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Autore: Hi Fis    05/01/2014    2 recensioni
Reinterpretazione dell'ingresso in squadra di Legione, cercando di sviluppare in modo più esaustivo alcune dinamiche. Basato sulla protagonista dei miei racconti precedenti, questo pezzo può essere tranquillamente letto da solo.
Se non avete ancora completato Mass Effect 2, può contenere spoiler.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Comandante Shepard Donna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di lasciarvi alla lettura, sappiate solo che il comandante Shepard di questo racconto è una donna con poteri biotici (classe ricognitore). Questo per evitare confusione: per il resto spero che riuscirete a ritrovare in questo mia fanfiction le atmosfere familiari di Mass Effect.




"E con ciò, avanti sulla strada della saggezza, di buon passo e con fiducia! Comunque tu sia, servi a te stesso come fonte di esperienza! Sbarazzati del malcontento sul tuo essere, perdonati il tuo io, giacché in ogni caso hai in te una scala dai cento gradini, sulla quale puoi salire verso la conoscenza."

F. Nietzsche Umano, Troppo Umano
 
 
***
 
"Credo che dovremmo discutere del pezzo unico che abbiamo recuperato..."
"Al tempo..." La interruppe il comandante, prima di rivolgersi alla stanza:"IDA: rapporto sul sistema IFF recuperato dal Razziatore."
L'avatar olografico comparve in mezzo al tavolo della sala briefing: come sempre la coscienza dell'IA della nave era ovunque e in nessun posto in particolare.
"Ho determinato come integrarlo nei nostri sistemi, Shepard. Tuttavia, il congegno è tecnologia dei Razziatori. Collegarlo alla Normandy è rischioso."
"...Mi fido di te IDA: so che non lascerai che accada qualcosa alla nave." Non che comunque avesse molta altra scelta: l'unica che sapeva come integrare tecnologia dei Razziatori nell'IA di Cerberus della nave era l'IA stessa. Come molto spesso a bordo della Normandy, non c'erano linee guida o manuali da consultare per quel tipo di procedura: si avanzava a tentoni, ignorando apparentemente il buon senso. Shepard aveva dato il via libera perché l'alternativa era ancora una volta la morte per mano dei Razziatori: un pericolo che era sempre più vicino col passare dei giorni.
"Capisco Shepard. Potrebbero volerci diverse ore prima che l'installazione sia completa: vi avvertirò non appena sarà pronto." concluse l'IA, prima di far svanire il suo avatar.
"...Adesso possiamo discutere del Geth." continuò il comandante.
 
Nei mesi, l'equipaggio della Normandy SR2 aveva imparato a fidarsi completamente di Shepard.
Su qualunque altra nave, con qualsiasi altro equipaggio, annunciare l'esplorazione di un Razziatore avrebbe causato un ammutinamento. Nessuno, specialmente qualcuno che sa quanto pericolosi siano i Razziatori, dovrebbe mai avvicinarsi a Loro. Ma non questa nave, non questo equipaggio: sulla Normandy non c'era più spazio per i dubbi.
Ma un Geth? Riportare a bordo un Geth che il comandante aveva trovato sul Razziatore? Forse non c'era più spazio per i dubbi a bordo della Normandy, ma c'era ancora posto per la preoccupazione.
 
