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Autore: Akisan    08/01/2014    13 recensioni
A volte il destino riserva sorprese mozzafiato, ricche di avventure e compagni formidabili.
A volte, invece, decide semplicemente di prenderti per i fondelli.
Così, senza neanche sapere bene il perché, Alex si ritrova suo malgrado a fare comunella con un Arrancar con seri problemi di gestione della rabbia, una ragazzina logorroica totalmente priva di buonsenso, e un individuo subdolo che, secondo lei, ha buone probabilità di discendere direttamente dal demonio.
Il tutto in un ambiente ricco di Hollow, gatti, sarcasmo allo stato brado e situazioni equivoche.
Mooolto equivoche.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aramis: «Senti Aki, lo sai quanto il frequentarti mi renda felice, soprattutto quando porti a casa delle amiche più carine e amabili di te…»

Aki: «… sì, vai avanti, caro»

Aramis: «Ma posso sapere per quanto ancora questa dolce fanciulla intenda rimanersene qui?»

(indica disperato Haru, che con le mani sui fianchi e tono decisamente dittatoriale sta indottrinando Liz)

Haru: «… e insomma, devi tirare su la testa e dire no a questo patetico stereotipo delle bionde, che vuole a tutti i costi dipingerci come svampite ingenue incapaci di prenderci cura di noi stesse! Sveglia! Vieni rapita da degli sconosciuti che vogliono ucciderti e tu lo trovi quasi divertente?! Ci credo che Alex non dorme la notte al pensiero di badare a te!»

Alex: «Parole sante»

Haru: «E vogliamo parlare di quello là? (indica Aramis) Tu devi stare lontana anni luce da quello, ce l’ha scritto in fronte che porta guai. Va bene, lo ammetto, ultimamente sta facendo il romantico, ma tu hai bisogno di qualcuno che ti sorvegli e ti tenga lontana dai pericoli, non di uno che non fa una piega al pensiero di usarti come esca!»

Aramis: «Aki, ti prego… ce n’è già una di Alex che mi mette i bastoni tra le ruote con attacchi a base di iperprotettività e allarmismo…»

Aki: «Suvvia, un po’ di sana critica costruttiva non ti ucciderà di certo. E poi è vero che non sei affidabile»

Aramis: «Tutta questa diffidenza gratuita comincia ad essere scontata e ripetitiva, oltre che del tutto infondata»

Aki: «Esattamente come la tua indignazione»

Aramis: «Touché»

Haru: «E tu Alex, fai tanto la femminista e poi lasci che quel barbaro ti porti in giro come un sacco di patate e che ti consideri una sua proprietà? Sei meno coerente di Anita Blake, il che è tutto dire!»

Aki: «Ahi, questa brucia!»

Alex: «Sai, brucerebbe di meno se solo la mia autrice si prendesse piena responsabilità delle pecche del mio carattere invece di ridacchiare sullo sfondo»

Aki: «Ah, ehm, credo sia arrivato il momento di distogliere la fin troppo obiettiva attenzione di Haru dai copiosi difetti dei miei personaggi. Aramis, perché non provi a sedurla mentre noi battiamo in ritirata? Dopotutto sei il suo tipo, occhi chiari, capelli neri…»

Haru: «Vero. Ma è troppo vanitoso e inconcludente per tentarmi, senza contare che i morti non hanno mai avuto un particolare fascino ai miei occhi. Grazie, ma preferisco un fidanzato che respiri ancora»

Anita Blake: «Pure io lo dicevo una volta. Fottuti cadaveri ambulanti. E dire che finire due metri sotto terra dovrebbe annientare il testosterone, e invece…»

Alex: «Maledetto testosterone metafisico»
 
 



Haru è un’amica dalle note tendenze masochiste che, pur non conoscendo Bleach, ha letto questa storia e mi ha fornito lo spunto per il penultimo paragrafo, in cambio di un’apparizione nei siparietti e dell’anima del mio figlio primogenito. Come ormai sapete Bleach non mi appartiene, come è ovvio dedurre dal fatto che il dover pubblicare settimanalmente mi porterebbe con ogni probabilità alla tomba. Malgrado le mie fervide preghiere, anche questa volta Babbo Natale non mi ha fatto trovare Grimmjow vestito solo di un nastro ed un fiocco sotto l’albero, quindi purtroppo non mi appartiene neanche lui. Anita Blake e tutto il suo harem appartengono a Laurell K. Hamilton. Io posso solo vantare il dubbio onore di possedere Alex, Liz, Aramis e una brutta media di voti all’Università. Nessun Arrancar è stato molestato sessualmente durante la stesura di questo capitolo. L’intera direzione ci tiene oltretutto a dissociarsi dalla brutale crudeltà anti-animalista dimostrata dalla Sexta Espada.  
 


Un buono per prendermi a calci in culo per il ritardo mostruoso a Kiichigo,  shirosaki, smexy e _Asari_kun_ per avermi messa tra gli autori preferiti, ad Aki_chan_97, BleachGiada, rebecca937, Sweet_Nanami, Kiichigo e Nekomata per aver messo questa storia tra le preferite, a sugarbear, Shinatobe_K, Cemetery Lady, Lady Kitsune, BleachGiada, kamikiizumo, TheLadyVampire97, dario_74 e FY_Padfoot per averla messa tra le seguite, a BleachGiada per averla messa tra le ricordate, e a chi legge e basta. A ben pensarci siete troppi, forse è meglio un buono per un ghiacciolo…
 



Capitolo 36: A criceto puccioso non si tira un calcio in culo. Se no impreca.
 

