Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: HellWill    08/01/2014    2 recensioni
~ Salve! Scrivo questa breve introduzione per diradare alcuni dubbi su trama e ambientazione.
Questa fan fiction è una crossover: pone nello stesso universo, quello di Arendelle (dal film “Frozen”) sia i personaggi di Elsa ed Anna (“Frozen”) che quelli di Pitch e Jack (“Le 5 Leggende”).
Il tutto è ambientato ad Arendelle ed è un diverso ‘punto di vista’ sul film di Frozen: vedendo il film ho avuto davvero l’impressione che dietro tutti i guai che si susseguono ci fosse lo zampino di Pitch. Spero che vi piaccia leggere questa FF (è la prima volta che ne scrivo una), cercherò di rendere i personaggi al meglio possibile.
Coppie presenti:
Coppia principale: PITCH x ELSA
Altre coppie: Accenni (veramente vaghi) di Pitch x Jack.
ATTENZIONE: SE NON AVETE VISTO "FROZEN" E/O "LE 5 LEGGENDE" POTREBBERO ESSERE PRESENTI SPOILER.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Salve, e benvenuti in questo primo capitolo di «Look at what we can do».
Volevo spendere un paio di (noiose, lo so) parole sulle mie scelte temporali/spaziali: la storia si ambienta ad Arendelle, che però NON si trova sulla Terra che conosciamo noi, nel nostro mondo; presa visione del film de “Le 5 Leggende” mi è venuto naturale pensare che Pitch non provenga dal nostro mondo, dal momento che l’oscurità è di quanto più antico esista, e che il Signore del Buio e del Terrore sia giunto sulla Terra solo in seguito a numerosi viaggi attraverso i mondi.
Dunque, la linea temporale è ambientata DOPO che Pitch è stato sconfitto dai Guardiani nel film, ma in un altro mondo, in cui è ovviamente situata Arendelle. In tale mondo ci si trova in corrispondenza di un’epoca storica in cui non esiste ancora una tecnologia avanzata come quella terrestre, tuttavia esiste la magia, che si palesa attraverso incantesimi e poteri magici (come per l’appunto quelli di Elsa).
E nulla, chiariti questi piccoli dubbi di natura storica vi lascio alla storia. Buona lettura!


 
«Nothing is eternal, not even light: sooner or later, the darkness will be».
 
 
Nulla è eterno, neppure la luce.
I Guardiani si ostinavano a credere il contrario, eppure Pitch sapeva benissimo che si sbagliavano; i suoi tempi d’oro erano lontani, ormai, ma c’erano stati... ed era questo a dargli forza: se erano esistiti, voleva dire che potevano esserci di nuovo.
Non aveva mai preteso di poter fare tutto da solo, dopotutto, no? Aveva sempre cercato qualcuno da cui prendere nuove idee – aveva rubato tutta quella sabbia da Sandman! E come era stato inebriante! –, qualcuno con cui allearsi.. ma sia l’Uomo nella Luna, più di cinquecento anni prima, che Frost, appena dieci anni prima, lo avevano rifiutato nonostante tutto il potere che aveva offerto loro, nonostante ciò di cui sarebbero stati capaci di creare insieme! Lo avevano rifiutato tutti.. ancora.
Oh, certo, ai Guardiani piaceva sentire quell’inebriante sensazione di milioni di bambini che credevano, vero? A loro piaceva! E siccome lui dominava la paura, non doveva poterla sentire come loro!?
La rabbia che lo animava gli rendeva gli occhi di brace, in quella asfissiante solitudine nel suo covo; con lui non c’erano nemmeno i suoi adorati cavalli, dopo l’ultima cacciata... era stato per anni così debole da riuscire a stento a muoversi. Ma la paura è innata nell’animo umano, e anche un solo granello nero bastava a render angoscioso un intero sogno, trasformandolo in incubo. Così, lentamente, si era ripreso; strisciando nei sogni dei bambini, facendo rumore sotto i letti, la paura si era accesa nei bambini.. Ma ovviamente prima o poi arrivavano il Natale, la Pasqua, e i bambini diventavano totalmente incapaci di provare paura: se Pitch faceva suoni inquietanti la notte di Natale, c’erano bambini pronti a giurare d’aver sentito le renne e stringevano gli occhietti, colmi di speranza. Frustrante, davvero.
Certi giorni lo animava la rabbia; altri, la totale incredulità. A North bastava portare un paio di regali nelle case una volta l’anno ed improvvisamente tutti credevano ad un grassone vestito di rosso con una slitta! In più North esisteva da molto meno tempo di lui, ed era questo a mandarlo su tutte le furie: l’oscurità era sempre esistita, lui esisteva da tempi immemorabili.. Il Natale, invece? Era stato inventato meno di duemila anni prima... e c’erano voluti secoli prima che assumesse le caratteristiche sfruttate da North! Ma il punto era uno: Nicholas North era un Guardiano e lui no. Jack Frost era un guardiano e lui no. Incredulità! Totale incredulità! L’Uomo nella Luna doveva aver sbagliato di grosso, soprattutto per quanto riguardava Jack.
