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Autore: Sora89    27/05/2008    5 recensioni
- Signorina Takenouchi... dal suo sguardo vuoto vedo che non ha ancora capito cosa voglio da lei...- Arrossì di botto, lo sguardo nel vuoto non era una delle sue migliori espressioni. - Ehm... no signore...- Kawamura aggrottò le sopracciglia e si massaggiò le tempie. - Signorina Takenuochi... voglio quel ragazzo. Qui. Nel mio giornale. Nelle mie copertine- Fantastico. E quindi? - Voglio che lei me lo scovi- COSA?! DEDICATA A SAE... AUGURI TESO!!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sora Takenouchi
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza afferrò velocemente il cappotto chiaro dirigendosi verso l’uscita della sua abitazione

La ragazza afferrò velocemente il cappotto chiaro dirigendosi verso l’uscita della sua abitazione. Nella mano destra stringeva la sua fedelissima macchina fotografica, con la sinistra acchiappò il basco blu scuro e la sciarpa dello stesso colore. Non aveva impegni particolari, ma la luce di quel giorno l’aveva stregata, e non intendeva perdersela. Un colore dolce illuminava tutto il parco poco lontano dal suo appartamento, immerso nel più meraviglioso degli autunni che avesse visto da qualche anno. Il verde rimasto sugli alberi giocava con l’arancione e il rosso delle foglie, circondato da un giallo che richiamava un po’ di allegria in quel paesaggio malinconico.

Si fermò per respirare a pieni polmoni quell’aria frizzante che le procurò un piccolo brivido.

Si sistemò meglio il cappotto e tutti gli accessori che si era portata per prevenire il freddo, circondandosi il collo con la tracolla della macchina fotografica.

Sorrise, aveva finalmente raggiunto il parco.

Quelle foto sarebbero sicuramente rimaste nella storia.

Quello che Sora non immaginava, fu che successe davvero.

 

 

 

Searching for Happiness ^^

 

 

 

- Che meraviglia! Mia fedele amica, mettiamoci al lavoro!!!-

Il pomeriggio aveva preso un risvolto decisamente allegro. Sora adorava il suo lavoro di fotografa, anche se non sempre poteva permettersi di scegliere i proprio soggetti da sola.

In fondo era appena agli inizi della sua carriera, da poco aveva compiuto 23 anni, a suo parere spesi piuttosto bene. Poteva dirsi felice nella sua breve esistenza: nessun problema in famiglia, ottimi amici, un buon posto di lavoro già così giovane. Era il lato sentimentale che mancava un po’ nella sua vita. Ma per il momento stava bene così… che fretta c’era?

Click!

Ecco scattata la prima foto del giorno. Quel paesaggio che la circondava era così pieno di immagini significative che non poteva lasciarsene sfuggire neanche una.

Il cielo rosato, bambini che correvano felici, la natura che risplendeva della sua bellezza, coppie che non erano assolutamente scalfite dal freddo che sopraggiungeva… Tutto comunicava felicità.

Sorrise, non era ancora pienamente sicura di appartenere a quell’allegro quadretto.

- Intanto mi accontento di immortalarlo…-

Click, click!

Altre foto seguirono il primo scatto. Ogni angolatura offriva una nuova visione di quel piccolo ecosistema, e i suoi occhi correvano da un parte all’altra estasiati da tanto perfetto equilibrio, seguiti a ruota dall’obiettivo della macchina fotografica.

Cominciò a vagare a vuoto per il parco, fotografando ogni cosa.

- Sì perfetto… oh il laghetto!-

Ecco l’aspetto della natura che più adorava ritrarre: l’acqua. Trasparente e inconsistente, si trasforma davanti a chi la osserva riflettendo la sua immagine, cambia continuamente forma, colore, sempre in movimento ma perennemente immobile.

E oggi la luce del sole si spandeva sull’acqua formando mille riflessi meravigliosi, giocando coi colori come se fosse un quadro…

Ah l’arte, era quella meraviglia umana ad averla spinta verso la fotografia. Purtroppo i suoi genitori non le avevano incorporato nel dna il talento per il disegno… ma quella della fotografia sì. Così si era impegnata a massimo per sviluppare la sua personale forma d’arte fotografica… ed era stata premiata.

