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Autore: norahmckey    07/01/2014    2 recensioni
“Non fare sciocchezze Norah. Nemmeno se dovesse succedermi qualcosa di brutto. Promettimelo”
“Ryuuzaky... io… -distolse lo sguardo- Ognuno ha i propri obiettivi. Non farò sciocchezze, per me magari non lo sono. E ognuno ha una propria coscienza, deve fare le proprie valutazioni in merito”
“Quindi fammi capire, anche Kira è legittimato perché agisce in base alla propria coscienza? Non puoi contraddirti con me. So che i nostri principi sono gli stessi, quindi sarò più chiaro. Non voglio che tu uccida nessuno. QUALSIASI cosa succeda. Io sono la giustizia, e la giustizia non può vivere di atti ingiusti”
Le lacrime le salirono finchè non fu più possibile trattenerle.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Norah non aveva orari, viveva con la nonna e la diligente sorella Ari. Quella sera se ne stava seduta sulla panchina a fumare una delle sue immancabili sigarette, irrequieta. “Voglio fare qualcosa per me, e per gli altri! Sono molto più in gamba di un sacco di miei coetanei maschi, eppure per tutti l’idea più desiderabile per una donna dovrebbe essere semplicemente quella di trovar marito e pensare alle faccende domestiche. Certo, come no.” Spense la sigaretta stizzita e con una stiracchiata e uno sbadiglio si avviò verso casa. Era già buio.   Era molto carina ma abbastanza stravagante da far capire ad un ragazzo che non avrebbe avuto vita facile con lei. Capelli rossi spettinati ed occhi verdi, ipnotici. Aveva un’intuizione molto sviluppata, ma quello che metteva a disagio le persone era la sua particolare propensione ad interpretare e capire le intenzioni delle persone, anche le più nascoste. Troppo presa dai suoi pensieri non si accorse dei due malviventi che la stavano seguendo da un po’. “Hey ma quanto sei carina! Ci tieni compagnia in questa serata così fredda?” Norah riconobbe uno dei due, era uno sbandato che viveva non lontano da casa sua. Aumentò il passo. “Avanti, tanto ti prendiamo, ti conviene essere gentile fin da subito con noi!” “Maledizione!” pensò con il cuore in gola “Se mi metto a correre mi raggiungeranno in men che non si dica. Però sono grossi, non dovrebbero essere agili” E dopo qualche metro di corsa, con un paio di balzi si arrampicò in cima alla tettoia di una vecchia locanda. “Scendi da li gattina!” disse uno. E l’altro: “Tranquillo, Kojuro, so io come farla scendere” Detto questo, le puntò dritto dritto una pistola. “Convincente?” Le disse con sorriso maligno. Norah strizzò gli occhi, e riecheggiò uno sparo. Li aprì piano. “S…sono viva!” Vide il malvivente disarmato. “Scappa idiota!” si dissero l’un l’altro, e si dileguarono nel buio. Una macchina scura. Poliziotti, forse. “Scendi pure, è tutto finito” la rassicurò il passeggero. Il suo sguardo fu rapito dallo strano personaggio seduto dietro. Scese con un balzo e si avvicinò alla macchina. Dietro c’era seduto anche un altro ragazzo, molto bello, che le disse con fare amichevole: “che ci fai in giro da sola a quest’ora? Dovresti saperlo che non è molto raccomandabile!” Percepì qualcosa di misterioso in quegli uomini. “Siete… poliziotti?” “Diciamo di si” rispose con un bel sorriso quello che avrebbe scoperto chiamarsi Matsuda. “Sentite... Ho un po’ di paura ora a tornare a casa. Quello biondo lo conosco, è Kojuro Mitzuga e abita non lontano da casa mia. Non è che mi dareste un passaggio a casa?” Si guardarono perplessi. “se fossero stati poliziotti normali me l’avrebbero chiesto loro” pensò. “E se fossero criminali organizzati, che so, mafiosi? No, non sento di essere in pericolo. Però…” “Dai, Sali” le disse il bel ragazzo, Light. Si presentarono e si sedette dietro, in mezzo ai due ragazzi. “Che buon profumo di… TORTA!” Si girò verso Ryuzaky. “Ti piacciono le torte?” chiese lui. “Un sacco” e le venne naturale sorridergli.  - però per essere poliziotti hanno lasciato scappare con troppa facilità quei due delinquenti. Forse è una di quelle squadre speciali di cui non si sa nulla ma tutti sanno della loro esistenza - Le piaceva Ryuzaky, con quello sguardo assorto e il profumo di dolce. A sensazione stava bene seduta lì, anche se percepiva una strana tensione indipendente dalla sua presenza. “Arrivati” disse il conducente. “Grazie. E scusate per il disturbo. … Ryuzaky, un giorno di questi ti andrebbe un dolce nella nuova pasticceria che hanno aperto vicino all’università?” Lui si puntò il dito verso il viso “A me?” - Mah - pensò Norah –è decisamente stralunato- Light nel frattempo stava pensando a quanto gli avrebbe fatto comodo una piccola distrazione di Ryuzaky, e anticipandolo gli diede una gomitata amichevole “Su, su, dille di si!! Una piccola pausa non ti toglierà troppo tempo al lavoro!!”  –Sbruffone!- pensò Norah. –così mi mette ancora più in imbarazzo!