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Autore: 924_GilmanStreet    07/01/2014    0 recensioni
Monami non è più capace di amare. O almeno lo crede. Un ragazzo, Alan, le sta stravolgendo la vita. Nemmeno lei sa se si tratti di un bene o di un male. La stessa cosa vale per Alan. Da quando ha conosciuto Monami la sua vita e il suo modo di pensare sta cambiando totalmente. Un bene o un male?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Don’t let the world bring you down,
It’s not over, you’re not alone anymore”
 
***
 
Un altro rifiuto. Sai che novità, ormai ci sono abituata. “Cara, hai una voce fantastica e con la chitarra non te la cavi affatto male, ma purtroppo non è quello che stiamo cercando. Il genere di musica che proponi non è più apprezzato fra i giovani come una volta, e rischieremmo un grande buco nell’acqua. Mi dispiace”. Le solite quattro frasi messe inseme, sentite e risentite. Seambrano fatti tutti con lo stampino.
Poco male, ormai non mi ci faccio più tanti problemi. Mi dirigo verso il mio negozio preferito, come sempre dopo una brutta notizia. Forse è il caso di presentarmi… Sono Monami e sono una ragazza disagiata di 19 anni che ancora prova a reallizzare il suo sogno di “vivere di musica”, ma non musichetta del tipo “ohmmioddio amore mio ti amo” no, per nulla. Nonostante sia una ragazza e nonostante faccia parte della cosiddetta nuova generazione ho una passione per il rock, il punk, l’hardcore e tutto ciò che ne deriva. Strano vero? Si, me lo dico da sola che sono una persona strana. Anche se poi strana e solo uno dei tanti aggettivi con cui mi si può definire, però per ora iniziamo così. Comuqnue, ora sono per strada, come ho detto prima mi sto dirigendo verso il mio negozio preferito dopo l’ennesimo rifiuto da parte di un’etichetta discografica. Non so come ma mi sono ritrovata a vivere in questa città, se così la si può definire… è una sorta di periferia della periferia di non so quale posto sperduto vicino a Londra. In poche parole, il cosiddetto outland londinese. Fatto sta che qui è un buco di poco di buono, ma ci si abitua dopo un po’. Camminando vedi un po’ di tutto, dai negozi alle persone. Beh, in fondo non è poi così male qui, molto in fondo però. È tutto un grande ammasso di condomini e di strutture alte che in fondo sono tutte uguali: muri ingialliti, graffiti qua e là e ogni tanto qualche fiore per decorare i balconi. Ora devo solo girare l’angolo e sono arrivata a The Hell’s Store. Il nome magari può anche non promettere bene ma vi posso assicurare che è il migliore negozio di musica e merchandise in tutta l’Inghilterra. Già solo la vetrina mi fa spuntare un sorriso. Da lontano si vede un’insegna a neon con scritto –OPEN-. Che cosa bellissima vedere maglie e cd esposti in vetrina, per non parlare di quella Gibson. 2.500 sterline. Sono mesi che sto risparmiando per quella maledetta meraviglia, sono arrivata alla quota di 1.875 sterline, manca poco e quello splendore con le corde sarà mio. Comunque, non posso restare tutto il giorno fuori a guardare la mia futura chitarra, congelerei e poi so anche quante cose stupende mi aspettano all’interno, quindi entro.
Faccio un cenno per salutare Marc, che sta parlando con una cliente. Marc è il proprietario di The Hell’s Store. È un ragazzo biondo, sulla trentina, lobi dilatati, tatuaggi sulle braccia e un bel piercing piazzato sul sopracciglio. Dopo tutte le visite che ho fatto al suo negozio siamo diventati amici. E ora che sono dentro non so da dove cominciare. Cd? Musicassette? Vinili? Strumenti? Maglie e accessori vari di band? Ah, che indecisione. Inizio a dirigermi verso i cd e i vinili. Così tante belle cose da poter comprare, così pochi soldi. Si, ecco, non è che navighi proprio nell’oro, ho un lavoro part-time come barista in un bar cinque giorni a settimana, quindi, non sempre ho soldi per poter soddisfare ogni mio capriccio, a parte la gibson, quella me la merito direi. Tornando a noi, ora che ho finito di piangere su tutti gli album che non mi posso permettere, mi dirigo verso il secondo piano, sezione prove. Ecco un altro motivo per cui amavo quel negozio: c’era un piccolo studio di prove-registrazione con una chitarra e un microfono. Ovviamente insonorizzato, ma chiunque volesse poteva entrare in una stanza adiacente e comunicante tramite un vetro al piccolo studio e ascoltare e guardare vi si trovava all’interno. Un’idea, a mio parere, molto originale. Mi diverto spesso ad entrare e strimpellare qualcosa al momento per chiunque volesse ascoltare. Bene, entriamo. Uno sgabello, un paio di cuffie, un microfono e una chitarra acustica. Ed ora la parte più difficile, che suono? Beh, è qualche giorno che ho in testa una canzone, quindi che vada per quella: Therapy, degli All Time Low. Inizio con l’accordare la chitarra, un paio di mosse ed eccola pronta. Perfetto, posso iniziare. Ehi, però, carino quel ragazzo…