Tutto sommato, quella era una situazione relativamente tranquilla per Alex, quasi ordinaria amministrazione, davvero.

E perché mai non avrebbe dovuto esserlo, dato che lei era una ragazza del tutto normale, figlia di genitori ordinari, amica di persone assolutamente sane di mente e sentimentalmente legata ad un individuo perfettamente equilibrato?

Ok, la sua vita non era certo rose e fiori, ma insomma, a quale liceale non capitava di tanto in tanto di rimanere imprigionata in una dimensione alternativa concepita per punire in eterno le anime dei morti?

Circondata da mostri antropofagi?

Che si stava sforzando lei di attirare?

E che comunque l’individuo perfettamente equilibrato a cui era sentimentalmente legata smembrava metodicamente con un sorriso in stile Caino il macellaio assassino assolutamente adatto all’occasione?

Mentre lei gli dava manforte distribuendo mazzate a destra e a manca come una wrestler incazzata nera in mezzo ad una mandria di motociclisti che non hanno capito un tubo di come si approccia una donna?

Il tutto per indicare la strada alle persone assolutamente sane di mente di cui era amica?

Anche se ciò comportava l’accorciamento della catena che le spuntava dal petto e la cui scomparsa avrebbe decretato la sua trasformazione in uno dei mostri antropofagi sopracitati?

Eh già, come diceva prima, assolutamente ordinaria amministrazione.

 
**

Il vento le frustava via i capelli dalla faccia con violenza inaudita, e l’unica cosa che Liz poteva fare per proteggersi almeno un po’ era affondare la faccia contro la giacca di Aramis.

Durante la corsa l’Arrancar aveva bisogno di avere le mani libere, nel caso in cui gli Hollow che stavano seguendo avessero deciso che prima di una scorpacciata a base di Alex uno stuzzichino a base di Liz fosse l’ideale, quindi lei aveva finito coll’interpretare la parte dello zainetto umano, rimanendogli aggrappata alla schiena come un koala al suo ramo di eucalipto preferito.

Fortuna che lei non soffriva di cinetosi, perché dubitava fortemente che mettendosi a vomitare avrebbe contribuito ulteriormente ad aumentare il romanticismo della situazione.

Anche se a pensarci bene era un po’ come andare in due in moto.

Una moto con la propulsione di un caccia militare.

Senza casco.

Senza sedile.

Con la sola forza delle braccia e delle gambe ad impedirle di essere sbalzata all’indietro e ridursi ad una striscia rossastra con qualche brandello di carne e camicetta spalmate sul terreno.

Che figata!

Anche se dubitava che Alex in quella situazione sarebbe stata molto d’accordo.

Liz soffocò una risata contro la pelle nera della giacca di Aramis.

Ehi Aramis! Hai mai pensato di aprire un’agenzia di consegne a domicilio? Pensa a che successo avresti: la gente ha appena riattaccato il telefono e tu sei già al citofono!”

Le spalle di Aramis furono scosse da una vibrazione ritmica, e Liz capì che stava ridendo, anche se non poteva sentirlo per via del vento che le fischiava nelle orecchie.

Basta, mi arrendo” dichiarò divertito. “Immagino che dovrei smetterla di aspettarmi da te una reazione anche solo vagamente umana, vero?

Lungi da me un simile triste fato!” esclamò Liz con finto orrore. “E poi sono carina, intelligente, maledettamente simpatica e soprattutto modesta. Se non avessi almeno un difetto poi come farebbero gli uomini a resistermi?”

Inutile però aggiungere che c’era una particolare persona, fasciata di pelle nera e che probabilmente tutte le mattine si faceva il bagno in una vasca di feromoni, per la quale Liz non si augurava affatto di essere resistibile.

Anzi.

Posso sperare di suscitarti almeno una vaga apprensione se ti dico che ora che ho capito in che direzione dobbiamo andare possiamo anche aumentare la velocità e superare quegli Hollow?” commentò ironicamente Aramis, serrandole però le mani attorno alle cosce per sottolineare il fatto che sarebbe stato decisamente il caso che lei si tenesse forte.

O magari voleva solo palparle le gambe, dopo tutto.

Mmh, e così voleva sfidarla?

Liz rise forte e agitò allegramente un braccio sopra alle loro teste.

«Verso l’infinito e oltre!» urlò entusiasta a pieni polmoni.

Il vento inghiottì le sue parole, ma Aramis capì lo stesso.

 
**
 
In quel momento Alex era alle prese con un gigantesco roditore dall’aspetto morbido e cicciottoso, che condivideva una sconcertante quanto sospetta somiglianza con il criceto-peluche regalato a Grimmjow dal timido proprietario della sala giochi, e che ora faceva bella mostra di sé nell’angolo più buio della loro camera, in attesa forse di aggredirli nel sonno quando meno se lo aspettavano.

Malgrado quindi ci mettesse davvero tutto l’impegno possibile, il malcapitato criceto Hollow non riusciva in nessun modo a risultare minaccioso, e Alex si sentiva quasi in colpa all’idea di picchiarlo.

Sì, insomma, era quasi come essere obbligata a prendere a bastonate Fiocco di Neve, la capretta bianca di Heidi. 

Cercò quindi di ignorarlo e di girargli attorno, ma purtroppo l’antenato di Hamtaro le si parò di nuovo davanti, dimostrando oltretutto di possedere una certa agilità malgrado gli evidenti problemi di linea, che rendevano la sua conformazione fisica quasi sferiforme e che sottolineavano come perfino gli Hollow non potessero combattere più di tanto contro i chili di troppo.

Sbattendo un piede a terra per la frustrazione, Alex puntò un dito contro le sue guanciotte sferiche.

