardò, estremamente seria: << Io credo che dovremmo preoccuparci del cane…>> Savannah la guardò allibita poi… scoppiò a ridere. << Hai paura del chiwawa? Tu adori i cani, Cassie…>> Ma la ragazza non rise con lei. << Non è un chiwawa, né tantomeno un cane…io credo che sia…>> abbassò la voce, in modo che solo Savannah la sentisse: << …una chimera.>> Savannah iniziò a sospettare che la sua amica fosse davvero impazzita. Non le credeva, ovvio. O forse, le suggerì una vocina, non voleva crederle.<< Mettiamo il caso che questa chimera sia esistita…Nel mito non fu sconfitta?>> le chiese cauta. << Sì, ma, dopo un po’, i mostri ritornano sempre  dal Tartaro. E purtroppo la loro dieta è a base, principalmente, di semidei, come me… e probabilmente anche come te.>> rispose Cassie. << Quindi tu saresti figlia di un dio?>> << Una dea. Ecate, per essere precisi. La dea della magia.>> << E ti aspetti davvero che io ti creda?>> << No, ma ti conviene farlo.>>  Savannah stava per chiederle perché, quando  un ruggito terribile squarciò l’ aria. << Ci ha trovate!>> gemette Cassie. Poi, senza perdere tempo, fischiò. Un pugnale di bronzo con l’ elsa a forma di lupo le comparve nella mano. Savannah spalancò gli occhi. << Come hai fatto?>> << Sono figlia della dea della magia.>>rispose semplicemente la ragazza. Ora Savannah iniziava a crederle. Il ruggito si fece più forte. Nonostante tremasse dalla paura, Cassie cercò di farsi coraggio, mentre diceva all’ amica: << Preparati a combattere.>>
 
 ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti! Vi pregherei di non uccidermi, per favore. Questa è la mia prima storia su PJ , quindi nessuno mi conosce ( a meno che non abbia recensito una sua storia).  Comunque, su efp sono Kalyma. Non credo che iniziare ora la storia sia stata una buona idea, perché ne sto già scrivendo un’ altra. Purtroppo io non ascolto mai il mio buon senso, quindi…eccola qua. Secondo i miei calcoli ( non fidatevi, faccio schifo in matematica) dovrei aggiornare almeno una volta al mese. Una cosa sul titolo: è provvisorio, ho intenzione di cambiarlo e non centra un cavolo con l’ altra storia, se qualcuno di voi l’ ha letta. Un’ultima cosa: recensite, per me è importantissimo sapere cosa ne pensate, please.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         Kalyma                                                                                                                                                                                                                                                                                         
  
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