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Autore: 921km    07/01/2014    4 recensioni
«Pensi davvero di poter scappare per sempre?» Domandò la più giovane delle tre, Cerridwen, la più vecchia annuì cupa facendo rabbrividire Hazel.
«Posso provarci» rispose lei ostentando sicurezza, le tre donne risero maligne.
«Ti troveremo ovunque tu vada, non sei stanca Hazel? Vieni con noi e ti offriremo l’immortalità» disse melliflua Heget.
«No grazie, stò bene così» Louhi affilò lo sguardo e parlò per la prima volta da quando le tre erano comparse.
«Vedi Hazel come ci è stato facile entrare in casa tua? Potremmo benissimo farlo con tutte le persone che ti sono vicine, quel ragazzo ad esempio?» domandò la più vecchia avvicinandosi, la ragazza fece istintivamente un passo indietro, il nome di Stiles le saltò subito in mente.
«I miei amici non c’entrano, se vuoi uccidere qualcuno prenditela con me» Hazel sentì la sua voce più sicura di quanto fosse in realtà.
Louhi sospirò «È bello vedere che ti prendi le tue responsabilità, finalmente, vieni con noi e i tuoi amici saranno al sicuro, oppure puoi scegliere di scappare e seminare morte ovunque andrai».
Genere: Azione, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Because of you I never stray too far from the sidewalk
Because of you I learned to play on the safe side so I don’t get hurt
Because of you I find hard to trust not only me, but everyone around me,
Because of you I’m afraid
Because of you – Kelly clarkson
 


Beacon Hills era immaersa nel completo silenzio mattutino.  Casa Sullivan era del tutto buia, illuminata solo dai primi bagliori dell’alba che inondavano la camera di Hazel di una tenue luce arancione.
La ragazza si rigirò tra le coperte mugugnando parole incomprensibili, tastò il materasso in cerca del guanciale e appena l’ebbe trovato vi affondò il viso, apprezzandone la freschezza.
Il boato di una chitarra elettrica invase la stanza. Hazel spaventata scattò il piedi tremante, si guardò intono ancora scossa. Allungò una mano verso il cellulare per poi ricordarsi di non aver impostato la sveglia la sera prima. Seguì la musica e si ritrovò in camera di suo padre. Raggiunse la finestra e la spalancò, la fredda aria mattutina le sferzò il viso.
Hazel incominciò a scrutare la casa di fronte. Attraverso la finestra, vide un ragazzo che evidentemente trovava che allenarsi alle sei del mattino a ritmo di Eye of the tiger a tutto volume con la finestra aperta fosse un idea geniale.
«Hazel, si può sapere che stai facendo?» mugugnò il padre alzandosi dal letto.
«Papà come faccio a dormire con tutto questo rumore?»
«Ma di che stai parlando?» Biascicò lui assonnato.
«Come fai a non sentire questa musica assordante? Sveglierà tutto il vicinato»  Dean aguzzò l’udito e sentì il suo ovattato della famosa canzone dei Surivor.
Non fece in tempo ad aggiungere altro che sua figlia era già di nuovo affacciata alla finestra.
«Ehi idiota!» il ragazzo stoppò la musica e si indicò confuso.
«Si tu, so che probabilmente ti fa sentire più figo allenarti con la musica a tutto volume, ma non lo sei e qui c’è gente che cerca di dormire!» Sbraitò lei assicurandosi che lui potesse sentirla.
«Ma il volume era bassissimo» Protestò Scott Mccall ad alta voce, sicuro che nessuno a parte lui e Isaac, nella stanza accanto, potesse sentire qualcosa.
«Si certo, raccontalo a qualcun altro» Rispose lei stizzita chiudendo la finestra con rabbia.
Si voltò e notò che suo padre non era più in camera da letto. Dean con gli anni aveva imparato che non era un bene avere a che fare con le sfuriate di sua figlia.
Hazel raggiunse la porta del bagno, si fermò sulla soglia e cominciò uno dei suoi tanti infiniti monologhi.