- Si scambiarono i numeri di telefono, e lei entrò in casa. Tutti dormivano, c’era da aspettarselo. Prese qualcosa da mangiare in cucina e salì in camera, con il biglietto del numero di telefono in mano. Lo osservò. “Che scrittura scombinata. Dev’essere scombinato pure lui. Forse per questo mi è piaciuto subito.” Si addormentò cullata dal ricordo di quel dolce profumo, sperando di vederlo presto. Passarono due giorni, silenzio assoluto. Alternava stati d’animo, pentendosi soprattutto di essere stata tanto spudorata. Sbuffando si buttò sul divano e accese la tv. Al tg stavano mostrando l’elenco delle ultime morti imputate a Kira. Kojuro Mitzuga. Trovato morto 2 giorni prima non lontano da dove l’aveva importunata. Un flash. –Quegli uomini sanno. E se Ryuzaky fosse Kira? O forse lo è uno degli altri. Saranno a favore o contro gli omicidi dei malviventi? Devo saperlo. Magari è lui l’assassino… non mi ha dato questa impressione, ma in realtà il fatto che Kira si ritenga nel giusto potrebbe aver disorientato le mie sensazioni. Se glielo chedo, mi può sempre mentire. Non corro pericoli- Prese il telefono e scrisse un messaggio: __ciao Ryuzaky, ho assolutamente bisogno di quella torta, domani alle 16:00 ci vediamo al Sunflower se è ok. Norah.__ Lui capì che c’era dell’altro. –Ok- “tutto qui come risposta? Ma che modi..” le scappò detto a voce alta. Alle 15:30 Norah iniziò ad agitarsi, non sapeva bene se perché l’avrebbe rivisto, per quello che gli avrebbe chiesto o per le sue reazioni di risposta. Alle 16:oo arrivò davani al locale. Vide dalla finestra che Ryuzaky era già seduto e stava bevendo un the col pc aperto. –beh, decisamente un galantuomo. Vabbè.- entrò. “Ciao…” “Ciao, Norah” “…ascolta vorrei chiederti una cosa riguardo Kira” Lui levò lo sguardo dal pc e la guardò in silenzio. “Beh…” -continuò lei- “per fortuna non era un appuntamento galante altrimente me ne sarei già andata” rise nervosamente. Ryuzaky chiuse il pc. “Di che parli?” “L’altra sera… quando mi avete salvata dai due malviventi. Ecco, io vi ho detto il nome di quello che conoscevo e poche ore dopo l’hanno trovato senza vita a 100 metri dal luogo in cui ci trovavamo. E’ vero, non ci si stupisce più di sentire che 10, 100, 1000 delinquenti sono morti per mano di Kira ma…ecco…io mi fido del mio istinto e non so... Non credo molto alle coincidenze.” Ryuzaky la stava fissando senza dire una parola, giocherellando con il cucchiaino appoggiato alle labbra. “Dì, ma che problemi hai???!” Sbottò lei. “Hai pensato al fatto che potrei essere io Kira?” “Beh… in effetti si, ma...” “E che potresti essere tu la prossima?” “E’ che… che dici?? Kira uccide solo i delinquenti, no?” “E chiunque ritenga una minaccia alla propria identità.” Ordinarono un caffè. Norah lo guardò. –Ok, devo stare calma. O mi faccio mettere in agitazione dalle sue parole o mi fido delle mie sensazioni- chiuse gli occhi. “Kira si ritiene nel giusto, e non sporcherebbe mai la sua coscienza malata uccidendo quella che non è una vera minaccia, una ragazza che non conosce. Credo che Kira mentirebbe sulla sua identità piuttosto che uccidere un innocente curioso, che tra l’altro non ha prove. No?” “Già.” (Quello di Ryuzaky era un mezzo sorriso? Mh.) “E dimmi -continuò lui- per te Kira è un eroe?” “No! Lasciare ad un’unica persona il potere di vita o di morte sugli altri non è far trionfare il bene. Perché non ha nulla a che vedere con la giustizia, ma con il potere personale. Chi non si farebbe prendere la mano? Chi saranno i prossimi? Chi è questo assassino che si è assunto il potere di uccidere? Bene. Ora che sai come la penso… uccidimi, o offrimi un gelato.” Stavolta si, Ryuzaky stava sorridendo. (Dio, quant’era carino) “Vada per il gelato. Stavolta.” Per poco lei non si strozzò con il caffè. –Ma che tipo, guardalo, si sta divertendo.- E scoppiò a ridere. “Ryuzaky, ora posso fartela io una domanda?” “Dimmi pure” “Cosa siete, poliziotti? Mi hai chiesto se per me Kira è un eroe… perché? E che potrebbe uccidere anche chi minaccia la sua identità. Sei così informato e interessato a Kira perchè fai parte di qualche gruppo di indagine?” “questa sarebbe UNA domanda? Comunque diciamo che siamo una squadra, ma per il momento questo ti deve bastare. Altro?” “Allora… hm. Vai d’accordo con questa squadra?” “Si” “Con tutti?” Ryuuzaky la guardò. “Niente, niente… è che ho percepito un po’ di tensione ma no… nulla” cercò di dissimulare gesticolando, e sorrise. “vedi Ryuzaky… mi sei piaciuto da subito. Sento che sono vicina alla tua causa, e posso aiutarti. Non so come, ma so che è così, su certe cose non sbaglio mai. Ho un intuito sviluppato e capisco le intenzioni di chi mi sta di fronte. E poi sono un’ottima organizzatrice. Voglio mettere a tua disposizione le mie capacità, non te ne pentirai” “Norah. Conosci qualcuno degli uomini che era con me?” “No. Mai visti” Lui la fissò, forse cercando una contraddizione. “Ma… perché non dovrei dirtelo?” -semplice, perché se fossi una conoscente e sostenitrice di Kira, ti farebbe comodo allacciare un rapporto con me, tenendomi all’oscuro dalle tue amicizie. Da Light, per esempio... Anche se è solo un 2% di probabilità devo tenere in considerazione questa possibilità. Oppure la sua è solo imprudenza perché non conosce l’entità della questione? Beh, avrò modo di capirlo.