Lavorava per una rivista di fotografia periodicamente, ogni tanto il suo capo le offriva la possibilità di pubblicare una mini selezione dei suoi ultimi scatti. Le stava simpatico quell’uomo, si sentiva fortunata ad averlo incontrato all’università.

Il signor Kawamura aveva selezionato lei fra tutti gli studenti che gli si erano proposti in quell’occasione. E lei gliene sarebbe stata eternamente riconoscente.

Lanciò uno sguardo all’orologio legato al polso sinistro.

- E’ già passata mezz’ora…-

Guardò il cielo come per verificare alcune condizioni.

- La luce è già leggermente calata… Ora o mai più-

Eccola che metteva in atto la sua tecnica segreta. Solo lei poteva essere così folle da sfidare il caso con la solo arma del suo talento. Ma quello era assolutamente il momento che preferiva.

Sora aveva una sua teoria riguardo l’arte della fotografia. Essa infatti possedeva un grosso limite: immortalava immagini reali, chiare, a cui però si poteva attribuire un significato particolare.

Ma l’immagine era inevitabilmente scelta dall’occhio e dalla mente umana. Questo restringeva notevolmente il campo delle immagini offerte dalla natura all’uomo, poiché quest’ultimo poteva notare solo quelle a lui visibili.

Sora voleva sconfiggere questo limite: così aveva ideato quella pazza ma tenera tecnica.

Scelse un punto preciso del parco e lì si fermò, in piedi, immobile, come una piccola sentinella. Si trovava in un prato, in piena luce. Alla sua sinistra lontano qualche metro, si estendeva quieto il laghetto. Alla sua destra si concentrava qualche albero. Davanti a lei un parcogiochi per bambini. E dietro di lei sentierini silenziosi circondati da panchine.

Estrasse dalla tasca sinistra del suo cappotto una benda scura e cautamente se la legò sopra gli occhi. Perfetto ora non vedeva assolutamente niente.

In mano stringeva la fedele macchina. Poi si concentrò sui rumori attorno a lei.

Ed ecco il suono tranquillo e ripetitivo dell’acqua contro la riva… le grida dei bambini… le chiacchiere dei genitori… delle gambe che correvano sui giochi del parco… della musica… il vento fra le foglie… delle risate sollevate… lo scalpiccio di chi percorreva i sentierini

Ormai era un tutt’uno con l’ambiente circostante.

Premette l’indice contro il pulsante dello scatto, e così com’era, bendata ed immobile, scattò immagini a caso, senza vedere cosa realmente stava ritraendo.

Era una tecnica stravagante per chi la osservava, affascinante per chi la conosceva.

Si azzardò a fare qualche passo, continuando con la sua missione… Si bloccò, aveva sentito qualcuno passarle accanto e non voleva urtare nessuno.

- Ehi, attenta!-

Nel tentativo di schivare un passante ne aveva urtato un altro, che però non si era rivolto a lei con aria di rimprovero.

- Oh, mi scusi! Non l’avevo sentita!-

Una debole risata incredula. – Ha bisogno d’aiuto?-

- No, non si preoccupi, tutto sotto controllo!-

- Se lei ne è certa…-

Sembrava giovane dalla voce, un ragazzo.

- Sicura! Grazie dell’interessamento!-

Si allontanò, sentendo su di lei ancora lo sguardo divertito del ragazzo.

“Devo ricordarmi di stare più attenta…”

Riprese a scattare fotografie… per curiosità anche verso il passante che l’aveva urtata.

- Ehi Sora!-

Uh, questa voce la conosceva a meraviglia! Istintivamente si tolse la benda, pronta a sorridere per l’arrivo della sua migliore amica. Lei stava correndo nella sua direzione, e Sora non resistette: le scattò una foto, era così spontanea…

- Sora! Quante volte ti ho detto di non scattarmi foto a sorpresa!-

La rossa sorrise, ticchettando col dito contro la macchina.

- Hikari-chan, adoro ritrarti! Sei così genuina e dolce… i tuoi sentimenti ti si leggono in volto, sei perfetta come modella!-

La brunetta mise il broncio.

