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Autore: _Misery    06/01/2014    2 recensioni
“È arrivata?”
Ma veniva da lontano, molto lontano.
(Ci fu un momento in cui frenare il cuore – e tutte le stupidaggini che le scioglieva in corpo – divenne troppo difficile. Lasciò fare, tanto, sperava, avrebbe dimenticato presto.)
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heart-machine








“È arrivata?”
Ma veniva da lontano, molto lontano.
(Ci fu un momento in cui frenare il cuore – e tutte le stupidaggini che le scioglieva in corpo – divenne troppo difficile. Lasciò fare, tanto, sperava, avrebbe dimenticato presto.)
Aveva cavalcato, indomito, per le montagne grigio-blu del suo orizzonte: se si sforzava, riusciva a vederlo. Era poco più che un punto nero e veloce, in fondo, ma aveva sguainato la spada e adesso correva, correva senza paura in mezzo alle ultime nevi. Quei cieli alpestri, tanto diversi eppure vicini, attaccati al suo, lo salutavano cantando. L’eroe scendeva dal nord, dalla bruma, dai banchi di nuvole come mari e balene e vascelli silenziosi.
Oppure no. Non era un eroe, e il suo non era un cavallo dalla criniera bellicosa. Il suo animo non era cattivo né gentile, ma aveva uno scopo, e il suo scopo era attraversare i deserti ventosi fino alla sua casa. Forse non l’aveva proprio un cuore, al contrario di lei – era un guardiano, un protettore delle terre e delle sabbie del mondo, e gli avevano tolto la voce ancor prima che nascesse.
Ma ormai erano le cinque del pomeriggio, e sperò che il clima non si fosse fatto troppo freddo per lui. Seppur veli gli nascondessero il volto, lasciando un paio d’occhi neri come il carbone (sempre fissi, lì, a cercare le glorie perdute e sepolte, dimenticate fra le ossa comuni), temeva comunque che il suo giardino avrebbe potuto tendergli qualche trappola. In fondo aveva scavato tante di quelle buche, col tempo, che i morti non avrebbero trovato difficoltà alcuna a risorgere e artigliargli i piedi – ma erano pigri (i morti, doveva ammetterlo), e di sicuro preferivano aspettare che cadesse da solo.
Si chiese come avrebbe fatto a riferirle le sue nuove, se davvero non aveva voce, ma da qualche parte batté improvviso il mezzogiorno
 
e il suo campo mosse capelli di spiga, mentre faceva capolino il sole. Vennero in quattro e vennero interi, nonostante le uniformi napoleoniche e il pallore, e le guance scarlatte come rose. “L’autunno è finito” dissero, “gioisce l’estate nel sangue delle primavere.”
 
“La madre ha finito di cucinare zampe di gallina.”
“Disgustoso.”
“Ma le rimarranno le mani unte?”
 
Decise di rallegrarsi anche lei, nell’attesa (perché no?). Felici e, alla fin fine, non molto alti, gli stivali nascosti tra gli steli, i cavalieri nascondevano così la terra scabra e i suoi squarci; pensavano a conigli, cinghiali forse? Intanto si riposavano nel grano, e i loro capelli biondi dormivano sulle spalle, ed era bello. Scorrevano miriadi di cieli, ma se li portarono via e fu triste, stavolta, perché non si vedeva più nessuno.
Li aveva voluti raggiungere ed ecco, giusto il tempo di un bicchier d’acqua, che il vento li aveva già soffiati altrove. La pazienza è una virtù, ma quando la lettera che tanto aveva aspettato finalmente arrivò – varcando le montagne, i deserti, le praterie dorate dopo le battaglie – la vecchiaia le aveva tormentato il viso, e lei aveva perso il filo.
Forse anche gli occhi.
 
Il postino era giovane, niente uniformi, niente veli e niente spade, ma le sorrise con dolcezza. Non lo vide, e – non lo seppe mai – fu una fortuna che non poté nemmeno leggere.













 


Nonsense di qualche tempo fa contenente vecchi sogni/ vecchie usanze di famiglia/ fantasticherie estive/ non mi ricordo.
Mi sarebbe piaciuto "tornare" (magari ce la faccio stavolta!) con qualcosa di più corposo, 
tipo uno degli svariati racconti cominciati in questo periodo (e che probabilmente mai finirò), ma era da un po' che riguardavo questa e alla fine mi sono decisa. Sono procrastinatrice as fuck ma vi ho stalkerati tutti lo stesso eh (♥ω♥*)

 
   
 
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