Nur eine
Sekunde...
Avanti e indietro. Come
un posseduto, faccio avanti e indietro, da quella stanza fin fuori
dall’edificio. All’esterno, mi fermo. Osservo il posacenere pieno di sigarette
che sono stato proprio io a colmare.
Ho paura. Cerco di non
pensarci ma essa mi sommerge. Terrore allo stato puro.
Mi accendo l’ennesima
sigaretta, alzo lo sguardo, un secondo, verso il sole che mi colpisce il volto,
poi mi nascondo dietro una pianta. Non mi va di farmi vedere. Non mi va di
parlare. A dir la verità, non mi va nemmeno di fumare ma, mentre aspetto, mi
sembra l’unica cosa che posso fare per cercare di calmarmi.
Torno sui miei passi, gettando
un’occhiata verso la stanza dalla quale mi sono momentaneamente allontanato.
Una stramaledetta sala d’attesa, dove seduti ci sono i miei amici. Uno di loro
fissa il muro di fronte, l’altro guarda nella mia direzione, poi si alza. In
poco tempo, Georg è accanto a me, getta un’occhiata veloce al posacenere ma non
dice nulla. Questo è uno dei tanti motivi per cui lo apprezzo. E’ una di quelle
rare persone che non hanno la pessima abitudine di giudicare gli altri. Lui mi
sorride lievemente e mi da una leggera pacca sulla spalla “Andrà tutto bene,
vedrai…” dice soltanto, prima di sedersi su un gradino e accendersi una sigaretta.
“Lo so…” mormoro io
debolmente, con un groppo alla gola ed una gran voglia di piangere e urlare,
per sfogare in parte l’ansia che ho nel petto.
Lo so. Non può accadere
nulla. Lo so. Non accadrà nulla.
Continuo a ripetermelo
incessantemente ma con scarsi risultati, da quando l’operazione ha avuto
inizio.
Hanno detto che è una
cosa da niente, che non c’é motivo di preoccuparsi. Ma lui è mio fratello, il
mio gemello. Come diavolo possono anche solo pensare che io non abbia motivo di
preoccuparmi?!?
Spengo il mozzicone e
mi accendo subito un’altra sigaretta. Il viso cupo, gli occhi bassi, mi siedo
sul gradino di fianco a Georg.
Mi vibra il cellulare.
Lo apro, fissando lo schermo come in attesa di un’illuminazione, di una
certezza che davvero andrà tutto bene. Un messaggio. Andreas. Mentre esco dal
programma, l’occhio cade sul mittente di un sms poco sotto. Bill. Lo apro,
leggendo le stupide cose di tutti i giorni che mi aveva scritto. Impreco
mentalmente. Mordendomi le labbra, fisso il cielo, per trattenermi dal
piangere.
Non voglio che questo
sia stato il tuo ultimo sms. Non voglio che ti capiti qualcosa. Non voglio
perderti. Non potrei sopportarlo.
Lo so che è stupido ma
non riesco a non pensarci. Solo l’idea e mi sembra di impazzire.
Kleiner Bruder. Io e
te. Sempre insieme. Cosa farò se…
Un brivido mi percorre
la schiena, facendomi venire la pelle d’oca. Prendo un bel respiro profondo,
continuando a fissare il cielo.
No, penso, no, questo
non può accadere. Andrà tutto bene perché io non posso perderti.
Chiudo gli occhi un
secondo, prima di rialzarmi. Georg mi segue mentre rientriamo, sedendoci di
nuovo accanto a Gustav che mi lancia uno sguardo preoccupato ma non dice nulla.
Attendo e attendo. Il
tempo passa mentre io continuo ad essere tormentato da pensieri negativi che
sembrano non voler abbandonare il mio cervello. Mi rialzo, il pacchetto di
sigarette praticamente vuoto in mano.
“Tom!”
Georg mi chiama, dalla
sala d’attesa. Io, senza nemmeno pensare, butto il mozzicone nel posacenere,
dimenticandomi completamente di schiacciarlo. Mi ritrovo in una stanza, non so
come. Bill, sdraiato nel letto dorme sereno. Lo guardo, come se non l’avessi
mai visto prima. Sono talmente sconvolto dalla felicità che il mio cervello non
funziona. I miei amici mi parlano, io annuisco, ma mi sembra di non comprendere
ciò che dicono mentre, in piedi accanto al letto, continuo a fissare Bill, il
mio volto teso e le lacrime di gioia che irritano i miei occhi. All’improvviso
Georg mi mette una mano su una spalla, poi si allontana con Gustav, lasciandomi
solo.
Immobile, continuo a
fissare mio fratello.
Le coperte si muovono
perché lui respira, mi dico. Non l’ho perso.
Mi accascio su una
sedia, esausto, il cuore che batte all’impazzata, un enorme sorriso sul volto.
Un secondo. Un piccolo
insignificante secondo. Un secondo. Può cambiare una vita intera. A me è
successo, quando sono nato. Quando, per puro caso, invece di nascere solo, come
molti bambini, fortunatamente, al mio fianco, c'eri tu.
Plick.
Sul pavimento, una
lacrima…
Nicht
einer. Zwei…