- Lo sai che non mi piace, lo faccio solo per farti un piacere!-

- Si vede anche questo nelle foto… per questo preferisco fotografarti quando non te ne accorgi! Sei molto più naturale!-

Hikari la fissò coi suo profondi occhi marroni, arricciandosi una ciocca di capelli con le dita.

- E’ inutile discutere con te, tanto non mi ascolti mai… Piuttosto ho visto che prima eri bendata… ancora la tua assurda tecnica?-

La ragazza più grande si offese a quell’aggettivo.

- Ehi, guarda che è eccezionale! Quel poco di fama che hanno le mie foto lo devono a questa tecnica!-

La sua compagna rise, sapeva quanto l’amica ci tenesse.

- Si scusami… Hai finito qui? Perché non andiamo a fare un giro? Oggi sono libera fino a tardi!-

Sora la fissò dubbiosa.

- Niente appuntamenti con misteriosi ammiratori? O strane ricerche per la tua facoltà?-

- Ehi, se descrivi così le mie giornate sembro una pazza ninfomane! Comunque no, niente ricerche di psicologia, e l’ultimo ragazzo l’ho scaricato qualche giorno fa…-

Sora la guardò incredula.

- Come, hai chiuso con Takashi? Non mi avevi detto niente…-

Presero a camminare per uno dei vialetti del parco, il sole stava quasi per tramontare…

Il volto di Hikari manifestava i suoi chiari dubbi.

- Eravamo usciti solo qualche volta… Purtroppo mi ero lasciata incantare dai suoi grandi occhi verdi… e non mi ero accorta di che persona… vuota… fosse in realtà…-

Sora la guardò dolcemente e l'abbracciò.

- Mi dispiace piccola... so quanto ci stai male per queste cose...-

Hikari si lasciò andare in un lungo sospiro, come per scacciare via tutti i ricordi riguardanti il ragazzo dalla sua testa.

- Non fa niente... meglio scoprirle subito queste cose non trovi?-

Sora annuì con vigore.

- Cenetta fra donne stasera?-

Gli occhi di Hikari si illuminarono. Di solito le organizzavano come consolazione a qualche spiacevole avvenimento, come in questo caso, oppure per festeggiare un qualche successo. Per prima cosa sceglievano un tema: questo poteva essere un colore, un film, un paese che avrebbero voluto visitare, un personaggio famoso.. In seguito spesuccia al supermercato e poi preparazione della cosidetta "cena": creazione di piatti che riguardassero il tema scelto! Il resto della serata variava a seconda della commestibilità di ciò che avevano preparato...

- Sì evviva! Era da un bel po' che non ne fissavamo una!-

La rossa avvicinò le mani a quelle dell'amica felice di averla tirata su di morale.

- Però non a casa tua... scusami ma non ho molto voglia di vedere tuo fratello...-

Hikari arrossì per l'imbarazzo. Suo fratello Taichi, della stessa età della sua migliore amica, diceva di essere innamorato di lei dalla prima volta che aveva messo piede in casa Yagami. Solo che lo dimostrava un po' troppo audacemente...

All'inizio Sora era rimasta colpita da tanta energia, ed erano pure usciti insieme un paio di volte. Ma evidentemente qualcosa non aveva funzionato: da allora Sora aveva rifiutato qualsiasi proposta di fidanzamento proveniente dal moretto.

Questi però aveva optato per la tattica sanguisuga: il nome lascia intendere la strategia. E diciamo pure che ne ha combinate parecchie...

- Non ti preoccupare Sora-chan... vedrai che prima o poi tornerà ad essere una persona normale!-

- Speriamo... mi è dispiaciuto parecchio che si sia trasformato in una persona così... pesante...-

- Oh, se ti sentisse dire certe cose...-

Sora si lasciò scappare una risatina divertita. I suoi occhi seguirono la linea dell'orizzonte formatasi davanti a lei, interrotta da alberi e grattacieli creando il profilo della moderna metropoli di Tokyo. Come ogni volta che osservava il particolare di un paesaggio la sua mente stava per perdersi nei mille pensieri che scaturivano da quell'immagine... per fortuna Hikari la riportò alla realtà.

- Allora il tema del giorno?-

Sora cercò di concentrarsi.

