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Autore: Mash    07/01/2014    1 recensioni
Terza notte bianca della pagina di "No ma Free lo guardo per la trama.".
Prompt: "Haru si sta esercitando nelle guide allo scopo di superare l' esame per la patente. Ad aiutarlo c'è il caro e già patentato Makoto. Peccato che Haru sia negato alla guida, e che passare vicino alla piscina comunale gli faccia venire l'idea di fare un bagno. Sul momento. "
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Ed eccoci qui.-
Haruka teneva lo sguardo fisso sul volante cercando di rammentare tutto quello che aveva imparato alle lezioni con l’istruttore.
Dopo aver tentennato per un paio d'anni sull'idea di prendere oppure no la patente, aveva deciso di far parte del mondo degli adulti anche lui, dopo che Nagisa gli aveva sventolato la sua patente con una faccia tutta eccitata e Rei aveva iniziato a blaterare qualcosa riguardo lo studiare seriamente per la parte teorica che lui doveva quasi affrontare.
Così, si era rimboccato le maniche, e tra una lezione e un allenamento di nuoto aveva seguito il corso di guida, aveva passato la teoria e adesso doveva dare l’esame pratico.
Solo che non si fidava per nulla del proprio istruttore, che sembrava più preso a fissare il panorama che a dargli dritte su cosa doveva veramente fare in auto. L’unica cosa che gli aveva detto, nella loro ultima lezione di due giorni prima, era stata: "Alza un po’ la musica Nanase-kun e attento con la marcia che gratti troppo."
Alla fine, non capendo molto di ciò che gli era stato detto, ma, realizzando invece che non era per nulla pratico a portare un autovettura, aveva chiesto all’unica persona che gli ispirava fiducia al volante: Makoto.
A ben pensarci, anche se gli avesse ispirato fiducia qualcun altro lui avrebbe comunque chiesto a Makoto, ma questi erano dettagli insignificanti.
Inoltre, era l’unico cui poteva chiedere anche di prestargli la propria macchina, dato che lui era sprovvisto di un autovettura e l’amico invece ne era equipaggiato. E dicendola tutta, Makoto era anche l’unico che gliel’avrebbe concessa.
Alla fine, il moro lo aveva accontentato e nel pomeriggio successivo alla richiesta erano usciti per la prova prima prova di guida.
-Ti senti pronto a incominciare?- domandò Makoto, sorridendogli.
Haruka annuì all’affermazione del castano e mise la cintura, come avendo l’illuminazione.
-Stai tranquillo Haru. Quando ho fatto il mio esame è andato tutto per il meglio e la mia istruttrice è stata molto chiara sulle cose da fare e da non fare. Sarò un perfetto insegnante. Inoltre, non ti preparerò solo per l’esame, farò si che tu sia un perfetto guidatore.- sorrise di nuovo, Makoto e allacciò anche lui la cintura:-La prima regola è: Vai tranquillo e guarda bene agli incroci. E lo specchietto. Ricordati sempre dello specchietto.-
A quelle parole il giovane si era teso forse un po’ troppo, ma mise la marcia e partì, pronto a dimostrare all’amico che anche lui era degno di entrare nel fantastico mondo degli automobilisti.
Semaforo giallo. Frenata. Un po’ troppo brusca, ma pur sempre una frenata.
Con la coda dell’occhio Haruka fissò per un attimo l’amico che aspettava placidamente lo scattare del verde.
Dalla sua espressione doveva star facendo tutto bene. O almeno, lo sperava.
-Oho, è scattato!- esclamò Makoto, come se fosse appena uscito il suo numero vincente alla lotteria.
-Sì.- abbassò lo sguardo per ingranare la prima e spinse sull’acceleratore.
-Non dovresti guardare in giù. Dovresti mettere le marce automaticamente.- lo rimproverò Makoto, come un bravo insegnante.
Il ragazzo annuì e accelerò, svoltando poi a sinistra, frenando per fare meglio la curva, riaccelerando subito dopo.