-pensò lui. “Hey, allora? Perché non dovrei dirtelo?” Guardò gli occhi sinceri della ragazza, e per un attimo si scordò delle percentuali. “E’ ora di andare, Norah.” “O… ok.” “Ci rivediamo. Domani se puoi. A patto che tu non faccia parola con nessuno di questo genere di conversazioni, nemmeno con gli altri della squadra, se ti dovesse capitare. E… Norah. Non è un cruciverba, né un quiz. Non devi fidarti completamente di nessuno, nemmeno di me.” “Va bene, va bene. Non farò nulla di imprudente. Ma solo a livello di azioni. Mi fido delle mie sensazioni, mi hanno sempre portato sulla strada giusta, quindi ho intenzione di continuare a seguirle. Ho agito da sfacciata perché so che non ci sarebbe stato il tempo e poi... forse… non ti avrei più rivisto. E mi sarebbe dispiaciuto. Ma capisco la tua perplessità. E capisco che senza avere chiara la situazione, sarei più un peso che un aiuto. Puoi studiarmi quanto ti pare, a me non dispiace se lo fai tu, Ryuzaky. Solo… non ci mettere troppo” Lo guardò, lui era serio. “A domani” le disse soltanto. E si diedero appuntamento in un’altra caffetteria. -Meno male che hanno sempre dato a me della strana… mh. -Sorrrise tra se e se.- Ma un po’ gli piaccio. Sembra tanto scortese e distante, in realtà è solo diffidente e curioso, in un modo tutto suo- Si videro regolarmente una volta a settimana, anche se solo per un’ora. E qualche volta riuscirono anche a parlare come due normalissimi ragazzi ai primi appuntamenti. Un giorno le tolse anche una briciola di torta dalle labbra. Non con malizia o dolcezza, le sembrò più con… attenzione. Alla fine era lui quello a saperne di più sul suo conto “ma va bene, aspetterò che si fidi.” “Senti, ma.. è un caso che le ultime 3 volte non abbiamo cambiato caffetteria? Ti viene più comodo perché abiti qui vicino?” gli disse qualche mese dopo. Era il bar vicino al quartier generale. “Norah. Grazie. Mi hai fornito più o meno incosapevolmente degli spunti per le mie indagini, a partire dall’omicidio di Mitzuga. E vedo che anche a deduzioni non sei male. Sono stato bene con te. Ma ora devi tornare alla tua vita. E’ pericoloso, non sto scherzando.” “Ryuzaky. Anche questa è la mia vita, ed è quella che voglio. Starò attenta… stai indagando sul caso Kira?” “Norah” disse lui appoggiandole le lunghe mani sulle spalle “Io sono Elle” Spalancò gli occhi e lo guardò. Imprerscrutabile com’era, ovvio che non l’avesse capito. “Capisco. Avrei potuto metterti in serio pericolo se solo avessi fatto le stesse domande ad altri. E non me lo sarei mai perdonato” Gli accarezzò il viso. Lui si toccò la guancia, come fosse una cosa sconosciuta. “Ma” continuò lei “non ti pentirai di avermi dalla tua parte attivamente, se vuoi” “A patto che le preoccupazioni non rallentino le indagini, non me lo posso permettere. Non dovrai cercare di impedirmi in qualsiasi situazione venissi a trovarmi, e in più dovrai saper badare a te stessa e non correre inutili pericoli se vuoi davvero aiutarmi, perché nemmeno io voglio che ti accada qualcosa di brutto” Lo abbracciò di slancio “Promesso. Ne sono in grado” Dopo qualche mese Norah si ritrovò a vivere da sola. La nonna era morta, e la sorella che fino a quel momento si era presa cura dell’anziana, si era sposata con il suo storico fidanzato. Si sentiva sola in quella grande casa, e inaspettatamente Ryuzaky le propose di andare a vivere nel palazzo del quartier generale. Riuscì a vendere la casa ad un ottimo acquirente e si sistemò nell’appartamento sopra a quello di Misa. “Lei è la mia ragazza” La presentò al resto della squadra, in modo sbrigativo, dando un occhio ai fascicoli lasciati sulla scrivania. -COSA???!!- pensò lei con un sussulto –e lo vengo a sapere così? Oddio, non che avessi bisogno di una dichiarazione, ma…- La stavano fissando tutti. Alzò la mano in segno di saluto, tremendamente in imbarazzo. Tutti accettarono la cosa di buon grado, e Light era sempre più convinto che la fortuna fosse dalla sua parte. Norah e Ryuzaky avevano passato intere notti a parlare del caso Kira, e ovviamente dei sospetti su Light e Misa. Norah percepiva una sorta di ammirazione reciproca tra i due, una sfida dove però in gioco non c’erano solo gli ideali, ma anche la vita di Ryuuzaky. Ukita, uno dei membri della squadra, era morto nel tentativo di entrare nel palazzo dell’emittente televisiva per fermare la riproduzione a reti unificate di un video di Kira. É stato riconosciuto perché a volto scoperto. Quindi Kira non aveva più bisogno di sapere il nome della persona che voleva uccidere, era in grado di farlo anche solo vedendo il volto? Norah andò nella sua stanza, fece una doccia, si mise una comoda tuta e andò sul balcone a fumare una sigaretta. Guardò il cielo. Una sera limpida e bellissima -Ce la faremo- pensò. Più tardi sentì bussare. Era Ryuzaky con Watari al seguito. “Non hai cenato, pensavo avessi fame” Di risposta il suo stomaco brontolò “Hem... non ci stavo pensando ma si… decisamente si!” e lo fece entrare. Lo abbracciò, guardandolo con fiducia. “Ce la faremo. Ce la farai. Sei il miglior detective al mondo” “Lo sono, Norah. L, Erald Coil, Deneuve. Tutti loro sono io. E ho risolto tutti i casi più difficili al mondo su cui ho lavorato. Ma stavolta è diverso… c’è sempre quel qualcosa che mi sfugge, quel qualcosa che è legato al minimo errore. E questo vale per