«Aargh, non mi importa quanto tu creda di essere rotondamente puccioso, levati subito dai piedi o prenderò a calci il tuo peluchoso coccolo supermorbido muso!»
Per fortuna non ebbe bisogno di attuare la sua orribile minaccia, perché, coerentemente alla sua natura sanguinaria e senza cuore, Grimmjow atterrò alle spalle del roditore lottatore di sumo e lo spedì nella stratosfera con un calcio nel didietro, rendendolo di fatto il primo criceto nella storia del mondo a sfondare la barriera del suono.

«Esagerato» commentò Alex, osservando la traiettoria ascendente del razzo a forma di criceto.

«Almeno io non perdo tempo a chiacchierarci insieme» rispose Grimmjow disgustato.

Ah già, dimenticava sempre che per gli Arrancar il combattimento era un evento di importanza capitale, tanto da rendere chi non lo prendeva sul serio l’equivalente di un appestato di lebbra e colera in contemporanea nel mondo umano.

Un appestato dalla vita breve.

«Senti…» cominciò, ma si interruppe subito dopo.

Grimmjow aveva drizzato la testa e sembrava concentrarsi sull’orizzonte, come se fosse in ascolto di qualcosa in lontananza.

All’improvviso ogni pensiero correlato a criceti volanti fuori taglia ed individui affetti da una grave forma di fanatismo guerriero si cancellò completamente dal suo cervello, sostituito da un’improvvisa speranza.

E la speranza era una gran cosa per lei, che era stanca, zuppa di sangue, sudata e scarmigliata. Nonché con un piede letteralmente nella fossa.

Con il fiato sospeso si avvicinò a Grimmjow, gli mise una mano sul braccio e glielo strinse, guardandolo con apprensione.

«Li senti?»

Il volto dell’Espada si aprì in un sorriso che mise in mostra le zanne.

«Quel bastardo si sta portando dietro un sacco di amichetti»  

Per Alex fu come se un enorme peso le venisse sollevato dalle spalle, e gli gettò le braccia al collo per l’entusiasmo.

Non c’erano dubbi, adesso anche lei riusciva a percepire flebilmente l’energia spirituale di Aramis che si avvicinava.

Aveva funzionato!

«Presto, sbrighiamoci!» esclamò all’improvviso, lasciandolo andare e girandogli attorno per salirgli sulle spalle.

Poco dignitoso, ma dovevano fare il più in fretta possibile, e se questo significava farsi portare sulle spalle come una bimba con una storta alla caviglia, pazienza.

Mentre cominciava a correre con uno scatto improvviso, Grimmjow le serrò le mani attorno alle gambe, ferendole la pelle con gli artigli attraverso la stoffa stracciata dei jeans.

Il che le fece venire in mente che aveva ancora una questione in sospeso con Sua Maestà riguardo al loro precedente viaggetto insieme.

«A proposito, non pensare neanche di metterti a volare solo per fare l’idiota come l’altra volta, chiaro?» gli urlò Alex nelle orecchie, serrandogli le braccia attorno al collo in quella che sperava fosse una convincente presa mortale.

Giusto per essere sicura.

«Ah! Ho appena sentito una tartaruga borbottare sciocchezze o era solo il vento?»

Spiritoso.

Appunto per il futuro: perfezionare a livello agonistico la presa mortale.

E applicarla su Grimmjow.

«Se hai problemi a distinguere una voce umana dai rumori di sottofondo fatti visitare da un otorinolaringoiatra… o magari da un veterinario!» esclamò piccata di rimando, tirandogli un orecchio.

La stretta sulle sue gambe aumentò dolorosamente, e lei ingoiando un’imprecazione contraccambiò strattonandogli con forza una ciocca di capelli.

A quanto pareva avevano appena inaugurato quella parte della giornata in cui bisognava obbligatoriamente ritornare alle origini per dare il dovuto lustro ai tempi d’oro delle scuole materne.

«Vaffanculo! È più forte di te, vero? Devi sempre ribattere! Vediamo se a venti metri da terra sarai ancora così spiritosa!» ringhiò Grimmjow incazzato, dimostrando tra l’altro uno scarsissimo spirito sportivo.

Di fronte alla prospettiva di un tale colpo basso, Alex sbiancò, ma non si perse d’animo.

«Provaci e giuro che ti vomito addoss…»

“Ma che carini che siete, litigiosi fino all’ultimo” li interruppe Aramis, probabilmente per la milionesima volta in quel maledetto giorno. “C’è un motivo preciso per cui avete ricreato il vostro piccolo mondo a due, o è l’accumularsi della tensione a rendervi così melensi?” commentò trasudando, come suo solito, un’ingente quantità di simpatia.

“Oh, ma guarda, altri Hollow che si aggiungono all’inseguimento. Meno male che non sono l’unico ad affrettarsi senza perdersi in chiacchiere, vero?” continuò imperterrito, senza curarsi degli istinti omicidi che suscitava e che andavano accumulandosi sulla già sostanziosa pila che gravava sulla sua persona.

«Ma sentilo! Cos’è tutta ‘sta fretta, principessina, hai paura del buio?» lo derise Grimmjow, evitando l’attacco di un Menos con un salto pigro ma senza accennare ad aumentare l’andatura.

Alex strinse i denti nel vedere l’amato terreno allontanarsi così velocemente da lei.

Ma perché buona parte degli individui presenti nella sua vita dovevano essere degli esempi di comprovata e lampante immaturità infantile intrappolati in corpi da adulti?

Cos’era lei, una specie di Shangri-La per disadattati cronici sintonizzati sulla stessa frequenza di ritardo mentale?