-Haru, dovresti evitare di accelerare e frenare a intermittenza durante la curva. Vai più rilassato.-
“Rilassato”. La faceva facile lui. Non sapeva perché, ma si sentiva addosso una pressione spaventosa. Era nervoso. E anche se la presenza di Makoto lo faceva sentire sempre più tranquillo, c’era qualcosa nell’averlo accanto che da qualche tempo gli trasmetteva un po’ di nervosismo. E di certo al momento averlo lì vicino che seguiva tutte le sue mosse non lo metteva a suo agio. Si sentiva irrequieto. Come se fosse veramente sotto esame.
-Haru, frena!- la voce di Makoto risuonò più forte e il ragazzo inchiodò giusto in tempo; davanti a loro un’auto ferma a pochi centimetri dalla carrozzeria. Un altro semaforo, questa volta però di colore scarlatto.
-Haru devi concentrarti quando sei alla guida.- disse Makoto passandosi una mano tra i capelli, l’aria visibilmente turbata.
-Sì, mi sono distratto.- era perso nei pensieri e non aveva visto che l’auto davanti a loro si era fermata. Concentrarsi non era proprio da lui per queste piccole cose. La macchina lo faceva pensare. E pensare lo faceva distrarre da ciò che gli accadeva intorno e concentrarsi su altro.
-Me ne sono accorto.- disse il ragazzo sospirando:-Dai, qui svolta a destra e poi proviamo un parcheggio. Ti va?-
Haruka annuì, tornando a guardare la strada.
Il parcheggio andò mediamente bene. Diciamo solo che evitò di tamponare la macchina che aveva dietro, ma beccò in pieno il marciapiede con la ruota anteriore.
-Mi dispiace Makoto.- disse qualche minuto dopo, mentre la loro guida di prova era quasi giunta al termine.
-Ma no, Haru. Le prime guide non vanno mai per il meglio a nessuno.- rispose all’altro riservandogli uno dei suoi migliori sorrisi:-Anche per me è stato difficile.-
Haruka annuì e abbassò per un secondo lo sguardo, per poi tornare a guardare la strada.
-Senti, Makoto, è da qualche tempo che…-
-Aspetta, un attimo, gira qui.- il moro non gli fece finire la frase che con il dito indicò la traversa di destra.
La piscina comunale apparve in tutta la sua magnificenza davanti agli occhi di un Haruka estasiato. Vi era un cancello che separava la strada dalla piscina, ma anche da quella distanza si poteva vedere l’acqua cristallina salire in spruzzi verso l’alto e i bagnanti divertirsi a giocare con essa.
Inutile dire che Haruka non ci pensò due volte e accelerò.
-Ho pensato sarebbe stato carino fare un salto in piscina prima di tornare a casa.- Makoto si voltò verso l’amico, ma non ottenne risposta.
-Haru?- la macchina accelerò nuovamente.
Era come ipnotizzato dall’acqua. Non poteva ascoltare Makoto. Non poteva fare altro che accelerare e arrivare alla meta.
-Haru rallenta! C’è il cancello! Haru!- un movimento brusco e Makoto spense la macchina prima che fosse troppo tardi. La povera vettura fece un lamento di sofferenza e in un istante rallentò fino a impattare dolcemente - ma neanche troppo - sul marciapiede del parcheggio della piscina, con un rumore tutt'altro che gradevole. Fortunatamente l’accelerata di Haruka non andava a più di 50 all’ora, altrimenti la cosa sarebbe stata decisamente più complicata.
Gli occhi del ragazzo si voltarono verso il suo accompagnatore, si voltò verso Makoto e lo vide prendere un sospiro di sollievo, abbandonandosi sfinito sul sedile.
-Haru, davvero, che cosa… Che ti è preso?-
Il ragazzo si fissò sul volante, conscio di quello che aveva rischiato di fare. Non era ancora riuscito a perdere quel brutto vizio di gettarsi in una pozza d’acqua non appena ve n’era occasione.
-Scusami.-
-Ti bocceranno. Ti bocceranno sicuramente.- affermò con decisione Makoto, poco prima di far tornare il battito cardiaco a un livello accettabile e rimangiarsi ciò che aveva detto perché Haruka mise su un'espressione abbattuta che solo lui sapeva fare e usare a proprio vantaggio contro il moro, che ogni volta si scioglieva a vedere i suoi tristi occhi azzurri.
Un mese dopo, all’esame di pratica, Nanase Haruka, fu promosso a pieni voti. Ma l’istruttore non lo portò a fare un giro vicino la piscina comunale.
  
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