- Mh... il verde degli occhi di Takashi?- Trapelava chiaramente il tono ironico della domanda.

- Ma lo fai apposta allora! Che ne dici invece della collosità di mio fratello?-

La ragazza battè le mani in risposta e fece il segno di ok.

- Perfetto, ci vediamo a casa mia alle otto in punto! Non è ammesso ritardo!-

L'ultima cosa che Hikari vide prima di poter rispondere fu il luminoso sorriso della sua amica che scappò via, come un sospiro di vento, caldo e rassicurante.

Come faceva a sorridere sempre così proprio Hikari non lo sapeva... Sembrava che conducesse una vita perfetta, all'insegna della semplice felicità dettata dalla quotidianità, tipica del pensiero giapponese...

Lei sapeva però che non era sempre stato così. Aveva passato le sue grane anche Sora: una difficile situazione familiare, il continuo trasferirsi di città in città nella sua infanzia, una brutta storia d'amore passata che l'aveva allontanata da quel sentimento fino ancora ad oggi...

Tutte queste cose però l'avevano fatta diventare la persona speciale che era: e Hikari non poteva che esserne soddisfatta. Grata al destino per averle fatte incontrare.

- A dopo!- alzò un braccio e sventolò la mano in segno di saluto verso l'orizzonte dove era appena sfuggita alla vista la sua amica.

 

 

 

- Uhm... niente male!-

Una ragazza dai capelli rossi fissava concentrata il proprio schermo del computer. Era rientrata da qualche ora nel suo appartamento e dopo essersi infilata dei vestiti più comodi aveva agganciato la propria macchina fotografica allo schermo, per visualizzare il risultato del proprio lavoro.

- Non c'è che dire... questa macchina è proprio fantastica! Mantiene i colori originali alla perfezione, rende la luce con la giusta intensità...-

Si bloccò mettendosi una mano davanti alla bocca. Aveva ricominciato a parlare da sola davanti al computer! Incredibile, non riusciva proprio a togliersi questo vizio... era più forte di lei. Si ritrovò a ridere di se stessa. Arrossì fermandosi di nuovo imabarazzata dal suo comportamento.

- Oh basta Sora! Sei ridicola! Non ti sta guardando nessuno!-

Se lo ripeteva continuamente ma con scarso risultato... il suo autocontrollo personale non aveva limiti. Non sarebbe mai riuscita ad infrangere nessuna regola impostale. Fin troppo morale.

- Lasciamo perdere questi ragionamenti... le foto, Sora, le tue care fotografie!-

Riprese il controllo del cursore e passò alla fotografia successiva. La ragazza spalancò gli occhi. Eh no, quella non era proprio attinente al tema ' Parco autunnale '... Osservò meglio la figura cercando di ricordarsi il momento in cui l'aveva scattata... Il suo sguardo scivolò lungo la sagoma scura di un ragazzo dalle spalle larghe coperte da una giacca sportiva nera, capelli dorati scompigliati dal vento... di spalle.

- Mh... che bella schiena...-

Di nuovo Sora si tappò la bocca come se avesse detto una parolaccia.

- Ok, proseguiamo... se no la mia doppia personalità potrebbe degenerare...-

Passò alla successiva immagine... ma non resistette, tornò a quella precedente e continuò a scrutare quella figura. Era controluce, molto scura ma contornata da un alone dorato... e aveva anche una strana angolazione.

- Interessante... aggiungiamola a quest'album...-

Non sapeva ancora bene cosa ne avrebbe fatto... ma non era quello il momento per pensarci.

- Avanti Sora!-

Scivolarono sotto i suoi occhi altre sei o sette foto abbastanza banali, per poi giungere ad una nuova fotografia. Di nuovo Sora spalancò gli occhi.

- Ancora lui...-

Eh sì, era di nuovo quel ragazzo dai capelli dorati e le spalle larghe. Questa volta però poteva analizzare il suo viso frontalmente, il suo intero corpo, seduto elegantemente alle radici di un coloratissimo albero.

- Che sguardo...-

Come finire quella frase? Intenso? Malinconico?... meraviglioso? Sora si perse all'interno di quegli occhi blu... Cosa poteva accadere a un ragazzo del genere da regalargli quell'espressione nostalgica così... attraente? Proprio così, quello sguardo attraeva chiunque lo guardasse, incuriosendolo...