entrambi, sia per me che per Kira” “Quell’errore non capiterà a te. Ryuzaky… Ryuga… o El, Deneuve o come ti pare. Io... io ti amo.” Le spinse delicatamente le spalle contro il muro. Le sussurrò all’orecchio “Il mio vero nome è (titubò) ….L, Lawliet. Oltre a te ora, solo Watari e i ragazzi della Whammy’s House ne sono a conoscenza. Comunque Ryuzaky andrà benissimo ” e la baciò. “Resta qui con me stanotte allora… Ryuzaky” La mattina si svegliò sola, ma non aveva voglia di alzarsi subito. Si stiracchiò e ripensò alla sera prima, sognante. Si vestì con calma, come su una nuvola, e raggiunse la squadra. Ryuzaky era “seduto” davanti a 3 monitor con gli altri tutti intorno. Vide Misa, Light e il sovrintendente Yagami in 3 diverse celle. Matsuda le spiegò che Misa era stata accusata di essere il secondo Kira, e la prova erano dei capelli compatibili con i suoi, ritrovati sui video spediti all’emittente televisiva. Il suo cuore ebbe un sussulto di gioia. –crollerà sicuramente, per quanto il suo amore per Light sia forte… è troppo stupida, forse è la volta buona. Si sentiva più rilassata, e anche se Ryuzaky passava la maggior parte del tempo ad osservare quei tre senza quasi dormire, pensava che sarebbe stato solo un breve periodo, finito il quale lui ne sarebbe uscito vincente. Questa convinzione diventò una certezza quando smisero gli omicidi. Il suo compito era quello di tenere l’amministrazione finanziaria e sgravare l’anziano Watari di qualche faccenda. In quel periodo era euforica al solo pensiero della conclusione del caso, lavorava duramente e in modo impeccabile e preciso, ed era davvero felice. Gli omicidi ricominciarono improvvisamente, con estremo stupore di tutti. Passò un mese, Misa e Light cambiarono atteggiamento riguardo la reclusione e nella squadra si respirava aria di sconforto. “Ryuzaky non ti sembra abbastanza tutto questo? Sono allo stremo! Ammetti di esserti sbagliato adesso!” Sbottò Aizawa. “E’ una follia tenerli ancora in queste condizioni, guardali!” Erano quasi tutti dello stesso parere, ed effettivamente quei due ragazzi imploranti e il genitore erano distrutti. “Basta VOI!!!!” Urlò Norah dal fondo del salone. “Ryuzaky si è mai sbagliato riguardo un caso? Quando?! Non avete notato un cambio sospetto e repentino nell’atteggiamento di quei due??? Se no siete degli incapaci, e se si… beh, non vi sembra strano? Non sono in pericolo di vita. Sono stanchi ed è comprensibile. Ma sono sospettati e le tracce sui video sono una prova! O no??!” “Il cambio di atteggiamento ptrebbe essere dovuto alle condizioni in cui si trovano, chiunque perderebbe la lucidità” “Matsuda, non è una questione di lucidità, perdio!! Non avvertite la sensazione che sia avvenuto qualcosa di strano in loro??” “Basta, Norah” disse con voce fredda Ryuuzaky “Ma… non potete… non possono… non ancora!” “Abbiamo deciso di lavorare come una squadra, ed effettivamente non cambierebbe molto lasciarli così, se la situazione è questa. Li farò uscire, senza far sapere subito a Light che gli omicidi sono ricominciati.” “E le prove a carico di Misa, le tracce su…” “Ho detto basta. Controllati. Ho già in mente un piano. Parlerò col sovrintendente Yagami per prima cosa.” “Se dovesse succedere qualcosa a Ryuzaky sarete tutti responsabili, capito? TUTTI!!” E uscì sbattendo la porta. Sospirò. In cuor suo sapeva che Ryuzaky aveva ragione, non aveva senso tenerli in quello stato, perché avrebbero potuto resistere mesi, e intanto gli omicidi aumentavano in modo esponenziale. Ma se la minaccia principale era li in quella cella, lei si sentiva più tranquilla. “Scusami, Ryuzaky” Gli disse quella sera “ti avevo promesso di non interferire con le indagini o le tue decisioni sul caso con sentimentalismi e preoccupazioni. Lucidamente so che ancora una volta, hai agito nel migliore dei modi possibili” “Norah, all’inizio credevo che la tua presenza qui mi sarebbe stata d’impiccio. Mi dai forza e sei un valido aiuto. Non preoccuparti per prima, ma ricorda che la tua lucidità mi è indispensabile, anche se mi piaci proprio per come sei. Comunque. Da domani queste manette mi terranno legato a Light fino alla conclusione del caso, non mi sfuggirà neanche un suo battito di ciglia” Norah si addormentò cullata dai battiti del cuore di Ryuzaky, mentre lui le accarezzava i capelli fissando il soffitto, assorto nei pensieri. Passarono i giorni e Ryuuzaky e Light sembravano due compagni che lavoravano ad un progetto comune. Qualche scherzo, qualche acceso dibattito, qualche frecciatina e molta sintonia. E mentre Misa non si dava pace perché le manette le impedivano di stare sola con Light, Norah si era sorpresa spesso a sorridere osservandoli, affascinata da quelle due personalità così diverse ma complici e complementari. Erano belli. La loro complicità e abilitá li portò ad dentificare Kira come Higuchi, e finalmente vennero a conoscenza del quaderno, il Death Note. E ne entrarono in possesso, scoprendo anche l’identità dello shinigami cui era legato, Rem. Quando questo non era tra le mani di Ryuzaky o di altri agenti, Norah si studiava le regole. Il nuovo cambiamento improvviso nello sguardo e nel comportamento di Light non le