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Autore: Snehvide    27/05/2008    3 recensioni
E’ facile riuscire a ritrovare dei tasselli smarriti sotto ad un divano; sotto ad una tenda; sotto il tappeto.
La stanza rappresentava un ambiente finito.
Limitato.
Circoscritto.
Ed era proprio questo senso di circoscrizione, a renderlo possibile.
Ma quando i tasselli vanno ad arenarsi lungo le profondità sabbiose del fiume Lethe, infiniti abissi dell’oblio, allora puoi tranquillamente dare loro l’estremo saluto.
Non vi sarebbe stato alcun modo, di riuscire a recuperarli.
E, a giudicare dai numerosi spazi vuoti sul tuo puzzle, erano stati molti i tasselli che avevan trovato la loro rovinosa fine laggiù..
Su uno di quelli, sicuramente, vi era inciso il tuo nome.
Quello vero.
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Mello, Near
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Wammy’s House Orphanage RULES

1st : Never say it. Never. 0.1

 

 

 

 

 

"............."

 

"............."

 

"Non vale."

 

"........."

 

"Mi hai mentito."

 

//.......*clack*........

 

".........."

 

"Sappi che non credo ad una singola parola di quello che dici. Sei solo un gran bugiardo, ecco cosa sei!"

 

//............*clack*.....*clack*..........

 

"Non sono un bugiardo."

 

"Sì che lo sei!"

 

//*clack*.........


"No, non lo sono. Non ti ho mentito. E' la verità."

 

"Bugiardo! Quello che dici non ha alcun senso, te ne rendi conto?"

 

//......*clack*.......

 

"Mi dispiace, ma non è una bugia..."

 

"Non ti credo! I patti erano chiari, e tu non li hai rispettati!"

 

"..........."

 

"...Allora?!....."

 

//*clack*......*clack*......


"Hai deciso tutto tu. Io non avrei mai accettato di sottostare a qualcosa di cui non dispongo..."

 

"........."

 

//.....*clack*.....


"Non potresti non disporre di una cosa simile neanche se lo desiderassi con tutto te stesso..."

 

//......*cla--.....

 

Interruzione.

 

"............"

 

//--ck......*

 

Fu a quel punto che ti voltasti a guardarlo.

Lo avevi deliberatamente ignorato tutto il tempo, senza farti troppi problemi.

Ignorare il mondo esterno al tuo era una di quelle cose che ti riuscivano meglio.

Un vero campione nel deludere le aspettative e le speranze che gli altri, - e mi riferisco a quelli simili alla tua taglia; quelli con il muso perennemente sporco di qualcosa di appiccicoso ed indefinito, i capelli arruffati e i polpastrelli anneriti dalla polvere delle mattonelle del cortile - sempre più di rado ormai, riponevano in te.

 

Ma quel giorno; quel giorno fu diverso.
Non ti stava chiedendo nulla in particolare, quel bimbetto grassoccio dal viso coperto da una miriade di efelidi sparpagliate lungo le sue gote come pezzi di puzzle scuro e gli occhietti accigliati dalla frustrazione.

Nulla di particolare; nessun...grazioso commento sulla tua insignificante persona; nessuna consiglio non richiesto su come trascorrere le tue giornate anziché startene accovacciato come una gallina sul pavimento a fare e disfare un puzzle bianco, nessuna richiesta particolare che potesse turbarti al tal punto da...smettere di ignorarlo spudoratamente.

Probabilmente, anche lui se ne accorse che la sua ultima frase suscitò in te una reazione differente da quella aspettata, ed i suoi occhi non tardarono a mostrare segni di puro, infimo compiacimento.

 

"............"

 

Per quanto banale potesse apparire agli occhi degli altri, per te, la sua domanda aveva dello straordinario.

Cominciasti a fissarlo. A inondare con un po’ di grigiume spento delle tue enormi pupille la sua figura impertinente.
Era lì lì per tradire un certo imbarazzo; il tuo sguardo, non era la cosa più rassicurante che si potesse desiderare...
Ma lui aveva ragione. E tu, torto.
Non poteva permettersi di mostrarsi debole.
Non poteva permettersi che la situazione si capovolgesse a tuo favore.

