Non c’è qualcosa che io possa fare?
Sai già che non c’è che una risposta alla tua domanda.
A me è dato solamente… pregare.
Pregare, Harlock… chi? Dentro la vastità dell’universo, fra ombre di alieni e demoni ancestrali, chi potrai mai pregare di venirti in aiuto?
Da molto tempo ti sei imposto di non pregare nessuno. Da molto tempo ti sei imposto di non piangere.
Non piangerai nemmeno questa volta. Non mostrerai altro che quella maschera impassibile che ti sei costruito, qualsiasi cosa succeda. Hai costretto il tuo cuore in cerchi di ferro, come il fedele servitore dell’antica fiaba[1]. Sai bene che per te non c’è più un futuro. Se ne cerchi uno è per quelli che ti stanno intorno, quelli che ti seguono e che credono in te.
Ma tu invece, in che cosa credi, ormai? Per te non ci sarà mai altro che l’immensità dell’universo e un vagare senza fine, finché non arriverà a prenderti la morte pietosa, la morte che aspetti da tanto tempo per poter riposare.
Non c’è qualcosa che io possa fare?
È la peggiore delle sensazioni, vero? L’impotenza. Specialmente per chi è, come te, abituato a decidere e a combattere. Ci vuole molta forza per riuscire a stare fermi ed aspettare, ma farai anche questo. Il più subdolo dei tuoi nemici in fondo è l’indifferenza. Aspetterai e seguirai il tuo cuore, il tuo cuore chiuso in cerchi di ferro che vuole solo essere libero.
Un giorno lo sarà. Sentirai lo schianto dei cerchi che saltano via, e sarai libero. Allora forse sorriderai e ti abbandonerai e troverai finalmente la tua casa, in quel mare di stelle che non ha mai fine.
[1] “Il principe ranocchio o Enrico di Ferro” è una fiaba dei fratelli Grimm.
Il fedele servitore Enrico, quando il principe viene trasformato in ranocchio, si fa mettere tre cerchi di ferro attorno al cuore perché questo non scoppi dall’angoscia. Mi è sempre sembrata un’immagine particolarmente poetica.
Il fedele servitore Enrico, quando il principe viene trasformato in ranocchio, si fa mettere tre cerchi di ferro attorno al cuore perché questo non scoppi dall’angoscia. Mi è sempre sembrata un’immagine particolarmente poetica.