Impegnata com’era a formulare simili confortanti pensieri e ad aggrapparsi più forte che poteva a Grimmjow per paura di cadere, cosa che effettivamente forse avrebbe risolto tutti i suoi problemi una volta per tutte, fu presa totalmente alla sprovvista dalla fitta acuta che le attraversò il petto, facendola boccheggiare.

Improvvisamente si sentì febbricitante, con la testa vuota e leggera, e il battibecco di Grimmjow e Aramis ormai era solo un ronzio di sottofondo nelle sue orecchie.

Oh, perfetto.

Stava sbarellando proprio sul traguardo, perché la cosa non la stupiva affatto?

«Grimmjow… zitto e datti una mossa…» mormorò debolmente, con la faccia affondata nei suoi capelli.

Se in quel momento non fossero stati collegati mentalmente tramite Aramis, non l’avrebbe neanche sentita, grazie al vento che fischiava loro nelle orecchie.

Ma almeno una cosa doveva pur andare per il verso giusto in quello schifo di giornata, no?!

No.

 
*
 
Quando riprese conoscenza, Alex capì subito che qualcosa non andava.

O meglio, avendo pensato di essere sul punto di diventare un Hollow, accorgendosi al suo risveglio di avere ancora pensieri coerenti e nessuna mania omicida sentì ogni cellula del suo corpo intonare a gran voce l’Inno Alla Gioia facendo la ola.

Solo qualche istante dopo, una volta terminato il ballo di gruppo, capì che c’era qualcosa di sbagliato.

E non solo per via del fattore “ehi ma guarda tu, ho perso i sensi mentre Grimmjow correva, che svolta inedita ed originale”.

No, il problema principale era che era ancora in quel maledettissimo posto, sdraiata a terra, con la testa in grembo a qualcuno che sicuramente NON ERA Grimmjow, e che quel qualcuno aveva pure spudoratamente approfittato della sua momentanea incoscienza per infilarle una mano tra i capelli e parcheggiarle l’altra sul fianco.

Ogni particella del corpo di Alex si irrigidì istantaneamente, passando dalla nona sinfonia di Beehetoven all’intro della quinta.

Ta ta ta taaaaaan, ta ta ta taaaaaaan….

Poi i suoi occhi si sbarrarono, la sua bocca si aprì senza emettere alcun suono e il suo cervello si connesse alla velocità della luce alla pagina Www.CheCazzoCiFaccioTraLeBracciaDiAramis.com, senza purtroppo ottenere una qualsivoglia risposta che avesse anche solo un minimo di senso logico.

Error, Error, Virus Arrancar Detected!

Accortosi del suo sconcerto, nonché della sua rilassatezza tipica del rigor mortis, Aramis le rivolse un sorriso accattivante da serial killer.

Ok, c’era bisogno di una correzione: la mania omicida cominciava a farsi sentire.

Alex gli afferrò la giacca appena sotto al collo e lo tirò in basso, in modo da essere più comoda nel caso avesse deciso di strangolarlo.

«Hai cinque secondi» lo informò con voce sepolcrale.

«Ma guarda, è questo il ringraziamento per averti mandata a nanna ed aver evitato così che ti trasformassi proprio in braccio a Grimmjow, lontana da noi e tutto il resto? Sei davvero una donna crudele, principessa, ma sapendo che appena sveglia sei sempre di pessimo umore darò per scontato che la tua immensa gratitudine sia semplicemente sottintesa» si difese Aramis con espressione ferita, che però non coinvolgeva anche i suoi occhi.

No, su quelli c’era scritto a caratteri cubitali che prenderla per il culo era decisamente una delle sue attività preferite.

Dopotutto lui era il capobranco in carica dei disadattati infantili colonizzatori della sua esistenza citati poc’anzi.

«Ma che gentile! E da quando in qua esattamente saresti capace di mandare a nanna le persone a comando?» gli chiese con quella che più che un’espressione amichevole sembrava una paresi facciale.

«E quando mai ho detto di non esserne capace?» le rispose con un sorriso abbagliante, altrettanto falso ma decisamente più disinvolto.

«Giusto. Immagino quindi che tutti quei giorni che abbiamo trascorso sotto lo stesso tetto a lavorare fianco a fianco siano stati un po’ pochini per ricordarti di dirmi di esserne capace, vero?» ribatté serrando la presa.

«In realtà credevo che la predisposizione della tua mente a farsi influenzare dalla mia fosse stata messa in chiaro il giorno in cui ci siamo conosciuti, mia cara» le ricordò dolcemente Aramis, facendo scorrere la mano tra i suoi capelli e ricordandole che stava ancora discutendo con lui con la testa appoggiata alle sue gambe.

Merda.

Arrossendo per la vergogna di essersi fatta distrarre in quel modo, si tirò in piedi di scatto, indietreggiando per mettere un po’ di sana distanza tra loro e sottrarsi sia alle sue carezze che al suo sorriso fin troppo compiaciuto.

Maledetto, perché avere l’ultima parola su di lui doveva essere sempre così difficile?

Quanto l’avrebbe preso volentieri a schiaffi!

Invece cercò di darsi una calmata e si limitò a chiedergli: «Dove sono gli altri?»

Ebbene sì, stava palesemente cambiando discorso.

O meglio, stava mettendo da parte le cazzate in cui Aramis era così abile a trascinarla per concentrarsi sulle questioni importanti.

Giusto.

Liz = importante.

Aramis = nessun interesse.

Doveva tenerlo bene in testa.

Mantenendo sempre quel sorriso che assomigliava terribilmente ad una presa per il culo, Aramis si alzò in piedi a sua volta, senza cercare però di avvicinarsi di nuovo.

