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Autore: Madotsuki    08/01/2014    3 recensioni
Estratto:
Il Maestro Splinter poggiò una mano sulla spalla destra del figlio, facendo un cenno col capo: - «Non fare troppo tardi, Leonardo» disse.
Leonardo non si mosse di un solo centimetro, però sorrise serenamente alla frase del padre.
«Buona notte, figlio mio».
Genere: Erotico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Leonardo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza
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Il dojo era sempre molto silenzioso, in particolare il sabato mattina dove Leonardo era concentrato nella sua meditazione. Niente e nessuno poteva mai scrollarlo da lì. E tutti infatti sapevano ch'era meglio non avvicinarsi quando lo faceva; precisamente sempre.

 

Michelangelo per pigrizia principalmente, non capiva però come poteva piacergli stare 24h su 24h con le gambe incrociate seduto su un cuscino. Molto meglio il divano. E i videogiochi.

E ovviamente la pizza.

 

Donatello si faceva semplicemente gli affari propri, togliendo il fatto ch'era troppo occupato coi suoi marchingegni per pensare ad altro. Tra l'altro, le lezioni col Maestro Splinter gli bastavano e avanzavano come allenamento.

Anche se qualche volta pure lui aveva fatto compagnia al fratello Leader nella meditazione.

 

Raffaello invece litigava molto spesso su quest'argomento con Leonardo. A lui non era mai piaciuto meditare, nemmeno per un secondo. Lo trovava noioso e privo di logica.
Però ultimamente... le litigate col fratello erano diventate sempre più accese e violente, così tanto

da far intervenire addirittura il Maestro Splinter a separarli.
E poi iniziava la solita tiri-tera...

«Voi siete fratelli» E bla bla bla «E in quanto tali dovreste aiutarvi l'un l'altro, non il contrario» E bla bla bla.

Ecco cosa produceva la testa di Raph quando suo padre li rimproverava: da un orecchio entrava, dall'altro usciva. Semplicemente.

 

«Non succederà più, Sensei»

Non sopportava il modo in cui si comportava Leonardo in quelle circostanze: il perbenista della situazione. E lui detestava chi cercava d'avere sempre ragione; anche se, doveva ammetterlo, nella maggior parte dei casi era vero, Leo aveva ragione. Questo lo faceva ancora più infuriare.

 

Non sopportava Leonardo, non sopportava meditare, non sopportava le persone in generale e addirittura, negli ultimi tempi, anche le presenza dei suoi stessi fratelli gli dava fastidio.

 

-

 

Erano ore che Leo meditava, e la sera era giunta piuttosto in fretta. Sia Donatello che Michelangelo erano andati a dormire da un bel pezzo (anche se Mike probabilmente era intento a leggere di nascosto il nuovo numero di “Eroi Spaziali”).

Nel dojo era rimasto solo Leo, assorto completamente con la mente e con il corpo dentro il suo “io interiore”, in pace con se stesso.

 

Il Maestro Splinter poggiò una mano sulla spalla destra del figlio, facendo un cenno col capo: - «Non fare troppo tardi, Leonardo» disse.

Leonardo non si mosse di un solo centimetro, però sorrise serenamente alla frase del padre.

«Buona notte, figlio mio». E se ne andò.

 

Leonardo restò in quella posizione per oltre un'ora buona, quindi pensò d'aver fatto abbastanza per quel giorno ed era pronto ad andare a farsi una bella doccia fredda e poi andare a dormire.

Gli venne l'istinto di rimanere completamente immobile quando sentì dei passi avvicinarsi nel buio della stanza direttamente davanti a lui.

«Ciao, Raph» non si scompose pronunciando quella frase, restò completamente calmo.

«Tsk» si sentì in risposta. Una risposta che Leo aveva sentito molte volte.

Le narici del Leader vennero inondate da un fetore nauseabondo dall'alcool, quindi i suoi buoni propositi di restare immobile e concentrato andarono in fumo; dovette portare entrambe le mani sul naso e cercare di non respirare troppo quell'odore. E inutile dire che Leonardo era molto schizzinoso su queste cose, infatti il suo comportamento ne era conferma: sempre gentile ed educato, ordinato e preciso in ogni cosa, detestava gli insulti troppo pesanti e scurrili e soprattutto, era un amante del “segui le regole”.

 

Raffaello strinse con la mano destra la bottiglia alcolica che lo aveva ridotto in quello stato, digrignando i denti. «Dannato figlio di puttana». Proferì.

Leonardo spostò lo sguardo altrove per non guardarlo.

 

Raffaello abbassò il capo e sussurrando, rise.

Stava ridendo così piano che Leo s'irrigidì, portò le mani alle ginocchia e a stringere i pugni molto forte, strizzando sia la bocca che gli occhi per colpa di quell'odore.