Potevi vederlo sforzarsi di mantenere il suo petto gonfio di ira e orgoglio, e l’espressione più autorevole possibile.

 

"Io non desidero nulla del genere."

 

Apristi il pugno della mano destra, abbandonando all'inevitabile gravità un paio di tiepidi tasselli di puzzle che da qualche minuto tenevi in mano, lasciando che essi rimbalzassero inermi sul puzzle che impegnava la tua mente e le tue mani, prima della sua sgradevole visita.

 

"Né l'ho mai desiderato."


C'erano stati tempi in cui, inconsciamente, avevi desiderato il contrario, forse.

Ma questo, era un segreto che condividevi soltanto con te stesso.

Del resto, adesso non aveva più alcuna importanza.

Erano passati anni da allora, ormai.

E le memorie del tuo passato che la mente riusciva a proiettare su quel puzzle bianco davanti ai tuoi occhi, divenivano giorno dopo giorno sempre più fievoli e frammentarie...

Proprio come tasselli di puzzle incompatibili tra loro.

 


".............."


Al suo silenzio, decidesti di distogliere lo sguardo e tornare a dedicarti al lavoro lasciato incompleto.

 

//.....*clack*......*clack*........*clack*.....

 

 

".....bugiardo....."

 

Un colpo di vento gonfiò le lunghe mantovane delle finestre aperte della stanza investendo in pieno i

tasselli del puzzle caduti sulla superficie dei suoi compagni incastrati, che si disseminarono disordinatamente pochi metri più avanti, terminando la loro corsa sui i piedi nudi del furioso ragazzino.

 

"Ti aspetti davvero che io possa crederti!?"

 

“………”

 

“….sei solo…solo un bugiardo!!”

 

“………”

 

//…*clack*…..*clack*…..


Tutti quei clack dei tasselli del puzzle schiaffato dalle tue dita sapienti contro la pavimentazione lucida era un ottimo metro per determinare il tuo interesse partecipe verso quella conversazione a cui lui sembrava tenere in modo particolare...

Non era da te però, alimentare l’impazienza della gente…

 

“SEI UN BUGIARDO ED ANCHE UN IMPOSTORE!!”

 

Calpestò senza esitare i piccoli tasselli naufragati ai suoi piedi , raggiungendo velocemente in pochi passi la distanza che lo separava da te.

Ti preoccupasti più per i bordi dei tasselli sotto il peso dei suoi talloni, che per le conseguenze che avresti potuto detrarre nel momento in cui ti afferrò per la collotta, costringendo ad abbandonare sgarbatamente il tuo piccolo mondo fatto di nulla

 

Faticasti, prima di riuscire a distendere le tue gambe atrofizzate e rimediare parzialmente alla scomoda posizione a cui ti obbligava, sfiorando per terra con la punta dei tuoi calzini bianchi inamidati.

 

“Avevamo un patto! Il coniglio di peluche che mi ha regalato il Signor Watari dopo l’operazione di appendicite in cambio del tuo nome, Near! E invece mi hai ingannato!!!”

 

“Sei stato tu a portarlo in camera mia. Non sono stato io a chiedertelo.”

 

“Ma tu lo hai accettato!!!”

 

“………”

 

Si era inaspettatamente presentato lì, in camera tua.

Sorrideva, mentre riempiva le tue braccia del morbido pelo sintetico di quel peluche; sembrava davvero un’altra persona. Era stato gentile.

Avresti stentato a credere che adesso, quel bambino vomitava minacce sputacchiose a pochi millimetri dal tuo viso.

La gentilezza ha un prezzo, Near.

Possibile che tu non l’abbia ancora capito?

Una sciocchezza, in fondo.

Nessun bambino al di fuori di quelle mura, avrebbe mai fatto uno scambio anche solo lontanamente simile a questo.

Un nome in cambio di uno splendido, enorme peluche a forma di coniglio pasquale.

A chi cazzo sarebbe mai passato per la mente di fare una cosa del genere!?

Che beneficio puoi mai trarre nel sapere il nome di una persona che - per di più - ti sta altamente sulle scatole!?