Bravo ragazzo.

«Con te fuori combattimento e un’orda di Hollow da tenere a bada abbiamo avuto parecchio da fare. Visto che sei al limite abbiamo deciso di non sottoporti ulteriormente ad un concentrato di energia spirituale così massiccia, quindi Grimmjow si è allontanato col coniglietto per attirare gli Hollow da un’altra parte e farli fuori con comodo»

Ah.

Ma pensa.

Due minuti d’incoscienza ed il suo ragazzo\stalker\persona con cui aveva una relazione non ben specificata aveva deciso di farsi una scampagnata nella Landa Desolata Degli Orrori, sventolando come esca la sua migliore amica davanti al muso di creature infernali divoratrici di anime come si fa con i cani con l’osso, lasciandola alle cure di un maniaco\stalker\persona che aveva una relazione non ben specificata con la suddetta amica e che probabilmente aveva quotidianamente dei pensieri impuri sulla sua persona.

Bene così!

Alex chiuse gli occhi, strinse i pugni e contò fino ad un milione.

Si concesse mezzo minuto di tempo per sibilare tra i denti parole sconnesse come “Liz”, “Esca”, “Lo sapevo” e “Vaffanculo”, ed infine ritornò calma e padrona di sé con un sospiro.

Sentiva che quello sarebbe stato il momento opportuno per arrabbiarsi e magari spaccare a ginocchiate qualche cranio e altre parti meno nobili in comune all’anatomia umana ed Arrancar, ma francamente non aveva neanche più le forze per incazzarsi.

«E Grimmjow non ti ha staccato la testa quando gli hai proposto di portarsi in giro Liz mentre tu rimanevi qui da solo con me, incosciente e indifesa? Non so se ritenermi disgustata o commossa»

«Forse questa è la prova che ama un bel bagno di sangue più di quanto non ami il tuo fondoschiena rotondo, dopotutto» insinuò Aramis soavemente, infilandosi le mani in tasca e piegandosi leggermente in avanti verso di lei.

Stronzo.

«Toglimi una curiosità, Aramis, è un caso che la tua maschera sia lo stesso simbolo che si trova sulle etichette dei veleni o è lì apposta per avvisare la gente della tua disarmante simpatia?» gli chiese incrociando le braccia e sorridendo dolcemente.

Lui si limitò a ricambiare il sorriso e a farle l’occhiolino.

Alex non era sicura del perché la stesse provocando in quel modo, ma in fondo non sarebbe stato da lui lasciar passare due minuti di conversazione senza neanche una frecciatina.

Che diavolo ci potesse mai vedere Liz in un simile individuo, era oltre la sua capacità di comprensione.

Ok, a vederlo così, zitto e possibilmente senza quel sorrisetto del cacchio, poteva anche essere considerato carino, ma bastava che cominciasse a parlare per distruggere quell’illusione e far perdere la pazienza perfino al più flemmatico dei maestri zen.

Ma d’altra parte parlava proprio lei che si era messa con Grimmjow, quindi non aveva nessun diritto di giudicare i gusti di Liz.
Sì insomma, il bue che dà del cornuto all’asino e via dicendo.

Però questo non voleva certo dire che non potesse preoccuparsi per lei.

In fondo, cercando sul dizionario la parola “affidabile” non avrebbero di certo trovato una foto ammiccante di Aramis, dopotutto.

Magari avrebbero avuto più fortuna con le voci “insopportabile”, “losco” e “sospetto”.

Aramis sospirò.

«A volte mi chiedo perché ti sia così difficile avere un po’ di fiducia in me» mormorò quasi a se stesso.

Alex lo guardò stupefatta.

Come, prego?

Aveva sentito male?

«Ti rispondo in ordine cronologico o alfabetico?» gli chiese incredula.

Scrutò attentamente l’espressione di Aramis, in cerca della solita scintilla maliziosa che tradiva i suoi tentativi di prenderla in giro, ma tutto quello che trovò fu un’improvvisa e assoluta serietà, mischiata con un’altra emozione che Alex non riusciva bene ad identificare, perché sembrava totalmente fuori luogo sul volto dell’Arrancar.

Era… nostalgia?

«Aramis?»

Senza dire alcunché Aramis fece un passo verso di lei, e istintivamente Alex indietreggiò.

Senza lasciarsi minimamente scoraggiare dalla sua ritirata, lui continuò ad avanzare, e Alex resistette a forza all’impulso di fare altri passi indietro.

Non aveva alcun bisogno di scappare, una mossa falsa e, Hierro o no, l’avrebbe fatto pentire di essere nato maschio.

Infine Aramis si fermò ad un soffio da lei, e Alex non poté fare a meno di irrigidirsi indecisa se alzare o no i pugni sulla difensiva.

Le sue pupille, così fredde e inumane, non l’avevano mai scrutata con tanta intensità, e lei si sentì ricoprire pian piano di pelle d’oca.

Che cosa aveva in mente?

Un attimo dopo Aramis la stava stringendo tra le braccia con tutte le sue forze, affondando il viso nei suoi capelli e premendosi il suo volto contro il petto.

Quasi temesse di vederla fuggire via.

“Eppure ho fatto di tutto per ripagare il mio debito. Sono andato contro la mia stessa natura, e l’ho fatto per te. Perché non vuoi ancora tornare?” le sussurrò direttamente nella testa.