dava pace, e riaffiorarono i sospetti su di lui. Che davvero Kira potesse passare il proprio potere da una persona all’altra? E se davvero avesse avuto ragione Ryuzaky, e Light fosse stato in grado di calcolare tutto in modo da rientrare in possesso del potere di Kira perdendo appositamente (in qualche modo sconosciuto) la memoria? Possibile che per gli altri fosse tutto normale? Improvvisamente si rese conto di qualcosa di terribile: Ryuzaky era davvero in pericolo. “Devo parlargli. Anzi, no. Devo trovare il modo di salvargli la vita. Ma come? Se solo avessi la sua lucidità per pensare” Si alzò con sguardo assente. Riconsegnò il quaderno a Ryuzaky, il quale stava chiedendo a Rem se fosse stato possibile uccidere usando anche solo un frammento del quaderno, dato che già ne mancava un angolo. Ma le risposte dello Shinigami erano vaghe. “Ecco.” Pensò lei “domani ne prenderò un frammento anche io, mi potrà tornare utile… Se è così che stanno le cose, ucciderò Light, non mi importa delle conseguenze.” Non si accorse di essere ancora li in piedi e muta, con sguardo vuoto. “Norah, tutto bene? Che c’è?” le chiese Ryuuzaky. “Oh… si, si. Tutto bene.. sono solo un po’ stanca, vado in stanza a riposare” Si avviò verso camera sua. In ascensore titubò. 11° piano. Schiacciò d’impulso il numero 10. Misa era uscita agghindata in modo strano, e una forza sconosciuta le diceva che c’era qualcosa da scoprire. Era tutto abbastanza in ordine tra vestiti, peluches, trucchi e borsette. Una di queste sbucava da sotto il cuscino. La aprì. Rossetto, documenti, specchietto, mentine e… fogli bianchi? La carta, la dimensione… il sospetto di lei come secondo Kira… Il secondo quaderno!!!! “Prenderò un frammento da questo, è più semplice.” Con le forbici si limitò ad accorciare di nemmeno mezzo centimetro le pagine. Uscì di corsa lasciando tutto come in origine e si chiuse in camera. Appena in tempo, stava suonando il telefono del suo interno. Era Ryuzaky. “Dov’eri?” “Ehm… in doccia” disse cercando di dissimulare il fiatone. “Da me stasera? Sono libero dalle manette, Light ha superato la prova che avevo studiato per incastrarlo. Per il momento siamo al punto di partenza a livello di prove concrete” “Si… si. Grazie. A dopo” Sotto la doccia non riusciva a smettere di pensare. “Dove sarà il resto del quaderno? Misa ha solo dei fogli, spero di non sbagliarmi sulla provenienza. E aveva due paia di scarpe tutte infangate di fresco in un angolo, dove sarà stata in questi giorni?” Passarono una splendida serata, riuscendo a ricavarsi anche attimi di serenità. “Norah” le disse infine sulla porta “Non fare sciocchezze. Nemmeno se dovesse succedermi qualcosa di brutto. Promettimelo” “Io…” distolse lo sguardo “ognuno ha i propri obiettivi. Non farò sciocchezze, e poi per me magari non lo sono, ognuno ha una coscienza e deve fare le proprie valutazioni in merito” “Quindi fammi capire, anche Kira è legittimato perché agisce in base alla propria coscienza? Non puoi contraddirti con me. So che i nostri principi sono gli stessi, quindi sarò più chiaro. Non voglio che tu uccida nessuno. QUALSIASI cosa succeda. Io sono la giustizia, e la giustizia non può vivere di atti ingiusti” Le lacrime le salirono finchè non fu più possibile trattenerle “Come fai?? Hai completamente ragione ma io non posso vivere nell’attesa che tu… insomma non è più un sospetto, io ora ho davvero paura per te!” Gli urlò sringendogli la maglia all’altezza del petto. “La paura fa fare cose stupide” Le disse prendendole le mani “Anche io ne ho, ne ho avuta dall’inizio. Ma il segreto è non farsi sottomettere da essa, limitarla in nome di qualcosa di più grande. E ora che il tabù della mia morte è stato sdoganato te lo chiedo ancora una volta. Qualsiasi cosa dovesse accadermi, tu non fare sciocchezze” le asciugò le lacrime con il polsino della sua maglia, un po’ impacciato. “Nessuna persona al mondo mi ha mai dato l’1% di quello che hai saputo regalarmi tu in questi mesi. Voglio andare fino alla fine qualsiasi esito abbia il caso, e ti voglio con me, ma non come assassina” “Ryuzaky… non riesco a dire nulla se non che voglio stare qui a dormire stanotte” Fecero finta di dormire fino all’alba, abbracciati. La mattina, come solitamente accadeva, Norah si ritrovò da sola nel letto. Sul cuscino di Ryuzaky delle macchie inequivocabili. Aveva pianto. La testa le scoppiava, non riusciva a pensare a nulla. Si affacciò alla finestra con una sigaretta in bocca e  per poco non le cadde dalle labbra. Che cos’era quella cosa nel bosco? Non un albero… Si muove!! La prova che volevo… il secondo Shinigami!! Il secondo quaderno è li!! “E ora? Devo dirlo a Ryuzaky… no…no, un attimo. Com’era? Se lo stesso nome viene scritto su due o più quaderni l’effetto si annulla, e la persona resta in vita. Ecco! Scrivendo il vero nome di Ryuzaky sul frammento che ho con me entro 6 secondi da quando viene scritto sul Death Note in possesso di Kira, non sarò un’assassina e potrò salvargli la vita. Dopo la mia morte vagherò in eterno senza meta né pace ma pazienza, per ora mi interessa la vita” Corse fuori dalla stanza con una nuova luce negli occhi. “Che sia Riuk il nome del