Uno scambio decisamente poco equo.
Uno scambio decisamente anomalo ed incoerente.

Ma quello, quello era il Wammy’s house.

Ed il finto specchio di normalità che quel luogo si sforzava di trasudare, non era che una copertura.

Una volta solcato quel cancello, il tuo nome e il tuo cognome sarebbero stati i tuoi unici effetti personali tassativamente non condivisibili con nessuno.

 

Miti e leggende scaturiti da questa singolare regola circolavano di generazione in generazione tra le mura di quell’istituto laico, ma dall’aspetto vagamente religioso.

Storie di maledizioni, di fantasmi, di ragazzini scomparsi e mai più ritrovati…

Il tutto, perché avevan trasgredito alla prima delle regole dell’istituto, trasgredendo pronunciato ignari, il loro nome

 

Ma tali leggende avrebbero potuto metter in agitazione soltanto le facilmente influenzabili testoline degli adulti, lì dentro. Perché chiedere alla geniale mente dei piccoli ospiti di quell’istituto di credere a simili sciocchezze prive di fondamento scientificamente dimostrabile, era fuori discussione.

Del resto, erano aspiranti criminologi quelli che si istruivano lì dentro. Non cartomanti o ciarlatani…

 

Il motivo per cui non avrebbero dovuto rivelare il proprio nome a nessuno, si spiegava in altro modo.

 

Ognuno di loro era libero di dare l’interpretazione che voleva; nessun docente, né tanto meno il direttore avrebbe mai risposto a tale interrogativo in maniera chiara e coerente.

Una sola cosa era certa: il proprio nome non valeva tutti i conigli di peluche del mondo!

 

A volte però - come in questo caso - qualcuno tendeva a verificare se qualcuno lo avesse, per pura casualità, dimenticato.

Senza un motivo particolare.

Se non il mero, genuino gusto di possedere un grande, trasgressivo segreto di qualcun altro, che in qualche modo, pompava il proprio ego di un’incredibile, deliziosa sensazione di potenza e superiorità rispetto a tutti gli altri.

 

E tu lo sapevi bene.

Ti chiedevi solo se la loro fosse solo paura o disinteresse nei tuoi confronti a spingerli a non chiederti mai una cosa del genere.

Difettavi un po’ ad intuire il significato delle espressioni sui loro visi, per questo avevi smesso di osservarle da tempo.

Ecco però che il fatidico giorno arriva anche per te.

Bingo!
Era sicuro che avrebbe fatto piacere anche a te, le sue attenzioni nei tuoi confronti, quel giorno.

Almeno avresti avuto prova che, oltre a Mello, esistevano anche altri individui parlanti all’interno di quell’istituto…

 

Ma la tua risposta l'aveva spiazzato.

Non era stato un 'NO!', secco, nasale e deciso come quello che certe volte si sentiva riecheggiare tra i corridoi.

Non era stato un 'Lo dirò al Signor Roger!' sbiascicato con l’isterismo di un’imminente crisi di pianto

La tua risposta era stata altamente originale, non c’è che dire.

 

Non so quale sia il mio vero nome.”

 

Non l’aveva ancora detto nessuno.

E non era neanche un granché come scusa; quindi ovvio che una frase del genere non fosse mai passata neanche per l’anticamera del cervello di qualcun altro, lì dentro.


Avevi pronunciato le tue ragioni con estrema serietà. Non lo stavi prendendo in giro.
Conoscevi modi ben più interessanti per impegnare il tuo tempo, che prenderti gioco di lui.

Ma le circostanze sembravan volergli dimostrare tutt’altro.

Il tuo nome era importante.

 

Al pari di quello di Mello - di cui eri certo che chiunque avesse voluto affrontare con lui un argomento simile avrebbe terminato la discussione su di una barella che sfrecciava diritta per il reparto rianimazione dell’ospedale più vicino, prospettiva sufficiente per dubitare che qualcuno sfiorasse anche solo l’idea di provarci davvero - sarebbe stato oggetto di vanto per chiunque, riuscire nella titanica impresa di spillare la verità su di te proprio dalle tue labbra

 

Già.

