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Autore: Scintilla    27/05/2008    3 recensioni
Perchè a me il Capitano piace veramente tanto.
-Shera, maledizione, ti decidi a portarmi quelle chiavi?-
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Cid Highwind
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo quel brutto incidente, il capitano iniziò a bere e a ubriacarsi

Sogni di stelle

 

 

 

Dopo quel brutto incidente, il capitano iniziò a bere e a ubriacarsi. Voleva dimenticare quell’infasto episodio, costasse quel che costasse. Shera iniziò presto a venirlo a trovare tutti i giorni. Gli preparava i pasti, sotto la pioggia dei suoi insulti e delle sue imprecazioni.

Cid non la voleva in casa, l’avrebbe volentieri sbattuta fuori a calci nel culo. Ma era debole. E stanco. E ubriaco. E affamato. Così Shera ogni mattina veniva accolta da un “Troia, non azzardarti ad entrare in casa!”. Riordinava l’abitazione, lavava i piatti, stirava i vestiti. E intanto il Capitano le urlava contro tutto il suo vocabolario di infamanti insulti.

Quindi preparava il pranzo e lo portava in camera di Cid. Bussava educatamente ed entrava nonostante il brusco rifiuto. Quella camera (che non puliva mai per privacy) puzzava di chiuso e di rancore. Shera posava il vassoio sul tavolo pieno di roba scaricata lì alla rinfusa. Si scusava per tutto il fastidio che aveva provocato e salutava Cid.

-A rivederci a stasera, Capitano.- mormorava con gli occhi bassi, umili.

E Cid la guardava con fuoco ruvido nello sguardo e ringhiava:

-Ti odio, Shera.-

E allora Shera sorrideva, quel sorriso nervoso che si indossa al posto delle lacrime, e con voce un po’ gutturale rispondeva: -Lo so.-

Shera si alzava tutte le mattine alle cinque. Il tempo di prepararsi, vestirsi, trovare le chiavi ed era già sulla porta della casa del Capitano. Entrava nonostante il rifiuto (il Capitano non chiudeva a chiave, perché diceva che tutto quello che gli potevano rubare glielo avevano già fregato). Puliva, spolverava, stirava per tutta la mattina. Quindi portava il pranzo a Cid e andava al lavoro. Oh, sì, era una rinomata meccanica con diploma, ma non poteva più dedicarsi a quella difficile attività. Doveva prendersi cura del capitano. Così era diventata la cameriera del piccolo bar della città.

Stipendio dimezzato di almeno cinque volte, ma non importava. Finito il turno (sempre e solo il pomeridiano), tornava da Cid e finiva gli ultimi mestieri. A volte curava il giardino o (con nostalgia) controllava lo stato del Tiny Broncho.

Quindi preparava la cena e la portava a Cid, mormorando un “buonanotte” al quale il Capitano rispondeva con una vasta gamma di frasi, fra le quali la più gentile era “Va’ al diavolo”.

Tornava quindi a casa, dove, dopo aver consumato un pasto frugale, crollava nel letto sfatto.

E poi un sonno dettato dalla stanchezza, fino alle cinque del giorno dopo.

E così continuò per molto tempo. Finché una sera Cid, dopo aver gettato uno sguardo sul suo risotto serale, non le ringhiò contro i soliti insulti.

-A quanto pare le cose non ti entrano nella zucca, eh, Shera? Da quanto tempo ti sto dicendo di non mettere nemmeno un piede in casa e da quanto tempo te ne freghi? Stai qua tutto il santo giorno. E poi ti lamenti che ti manca il tempo e sei così stanca! Stupida!-

Shera aveva abbassato la testa umilmente.

-Perché non resti addirittura qui a dormire, già che ci sei? Così ti puoi veramente considerare una cameriera a tutti gli effetti, visto che è questo che ti piace pensare!- le sbraitò contro, come se le avesse chiesto perché non aveva aggiunto le carote allo spezzatino.

-Sprechi un sacco di tempo, soldi ed energie, andando a dormire da un’altra parte. Qua ormai mangi, lavori, vivi. Ti intrufoli ogni santo giorno mentre io dormo ancora come una ladra, lavori fino a quando non devi correre a quel bar da quattro soldi, torni la sera e te ne va a notte fonda… Cazzo, Shera, non sai proprio gestire il tuo tempo! Impara a usare meglio i soldi per l’affitto della tua casa, invece di lamentarti come una vecchia!-

Shera pensò sinceramente a un’allucinazione acustica, ma poi dovette credere alla realtà. Stava per rispondere, ma Cid la precedette.

-E vedi di imparare a cucinare un po’ meglio, questo risotto è vomitevole! E, se hai tempo da perdere, vai a lezione di cucito: tutti i vestiti che rammendi durano al massimo una settimana! E…-

Shera ascoltò con cuore gonfio di commozione tutti quei rimproveri.

-… E per finire, l’affitto lo paghiamo in due, chiaro?-

Shera avrebbe accettato mille volte quelle condizioni. Stava per ringraziare Cid, ma una sua occhiata la convinse a rimanere in silenzio. Tremando scese le scale e prese dalla sua abitazione le poche cose che le potevano essere utili.

Quello era il giorno più felice della sua vita. E, in cuor suo, osava sperare che il Capitano pensasse che, dopotutto, la sua compagnia non era così sgradevole, se la voleva come una cameriera.

Per tutta quella sera, immaginò che gli aspri insulti di Cid nascondessero qualcosa, il seme un sentimento che il Capitano non poteva certo permettersi di provare.

Alla domanda “Ma perché ti lasci trattare così male da una persona del genere?!” Shera aveva sempre risposto con uno scrollata di spalle e un sorriso ispido. La verità la sussurrava dentro di sé ogni giorno.

Perché solo un uomo veramente gentile poteva essere così attratto dalle stelle.

E perché quando aveva visto che il Capitano voleva decollare con il razzo ancora in revisione e crepare lì dentro, non aveva resistito.

Avrebbe perso volentieri la vita, per aiutarlo a realizzare il suo sogno.

Ma il senso di colpa che avrebbe provato nel vedere il razzo esplodere nel cielo senza poter fare nulla, vivere ogni giorno con quel rimpianto e con il ricordo del Capitano sulle spalle, quello non l’avrebbe mai accettato.

Così aveva distrutto un sogno e salvato una vita.

E, nello stesso istante in cui il Capitano aveva fermato il motore e rovinato il suo momento di gloria, aveva deciso.

Era pronta a pagare con la sua vita quel baratto.

Ed era felice, perché ora sapeva di avere ragione. Solo una persona veramente gentile avrebbe preferito il salvataggio di una vita alla conquista del cielo.

Solo le persone gentili danno più importanza alle vite, che ai sogni.

 

 

 

 

Spero sinceramente che il momento in cui Cid chiede a Shera di venire a vivere con lui non sia troppo irreale. Ha qualcosa che ancora non mi convince, ma fra tutti i tentativi mi pare quello meglio riuscito.

Ah, Shera dice che Cid è “gentile”… ma non è l’aggettivo più adatto. Non è gentile nel senso di educato o delicato, ma gentile d’animo.

Ovvero, con animo profondo diciamo, ma non esiste un aggettivo preciso per ciò che intendo.

Non avevo mai letto una Cid/Shera, spero di aver rispettato lo spirito della coppia.

È la mia versione sulla ragione dei sentimenti di Shera verso Cid.

Umh, di FF7 non mi posso certo dire un’esperta, anche se ci sto lavorando sopra. I commenti sono molto graditi.

 

Scintilla

 

Strange inside, fanfictions by Asmesia alias Scintilla

  
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