*Driiiin!*

Il campanello? Ma che ore erano?

Sora spostò lo sguardo all'orologio da polso alla sua sinistra.

- Oddio Hikari!-

Chiuse il computer, inserendo l'immagine in una cartella a caso... Al lavoro ci avrebbe pensato l'indomani, ora doveva consolare un'amica!

 

 

 

Osservando il lavandino pieno zeppo di strumenti ricoperti di una strana sostanza appicicaticcia, Sora e Hikari stavano per sentirsi di nuovo male.

- Di sicuro questa è stata una delle idee più idiote che abbiamo mai avuto...- esordisce la prima lasciandosi cadere sul divano.

- Non potevamo sapere che tutte le cose collose preparate sarebbero state dure e immangiabili...- rispose la seconda con tono melodrammatico.

- Si ma che avremmo dovuto ripulire queste schifezze l'avremmo dovuto immaginare...-

Le due si scambiarono uno sguardo eloquente riguardo la loro malsana idea: non poterono però resistere senza ridere al ricordo della strana serata che avevano passato. Entrambe furono scosse da pesanti risate che le costrinsero a sdraiarsi sul divano, troppo piccolo per tutte e due... Hikari cadde pesantemente sul pavimento, scatenando altre risa in Sora che ormai aveva le lacrime agli occhi.

- Oh Kami, devo calmarmi...-

Pian piano le risate delle due amiche furono sostituite da pesanti sospiri tranquillizzanti.

- Bene al lavoro!- disse la più giovane saltando in piedi e dirigendosi in cucina. Prese il grembiule color panna e aprì l'acqua del lavello.

- Grazie Hikari... il detersivo è sotto al lavello!-

La castana si voltà verso la più grande guardandola con sguardo truce.

- Mica penserai seriamente che io faccia tutto da sola!-

Il viso di Sora spuntò dal divano con aria fintamente sorpresa.

- Ah no?-

- Assolutamente NO!-

Un canovaccio colpì sul volto la giovane Takenuochi.

- Io lavo ma tu asciughi!-

Sora assunse un atteggiamento scocciato.

- Ai suoi ordini capo!-

- Ecco brava...-

Beep-beep!

Un piccolo trillo attirò l'attenzione di Sora. Si voltò verso la stanza dove custodiva tutti gli strumenti del suo lavoro, si alzò dal divano e cominciò a frugare fra la sua roba.

- Cosa c'è Sora?-

La ragazza ignorò la domanda e continuò a scartabellare.

- Sora?!-

- Eccolo!-

Sora tornò in cucina stringendo fra le mani una sottospecie di palmare-agenda.

- Ah eccoti...- Hikari si voltò verso la ragazza, mentre la schiuma cresceva fra le sue mani immerse nell'acqua del lavandino.

- Mi è arrivata un'email sul palmare che uso per l'ufficio... Uff, anche il venerdì sera!-

- Cosa vogliono?-

La rossa continuò a scrutare il palmare cercando di leggere l'email.

- Oh no! E' il mio capo! Il signor Kawamura... vuole le foto del servizio per l'arrivo dell'autunno entro stasera... ma gli sembra l'ora di avvisarmi??-

Corse in velocità verso il computer e riprese in mano i file che stava esaminando prima.

- Uff...-

Hikari rimase sola in cucina con davanti a lei una marea di schiuma e strumenti da lavare.

- Mi sa che mi toccherà finire da sola...-

 

 

 

Buio e silenzio governavano la stanza a quelle prime ore del mattino, mentre Sora dormiva cullata da un sonno tranquillo. Per finire il lavoro sul servizio fotografico aveva impiegato diverse ore la sera precedente, rovinando anche la serata organizzata da lei e Hikari. Era riuscita a coricarsi solo alle due del mattino... ma in fondo nel suo lavoro questi imprevisti erano quasi regolari.

Attraverso le tende tirate una debole luce dorata scoprì il cuscino candindo in quell'oscurità. A dar man forte al raggio di luce, la sveglia cominciò a suonare il suo motivetto mattutino. La ragazza dapprima ignorò il tutto per poi decidersi ad affrontare una nuova giornata.