«Non è possibile! Oggi è l’ultimo giorno in cui posso dormire fino a tardi prima dell’inizio della scuola e lui cosa fa? Mette la musica a tutto volume e mi sveglia alle sei del mattino»
Il padre impegnato a lavarsi i denti, alzò gli occhi al cielo e mugugnò un verso d’assenso.
Hazel cominciò a marciare impettita per il corridoio, assicurandosi sempre che suo padre la sentisse.
«Ma io lo sapevo, quì in California sono tutti così, io te l’avevo detto, possiamo andare ovunque ma non in California, ma tu non mi hai voluto ascoltare, la California porta solo guai, per esempio pensa a cosa è successo al nostro vicino a Winchester»
«Di cosa stai parlando?».
«Non ti ricordi? La sua squadra preferita di pallanuoto era californiana e hai visto cosa gli è successo? E MORTO!»
«Ah, ovvio» Commentò Dean.
«La California è un posto orribile, esiste solo una cosa peggio della California ed è…»
«No ti prego non ricominciare»
«Star Wars! E indovina chi era il fan numero uno di quella schifezza. Zio Trevor e sai cosa gli è successo»
Il padre uscì dal bagno con indosso un paio di jeans e una camicia, Hazel gli passò il borsone contenente i camici puliti senza smettere di blaterare.
«Sai che non parliamo di zio Trevor» Dean sapeva che quando era arrabbiata, sua figlia faceva discorsi interminabili, perlopiù privi di senso. Questa era una delle poche cose che gli ricordava sua moglie. Hazel abbassò lo sguardo e non disse nulla, quasi mortificata.
«Oggi è il mio primo giorno di lavoro all’ospedale di Beacon Hills, non voglio fare tardi, tornerò alle due, mi occupo io il del pranzo»
«Sei sicuro che sarai a casa per le due? Non hai nessun intervento?»
«No, oggi è il mio primo giorno, quindi niente interventi»
Hazel annuì e lo abbracciò.
Come ogni volta in cui Hazel si trovava in casa da sola, tutta la mattinata la trascorse spaparanzata sul divano facendo zapping tra i vari canali della televisione. Quel giorno non prestò attenzione a ciò che guardava, troppo intenta a rimuginare sul tremendo comportamento che il vicino aveva avuto quella mattina. Attanagliata dal profondo rancore per il suo ‘nuovo arcinemico’ decise di mangiarci su, con estrema fatica si alzò dal comodo sofà e si diresse stancamente in cucina alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Una cosa che in casa Sullivan non mancava mai erano le torte gelato, le sue preferite perché, come ripeteva sempre lei, erano frutto dell’accoppiamento tra due delle cose migliori al mondo, le torte e il gelato. Aprì il frigorifero convinta e iniziò a scrutarne l’interno, pregustava già il sapore del suo dolce preferito. Trovò, con estrema delusione, soltanto confezioni di cibi precotti, succo di limone e acqua.
«No, perché non l’ha comprata?» avvilita si trascinò di nuovo al divano, ma non fece neanche in tempo a sedersi che la porta di casa si aprì con uno scatto. Quando suo padre era uscito Hazel non si era degnata di togliersi il pigiama, ne tantomeno di alzare le tapparelle, per cui quando l’uomo entrò in casa la luce la abbagliò. Hazel, affamata, si buttò con uno scatto verso il padre che teneva in mano due confezioni di cibo cinese d’asporto, le arraffò mentre lui alzava le tapparelle per avere un minimo di luce. Si sedettero tutti e due a tavola e cominciarono a mangiare con foga.
«Manca la torta gelato» lo informò lei con cipiglio.
«Perché non ho ancora fatto la spesa» disse con ovvietà il padre, ricominciarono a mangiare in un rilassante silenzio. «Allora, come ti sembra Beacon Hills?»
«Più piccola delle altre in cui siamo stati» borbottò mandando giù degli spaghetti di soia
 «La vuoi sapere una cosa buffa?» Il padre annuì, alzando gli occhi dal piatto.