Sarebbe stata davvero una conquista straordinaria.

Perché tu eri Near.

Perché tu eri il Primo.

L’orgoglio del Wammy’s House.

L’erede di L.

Near, il Magnifico.

Near, l’Astro nascente.

Near, il Numero Uno.

Avevi ancora dubbi, che sarebbe stato un nome qualunque, il tuo?

 

Purtroppo non avresti mai potuto soddisfare la sua sete di conoscenza.

Il tuo nome, davvero, non lo conoscevi.

Per carità, in passato sicuramente ne avevi avuto uno anche tu.

Proprio come tutti gli altri.

Ma...

….adesso non lo avevi più…

Il puzzle della tua mente non era come quello che le tue mani facevano e disfacevano in continuazione, trovando ad ogni tassello la sua esatta collocazione.

Per quanto evitassi di pensarci più del dovuto, vi erano grandi, enormi differenze tra i due giochi di ricomposizione.

Impiegavi pochi istanti a ricostruire il tuo puzzle bianco sul pavimento marmoreo della sala comune.

Ma per quanto ti fossi sforzato, per quanto tu lo avessi fatto con tutto te stesso, il risultato finale del tuo puzzle, quello veramente tuo, quello della tua mente, non cambiava mai: incompleto.

 

E’ facile riuscire a ritrovare dei tasselli smarriti sotto ad un divano; sotto ad una tenda; sotto il tappeto.

La stanza rappresentava un ambiente finito.

Limitato.

Circoscritto.

Ed era proprio questo senso di circoscrizione, a renderlo possibile.

 

Ma quando i tasselli vanno ad arenarsi lungo le profondità sabbiose del fiume Lethe, infiniti abissi dell’oblio, allora puoi tranquillamente dare loro l’estremo saluto.

Non vi sarebbe stato alcun modo, di riuscire a recuperarli.

E, a giudicare dai numerosi spazi vuoti sul tuo puzzle, erano stati molti i tasselli che avevan trovato la loro rovinosa fine laggiù..

Su uno di quelli, sicuramente, vi era inciso il tuo nome.

Quello vero.

Avevi smarrito uno dei tasselli portanti della vita di un individuo.

La propria identità.

Il nome della tua anima.

Come diavolo avevi fatto a perdere una cosa simile…?

Inammissibile. Inaccettabile.

Assurdo a tal punto da non riuscire a crederci.

Lui, infatti, non lo avrebbe MAI fatto.

…e ne avrebbe anche avuto tutte le ragioni.

 

Non lo guardavi in viso.

La tua vita era un continuo alternarsi di momenti in cui fissavi la gente così intensamente da sembrare voler raschiare la loro anima sino al midollo, a momenti in cui incontrare lo sguardo delle persone ti avrebbe fatto male. Molto, troppo male.

Questo momento, era uno di quelli.

 

Digrignò i denti, rabbioso e stizzito all’invero simile.

L’apoteosi della frustrazione.

 

“Te lo ripeto un’ultima volta, Near! IO NON TI CREDO!!”

 

Ti scosse.

Il tuo polso venne rinchiuso nella salda stretta della sua mano sudaticcia e collosa.

Un brivido percorse la tua schiena.

 

“Non posso farci nulla.”

 

“Sì invece! Rispetta l’accordo e mantieni la tua promessa!”

 

“…puoi riprenderti il coniglio se vuoi.”

 

“Non so che farmene di quello stupido coniglio di pezza! E’ il tuo nome che voglio! IL TUO NOME!

 

“……….”

 

“………”

 

A questo punto, ti chiedesti se non fosse stato meglio confermare la tua presunta bugiarderia e dargli il primo nome che ti fosse passato per la testa, ma…

 

“…non ricordo il mio nome.”

 

Stavi accarezzando così bene l’idea di mentire, perché quindi non l’hai fatto? Perché hai pronunciato quelle parole sterili ancora una volta!?

Diavolo, cominciavi a perdere il controllo anche delle tue labbra adesso!?

 

“…….….”