- Oh che sonno...-

Spalancò la bocca in un grande sbadiglio per poi stiracchiarsi le membra indolenzite. Le sue labbra si schiusero in un sorriso.

- Let's go Sora! -

Era incredibile quanta energia liberasse al mattino. Al contrario alla sera crollava addormentata in un battibaleno...

Si recò in cucina per prepararsi la colazione, quando scovò nel frigorifero un piatto già pronto.

- Ma cos..?-

Non aveva notato un post-it attaccato a fianco della maniglia.

" E' più buono di quello di ieri sera :-) Hikari"

La ragazza sorrise compiaciuta. Adorava quella ragazza.

- Appena troverà un fidanzato stabile chi mi coccolerà così?-

Lanciò uno sguardo all'orologio appeso al muro.

- Ci penserò un'altra volta... meglio sbrigarsi!-

 

Uscì di casa di fretta, col giaccone mezzo infilato, la cartella dell'ufficio in mano e il cappello in bocca, sfrecciando verso la metropolitana che sarebbe passata entro pochi minuti. Arrivata alla banchina d'attesa era finalmente riuscita a vestirsi.

Fissò il tempo di attesa del treno: 11 minuti. Bene, si sarebbe potuta sedere un attimo...

Prese posto su una seggiolina di plastica verde muschio, accanto ad una assonnata vecchietta col suo cane a cui sorrise cordiale.

Si guardò intorno affascinata: le piacevano molto le stazioni della metropolitana, così come quelle del treno e degli aereoporti. In questi luoghi dove ti sentivi meno osservato in assoluto, la gente dava libero sfogo a quello che era in realtà.

La sua stazione per fortuna era una di quelle all'aperto: quelle chiuse erano piuttosto cupe e le mettevano tristezza. Così, una volta sistemato il cappello, si perse ad osservare una ragazzina delle superiori che mandava e-mail col cellulare alla velocità della luce, facendo strane smorfie a seconda di quello che leggeva; un signore che stava in piedi per miracolo, contando le occhiaie profonde che gli solcavano le guance; una coppia di ragazzi chiaramente universitari che discutevano dell'ultima ragazza "abbordata"; infine un'altra ragazza che aveva all'incirca la sua età. Era vestita di colori sgargianti e portava i capelli color miele raccolti in una graziosa coda. Aveva l'aria sognante e decisamente felice. Senza contare che era piuttosto bella, leggermente truccata... Chissà che vita faceva. Di sicuro non stava male contando il vestito. E anche l'espressione... si era decisamente fidanzata... Oddio!

Sora ritrasse lo sguardo arrossendo. La ragazza si era girata a guardarla.

Non ebbe il coraggio di rialzare lo sguardo per qualche minuto... Quando si decise un rumore piuttosto infelice invase le loro orecchie: era arrivato il treno.

Sora salì, lanciando un'ultima occhiata alla ragazza che aspettava il treno sull'altro binario. Quella se ne accorse e la salutò con leggera malizia.

Beccata.

- Oh cavolo...-

- Ehi Sora, da quando in qua arrossisci nel guardare le belle ragazze?-

Le guance di Sora si tinsero di un leggero porpora all'udire quella voce familiare.

- Jyou ti prego non ti ci mettere anche tu ora!-

Un ragazzo alto seduto in un posto vicino a lei, gli occhi nascosti da due grandi lenti e da un ciuffo di capelli ribelle la osservò preoccupato.

- Giornata storta?-

Sora respirò a fondo, per poi lanciare un caldo sorriso al ragazzo davanti a lei.

- No, non ancora... ho solo fatto una pessima figura! Comunque Buongiorno signor Kido!-

Il ragazzo tornò a sorridere tranquillizzato.

- Buongiorno signorina Takenuochi! Da quanto tempo!-

- Ehi sì, sarà almeno da ieri mattina...-

Jyou Kido, 24 anni, era un suo collega di lavoro. Giornalista nel suo stesso reparto, spesso lavoravano in coppia per realizzare articoli e reportage. Era la persona più buona e tranquilla che conoscesse, iniettava letteralmente serenità a chiunque entrasse in contatto con lui. Era uno dei suoi migliori amici.

