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Autore: Sad Angel    28/05/2008    3 recensioni
Questa volta ho provato ad immedesimarmi in Tom... Ovviamente spero di non offendere nessuno!
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nur eine Sekunde

Nur eine Sekunde...

 

Avanti e indietro. Come un posseduto, faccio avanti e indietro, da quella stanza fin fuori dall’edificio. All’esterno, mi fermo. Osservo il posacenere pieno di sigarette che sono stato proprio io a colmare.

Ho paura. Cerco di non pensarci ma essa mi sommerge. Terrore allo stato puro.

Mi accendo l’ennesima sigaretta, alzo lo sguardo, un secondo, verso il sole che mi colpisce il volto, poi mi nascondo dietro una pianta. Non mi va di farmi vedere. Non mi va di parlare. A dir la verità, non mi va nemmeno di fumare ma, mentre aspetto, mi sembra l’unica cosa che posso fare per cercare di calmarmi.

Torno sui miei passi, gettando un’occhiata verso la stanza dalla quale mi sono momentaneamente allontanato. Una stramaledetta sala d’attesa, dove seduti ci sono i miei amici. Uno di loro fissa il muro di fronte, l’altro guarda nella mia direzione, poi si alza. In poco tempo, Georg è accanto a me, getta un’occhiata veloce al posacenere ma non dice nulla. Questo è uno dei tanti motivi per cui lo apprezzo. E’ una di quelle rare persone che non hanno la pessima abitudine di giudicare gli altri. Lui mi sorride lievemente e mi da una leggera pacca sulla spalla “Andrà tutto bene, vedrai…” dice soltanto, prima di sedersi su un gradino e accendersi una sigaretta.

“Lo so…” mormoro io debolmente, con un groppo alla gola ed una gran voglia di piangere e urlare, per sfogare in parte l’ansia che ho nel petto.

 

Lo so. Non può accadere nulla. Lo so. Non accadrà nulla.

 

Continuo a ripetermelo incessantemente ma con scarsi risultati, da quando l’operazione ha avuto inizio.

 

Hanno detto che è una cosa da niente, che non c’é motivo di preoccuparsi. Ma lui è mio fratello, il mio gemello. Come diavolo possono anche solo pensare che io non abbia motivo di preoccuparmi?!?

 

Spengo il mozzicone e mi accendo subito un’altra sigaretta. Il viso cupo, gli occhi bassi, mi siedo sul gradino di fianco a Georg.

Mi vibra il cellulare. Lo apro, fissando lo schermo come in attesa di un’illuminazione, di una certezza che davvero andrà tutto bene. Un messaggio. Andreas. Mentre esco dal programma, l’occhio cade sul mittente di un sms poco sotto. Bill. Lo apro, leggendo le stupide cose di tutti i giorni che mi aveva scritto. Impreco mentalmente. Mordendomi le labbra, fisso il cielo, per trattenermi dal piangere.

 

Non voglio che questo sia stato il tuo ultimo sms. Non voglio che ti capiti qualcosa. Non voglio perderti. Non potrei sopportarlo.

 

Lo so che è stupido ma non riesco a non pensarci. Solo l’idea e mi sembra di impazzire.

 

Kleiner Bruder. Io e te. Sempre insieme. Cosa farò se…

 

Un brivido mi percorre la schiena, facendomi venire la pelle d’oca. Prendo un bel respiro profondo, continuando a fissare il cielo.

 

No, penso, no, questo non può accadere. Andrà tutto bene perché io non posso perderti.

 

Chiudo gli occhi un secondo, prima di rialzarmi. Georg mi segue mentre rientriamo, sedendoci di nuovo accanto a Gustav che mi lancia uno sguardo preoccupato ma non dice nulla.

Attendo e attendo. Il tempo passa mentre io continuo ad essere tormentato da pensieri negativi che sembrano non voler abbandonare il mio cervello. Mi rialzo, il pacchetto di sigarette praticamente vuoto in mano.

 

“Tom!”

Georg mi chiama, dalla sala d’attesa. Io, senza nemmeno pensare, butto il mozzicone nel posacenere, dimenticandomi completamente di schiacciarlo. Mi ritrovo in una stanza, non so come. Bill, sdraiato nel letto dorme sereno. Lo guardo, come se non l’avessi mai visto prima. Sono talmente sconvolto dalla felicità che il mio cervello non funziona. I miei amici mi parlano, io annuisco, ma mi sembra di non comprendere ciò che dicono mentre, in piedi accanto al letto, continuo a fissare Bill, il mio volto teso e le lacrime di gioia che irritano i miei occhi. All’improvviso Georg mi mette una mano su una spalla, poi si allontana con Gustav, lasciandomi solo.

Immobile, continuo a fissare mio fratello.

 

Le coperte si muovono perché lui respira, mi dico. Non l’ho perso.

 

Mi accascio su una sedia, esausto, il cuore che batte all’impazzata, un enorme sorriso sul volto.

 

Un secondo. Un piccolo insignificante secondo. Un secondo. Può cambiare una vita intera. A me è successo, quando sono nato. Quando, per puro caso, invece di nascere solo, come molti bambini, fortunatamente, al mio fianco, c'eri tu.

 

Plick.

Sul pavimento, una lacrima…

 

 

Nicht einer. Zwei…

  
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