"Per il momento, lo abbiamo sistemato nel nucleo di IDA..." riprese Miranda Lawson, come se non fosse mai stata interrotta.
"Chiudere un Geth nel nucleo dell'IA? Sono solo io a trovarla una pessima idea?" chiese Garrus Vakarian: c'era una rivalità tinta di cauto rispetto fra il comandante in seconda e il capo artigliere della Normandy.
"...È l'unica stanza priva di un accesso alla rete interna della nave: possiamo isolarla completamente, se necessario."
 Inutile chiederne il perché: perfino Cerberus sembrava voler prendere alcune precauzioni verso le IA.
"Abbiamo bisogno di un equipaggiamento migliore per combattere i Razziatori: un Geth intatto sarebbe inestimabile per la divisione cyber armi di Cerberus..." continuò dopo un momento Miranda.
"Non sono d'accordo, signora..." I prefetti lineamenti di Lawson non tradirono la sua sorpresa quando fu Jacob Taylor a parlare. Taylor, suo commilitone in Cerberus: Lawson si chiese se non l'avesse sottovalutato.
"... Ho visto abbastanza di quelle cose su Eden Prime. Gettiamolo nello spazio." concluse il tenente.
Il pregiudizio e la paura di Jacob quasi offesero Lawson: non possono permettersi di ignorare il vantaggio che un Geth rappresenta. Miranda è sicura che anche il comandante lo sappia e si rivolse a lei direttamente:
"Da tempo Cerberus ha messo una taglia su di un Geth intatto. Posso assicuravi che la ricompensa è rilevante."
"Quanto?" chiese Massani. Il suono della voce del mercenario è quello di una sega circolare al minimo: ruvida e sgradevole, ma impossibile da ignorare.
Quando Miranda gli rispose, il mercenario esalò un grugnito sprezzante:
"A testa? O in totale?"
"...Quello che mi interessa davvero sapere, è perché questo Geth abbia un pezzo di corazza N7 attaccata al torso. Un pezzo della mia vecchia corazza N7." disse Shepard.
Chiedere al comandante come facesse ad esserne sicura sarebbe stato uno spreco di aria: tranne in uno specifico caso, corazze da combattimento dell'Alleanza non venivano abbandonate in giro.
"Un trofeo magari? Ma ad una macchina importerebbe?"
"No. Trofei implicano emozioni che le IA non hanno: dubito che sia più di una riparazione sul campo."
Troppe ed inspiegabili coincidenze perché la realtà potesse essere così semplice, nonostante l'intelletto potenziato di Lawson.
"Tali?" Come unica esperta sui Geth a bordo, era inevitabile che il comandante si rivolgesse a lei.
"Non lo so. Fino a due anni fa sarei stata sicura che una cosa del genere fosse impossibile. Ma... ci ha parlato. E ha abbassato le difese del nucleo del Razziatore per noi. Probabilmente ci ha perfino salvato la vita."
Tali fu la prima a sorprendersi di quello che le usciva dalla bocca, ma l'evidenza era innegabile. Senza quel Geth non avrebbero mai potuto avvicinarsi al reattore principale del relitto: meglio non pensare a quali sarebbero state le conseguenze.
"...Una ragione sufficiente per riavviarlo." disse Shepard incrociando le braccia.
"Comandante! Riattivare un Geth per soddisfare la propria curiosità è un rischio inutile per la missione. E se anche lo facessimo, non abbiamo garanzie di poterlo disattivare nuovamente."
"Debole umana: sai bene che la Guerriera non può essere sconfitta in uno spazio piccolo come il nido di IDA." ringhiò Grunt dall'altra parte del tavolo.
"Non è quello che intendevo..."
"Basta così!" ordinò il comandante Shepard. "Tali: cosa puoi dirci sul Geth? Qualcosa di specifico?"
La Quarian si sfregò le mani nel suo abituale tic prima di rispondere: non le piaceva essere così al centro dell'attenzione.
"...Qualunque sia lo scopo per cui è stato costruito, è l'apice dell'evoluzione Geth." mentre parlava, informazioni e diagrammi olografici comparvero fra loro, accompagnando la spiegazione di Tali:
"Anche se la sua forma è simile a quella di qualunque altro Geth che abbiamo combattuto in passato, la sua struttura interna è molto più complessa. Lo stesso polimero organometallico che lo compone è più denso e durevole. Non posso giudicare la sua programmazione a meno di riattivarlo, ma il fatto che sia stato in grado di comunicare come piattaforma isolata da un collettivo, implica che più sofisticato di quanto possa spiegarvi."
Il Comandante assentì col capo:
"Vorrei che fossi con me quando lo riattiveremo, Tali. So che è probabilmente la cosa più difficile che posso chiederti in questo momento, ma non abbiamo molte alternative."
Di nuovo, l'alternativa era solo una per la verità, ma nemmeno Tali avrebbe lasciato un Geth nelle mani di Cerberus: sopratutto dopo che l'organizzazione terroristica aveva attaccato la Flottiglia.
La Quarian assentì rassegnata:
"Ho bisogno di una decina di minuti per prepararlo. Ti farò sapere quando sarò pronta."
"Molto bene. Fino ad allora, proseguite come al solito. Squadra in libertà."
 Tali'Zorah Vas Normandy quasi non sentì il suo capitano quando le sussurrò "Grazie" mentre usciva.
 