Continuarono a chiacchierare fino all'arrivo in ufficio, dove ognuno si diresse alla propria scrivania.

- Ci vediamo a pranzo?-

Il ragazzo si mostrò dispiaciuto.

- Devo declinare l'invito... a pranzo mi vedo con Shion-

Shion era la sua ragazza. Ed era meglio non mettersi fra i due... Era stata una storia d'amore molto travagliata, e ora che finalmente potevano godersi la compagnia l'uno dell'altra era meglio non interrompere il loro idillio.

- Oh non ti preoccupare sarà per la prossima volta!-

Sora sorrise chiudendo il discorso e fece per dirigersi verso la sua scrivania quando da dietro il pannello divisorio degli uffici spuntò una testa color rosso acceso.

- Se con te c'è Hikari ti accompagno volentieri a pranzo!-

- Koushiro!-

Ecco il suo collega preferito. Più che collega fra poco sarebbe diventato il suo "superiore" contando la sua recente promozione. E pensare che aveva un anno in meno di lei...

Una volta lavoravano fianco a fianco e così ritrovandosi a condividere la maggior parte della giornata erano diventati grandi amici. Era uno dei motivi per cui adorava il suo posto di lavoro.

Come avrete capito conosceva Hikari. Aveva visto la sua foto fra le raccolte di Sora e da allora era stato un colpo di fulmine. Peccato che non si fossero mai parlati... Però era diventato un frequente motivo di risate.

- Che c'è, sto ancora aspettando la mia grande occasione! E poi...-

Non riuscì mai a finire la frase, poichè squillò il telefono... e a giudicare dal colore della spia che si accese era il capo. Il ragazzo si buttò sul telefono lasciando perdere la ragazza che ne approfittò per prendere posto e cominciare il suo compito giornaliero.

- Sora!-

La ragazza guardò piuttosto sorpresa da dove veniva quella voce... quella mattina raggiungere la scrivania e mettersi al lavoro si era rivelata un'impresa.

Era ancora Koushiro.

- Cosa c'è ora?-

- Il ragazzo indicò con l'indice una porta. Era l'ufficio del capo.

- Il signor Kawamura vuole vederti-

Eh sì, la sua scrivania sembrava ancora irraggiungibile.

 

 

- Prego signorina Takenouchi, entri pure -

Il signor Kawamura fece accomodare Sora su una morbida quanto austera seggiola in pelle davanti alla propria scrivania chiara. Non era la prima volta che occupava quel posto anzi... per belle e brutte notizie lo scenario era sempre quello.

E sempre davanti a lei si presentava un serio signor Kawamura. Dall'aspetto si sarebbe detto un comunissimo uomo di mezza età. Era proprio questo il peggior errore che una persona poteva fare nel giudicarlo.

Capello brizzolato, una leggera barba sulle guance, completo grigio scuro, camicia bianca... cravatta gialla a pois neri con fazzoletto che spuntava dal taschino coordinato. Ed ecco che si notava la sua anormalità.

Nonostante i suoi particolari bizzarri non si poteva mettere in discussione la sua serietà e severità. Ed era anche molto esigente. E schietto.

Per questo Sora non sapeva assolutamente cosa aspettarsi da quella convocazione.

- Buongiorno direttore...-

La ventitrenne prese posto ancora vestita come quando era uscita di casa.

- Buongiorno a lei. Arriviamo direttamente al punto-

Perfetto. Questo era assolutamente la qualità che più amava del signor Kawamura.

- Benissimo...-

Si mise a sedere guardandola fissa negli occhi.

- Ho analizzato molto bene il servizio che mi hai spedito ieri sera-

'Per fortuna, contando l'ora a cui sono stata contattata...'

- La maggior parte delle foto sono assolutamente.. come dire... banali-

Cosa?!

- Però... diciamo che una decina se ne salvano e saranno quelle ad essere pubblicate...-

Non si può essere sempre da 10 e lode.

- Ma... voglio attirare la tua attenzione su questa foto qui...-

Si rivolse al computer, scelse un'immagine che apparve a tutto schermo e lo girò verso Sora. Oh no. Era quella foto! Cosa ci faceva lì??