Pitch era costretto da anni, ormai, ad infilarsi nelle case degli esseri umani per portare il terrore nelle notti dei bimbi: ai Guardiani bastava che lui non tentasse di far spegnere tutte le luci, e a loro andava bene... erano piuttosto codardi. Quando Pitch tentava il tutto e per tutto, in cinque Guardiani quali erano ora, stentavano a fermarlo; l’ultima volta avevano avuto bisogno persino di dei bambini! Patetico!
Per questo, lui era perfettamente consapevole di dover attendere solo un altro po’, solo un poco, prima di poter ritentare nuovamente... tuttavia aveva bisogno necessariamente di un equivalente di Sandman: quella sabbia era stata davvero un’arma micidiale, una volta inquinata totalmente con i suoi incubi... tuttavia non poteva ritentare nuovamente le stesse strategie della volta prima: se lo sarebbero aspettati e lui a dir poco detestava l’essere prevedibile. Amava sorprendere.
E fu proprio la sorpresa ad animarlo quando ebbe l’occasione di passare in un altro mondo come aveva già fatto in passato: aveva scoperto la Terra per caso in mezzo a tanti altri pianeti, e così nelle sue solite esplorazioni ebbe ugualmente occasione di far visita ad un mondo del tutto simile alla Terra di qualche secolo prima al tempo in cui viveva attualmente... Le luci notturne erano così rade e concentrate da fargli schioccare la lingua di piacere: lì non c’era elettricità, nessuna luce oltre i focolari morenti illuminava le notti senza luna. Non era semplicemente perfetto? Oh, era così nostalgico poter ritornare in un luogo in cui l’oscurità era regina indiscussa della notte!
Per molte notti Pitch non ritornò nel suo covo sotterraneo: quel nuovo mondo lo affascinava molto più che la Terra, in cui nessuno credeva in lui. Lì, invece, dal lontano nord all’estremo sud, tanti bambini avevano sentito le storie notturne piene d’ansia e paura: l’Uomo Cattivo, l’Uomo Nero, il Busemann che ti mangia, i mostri sotto il letto o nell’armadio... davvero Pitch aveva solamente l’imbarazzo della scelta, e non gli era restato che coltivare quel terreno fertile. Notte dopo notte portava il terrore in qualunque casa vi fosse un bambino, imperversando nei diversi continenti di quel nuovo mondo senza fare alcuna distinzione; figli di contadini e principi, di porcilai e pasticcieri: tutti venivano svegliati da incubi, rumori inquietanti, ombre che si muovevano al limite del loro campo visivo. Ebbro del potere di coloro che credevano in lui, Pitch marciò trionfante da sud verso nord; e quando giunse in un lontano regno immerso fra fiordi e monti, ghignò nel constatare quanti piccole creature avevano sentito parlare di lui dalle madri. Mentre metteva i figli a letto, ogni donna o uomo del luogo sussurrava ai bambini: «Dormi subito, altrimenti l’Uomo d’Ombra ti porterà via e ti strapperà le palpebre, così non potrai dormire più!».
Lungi dall’essere tanto crudele – strappare le palpebre.. e poi come avrebbero mai avuto incubi, quei bambini? – Pitch amava sentire quelle raccomandazioni: alimentavano una paura nei piccoli pargoletti che lui non aveva mai creato, e che lui doveva solo alimentare. Possibile che l’Uomo nella Luna gli avesse fatto scoprire quel mondo perché privo di Guardiani? Pitch rise nella notte, scivolando di ombra in ombra, di casa in casa, facendo sussultare ogni bambino nel suo letto, finché risalendo lungo il Regno giunse alla capitale, in cui svettava un enorme castello affacciato su un fiordo. Appollaiato sul picco di un monte, Pitch osservò l’alba, sentendosi così soddisfatto di se stesso che avrebbe potuto anche lasciar perdere la Terra... se solo non fosse stato così legato a quel pianeta, si rese conto, avrebbe potuto pensare di vivere proprio nel nuovo mondo che aveva scoperto.
Il giorno lo trascorse in avanscoperta: studiò la gente che abitava in quel borgo, osservò come erano tutti disgustosamente gentili gli uni con gli altri e si dilettò a mandare qualche ombra ad assumere forme di ragni, scarafaggi e topi nelle case delle massaie, che scapparono urlando, nutrendolo ancora. Pitch ridacchiò: era fin troppo facile, in quel modo.. eppure era così appagante ritornare nei suoi tempi d’oro, anche se solo per qualche mese. Il castello lo lasciò per ultimo: ci arrivò praticamente camminando e trovò la strada priva di impedimenti: qualche angolo buio, soprattutto in pomeriggio inoltrato, lo trovava sempre..