***
 
Il nucleo dell'IA della Normandy era angusto: stretto e lungo, lasciando in larghezza appena lo spazio per una sola persona. Invece di pareti, i server quantici della nave, l'hardware dover risiedeva la maggior parte di ciò che era IDA, si allungavano fino alla parete opposta all'entrata. Luci basse, temperatura al minimo e un accurato bilanciamento dell'atmosfera contribuivano a rendere il nucleo dell'IA disagevole per un organico.
Per Shepard, era la seconda volta che metteva piede in quel luogo, situato proprio dietro l'infermeria: in fondo alla stanza, sdraiato su una semplice tavola di plexiglass, il Geth riposava immobile e disattivato.
Il comandante si prese un momento per osservarlo meglio: la corazza del droide era nera come l'onice e come tutti i Geth mancava di una vera e propria faccia. I Geth non avevano un volto, ma solo un ciclopico visore simile ad una torcia: nessuno ricordava perché i Quarian li avessero voluti così, simili a loro, ma privi di un viso col quale comunicare.
Come il Comandante aveva già notato, sembrava che quel Geth fosse sopravvissuto a più di una battaglia: oltre a graffi e ammaccature sparse un po' ovunque, uno squarcio enorme gli attraversava il torso da parte a parte appena sotto la spalla sinistra, mettendo in mostra i cavi che ne costituivano l'anatomia. Sembrava davvero che l'unica cosa che mantenesse il braccio attaccato al corpo fosse la sua corazza N7: il comandante passò distrattamente la mano su quel metallo freddo, ricordando il momento in cui era morta.
Vedere la sua corazza su quel Geth le fece venire in mente il mito del Dullahan: corazze vuote ma capaci di muoversi e di pensare... e immediatamente si chiese perché avesse avuto quell'idea.
La risposta, semplice da comprendere, l'avrebbe fatta vergognare: anche se aveva avuto una seconda vita, il comandante Shepard cercava ancora dei legami con la sua prima esistenza. Ne aveva un disperato bisogno: in fondo,alla fine, anche lei era solo umana.
"Sei davvero sicura di volerlo fare?" le chiese la sua amica dietro di lei, una mano sopra il suo omnitool.
"Apprezzo davvero molto quello che stai facendo, Tali..." disse il comandante sospirando.
"Ma non cambierai idea."
Shepard scosse la testa: "Devo sapere. Per questo ho bisogno che tu sia qui: se dovesse essere un rischio per l'equipaggio, so che farai qualunque cosa per impedire che ci faccia del male."
"Parli come se tu non ne fossi capace."
"...È così. In questo caso, non sono obbiettiva. C'è un Geth sulla mia nave e tutto quello che riesco a vedere di lui è il pezzo della corazza che porta addosso."
"Esso. Non lui, ma esso."
"... come stavo dicendo." concluse il comandante, un sorriso imbarazzato sulle labbra: "Sei pronta?"
Tali annuì col capo, mentre Shepard si allontanava dal Geth di qualche passo.
"Non appena lo riattiverò, monitorerò la sua rete neurale in tempo reale. Non potrà nasconderci nulla."
"Molto bene. E tu IDA? Sei pronta?"
L'IA della Normandy non fece attendere la sua risposta:
"Ho isolato i nostri sistemi ed eretto firewalls aggiuntivi. Sono pronta a resistere ad ogni tentativo di hacking."
"...Procedi Tali."
Le dita della Quarian danzarono sul suo omnitool generando una scarica di accensione diretta verso il Geth: il droide tuttavia rimase immobile, mentre uno schiocco elettrico fendeva l'aria. Senza preoccuparsene, Tali aumentò la potenza e diede una seconda scarica: l'effetto fu immediatamente visibile questa volta. Il ciclopico visore del Geth si dilatò al massimo, mentre le tre dita per mano si contrassero lentamente:
senza preavviso, in un unico fluido movimento, il droide si sedette emettendo ronzii elettrici e striduli suoni di una radio mal sintonizzata. Quando fu in piedi, Shepard si accorse che era più alto di lei: non appena la mise a fuoco, la prima cosa che il Geth fece fu quella di avanzare verso le due donne.
Un campo di forza lo arrestò bruscamente: la barriera biotica del comandante l'imprigionava da ogni lato ma a differenza di un organico, il Geth non ne fu turbato. Probabilmente, non possedeva nemmeno la capacità di preoccuparsi: per un momento, il suo ciclopico visore passò su Tali e sul suo omnitool, ma tornò poi a fissarsi immobile e vigile sul comandante.