- Sora... chi è questo ragazzo?-

Bella domanda. Come faceva lei a sapere a chi apparteneva quel meraviglioso sguardo carico d'ispirazione e melanconia?

- Mi dispiace signore ma non ne ho idea...-

L'uomo rimase a fissare Sora in silenzio. Un leggero brivido le percorse la schiena. Quello sguardo non faceva presagire niente di buono.

- Sora... Credo che se ne sia accorta anche lei... -

- D-del... ragazzo?-

- Non del ragazzo... ma del potenziale del ragazzo! Sora... è il volto che cerchiamo per il nostro giornale!-

Uhm... da quando il giornale è alla ricerca di un volto?

Sora rimase in silenzio... non capiva dove volesse arrivare il suo capo.

- Signorina Takenouchi... dal suo sguardo vuoto vedo che non ha ancora capito cosa voglio da lei...-

Arrossì di botto, lo sguardo nel vuoto non era una delle sue migliori espressioni.

- Ehm... no signore...-

Kawamura aggrottò le sopracciglia e si massaggiò le tempie.

- Signorina Takenuochi... voglio quel ragazzo. Qui. Nel mio giornale. Nelle mie copertine-

Fantastico. E quindi?

- Voglio che lei me lo scovi-

COSA?!

- mA.. MA ... signor Kawamura, non so assolutamente nulla di quel ragazzo! Non saprei da dove cominciare!-

Il capo sospirò e tornò a fissarla dritta negli occhi.

- Prepari dei volantini. Assuma un investigatore. Faccia un annuncio in televisione. NON-MI-INTERESSA come lei lo possa cercare, mi interessa che LEI-LO-TROVI! Altrimenti è licenziata..-

-... c-come?-

Sora era sbiancata. Stava per svenire. Anni di duro lavoro... per poi... giungere a questo? ottenere... questo?

- Ha capito bene... posso aiutarla dandola a disposizione i soldi che vuole per quello che deve fare... ci metta il tempo che le serve. Ma voglio quel ragazzo!-

Il messaggio era chiaro... Non credeva il suo capo capace di tanto.

Annuì col capo, si alzò, si inchinò in segno di saluto e uscì dall'ufficio in silenzio.

Koushiro era lì ad aspettarla.

- Allora Sora? Vedo che... brutte notizie?-

Si alzò preoccupato e le si avvicinò.

- Brutte notizie?- bisbigliò lei.

- Devo cercare un ragazzo a partire da una foto scattata da me per caso...-

Koushiro sembrava incredulo.

- E... c'è dell'altro?-

- Sì... se non lo trovo mi licenzia...-

A livello di uno zombie Sora si diresse verso il suo ufficio. Finalmente si sfilò la giacca e si sedette con calma alla scrivania.

Da dove avrebbe cominciato???

 

 

 

 

 

 

Ehilà!

Lo so, ultimamente vi faccio penare con le lunghe attese dei miei aggiornamentiOrmai mi conoscete fin troppo bene, ci sarà da aspettare, soprattutto perché quest’anno sono sotto esame O_O!

Fatemi un in bocca al lupo!

Ma torniamo a noi… dedico questa fic alla mitica SAE! Auuuuuuggggguuuuurrrriii!!! Spero che almeno questo piccolo capitolo ti sia piaciuto! E ti assicuro che ne avrai ancora per un po’ !

Lo so che nella mia posizione non è il caso di pubblicare una nuova storia… ma non avevo mai scritto una “commedia” da questi toni sentimentali ed ironici, così ho deciso di buttarmici in occasione del compleanno di Sae ^^

Sarà a capitoli naturalmente, per il momento ne sono in programma una decina, ma devo ancora perfezionare il progetto!

Vi aggiorno anche sulle altre fic, o meglio, su Light… Scusatemi e perdonatemi ma sono in una grande crisi creativi >_< non sulla trama ma su come stendere il capitolo… non ci crederete, ma ne ho scritti 5 per poi cancellarli di sana pianta ^^”

Lo so sono malata…

Ora vi lascio! Bacini a tutti ( e anche auguri Sauccia mia Ti voglio bene!)

Sora89!

 

   
 
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