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Autore: RainAndFire    07/01/2014    0 recensioni
Ci sono orrori inimmaginabili che popolano i nostri sogni, creature ancora più spettrali che vivono non molto distante da noi che ci osservano con i loro minuscoli occhietti. Solitamente non vengono a contatto con noi… ma ogni tanto lo fanno.
Genere: Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono orrori inimmaginabili che popolano i nostri sogni, creature ancora più spettrali che vivono non molto distante da noi che ci osservano con i loro minuscoli occhietti. Solitamente non vengono a contatto con noi… ma ogni tanto lo fanno.

A me è successo, non più tardi di una settimana fa, di avere un incontro quasi troppo ravvicinato con uno di quegli esseri orripilanti.

 

Tutto iniziò con una tranquilla gita in campagna. Era una di quelle giornate estive in cui splende il sole e nel giro di dieci minuti può scoppiare il temporale.

Fu proprio ciò che accadde, ma per fortuna la buona sorte era dalla mia parte: mi trovavo nei pressi di un castello solitario dall’aria abbandonata. Raggiunsi la cima della collina pochi secondi prima che cadesse la prima goccia. Lasciai la bicicletta sull’erba e mi precipitai verso il portone d’ingresso che si aprì a fatica, perché il passaggio era ostruito da calcinacci; l’entrata era infatti parzialmente crollata.

La luce filtrava fioca dai vetri rotti delle finestre e dava alla stanza un aspetto lugubre. I mobili erano ricoperti di polvere, ma il pavimento era stranamente sgombro, e coperto da innumerevoli piccole impronte, come se degli animaletti vi avessero zampettato sopra.

Fu proprio notando ciò che vidi il primo: un coniglietto bianco, quasi un batuffolo di cotone. Aveva il musetto spaventato e quando mi avvicinai a lui, scappò verso una zona in ombra. Mi accorsi così che la stanza era piena di coniglietti che si nascondevano nell’ombra.

Di primo acchito, ciò mi sembrò la cosa più strana del mondo, ma dovetti ricredermi quando uno di loro mi parlò. Non era diverso dagli altri, fatta eccezione, per gli occhi, di un brillante tono di azzurro. Si capiva che era il capo.

Il suono che emise non uscì dalla sua bocca, ma attraversò l’aria e giunse a me come se fosse stato un’onda sonora; tuttavia pensai che mia avesse parlato con il pensiero. Questo fu ancora più strano.

Impiegai un attimo a capirlo, ma, sebbene esso stesse parlando una lingua a me ignota, alla fine compresi che mi stava salutando.

Risposi al saluto, sentendomi una stupida a parlare tranquillamente con un coniglio. Chiunque sano di mente sarebbe scappato vedendo un coniglio parlante, mentre io rimanevo lì a disquisire con lui. La curiosità aveva infatti sopraffatto la paura. In effetti, un coniglio bianco e morbido non poteva certo incutere alcun timore.

Mi raccontò che non erano semplici conigli, ma esseri alieni venuti sulla terra in cerca di cibo, perché sul loro pianeta non ve n’era più. Mi disse però che le carote terrestri non avevano lo stesso sapore di quelle da cui provenivano e che quindi avevano dovuto cambiare dieta. Fu quando ebbi chiesto cosa mangiassero allora, che la mia vita prese una sfumatura da film dell’orrore.

Dapprincipio non capii cosa stesse succedendo i conigli si stavano raggruppando attorno al capo in un ammasso sempre più alto man mano che i conigli si aggregavano, la massa diventava più scura. Quando prese una forma quasi definitiva il colore stava virando sul viola scuro. Quando il mucchio smise di ribollire al mio cuore mancò un battito: i conigli si erano uniti a formare un roditore più grande, viola e con le antenne.

Di per sé ciò potrebbe risultare comico, ma vi assicuro che quando aprì le fauci ed io vidi i suoi denti affilati come rasoi ed il suo alito putrido mi travolse, non trovai nulla di divertente e le mie gambe, che alla vista del mostro mi erano divenute molli, scattarono verso la porta e, con un agilità che non mi era mai appartenuta, saltai i calcinacci, aprii la porta e corsi alla bicicletta, con il coniglio mostruoso alle calcagna.

Agguantai la bici e pedalai con una foga tale, che presi troppa velocità e, quando la bici urtò contro un sasso, venni scaraventata malamente per aria e precipitai verso il suolo. Sbattei la testa e svenni.

Quando mi svegliai vidi le fauci del mostro sopra di me, con la saliva che mi gocciolava addosso, pensai che fosse giunta la mia ora, così chiusi gli occhi, immaginando i denti del mostro che mi dilaniavano…

 

Quindi mi svegliai.

Ero caduta dal letto ed avevo battuto la testa, così mi ero svegliata. Mi alzai e mi accorsi di aver lasciato l’abat-jour acceso. Davanti ad esso, per nulla mostruoso, c’era il mio coniglietto Peter, che stava placidamente mangiando una carota.

C’era veramente un coniglio gigantesco, che però non avrebbe certo nuociuto a nessuno. L’ombra di Peter ingigantita proiettata sulla parete assomigliava al coniglio del mio sogno.

Presi un gran respiro e tornai a dormire tranquilla.

  
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