secondo Shinigami? Quando Misa ha detto a Light –Ti saluta Riuk- forse non era un amico comune… certo, dev’essere così!! Beh, avrò tempo per lui” Ryuzaky non era nella stanza principale con gli altri, che strano. “E se…no, non è il momento di fare brutti pensieri.” Ma si mise comunque a cercarlo per tutto il palazzo. Quando si aprirono le porte dell’ultimo piano, sentì delle voci. Si avvicinò piano e vide Ryuzaky e Light sulle scale, fradici. “Saranno stati fuori, ma a far che?” Si stavano asciugando a vicenda, ed erano bellissimi. “Non è tutto così triste?” Sentì dire a Ryuzaky. Un fulmine le attraversò la mente. “Gli sta dicendo addio, è OGGI!!” Sentì le gambe molli e la testa pesante, ma quando capì che stavano per scendere in salone riuscì a correre in ascensore. Senza fiato si sistemò su di una sedia posta in modo da avere piena visione sugli altri, srotolò il suo prezioso foglietto da sotto l’anello a fascia con le mani tremanti e attese. I due ragazzi entrarono, Ryuzaky si avvicinò a lei e le mise qualcosa al collo. Era una collana lunga con un ciondolo, il logo di Elle. “E’ passato un anno da quando ci siamo conosciuti. Questa è la cosa più preziosa che ho, l’unico ricordo dei miei veri genitori. Ecco, per la persona più preziosa che conosco” Si alzò, pallida. Lo baciò e gli accarezzò il viso, guardandolo negli occhi. Quegli occhi che da qualche tempo avevano uno sguardo, un’emozione. Erano grigi e bellissimi. Ryuzaky prese posizione al pc. Dopo pochi minuti videro nel monitor tutta la ricerca di Ryuzaky che veniva cancellata, parola per parola. Per mano di… “WATARI!!!” l’anziano che era in collegamento video, si accasciò sulla tastiera, privo di vita. “Lo Shinigami!” Gridò Ryuzaky. “E’ il momento” pensò gelida Norah. “6 secondi…” tirò fuori la penna, appoggiò il pennino sul foglio in modo deciso e… un urto le fece cadere a terra la penna. Con il trambusto della situazione Light le aveva dato una spinta, fingendo di correre da Ryuuzaky. Riprese la penna il più velocemente possibile. Troppo tardi. Ryuuzaky giaceva a terra. Tutti corsero verso il corpo inerme. Norah era in piedi, con le braccia lungo i fianchi, vuota. Gridò tutta la disperazione di quella paura che era diventata certezza, si fece spazio tra la piccola folla e con una forza che non credeva di avere spinse via Light. Lo guardò con odio. “Vattene, non toccarlo” gli sibilò. “Sarai contento, ora che il tuo compito qui è terminato. La pagherai, ti giuro che è una promessa” “Light” lo allontanò Matsuda “E’ scossa come lo siamo tutti noi, ora siamo tutti in pericolo” Norah corse fuori, non sentiva né le lacrime né la pioggia, diretta verso il bosco. Con una mano appoggiata ad un albero raccolse tutto il fiato che le era rimasto “Ryuk!!! RYUK!! RIUUUUK!!!” Sentì muoversi qualcosa dietro ad un cespuglio. “Oh. Ciao. Davvero mi vedi? Però ragazza… che brutta cera!” “Uccidimi, Ryuk.” “Uh?” “Non posso usare il quaderno, altrimenti vagherei in una dimensione senza la possibiltà di rivedere Ryuzaky. Non so se sia possibile trovarlo nell'aldilà, ma non voglio perdermi la minima possibilità. Io non ce la faccio a stare qui sola. Uccidimi tu per favore” “Uhm… Non so come funziona in questi casi. Anche se il secondo nome non lo scrivo direttamente io, l’altra persona morirebbe comunque, ma per cause naturali, quindi credo…si, si può fare.” “L’altra… persona? Che altra persona?” “Vuol dire che non lo sapevi? Ehehehe il figlio di L” Norah si portò le mani sul ventre, pallida. “Quindi?” La incalzò Ryuk. “No! NO!! Non ora! Chiedimi quello che vuoi, tutto quello che vuoi. Al momento della sua nascita ti regalerò gli anni che mi restano, non prima” “Oh che bello” saltellò lo Shinigami “Tre mele al giorno direi che vanno benissimo. Affare fatto?” “Affare fatto. A…domani allora.” Si voltò e come un automa si avviò verso la sua stanza. “Gli shinigami mangiano solo mele? Bastardo. Ho tempo per fartela pagare. Il… figlio di L. un maschio. Piccolo mio” La notte fece sogni strani, angoscianti. Si svegliò abbracciata al cuscino e il ciondolo stretto nel pugno. “Ryuzaky… piccolo Arik… perdonatemi, sono una sconsiderata ma sappiate che vi amerò in eterno” mormorò esausta. Andò da Light a scusarsi per quello che gli aveva detto il giorno prima, mentendo e cercando di sopprimere anche il minimo sospetto su di lei. Aveva paura che lui la uccidesse prima di riuscire a dare alla luce il piccolo. Quella fu la cosa più difficile della sua vita. I mesi passavano e la data prestabilita le dava sicurezza. Light aveva preso il posto di L. La cosa le dava la nausea ma riuscì a mentire a tutti. E poi sapeva che L aveva lasciato al suo vero successore il compito di continuare le indagini. Cercava di rendergli la vita difficile per quanto era in suo potere, ma stando attenta e fingendo il contrario con grande sforzo. Il giorno arrivò. Arik era un bambino bellissimo. Aveva i capelli rossi scuri, Gli occhi di Ryuuzaky e il colorito roseo di Norah. “Non sei stato fortunato piccolino. Sei bello come il tuo papà” Gli sorrise e lo baciò con tenerezza infinita. I fiori, i complimenti e gli abbracci della squadra non li sentì nemmeno, presa com’era dai