 

 

Questa volta era davvero, davvero arrabbiato.
Ti bastò sbirciare un istante con la coda dell’occhio il suo viso, per comprendere che, oramai, era solo una questione di attimi, prima che le cose per te si mettessero pericolosamente male.

O lo si erano già messe da un bel po’?

Lo avevi sottovalutato? No, niente affatto.

Semplicemente, avevi riservato lui il solito trattamento che riservavi agli altri.

Niente di più, niente di meno.

Lui non gradì.

Affatto.

 

“Allora vuoi proprio la guerra…” Bisbigliò, tra un sorriso sarcastico ed il fiato corto.

 

“Vorrà dire che regoleremo il conto diversamente! E adesso vieni con me!”

 

Un batter d’occhio, e ti ritrovasti nuovamente con i piedi per terra.

Non ti fu lasciato nemmeno il tempo di dire ‘pio’, prima che il petulante moccioso saldasse la stretta con cui gia’ da qualche minuto cingeva il tuo polso, e , con una forza che non avevi neanche previsto, cominciò a trascinarti brutalmente verso l’esterno della sala.

Tu? Beh…
Non lo avevi fatto mai; perché cominciare proprio adesso ad opporre resistenza ai fenomeni spiacevoli?

 

Ti limitasti a seguire i suoi passi silenziosamente, obbligando le tue gambe intorpidite a svegliarsi in fretta, se volevi almeno risparmiarti il fastidio di un’incontro ravvicinato del tuo viso contro il pavimento.

 

Un’altra folata di vento si abbatté ignara della sua distruttività, contro la finestra della stanza.

Oggi, oltre a quello della tua mente, un altro puzzle sarebbe rimasto eccezionalmente incompleto…

Curioso. Aveva per caso deciso di fargli il verso?

 

 

Please say my name
Remember who i am
You will find me in the world of yesterday
You drift away again
Too far from where I am
When you ask me who I am

(Within Temptation – Say my name )

 

1st Rule – Never say it. Never. 0.1

end.

 

 

**

 

Note dell’autrice:

 

ATTENZIONE!!! IL BAMBINO CHE PARLA CON NEAR, NON E’ MELLO!!!!

Si tratta di un altro bimbetto del Wammy’s house! Capirete chi è nei prossimi capitoli, ma ci tenevo a precisarlo perché mi sarebbe dispiaciuto da morire per il povero Mello!^^;; Non è lui il bulletto di questo capitolo! ^^;;

 

Fanfiction a capitoli!

Doveva essere una oneshot, ma mi stavo accorgendo che stava diventando un po’ troppo lunga, quindi ho pensato di dividerla in capitoli ^^;; Speriamo bene!

Non lasciatevi ingannare, nei prossimi capitoli compariranno Mello, Matt e tutti gli altri Wammies! XD


Volevo ringraziare ancora una volta tutti coloro che hanno mostrato interesse nelle mie fanfiction precedenti!^___^

Grazie davvero di cuore a coloro che hanno letto e recensito Irish Zebra e la sua spin-off NinnaNanna di Caronte.

kiara_chan - Amy_Vampire – Freija - Il_Trio_Infernale – cicoria – Slepless – Betta90 – Betbetta – Elaisa – xXUcHiHaChIdOrIXx – MellosBarOfChocolate – NekoRika – L-chan –Lithium – Miyumi3 – Nemia

Grazie infinitamente per i vostri commenti e i vostri consigli! (Slepless, ho aggiornato NinnaNanna con una versione ripulita dagli errori! Grazie di cuore per la segnalazione!^__^ )Non avete idea di quanta gioia mi date. Siete adorabili, grazie davvero!^___^

 

PS: Ho fatto io stessa il check di questa fanfiction, avendo preso la decisione di pubblicarla in preda ad un raptus XD Quindi se incontrate degli errori di qualsiasi forma, mandatemi pure una email se volete! Sarò ben lieta di sistemarli e vi aggiungerò tra i ringraziamenti!^___^ grazie!


Rei-chan // ritsukayuiko@gmail.com

MSN: rgegeew@hotmail.com (<- mi piacerebbe avere tanti amici death-notari nella contact list!^-^ )

 

   
 
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