Geth e Umana si fissarono per diversi istanti, ognuno intento a studiare l'altro.
Fu Shepard a parlare per prima:
"Puoi sentirmi?"
"Sì." Anche per una macchina, la voce del Geth era completamente priva di qualsiasi sfumatura ed inflessione, disturbata solamente da vaghi riverberi elettronici nel tono. Perfino una comune IV avrebbe saputo simulare meglio delle intonazioni: non c'era niente in quella voce, niente a cui un organico potesse aggrapparsi.
"...Sei abbassassi la barriera, mi attaccheresti?"
"No."
Per tutta risposta, Shepard rivolse lo sguardo verso Tali:
"Non sta mentendo. E probabilmente, non ha nemmeno la capacità per farlo." disse la Quarian rispondendo alla domanda inespressa: più le linee di codice si dipanavano sul suo omnitool, più Tali comprendeva del Geth. Era complesso, ma anche stranamente efficiente: i sistemi del droide potevano anche essere l'apice dell'evoluzione Geth, ma erano stati i Quarian a crearli, quasi tre secoli prima. Niente di ciò che Tali vedeva le risultava incomprensibile.
"Tutti i Geth che ho incontrato fino ad ora hanno cercato di attaccarmi. Perché tu no?" chiese Shepard, riprendendo il suo interrogatorio.
"Noi non ci siamo mai incontrati." fu la laconica risposta.
"No, tu ed io non ci siamo mai incontrati, ma io ho combattuto molti Geth..."
"Noi siamo tutti Geth. E non ci siamo mai incontrati." Ripeté il droide: "Tu sei Shepard. Comandante. Alleanza. Hai combattuto gli eretici. Uccisa dai Collettori. Riscoperta a bordo dell'Antica Macchina. Potenziata."
Il tono dell'ultima parola suggeriva una domanda. Forse.
"Riesci a percepire anche questo?" il tono di Shepard calò di un'ottava mentre faceva la domanda. Forse era stato un errore condurre personalmente quell'interrogatorio.
"Sì."
"Non potrei essere un clone, o un'impostore? O perfino una IA in un corpo organico?" A posteriori, Shepard avrebbe razionalizzato che la sua domanda voleva solo mettere alla prova l'intelligenza del Geth. Avrebbe cercato di convincersi di quanto la risposta le fosse indifferente. Non sarebbe riuscita a convincersene del tutto.
"No."
"Sembri esserne molto sicuro."
Il Geth si prese un momento prima di rispondere: la sua testa si abbassò, mentre sembrò organizzare i propri pensieri in una forma che potesse esprimere.
"Gli organici ci temono. A bordo dell'Antica Macchina, noi eravamo una variabile sconosciuta. Questa piattaforma è stata recuperata. Noi siamo stati riattivati. Questa azione è propria del pattern di Shepard Comandante. Questa azione definisce la tua identità."
Salvare ciò che è considerato il tuo nemico definisce la tua identità... fu una fortuna che il Geth fosse incapace di esprimersi più eloquentemente: anche in quel modo così essenziale, il droide era penetrato nella coscienza del comandante con fin troppa facilità. Per qualunque organico, il turbamento del comandante sarebbe stato a quel punto più che evidente:
"Sembri sapere molte cose sul Comandante." disse Tali: il ciclopico visore del Geth si fissò su di lei.
"Dati di Extranet. Comunicazioni non criptate. Tutti i dati trasmessi dagli organici sono registrati. Noi osserviamo."
"Osservate me o gli organici?" chiese Shepard.
"Sì."
"...Quale delle due?"
"Entrambe."
Mentre gli organici sapevano così poco dei Geth: per più di trecento anni non c'era stato un contatto, fino al giorno in cui i Geth si erano schierati con Saren e avevano invaso Eden Prime.
"Hai parlato di Antiche Macchine... Intendi il Razziatore?" chiese Tali al Geth.
"Razziatore. Una superstizione che ha origine con i Prothean: noi chiamiamo queste entità Antiche Macchine."
"E perché eri a bordo quando ti abbiamo trovato?"
"...Studiavamo l'hardware per proteggere il nostro futuro."
"Non siete alleati coi Razziatori?"
"No."
"Difficile da credere, dopo il vostro attacco alla Cittadella di due anni fa."
"I Geth costruiscono da soli il proprio futuro. Alcuni di noi hanno chiesto alle Antiche Macchine di fornire loro un futuro. Noi li chiamiamo Eretici. Loro non sono più parte di noi. Noi ci opponiamo agli Eretici. Noi ci opponiamo alle Antiche Macchine."
Eretici? Un termine un po' troppo ricco di implicazioni per essere usato alla leggera da delle macchine.