Alex era totalmente irrigidita, aveva gli occhi sgranati e le braccia premute sul suo petto nell’atto di respingerlo, ma per qualche motivo non riusciva a decidersi a farlo.
Le sue parole l’avevano confusa, erano talmente fuori luogo ed insensate che sembrava non stesse neanche parlando con lei, ma era stato il suo tono ad impedirle di dimenarsi.

Era… triste?

E ora… era triste pure lei?!

Cercò di guardarlo in faccia per capire che espressione avesse, ma l’abbraccio in cui era avvolta le impedì di farlo.

Poi le braccia che la circondavano la strinsero ulteriormente, e infine Alex non riuscì a resistere all’impulso di abbracciarlo a sua volta.

Si sentiva nervosa e impacciata, e avrebbe dato qualsiasi cosa per trovarsi in un’altra situazione: lei non era mai stata brava a consolare neanche il suo fratellino, figurarsi un Arrancar fatto e finito.

Che cosa doveva fare?

Dargli delle pacche sulle spalle?

Promettergli caramelle?

Dirgli che la bua sarebbe passata subito?

«Aramis?» mormorò confusa contro il suo petto. «Che cosa succede?»

Una mano le scorreva lentamente lungo la spina dorsale, partendo dalla nuca fino sotto alle scapole, avanti e indietro, in una lieve carezza in punta di dita che la fece rabbrividire.

 “Secondo te che succede?”

Ah, riecco un barlume del solito Aramis.

«Non lo so, parlavamo di cazzate e tu all’improvviso ti sei trasformato nella versione emo di Adam de La Bella e La Bestia, quindi non ho la più pallida idea di cosa stia succedendo»

“Se io sono Adam, questo fa di te Belle e di Grimmjow Gaston?”

Alex non stette neanche a chiedersi come facesse un Arrancar a riconoscere una citazione Disney. Piuttosto, si sentì sollevata che la voce di Aramis non fosse più impregnata della tristezza che aveva contagiato pure lei senza motivo.

«Aramis, di cosa stavi parlando, poco fa? Con chi stavi parlando, poco fa?»

Per un breve, brevissimo istante credette che Aramis fosse davvero sul punto di dirglielo.

Lo sentì irrigidirsi, percepì la sua esitazione e la sua lotta interiore mentre valutava se aprire finalmente la sua anima e rivelarle tutti i suoi amati segreti.

Ma poi quell’attimo passò, e Aramis abbassò la testa per sussurrarle all’orecchio: «Baciami e forse te lo dico»

Ma che ca…

Con uno scatto rabbioso Alex lo spinse lontano da sé.

«Giuro che non perderò mai più del tempo a preoccuparmi per te! Entra ancora una volta nel mio spazio personale e dirò a Liz che hai cercato di baciarmi!» esclamò indietreggiando di alcuni passi.

«E io dirò a Grimmjow che mi hai abbracciato, premendomi addosso le tue adorabili soffici tett…»

«Vaffanculo!»
**
 
Aramis li aveva avvisati che Alex si era svegliata e che per il momento stava bene, anche se sarebbe stato il caso di rimanerle alla larga fino a quando Grimmjow non fosse stato in grado di riportarli tutti indietro, quindi Liz aveva potuto tirare un sospiro di sollievo e concentrarsi su pensieri più piacevoli, cosa che tra l’altro l’avrebbe aiutata parecchio ad ignorare l’orda affamata di Hollow che aveva alle calcagna.

Aggrappata quindi saldamente alle spalle più muscolose che le fossero mai capitate sotto le mani, Liz si mise a rimuginare con un certo compiacimento sulle notevoli migliorie che il rilascio aveva operato sul fisico dell’Espada, o perlomeno sul suo abbigliamento assai rivelatore.

E attillato.

Mai sottovalutare l’importanza dei vestiti attillati” concordarono annuendo gli ormoni di Liz.

Sebbene infatti Aramis sembrasse emanare sesso invece che anidride carbonica, Liz doveva ammettere che Grimmjow era un vero e proprio monumento alla virilità, con tutto ciò che ne conseguiva.

E ciò che ne conseguiva era proprio quello per cui era fiera di Alex per essere riuscita ad accalappiarselo e tenerselo stretto, mettendo in pratica insieme a lui un’abbondante quantità di attività fisica sincronizzata di tipo acrobatico.

Inspiegabilmente però Alex aveva ancora parecchie remore a scendere nei dettagli con lei, ma Liz sapeva essere molto persuasiva, e da ciò che era riuscita ad estorcerle (oltre a ciò che Aramis le aveva raccontato), aveva capito che non solo Grimmjow era abile nell’aggirare e vincere la pigrizia sessuale di Alex, ma sembrava anche essere piuttosto creativo.

Non avevamo alcun dubbio in proposito” commentarono i suoi ormoni con tono sognante, visualizzando una pittoresca immagine degli addominali dell’Espada.

Peccato per il resto” constatò mesta Liz, mentre Grimmjow falciava un’intera orda di Hollow esclamando soddisfatto: «Prendete questo, stronzi!»

Lei aveva una sua teoria: si era convinta infatti che Grimmjow da umano doveva essere appartenuto ad una qualche popolazione barbara, di quelle che di tanto in tanto si divertivano ad invadere e saccheggiare l’antica Roma: Galli, Goti, Visigoti o giù di lì.

I sintomi c’erano tutti: sete di sangue, fissa maniacale per armi e combattimenti, maledetta abitudine di caricarsi le donne in spalla come sacchi di patate…

L’unico aspetto che la sua probabile origine barbara condivideva con Alex era l’assoluta incapacità di esprimere ad alta voce i suoi veri sentimenti, e questo mandava Liz in bestia.