L’esplorazione del castello lo tenne occupato ben oltre il tramonto: dai disegnini astratti sulle pareti e qualche balocco qui e lì, raccolto furtivamente dai domestici, poteva dedurre che nel castello abitassero dei bambini... ma solo a notte fatta percepì un esile filo di paura condurlo proprio lì dove si trovavano le sue piccole vittime.
«E mi raccomando, non uscite dalla stanza.. c’è l’Uomo d’Ombra che vi mangia, se scendete dal letto» le mise buone la domestica, mentre Re e Regina sorridevano dolcemente.
«Oh, Nan, sempre a raccontar storie per spaventare le bambine!» la rimproverò la regnante, chinandosi per dare un bacio sulla fronte ad entrambe le pargolette che occupavano i lettini, disposti l’uno di fronte all’altro. Pitch osservò con malcelato disgusto la scenetta familiare, furente con la madre per aver vanificato l’opera della domestica nell’incutere timore alle bambine. «Buonanotte, tesori miei» sussurrò la Regina, mentre le figliolette sorridevano e chiudevano gli occhi: gli adulti lasciarono la stanza.
Il Signore dell’Oscurità sorrise nel buio, chinandosi sulle due piccole: e così in quel regno c’erano due principesse, ed entrambe avevano meno di dieci anni... la cosa gli ispirava davvero una cattiveria senza fine.
Mentre attendeva che si addormentassero completamente, Pitch si avvicinò alla finestra ed agitò le mani, radunando una grossa schiera di ombre e brutti sogni, che si radunarono fuori e dentro indistintamente, come se la materia solida non avesse importanza per loro.
«Stanotte dovrete pensare voi ai miei nuovi piccoli amici di Arendelle» sussurrò lo Spirito, mentre un piccolo cavallo di sabbia nera gli galoppava nell’aria intorno, strusciandosi contro la sua pelle pallida. «Io devo dedicare qualcosa di speciale a questi scriccioli indifesi» ghignò, voltandosi poi verso la stanzetta dove le principesse si erano ormai addormentate profondamente. Una volta mandate via le ombre, che partirono di gran carriera per tormentare i sogni dei bambini di tutto il borgo, Pitch scivolò lentamente verso la principessa con i capelli biondi.
«Ma che belle bimbe» si ritrovò a sussurrare, con la bocca dai denti aguzzi ad un centimetro dalla sua pelle. «Ma nemmeno le vostre guardie possono proteggervi dai brutti sogni» mormorò con dolcezza, carezzandole la guancia con il dorso della mano: la piccola impallidì ed aggrottò la fronte, mordendosi le labbra e gemendo spaventata: una nuvola nera prese forma sopra la sua testa, andando a costituire la sagoma della sua sorellina che veniva colpita da una malattia ed era morente in un letto, immobile e debole. Pitch alzò gli occhi al cielo, possibile che ci fosse tutta quella dolcezza anche negli incubi?
Lasciando che l’angoscioso sogno della prima principessa facesse il suo corso, Pitch sorrise crudelmente chinandosi sulla più piccola, dai capelli castani.
«E tu, mia piccola amica? Quale incubo preferisci?» ghignò, agitandole le dita sul capo mentre lei aggrottava la fronte.
«Elsa..» mormorò nel sonno, con un’espressione angosciata sul viso. La bimba dai capelli dorati si raggomitolò nel letto, ancora dormiente, mentre quella su cui Pitch svettava si svegliò di soprassalto, piangendo e piagnucolando, strofinandosi gli occhi con le mani.
«Elsa?» chiamò la piccolina, con voce rotta: alla luce lunare Pitch poté scorgere con enorme piacere delle lacrime sul suo visetto paffuto. «Sei sveglia?» chiese poi, tentando di liberarsi delle coperte che la coprivano. «Ho sognato che..» si interruppe, travolta dalla paura e dalla tristezza, tanto che altre lacrime le bagnarono le guance e singhiozzò, persino. Pitch rise piano, inebriato da quella sensazione. «..che non mi volevi più» sussurrò la bambina, asciugandosi le guance e scendendo dal letto. «Elsa?» chiamò ancora, scendendo a fatica dal letto alto e spesso; si arrampicò sul letto della sorella, che percependo il movimento socchiuse gli occhi. «Elsa, sei sveglia?» la chiamò la bambina con i capelli rossi. La bambina bionda, più grande anche se di poco, aprì un occhio e Pitch la osservò curioso.