"Perché?"
Il Geth avanzò cautamente contro la barriera che li separava riducendo al minimo la distanza fra loro:
"Loro sono una minaccia per la nostra esistenza. Shepard Comandante si oppone alle Antiche Macchine. Shepard Comandante si oppone agli Eretici. Cooperazione promuove obbiettivi comuni."
"...Mi stai chiedendo di unirti a noi?" Il comandante dovette dirlo ad alta voce per assicurarsi di aver capito bene.
"Sì."
"No." Ribatté Tali.
"Tali..." disse Shepard dopo un momento di silenzio.
"No! Volevi riattivarlo e interrogarlo. Ti ho aiutata. Ma non posso accettare un Geth attivo a bordo."
"È vero: è una intelligenza artificiale, una di quelle che ha cacciato il tuo popolo da Rannoch. Ma potrebbe essere la prima e ultima speranza per tutti voi. E anche una speranza per noi."
"Non ne abbiamo bisogno!"
"Sai che non è vero. Camminiamo nel buio e non abbiamo alcuna possibilità contro i Razziatori. Noi umani abbiamo un detto: fare un patto col diavolo. Per combattere i Razziatori, sono pronta a fare questo patto."
"Non possiamo fidarci!" ripeté Tali a voce più alta.
"Dimmelo tu: hai detto che non stava mentendo."
Il silenzio prese sostanza nel nucleo dell'IA: il Geth sembrò indifferente al dialogo che ne avrebbe determinato la sorte, mentre il comandante non osò infrangerlo.
"... non mi piace." sussurrò Tali alla fine.
"Non deve piacerti. E non devi fidarti di lui: anzi spero che continuerai a tenerlo d'occhio. Ma puoi fidarti di me?"
Tali spense il suo omnitool senza rispondere, oscurando con una mano il suo casco. Il comandante le lasciò tutto il tempo di cui aveva bisogno:
"Non avremo problemi con Lawson e...?"
"Lascia che di questo me ne occupi io: riesci a immaginare la sua reazione?"
"Immaginarla è l'unica nota positiva al momento..." disse la Quarian. Infine, dopo un lungo momento annuì: in risposta al suo gesto, il comandante lasciò cadere la barriera biotica che li separava dal Geth.
"Se intendi far parte di questo equipaggio, come posso chiamarti?"
"Geth." Ancora una volta, nel tono del droide non c'era nulla: ne sollievo, ne rabbia, ne gioia.
"Intendo tu, personalmente." Provò ancora il comandante.
"Noi siamo tutti Geth."
La logica ritorsiva del droide cominciava a stancare Shepard:
"Come si chiama l'individuo di fronte a me?" chiese incrociando le braccia.
"Non esiste alcuno individuo. Noi siamo Geth. Attualmente, ci sono 1183 programmi in questa piattaforma."
Lo stallo fu risolta da IDA questa volta:
"Il mio nome è Legione, perché siamo in molti." pronunciò l'IA della Normandy.
"... Appropriato. Anche se macabro." commentò Shepard.
Per la prima volta, il comandante notò che il Geth poteva articolare le placche attorno al suo visore, rendendolo capace di un certo livello di comunicazione non verbale:
"Bibbia Cristiana. Vangelo di Marco, capitolo cinque, verso nove. Riconosciamo questa metafora come adeguata."
Il Geth assentì, non troppo diversamente da un organico, prima di continuare:
"Noi siamo Legione, un terminale dei Geth. Ci integreremo in questo equipaggio."
Due ufficiali di Cerberus, un Krogan artificiale, un mercenario, uno scienziato Salarian, una ladra, una prigioniera, una monaca assassina Asari, un sicario Drell, Tali, Garrus e ora anche un Geth.
La semplice disparità del suo equipaggio sembrava sfuggire al suo comandante: Shepard offrì la mano a Legione e, dopo un momento, il Geth gliela strinse.
"Benvenuto a bordo, Legione."
"Anticipiamo lo scambio di dati."
"...Seguimi. Ti mostro la Normandy."
E quando il comandante gli diede le spalle, il Geth la seguì lealmente.


Anche a distanza di tempo, mi piace tornare sulle mie storie e capita a volte, tempo permettendo, che abbia il desiderio di riprenderle in mano: ho voluto reinterpretare l'ingresso di Legione nella squadra in modo più plausibile di quanto il gioco faccia, creando questo piccolo pezzo. Mi sono divertito ad immaginare le reazioni della squadra e i dialoghi, perché per quanto Mass Effect sia la storia di Shepard, non avrebbe mai potuto farcela da solo.
Spero vi sia piaciuto o almeno, vi abbia fatto pensare o vi abbia divertito.
See ya! 
  
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