Quei due stavano praticamente insieme, litigavano come una coppia sposata da decenni e facevano insieme cose che parecchi individui sposati e con prole probabilmente avevano visto solo in due dimensioni sullo schermo del loro computer, eppure non erano riusciti a dirsi neanche una volta “ti amo”.

Che. Incapaci.

Vero, Alex le aveva spiegato che, malgrado le apparenze, gli Arrancar erano molto diversi dagli umani dal punto di vista dei sentimenti, e che la possessività che Grimmjow provava nei suoi confronti era probabilmente il massimo che si sarebbe mai potuta aspettare da lui.

Peggio ancora: secondo lei era alquanto improbabile che Grimmjow potesse anche solo comprendere il significato del termine “amore” come lo intendevano gli umani, figurarsi quindi arrivare a provarlo per qualcuno.

Balle mostruose.

Certo, gli Arrancar erano gli individui più strambi che avesse mai incontrato, ed era anche vero che Grimmjow a prima vista sembrava solo un misto di rabbia, egocentrismo e arroganza avvolto da una copiosa quantità di capelli azzurri e testosterone, ma Liz non era cieca, e soprattutto, al contrario di Alex, sapeva bene cosa cercare: d’altronde Grimmjow era anche una persona tragicamente semplice e, anche se non li esprimeva ad alta voce, i suoi sentimenti gli si stampavano piuttosto chiaramente in faccia.

Solo Alex era capace di una così alta quantità di diniego da non vederli.

Molto bene, se quei due non avevano alcuna intenzione di darsi una svegliata e chiarire una volta per tutte il loro rapporto, voleva dire che ci avrebbe pensato lei.

«Ehi Grimmjow» gli urlò quindi nelle orecchie. «Cosa aspetti a dire ad Alex che ti sei innamorato di lei?»

Vedere un Cero sussultare e mancare clamorosamente il bersaglio fu qualcosa di decisamente spettacolare.

Un po’ meno lo fu l’occhiata assassina che Grimmjow le rivolse da sopra la spalla.

«Fatti i cazzi tuoi, ragazzina!»

Ah, a quanto pareva il diniego viaggiava su un binario doppio.

«Sono cazzi miei, se la mia migliore amica è triste perché il suo ragazzo considera i sentimenti roba da femminucce!»

L’Hollow che si parò improvvisamente davanti a loro finì smembrato in una maniera piuttosto crudele.

«Stronzate! Alex non ha mai detto di volere tutte queste menate sentimentali!» ringhiò Grimmjow incazzato, mettendosi però sospettosamente sulla difensiva.

Ha ha! Beccato!

«Bravo, quale ragazza umana potrebbe mai sopportare un uomo che confessa di amarla senza bisogno di torture?» annuì Liz saggiamente.

Contava sul fatto che ormai lui fosse alquanto avvezzo a fare da bersaglio a frecce intrise di sarcasmo.

«Lei non è una semplice umana» ribatté Grimmjow piccato, probabilmente troppo impegnato a piantare le unghie sugli specchi su cui si stava arrampicando per ricordarsi di urlarle contro.

Liz mise su un broncio.

«Uffa, ti assicuro che essere un po’ più sincero con te stesso non avrà gli stessi effetti di una castrazione chimica, sai?»

«Fanculo! Perché non ti ho ammazzata quando ne ho avuto l’occasione?» si chiese l’Espada con tono denso di rabbia e rimpianto.

«Ehi! Credevo mi volessi bene!»

«Ah! Voglio più bene agli Hollow pidocchiosi e puzzolenti che vegetano attorno a Las Noches che a te!»

Forse il caso lo aveva preso in simpatia, o forse ce l’aveva ancora a morte con lei per la questione del barboncino cestinato, fatto sta che in quel preciso istante un Hollow rotondo e morbidoso a forma di criceto atterrò dal cielo, cogliendoli completamente di sorpresa e strappando via Liz dalle spalle di Grimmjow con una delle sue corte zampine.

«Ancora tu?!» ringhiò Grimmjow sbalordito.

Il criceto gigante atterrò sulle zampe posteriori e si strinse Liz al petto come un trofeo, rivolgendo a Grimmjow un verso acuto e incomprensibile, che però riusciva stranamente a far capire a chiare lettere cosa ne pensasse esattamente dell’attività lavorativa dell’ormai defunta genitrice dell’Espada.

«Ah! Che c’è, sei venuto a prenderti la tua vendetta? Sono qui ciccione, fatti sotto!» lo sfidò l’Espada con una risata.

Liz invece ci trovava ben poco da ridere, malgrado l’improvvisa morbidezza contro cui era premuta, e cominciò a dimenarsi con una certa urgenza.

Di per sé la creatura era troppo simile ad un coccolo del cuore per risultare minacciosa, ma restava il piccolo dettaglio che il suo obiettivo principale era staccarle la testa e sgranocchiarla come un seme di girasole.

E per qualche strano motivo l’idea di finire giù per l’apparato digerente di un roditore morbido e coccoloso le sembrava ben poco invitante.

Purtroppo il suo dimenarsi riportò sulla sua persona l’attenzione del cricetone, e con essa anche un briciolo di buon senso, visto che decise che probabilmente mangiarsi lei era un’idea decisamente migliore che sfidare la Sexta Espada in stato di Resurrection.

Perciò quando Liz sentì la zampina che la stringeva rinserrare la presa e sollevarla in alto verso due file di zanne appuntite, tutto il sangue le defluì dalle guance, mentre il filmato della sua vita cominciava a scorrerle davanti agli occhi.

Maledizione, perché non sono saltata addosso ad Aramis quando potevo?

 
**
 
Aramis si interruppe nel bel mezzo di un commento velenoso, e la cosa non era decisamente da lui.