«Anna, torna a dormire..».
«Vuoi costruire un pupazzo di neve con me?» la tentò la sorellina, e Pitch si bloccò. Un pupazzo di neve? Digrignò i denti: come aveva fatto Frost ad arrivare sin lì? Si voltò di scatto verso le finestre, ma fuori la luna illuminava solamente colline e monti brulli; certo, faceva freddo per essere in estate, ma erano molto a nord dopotutto... Eppure non c’era traccia di neve fuori. Con cosa voleva costruirlo, un pupazzo di neve, quella sciocca bambina? Pitch sorrise, più rilassato: no, Frost non ci sarebbe mai stato, non in estate.. il ghiaccio si sarebbe sciolto.
«Anna, fai piano...» Elsa si stava alzando. Pitch si era perso l’opera di convinzione della più piccola, e ora entrambe le bambine stavano indossando guanti e cappelli come se fossero in procinto di andare sulla neve.. ma di neve, fuori, non c’era traccia! L’Uomo Nero socchiuse gli occhi, impensierito, e si nascose nell’ombra, seguendo le due principesse nei corridoi bui del castello in cui vivevano, finché non arrivarono in un grande salone. Anna iniziò a saltellare:
«Fai la magia, Elsa! Fai la magia!».
Elsa sorrise e alzò le braccia: piccole spirali e ampi mulinelli bianchi vorticarono nell’aria fino a raggiungere il soffitto, in cui si concentrarono ed esplosero: all’interno del salone, ora, nevicava.
Pitch si spinse al centro del salone, dove le due bambine, ridendo, stavano iniziando a costruire un pupazzo di neve: protese una mano verso la bimba bionda - anzi, no, ora che vedeva meglio i suoi capelli erano bianchi - e le sue dita la oltrepassarono senza fermarsi, come sempre accadeva quando qualcuno non aveva paura e non credeva in lui. Poi protese la mano verso il soffitto: un fiocco gli si posò sul dito e lui se lo portò alle labbra.. era freddo, gelido, vero. Quella bambina sapeva far nevicare... e in piena estate! Al chiuso! Nemmeno Frost si sarebbe mai sognato qualcosa del genere, probabilmente...
Delle piccole urla attirarono dunque la sua attenzione: Anna si era arrampicata su una piccola altura di neve e ghiaccio e saltava giù; man mano che saltava, la sorella le copriva i balzi con alture via via più alte, finché con il salto finale Anna toccò il soffitto e Elsa le creò uno scivolo, con cui la prese al volo: la piccola scivolò giù e le cadde addosso, finendo entrambe nella neve ridendo. Anna ansimò e si tirò su cacciando piccoli - e fastidiosi - urletti di gioia.
«Ancora! Ancora!» ansimò vicino la sorellina più grande, ma Elsa sorrise e le carezzò la frangia sfuggita dalla treccia, sistemandogliela dietro l’orecchio.
«No, per stanotte basta» l’ammonì seria, ridacchiando. «Dobbiamo ritornare al letto, se ci trovano fuori..» non fece in tempo a finire la frase che si sentì un lieve rumore di passi nel corridoio opposto a quello da cui erano venute. Anna tirò fuori un’espressione se possibile ancora più eccitata, mentre Elsa appariva preoccupata: le due bambine corsero via e ritornarono a letto, con Pitch che le seguiva tenebroso e aggrottato, tentando di definire il ruolo di quella bambina nel mondo; di certo una sovrana con poteri magici – con il potere del freddo, poi – avrebbe avuto enormi vantaggi da un punto di vista commerciale e politico, ma Pitch si annoiava a seguire le vicende umane da quel punto di vista... amava solamente la guerra, con tutta la paura che comportava. Tutto ciò che gli interessava in quel momento, invece, era conquistare nuovamente un mondo da rendere buio, terrorizzato.. gelido. Perché non quello, dunque?
Se non avesse avuto il controllo dell’oscurità, avrebbe potuto dire che gli si era accesa una lampadina nella mente; ricordava ancora, bruciante, il rifiuto di Jack... eppure il suo discorso fra i ghiacci era stato così convincente! Ma Jack aveva avuto trecento anni per rendersi conto dei suoi poteri e di ciò che potevano fare, e l’unica cosa che gli importava era che i bambini credessero in lui; Frost era egoista come tutti gli altri Guardiani. Ma Elsa.. Elsa era una bambina. Una povera, piccola, innocente bambina... utilizzava i suoi poteri per giocare con la sorellina!
La osservò mettersi a letto e coprirsi, dopodiché sorrise a trentadue denti nell'oscurità: se c’era qualcosa che sapeva fare molto bene, era riempire di terrore le notti buie.
   
 
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