Non doveva muoversi. Impassibile.

 

Raph cadde con le ginocchia per terra e la bottiglia vuota di vetro finì per rotolare lungo il liscio pavimento del dojo, allontanandosi fino a scomparire.

 

Leonardo deglutì, guardando con la coda degli occhi la bottiglia che rotolava.

«Hai dei bellissimi occhi, sai?» disse Raffaello, prendendo completamente alla sprovvista il fratello.

Leonardo portò l'intero sguardo su Raph, alzando un sopracciglio «S-spiegati meglio, per favore».

 

Un altro riso comparì sul volto di Raph e dalla cintura uscì fuori qualcosa: Leo intravide l'oggetto, quindi indietreggiò con le braccia, trascinandosi dietro le gambe con le ginocchia sul mento. Non riusciva a credere che suo fratello Raph portasse con sé un piccolo coltello da taschino.

Prima lo insultava. Poi gli faceva un complimento.

Senza dubbio era ubriaco ma riuscì a vedere una certa follia negli occhi color miele del fratello. Qualcosa nascosto per troppo tempo.

«Ti fidi di me, Leo?» Domanda che lasciò abbastanza senza parole il Leader.

Certo che si fidava, si fidava di tutti i suoi fratelli; era una domanda pressoché inutile. Ma risultò anche piuttosto inquietante.

«Perch--»

«Parla.» Quel tono di voce rude e marcato lo fece irrigidire di nuovo. «Niente perché o ma, voglio una risposta.»

Leonardo cercò di spostare lo sguardo di nuovo, ma non ne ebbe il coraggio; gli occhi di Raph sembravano voler violare ossessivamente i suoi, e forse anche qualcos'altro. Lo capì perché lo sguardo di Raffaello andò a finire sul suo bassoventre.

La schiena del Leader toccò bruscamente il muro del dojo, ormai dietro di sé.

Aveva paura?

Non pensava di averne ma si sentiva particolarmente a disagio.

Nemmeno ebbe il tempo di rendersene conto che si ritrovò a pochi centimetri di distanza dal suo viso quello del fratello, che lo continuava a guardare dritto negli occhi color ghiaccio.

Con la testa inclinata di lato, Raph iniziò a ticchettare il manico del coltellino sul pavimento di legno, creando in quella silenziosa stanza un'atmosfera strana e agghiacciante.

Come per dire “Sto aspettando”.

Leo non provò a fuggire e nemmeno ad urlare, era solo rimasto sconvolto dal comportamento del fratello.


Tic. Tic tic. Tic tic tic. Tic.

 

«Mi fido.» disse.

 

Raffaello sogghignò, e girando il manico del coltellino sulla lama, avvicinò di più il volto a quello del fratello maggiore.

Poi gli bloccò le braccia con una mano sopra la testa che sbatterono sopra il muro veloce come un fulmine. Fu allora che Leo sbarrò gli occhi.

Quanto lo facevano impazzire quegli occhi...

Raffaello portò il coltellino sopra la guancia di Leo, accarezzandola piano con la lama e pregustando già quello che gli avrebbe fatto di lì a poco.

Con un movimento veloce della testa, afferrò con i denti la maschera tinta di blu del Leader e la lasciò cadere fra le sue gambe. Mentre il coltellino andava sempre più vicino a quegli occhi chiari.

«Sì, proprio dei bellissimi occhi» disse, sfiorando avanti e indietro la lama sotto la palpebra destra.

Leonardo mosse lentamente le dita delle mani, bloccate saldamente dalla presa di Raph.

«Che ne dici se li coloriamo di rosso?»

«Raph, per favo--»

«Sssht.» lo zittì, non volendo ascoltare oltre. «Non dire mai più “per favore”. Se proprio devi “pregami” o “supplicami”.»

Leonardo non capì subito cosa intendesse dire con quella frase, ma ci arrivò molto presto non appena il fratello iniziò a pressare il coltello sotto la palpebra.

La lama era fredda e liscia, il bulbo oculare iniziava a pizzicargli e a provocargli annebbiamenti, successivamente, sembrò che Raph avesse raddoppiato la presa.

Aveva mal di testa.

«Supplicami.» Affermò Raffaello, cambiando posizione al coltellino e premendo con la lama di nuovo sotto la palpebra, con forza.

Leonardo strizzò l'altro occhio, stringendo i denti più forte che poteva.

Ma si sentì mancare e le braccia sembravano come fatte di pezza strette dalla mano del fratello.

Leo perse i sensi, mentre Raph lasciava la presa e ritirò il coltellino dalla sua palpebra, diventata violacea e rossa.

 

«Meglio andare in un posto sicuro, Fearless». Terminò Raffaello, alzandosi e posando il coltellino dentro le tasche della cintura, prendendo subito dopo Leonardo fra le sue braccia.

  
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