suoi pensieri. Strinse a se il piccolo avvolto in una copertina ed uscì. Erano le otto di sera ma era già buio, e le lanterne già accese. Tra la nebbia vide il taxi che li stava aspettando. Prese l’aereo. Per tutti era una mamma triste ma premurosa, che voleva lasciare il piccolo dai nonni in Galles finchè non si fosse ripresa del tutto, perché li sarebbe stato più sereno. Suonò il campanello dell’imponente struttura. Le aprì un ragazzino dai capelli bianchi. Era tornato nel posto più sospetto, quindi il più sicuro. “Tu devi essere Near” Lui la guardò. Si abbassò, mostrandogli il fagottino. Near restò inespressivo. “Norah. Così hai deciso, dunque. Anche lui sarà un orfano” Lei lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia. “Sei così uguale a tuo fratello. Mi dispiace per la morte dei tuoi cari. Io sono distrutta, ma so di non essere l’unica. Sei il degno successore di L, ma resti un ragazzino che dovrebbe avere una vita da ragazzino. E invece.. Oltre a questa perdita ora hai anche la responsabilità del caso Kira. Mi dispiace, immagino solo quanto debba essere difficile per te. Vorrei starti vicino con tutta me stessa, ma la decisione che ho preso è incompatibile.” Restò impassibile, ma qualcosa dentro di lui si sciolse, per la prima volta qualcuno aveva toccato le corde delle sue emozioni. “Ora capisco L” pensò. “Vieni, entra pure” “Non posso. Ho l’aereo di ritorno tra meno di due ore. Buona fortuna ragazzi” Senza trattenere le lacrime strinse un'ultima volta il suo bimbo, abbracciò nuovamente Near, e corse via senza voltarsi. Arrivò all’albero che aveva imparato a riconoscere, al tramonto del giorno dopo. “Ryuk!!!” “Mele? Doppie?” “Eccole. Ed eccomi. Prenditi pure il tempo che mi resta” Andarono al cimitero, e senza una titubanza Norah strinse il ciondolo tra le mani e si accoccolò contro la fredda lapide di Ryuzaky. Riuk volò sopra alla croce e tirò fuori il quaderno “... Ma si dai, voglio andare avanti con questa storia, è così intrigante! Senti. Io ho fregato il re degli shinigami non una, ma due volte. Lui possiede l’unico esemplare di una gomma, chiamata Death Eraser, la quale può far tornare in vita qualsiasi persona il cui nome sia stato scritto sul Death Note. Nemmeno noi ne abbiamo una, ma con la scusa di guardarla ne ho grattato via un frammento con l’unghia. Ehehehehe! E’ talmente piccolo da poter cancellare un solo nome. Non è che ti interessa PER CASO?” Norah si alzò… pallida “Dici… dici sul serio?” Si buttò tra le braccia di Riuk “Oh ti prego. Ti prego, TI PREGO!! TUTTO quello che vuoi, tutto. A parte il bambino prenditi ciò che vuoi e usa quel frammento per L!!” “Bambino?? Ma per chi ci hai preso, non siamo mica dei mostri, eh!” “Solo… perché non me l’hai detto subito?” “Che domande. Ho avuto mele sicure ogni giorno per tutto queesto tempo!” E rise di gusto “La condizione sono le tue emozioni Norah. Sai, noi, a parte qualche raro caso, non ne proviamo e nel nostro mondo ci si annoia tantissimo. Ecco si, noi abbiamo solo noia o divertimento. E va benissimo, quelle le usiamo un po’ come voi umani usate la realtá virtuale, è divertente, sai? Di quelle storie… poi le tue sono belle toste! vabbè. Ok dunque? L tornerà in vita, lo vedrai, potrai stare con lui, gli parlerai e sarà tutto normale. Tranne per il fatto che non sentirai nulla” “Non mi importa, prenditele. Fa di me un robot o quel che ti pare, ma fa che Ryuzaky torni in vita” “Benissimo. Allora và a casa e domani mattina verrà lui a svegliarti.” “Gli scriverò una lettera, e agli altri potremmo dire che ha inscenato tutto con l’aiuto di un socio segreto… Ciao Ryuk, Grazie! GRAZIE grazie di tutto!!!” E corse a casa felice. “Grazie a voi del divertimento, umani!” Nella sua stanza Norah rise, pianse, si fece una doccia e si preparò all’appuntamento della mattina. Scrisse una lunghissima lettera a Ryuzaky raccontandogli di Arik, di quello che sentiva per loro e tutte le emozioni che non sarebbe stata più in grado di provare e donare. Il suo sacrificio, come scrisse, era ben poca cosa rispetto alla grandezza di quello che avrebbe ricevuto, anche se non ne sarebbe stata consapevole in futuro. “Ora devo dormire, altrimenti avrò delle occhiaie peggio delle sue” Ridacchiò e si addormentò con un sorriso. Qualche ora dopo aprì gli occhi e Ryuzaky era sulla porta, di fronte a lei. Le corse in contro, la abbracciò con foga scostandole i capelli dal viso, ricevendo un semplice “Ciao, ma che modi sono?” come risposta. Lui aveva capito che c’era qualcosa di strano, anche i suoi ricordi erano confusi. Vide una lettera con il suo nome sul comodino. La aprì, lesse tutto in un fiato e rimase a fissare quei fogli per un tempo infinito, in silenzio. Si alzò, si sedette sul letto di fronte a lei e la guardò negli occhi. “Ascoltami bene Norah. Io ero come te un tempo. Nessuno mi ha mai privato delle emozioni, semplicemente non ne avevo, o non ne ero consapevole. Non sono cambiato e non voglio farlo, ma se ora i miei occhi hanno uno sguardo è merito tuo. Hai fatto tutto tu, tu mi hai insegnato l’amore, la fiducia incondizionata e la dolcezza di sentirsi desiderati. Ora tocca a me, farò io per entrambi e per il piccolo Arik che non vedo l’ora di conoscere. Fammi sistemare la questione Kira e vedrai.” Sorrise “Ah. E grazie per il frammento del secondo quaderno che mi hai allegato. Vincerò. Vinceremo”.  “Va bene, ti aiuterò nelle indagini, ma adesso esci che devo cambiarmi” gli rispose Norah con noncuranza, prendendo una felpa dall'armadio. Ryuzaky la bloccò per un braccio e la baciò, senza vergognarsi della lacrima che gli scendeva sulla guancia. “Non voglio forzare le cose, ma sento che tu l’avresti voluto” E tempo dopo, Riuk ottenne quegli anni in più di esistenza, grazie a Light. IN UNA CITTA’ COME UN’ALTRA,  ANNO 2014 Norah si svegliò, una mattina come tante, fuori era ancora buio. “mhhhhh… uffffFFF! Con tutti i curriculum che ho mandato, non mi ha ancora contattato nessuno e quindi mi tocca andare in quella palla di ufficio noioso anche oggi” sbadigliò. Andò allo specchio e si sorrise “Però… che sogno meraviglioso ho fatto. Giusto ieri ho finito di vedere l'anime di Death Note e stanotte ci ho fatto un sogno bellissimo” Si vestì e andò alla fermata del tram. Faceva freddo e piovigginava, ed era ancora dannatamente buio. Si infilò in un bar, aveva ancora tempo. Ordinò un caffè e mentre sfogliava svogliatamente il quotidiano sentì suonare il suo cellulare nella borsa. Numero sconosciuto. “Pronto?” “Signorina Mc Key?” “Si?” “Sono Erald Coil” “... ... …” “Pronto??” “Oh si, si…mi dica..” “Sa perché la sto contattando?” “Credo… in merito ad una domanda di lavoro” disse nel modo più diplomatico possibile “Sapevo che avrei potuto contare su di lei. Se le sta bene ci vediamo tra un’ora al bar Girasole, di fianco alla stazione centrale” “Non mancherò. Ah….signor Coil?” “Si?” - QUEL TONO - “Ehm.. Grazie per la telefonata” Fece una breve telefonata alla collega e passò il resto del tempo a giocherellare con il cucchiaino, lo sguardo assorto e mille pensieri per la testa. Entrò al bar Girasole e fece una breve carrellata. Chi potrebbe essere? Qualche coppia, dei colleghi presumibilmente di una banca, un nonno con il nipotino. Ordinò un caffè. “Mi scusi..” chiese al barista “per caso c’era qui seduto un uomo o un ragazzo qualche minuto fa?” “Signorina, con tutte le persone che vedo ogni giorno… non ci ho fatto caso, comunque non mi sembra” Guardò il telefono, nulla. “L’appuntamento era venti minuti fa, non c’è nessun signor Coil, fuori diluvia, non ho l’ombrello, ho preso un permesso non retribuito. Cosa potrebbe andare peggio di così oggi?“ pensò sospirando. Si alzò, pagò il caffè e fece per uscire. Sulla porta, un giovane uomo sulla trentina la stava fissando. Aveva le mani in tasca, le spalle un po’ ricurve, una felpa bianca e il fondo dei jeans completamente fradicio. “Signorina Mc Key, mi scuso per il ritardo” Norah non riusciva a togliergli lo sguardo di dosso. Era esattamente… L. Umano. “Prego” le disse lui sedendosi in modo bizzarro al tavolo. Ordinarono un the, e lui ci aggiunse una fetta di torta. “Alle mele” disse al cameriere. E le fece uno strano sorriso. “Dunque. Per essere sicuro di aver trovato la persona giusta, ho bisogno di una prova, signorina Mc Key.” Norah stava pensando alla risposta da dargli, in poco tempo. “Una prova… potrebbe essere un normalissimo discorso lavorativo, e la prova a cui si riferisce è semplicemente la prova di una giornata di lavoro…ma in questa giornata così assurda, ora farò una cosa che razionalmente è un’assurdità.” Si scostò i capelli da un lato, fissandolo. Gli mostrò quel ciondolo che aveva trovato qualche mese prima, in vacanza in Inghilterra. Una strana “L” da cui non si era più separata. La guardò intensamente e le prese le mani. “Ryuzaky…” disse Norah a voce bassa Si alzarono di scatto, e con lo stupore delle due signore sedute di fianco a loro, si abbracciarono. “Spiegami… spiegami… non sto sognando? Non più?” “No” sorrise lui “Andiamo a fare due passi” “Voi umani potete creare dei mondi con la vostra mente, anche se ne siete inconsapevoli. Ma solo se il pensiero è dettagliato, costante e voluto con il cuore e la mente, e infine ogni cosa deve poi poter funzionare autonomamente. I signori Tsugumi Ōba e Takeshi Obata hanno articolato talmente il loro pensiero da creare il nostro mondo. E noi, quelli che chiamate ‘personaggi’ diventiamo storie vive in un altro mondo. E tu hai fatto lo stesso con il sogno di stanotte, Norah. Ti ho vista e sentita, e ho percepito la tua vita e il tuo sogno. E ho sentito il bisogno di venire qui, noi possiamo farlo”  “Quindi… te ne andrai di nuovo?” Disse non riuscendo a staccarsi dal suo braccio “No. La scelta è a senso unico, e immodificabile” “Tu hai fatto questo… per stare con me? Diventerai vecchio. E anche io! Capiterà di ammalarci, magari non avrai una vita stimolante come nel tuo mondo… e se la cosa ti renderà infelice?” “Continuerò il mio lavoro qui, dove magari Kira si chiama corruzione, sopruso, violenza. E le emozioni che mi saprai dare, la vita con te, le sue infinite variabili… tutto questo è mille volte più desiderabile della tranquillità del vivere la stessa storia all’infinito. Non credi? Come vedi, ho vinto. Abbiamo vinto"
  
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