Si è fermato un ragazzo proprio di fronte alla studio. Sta guardando dei vinili, Guns ‘n’ Roses se non vedo male. Amico, non ti conosco ma a a quanto mi pare di capire hai degli ottimi gusti musicali. Di tanto in tanto alza lo sguardo e mi sorride. Ha un bel sorriso. In effetti, è bello di suo. Ha un viso dolce e forte allo stesso tempo. Non è ne troppo alto ne troppo basso, ha un fisico abbastanza minuto ma comunque ben scolpito, un sorriso stupendo, degli occhi verdi bellissimi e, una cosa che adoro, dei bellissimi capelli rossi. La cosa mi piace, cioè, mi piacciono i ginger. Non so perché, mi fanno tenerezza e mi incutono allegria allo stesso tempo. Oh, si sposta dalla sua postazione, si vede che l’ho stufato… va beh, pazienza… No, fermi. Entra nella stanza adiacente allo studio e si sta infilando le cuffie per potermi ascoltare. Ok, Monami, tranquilla, è un ragazzo come gli altri. È entrato proprio nel momento giusto, può sentire la mia parte preferita della canzone … “Give me therapy, i’m a walking travesty but i’m smiling at everything”.
Ho finito di suonare. Adesso esco, voglio sentire un parere di questo ginger misterioso.
Ok, 3…2…1…
-Ehi
Ah, mi saluti tu per primo bene, mi togli un peso
-Ehi
-Mi piace come canti, hai una voce stupenda
No oddio, i complimenti no, li odio
-Ti ringrazio, molto gentile
Dio, sembro una zitella inacidita.
-Anche io suono la chitarra sai
Oh, carino e pure musicista. Mio caro ragazzo, mi stai ogni secondo più simpatico
-Che bellissima cosa
…Non avrei potuto dire frase più stupida, sono un disastro a conversare con le persone.
-Certo che sono proprio scemo, non mi sono ancora presentato. Piacere, io sono Alan
- Beh, se è per questo non mi sono presentata nemmeno io, comunque piacere, Monami.
E ora che fai? Non ci credo, no dai, non è possibile, addirittura il bacio a mano? Non me lo merito.
-Che eleganza, Alan.
Mi guarda e mi sorride. Eh si, hai prorpio dei bellissimi occhi.
-Sai, Monami, pensavo che potremmo provare a fare un duetto, con te che canti e io che suono, o magari sentirci anche solo per prendere un caffè…
Cosa sarebbe? Una specie di invito per uscire?
-…Se magari mi lasciassi il tuo numero…
- 0256286439
Ecco. L’ho detto. Tutto di un fiato. Sei contento ora?
-No, ehi calma, me lo devo segnare da qualche parte almeno- me lo dice ridacchiando, oh beh, almeno l’ho divertito…
-Si certo, scusa, ho la testa un po’ altrove- …tipo nei tuoi occhi. No. Pausa. Da quando sono così tenera? Io sono sempre sata e sempre sarò la rappresentazione dell’apatia. E tu, mio caro signorino Alan non mi farai cambiare idea.
-Allora, eccomi. Dicevi, 02..?
-02…56…28…64…39
-Ed ecco Monami in rubrica. Hai un bellissimo nome sai? È molto particolare, mi piace
-Anche il tuo mi piace molto, particolare tanto quanto il mio
Che frase egocentrica che ho appena detto, ma, ovviamente, ormai non si può cancellare.
Mi vibra il celluare.
“Monny, tutto apposto, ci vediamo al solito posto alla solita ora. Ciao scema Y -Valery”, oh ragazza mia, ti adoro, mi hai tolto da questa situazione imbarazzante.
-Alan, scusami , ma devo veramente scappare. Beh, il mio numero lo hai, scrivimi o chiamami o fai quello che vuoi…
-Stai tranquilla che non ti libererai facilmente di me cara Monami
-Beh, allora io devo andare, è stato un piacere conoscerti
-Il piacere è stato mio, ciao
-ciao
E lo saluto pure con la manina certo, come i bambini di quattro anni. Stupidi occhi verdi.
Comunque, non vi ho ancora spiegato chi è Valery. Valery è la mia migliore amica nonché mia coinquilina e una volta a settimana andiamo nel “nostro bar” dove ci siamo conosciute a bere un buon caffè con qualche dolce. Ormai è una tradizione andarci. Quindi andiamo a conoscere Valery.
   
 
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