 «Ricordi quella filastrocca che ho sentito in praticamente tutte le città in cui siamo stati?» il battito cardiaco di Dean accelerò a quelle parole, Hazel mandò giù un boccone e continuò il racconto «Beh, l’ho sentita anche qua, certo che è davvero popolare»
L’uomo fissò la figlia per alcuni secondi, cercando di scacciare l’ondata di panico che lo stave assalendo e decise che il suo pasto era terminato.
«Quante strofe erano?» Hazel alzò gli occhi dal piatto. «Non ne ho idea» rispose senza smettere di mangiare «Perché?».
«Haz è una cosa importante te l’ha detta un bambino, vero?».
«Si papà, solitamente i bambini dicono le filastrocche» rispose con ovvietà.
«Hazel, smettila di scherzare e rispondi, quante strofe aveva?». «Perché ti importa di una stupida filastrocca?» il padre sbuffò. «Perché è importante!» esclamò lui, sbattendo una mano sul tavolo, Hazel scattò in piedi, Dean la guardò male. «Sai che c’è? Non mi interessa nemmeno, ora vado a prendermi la mia torta» «Non ti lascerò uscire da sola, se quello che mi hai detto è vero» la ragazza lo fissò interdetta, suo padre si era sempre comportato in modo un po’ strano, ma non fino a quei livelli. «Perché?» chiese esasperata. «Perché ho deciso così» tuonò Dean. «Decidi sempre tutto tu e io non so mai niente» urlò di rimando lei avvicinandosi alla porta a grandi passi pronta ad uscire, seguita a ruota dal padre, afferrò la maniglia e in quel momento il suono cristallino del campanello invase tutto l’ingresso, Hazel infuriata spalancò la porta e le si parò davanti il vicino che quella mattina l’aveva svegliata. Scott McCall aveva rimuginato per tutta la mattinata sull’idea di scusarsi o no, alla fine dopo averne parlato con il suo amico Isaac i due avevano concordato che sarebbe stato meglio instaurare da subito un buon rapporto con i nuovi vicini. «Brutto momento?» domandò timidamente accennando ad un sorrisetto, Hazel lo fulminò. «Pessimo» sbraitò, sbattendogli la porta in faccia. «Hazel, non essere maleducata» le urlò Dean dal salotto, Hazel riaprì la porta e fece un falso sorriso.
 «Buongiorno vicino, come posso esserti utile, vuoi un tè? Un po’ di zucchero? Cosa diavolo vuoi?» disse digrignando i denti e cercando di mantenere la calma, Scott indietreggiò intimorito, dove diavolo era capitato?
 «Volevo scusarmi per stamattina, ho portato una torta» sussurrò Scott.
 «Bene» esclamò «Scuse accettate». Hazel si preparò a sbattere la porta un’ultima volta ma poi si fermò.
«Aspetta, torta?» Scott annuì, mostrandogliela.
 «È una crostata di frutta» Hazel storse il naso. «Non mi piacciono le crostate» Scott abbassò la testa tristemente. «Però la voglio lo stesso» borbottò afferrando la torta e chiudendo la porta.
Scott spaventato e confuso si ri-incamminò verso casa sua. Hazel impettita salì le scale con in mano il vassoio. «Questo discorso non finisce qui» sbraitò il padre per farsi sentire, lei non rispose e si chiuse in camera.






Buoonsaaalve
Allora, rieccoci. Stavolta siamo state punutali (yappy). Sappiate che questo qui è l'ultimo capitolo 'tranquillo' della storia, d'ora in poi diventeranno tutti più movimentati. Come al solito posteremo a 3 recensioni.
Anyway, OGGI E' USCITA LA PUNTATA! RIPETO, QUESTA NON E' UN'ESERCITAZIONE OGGI E USCITA LA PUNTATA! Io sto sclerando.
Alla prossima e Baciozzi.
Martina e Nicole
- 921km

 
  
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