Brutto segno.

Alex gli serrò le braccia in una morsa d’acciaio.

«Che c’è? È successo qualcosa a Liz? Parla!»

Sul volto dell’Arrancar si dipinse un’espressione prima confusa, e poi di estremo sconcerto.

«Non è possibile…»

Al che Alex gli diede un forte strattone.

«Dimmi immediatamente cosa succede!» ordinò quasi urlando.

Il petto le pulsava fastidiosamente e le dava qualche fitta, ma si costrinse ad ignorarlo.

Gli occhi di Aramis si rimisero a fuoco su di lei.

«Un Hollow che a quanto pare nutre del rancore per Grimmjow li ha colti di sorpresa»

Vedendola sbiancare fino ad assumere un malsano colorito verdognolo, si affrettò ad aggiungere: «Stai tranquilla, una formica simile non è un problema. Il vero problema è che li ho persi»

Alex sbatté le palpebre, sicura di aver capito male.

«Come sarebbe, “li hai persi?”» chiese con la bocca secca. «Sono ancora lì, sento la forza spirituale di Grimmjow»

Aramis sollevò le braccia, colmo di frustrazione.

«Voglio dire che non li sento più. Sono mentalmente morti per me. Ci dev’essere nelle vicinanze qualcosa che interferisce col mio potere. O qualcuno»

Il cuore di Alex accelerò fino a stabilire un nuovo record personale.

«Andiamo da loro. Subito»

Lui la trattenne afferrandola per un braccio.

«Non essere ridicola, è solo un colpo di fortuna se sei ancora in te. Esponiti ancora una volta al reiatsu di Grimmjow e puoi dire addio alla tua cara umanità!»

Alex si liberò con uno strattone.

«E chissenefrega, tanto deve succedere comunque! Là fuori c’e qualcosa o qualcuno che non vuole che comunichiamo tra noi, e io non me ne starò qui con le mani in mano, senza sapere come stanno il mio ragazzo e la mia migliore amica, con quella cosa a piede libero!» ringhiò con rabbia. «E tu? Credevo ti importasse qualcosa di Liz, o  vuoi forse dirmi che era solo uno scherzo?»

Le sue parole scatenarono una reazione inaspettata in Aramis, che strinse i pugni e le rivolse uno sguardo a metà tra il furioso ed il tormentato.

«Mi stai chiedendo di scegliere tra te e Liz?»

«No, ti sto dicendo di fare la cosa giusta e salvare la persona che ami»

Il tormento nello sguardo di Aramis divenne quasi palpabile.

«Non hai idea di quello che mi stai chiedendo»

Alex si sforzò di reprimere le ondate di panico e rabbia che minacciavano di soffocarla.

Non aveva più molto tempo.

«Senti, io adesso vado da loro, con o senza di te. Tu puoi rimanere qui a fare l’emo incompreso e tormentato, oppure puoi smettere una volta per tutte di mentire a tutti e soprattutto a te stesso, e ammettere una buona volta che esiste una persona al mondo in grado di farti felice, e che questa persona ha bisogno di aiuto. A te la scelta»

Detto questo gli voltò le spalle e cominciò a correre.
 
 


 
Angolo delirazioni
 

Aki: «Ebbene sì, l’ho fatto. Ammetto la mia colpa. Sono senza vergogna. Sono pronta ad affrontare a testa alta il pubblico sdegno. Non ho scusanti, e non ne cerco neanche. La carne è debole, e io sono solo un mero essere umano che cede alle tentazioni. Ero consapevole delle conseguenze, e sono andata lo stesso fino in fondo. So di non meritare più il rispetto di voi lettori, ma spero che un giorno nel profondo dei vostri cuori riusciate a perdonarmi. Tra quattro giorni sarà il quarto compleanno di questa storia, quindi ho semplicemente pensato che fosse arrivato il momento opportuno. Sono sicura che un giorno capirete»

Aramis: «Aki…»

Aki: «No Aramis, è giusto che mi prenda la responsabilità di ciò che è successo. Ho scritto una scena in cui “amore” e “Grimmjow” si trovano nella stessa frase e chi la pronuncia non finisce sbudellato. Una ragazza deve saper riconoscere le proprie colpe»

Alex: «Ah ecco, mi sembrava strano che per una volta si andasse a parare su una questione seria…»

Aramis: «Sai, forse prima di scusarti dovresti aspettare che il diretto interessato finisca di leggere nell’altra stanza»

Grimmjow: «Ma che caz… AAAKIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!»

Aramis: «Oh, c’è arrivato»

Aki: «Ehm, tuttavia per quanto la cosa mi sia difficile non sarò così presuntuosa da assumermi tutta la colpa: l’idea è stata tutta di Haru, ciao!»

Liz: «Wow, mai visto qualcuno scappare così velocemente!»

Grimmjow: «EHI TU!»

Haru: «Hai poco da urlare, carino, se non sei abbastanza uomo da rinunciare ai tuoi preconcetti maschilisti e ammettere di amare una ragazza, togliti di mezzo e lascia che Alex si trovi un fidanzato umano e soprattutto ancora vivo!»

Alex: «… dov’eri tutto quel tempo che ho passato alla ricerca di un’anima affine?»

Haru: «A malmenare Aki perché non aggiorna mai e a sghignazzare al pensiero di Liz che fa la predica a Grimmy riguardo ai suoi sentimenti per te»

Grimmy: «Bene, perché ora sarò io a malmenare te!»

(estrae Pantera. Haru estrae un mini Uzi)

Haru: «Fatti sotto, Monster Cookie!»
  
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