Death
can be beautiful
Gloss
Reynolds
= Ha partecipato e vinto i 66th Hunger Games
all’età
di 16 anni e nella storia ne ha 18
ed è al suo secondo anno da Mentore.
Cashmere
Reynolds
= Ha partecipato e vinto i 67th Hunger Games
all’età
di 16 anni e nella storia ne ha 17,
è alla sua prima esperienza come Mentore.
Brutus
Anderson
= Ha partecipato e vinto i 52th Hunger Games
all’età
di 17 anni e nella storia ne ha 33,
è il Mentore del Distretto 2.
Enobaria
Davies =
Ha partecipato e vinto i 62th Hunger Games all’età
di 17 anni e nella storia ne ha 23,
è la Mentore del Distretto 2.
Finnick
Odair
= Ha partecipato e vinto i 64th Hunger Games
all’età
di 14 anni e nella storia ne ha 18,
è il Mentore del Distretto 4.
Concludo
dicendo che la storia sarà narrata con due
punti di vista diversi (quello di Cash e quello di …
bè lo scoprirete
leggendo), scriverò di chi è il Pov prima di ogni
capitolo. Vi lascio alla
storia, sperando che possa piacervi.
Gemelli
Cashmere’s Pov
I
raggi del Sole le investirono il volto non appena
mise piede sul palco; li strizzò appena, lanciando
un’occhiata di sottecchi a
suo fratello, al suo fianco. Come al solito Gloss era imperturbabile,
fissava
dritto davanti a sé senza guardare nessuno in particolare.
Sapeva a cosa stava
pensando, esattamente a quello che tormentava lei. Lì,
nascosti tra i ranghi
dei genitori, c’erano le coppie a cui prima uno e poi
l’altra avevano strappato
la prole. Se lo ricordava bene il suo compagno di Distretto, Jared, era
un
bravo ragazzo. Rammentava anche Chanel, la ragazza a cui suo fratello
aveva
squarciato la gola per vincere i Giochi. Era stato difficile tornare al
Distretto e affrontare i loro sguardi, le accuse che gli rivolgevano.
“Assassini”.
Si poteva davvero essere considerati degli assassini quando si uccideva
nell’Arena?
Il leone era forse crudele quando uccideva per la propria sopravvivenza?
Una
mano le accarezzò gentilmente il polso, facendola
trasalire. Gloss sembrò trattenere una risata.
-
Sei troppo nervosa, rilassati. – le sussurrò,
ravviandole un boccolo che era sfuggito alla treccia bionda.
Già,
come se fosse facile. Non bastava aver
affrontato l’Arena, adesso era anche incastrata vita natural
durante a fare da
Mentore a qualche povera coppia di ragazzi. Non doveva pensarci,
avrebbe fatto
molto meglio a concentrarsi sulle parole di Amalya. Sì, era
decisamente meglio.
Rivolse lo sguardo sulla capitolina, che per l’occasione
indossava un vestito
di un giallo metallico che rifletteva la luce rendendola una specie di
globo
incandescente. Ma come, era già arrivato il momento
dell’estrazione? La vide
passare davanti a lei con un sorrisetto affettato, annunciando con il
familiare
tono lezioso: - Per prime, le signore. –
La
vide infilare le unghie simili ad artigli nell’ampolla,
rovistare e poi estrarre un foglietto con espressione compiaciuta.
-
Janelle McKenzie. –
La
ragazza nominata si fece strada tra le sue
compagne con il sorriso compiaciuto di chi pensa che sia il giorno
più
fortunato della sua vita. Cashmere la osservò con occhio
critico. Era bella,
non quanto lei certo, con lisci capelli color miele e occhi azzurri
come il
cielo primaverile. Aveva un’aria un po’ svampita,
ma quando mise piede sul
palco acquistò una risolutezza impressionante. La sua aria
da oca era solo una
recita, quella ragazza sapeva il fatto suo.
-
E, per gli uomini, Jamie Foss. –
Il
suo compagno era un ragazzo alto e dallo sguardo
furbo. Li raggiunse sul palco, afferrò la mano che Janelle
gli tendeva e la
strinse con decisione.
-
Un applauso per questi due baldi giovani. –
Almeno
c’era qualcuno contento di avere un paio di
nuovi Tributi attorno a cui affaccendarsi, considerò
amaramente mentre Amalya
sembrava sul punto di sentirsi male per l’eccitazione.
-
Andiamo, li aspetteremo sul treno. – mormorò,
picchiettando leggermente sulla spalla di Gloss per attirare la sua
attenzione.
Non aveva voglia di assistere agli ultimi momenti di incontro di quelle
famiglie. Anzi, in realtà non voleva neanche essere
costretta a passare gli
ultimi quattro giorni in loro compagnia sapendo che non avrebbe rivisto
sicuramente uno dei due … o forse entrambi.
Scacciò prepotentemente quel
pensiero dalla testa; doveva impegnarsi perché almeno uno
dei due
sopravvivesse.
Gloss
annuì, - D’accordo, sorellina, ma cerca di
controllarti. –
Non
c’era rimprovero nella sua voce, anche perché non
ricordava che lei e Gloss avessero mai avuto a che ridire, quanto
piuttosto una
sorta di triste consapevolezza. Raggiunsero il treno mano nella mano,
mentre
come al solito la vicinanza del fratello contribuiva a rasserenarla
almeno un
po’.
Rico’s Pov
-
Fiamma Bellin. –
Quando
Milly annunciò il nome del Tributo femminile,
ebbe l’impressione che la terra gli stesse letteralmente
mancando da sotto i
piedi. Non era così che doveva andare, quello doveva essere
il suo anno di Giochi. Vide Janet
farsi
avanti, ma Fiamma l’ammonì con
un’occhiataccia. Non si sarebbe mai fatta
sostituire, non avrebbe fatto la figura della vigliacca. La vide
avviarsi a
testa alta verso il palco, rifiutare sdegnosamente la mano di un
Pacificatore
che si era offerto di aiutarla, e lanciare occhiate arroganti
tutt’intorno.
Stava recitando la parte che si era costruita per
l’occasione. Sdegnosa, fredda
e algida come solo una regina avrebbe potuto fare. Ebbe un guizzo
d’orgoglio
per lei, che non lo deludeva mai.
-
E ora i gentiluomini. Vediamo un po’ chi abbiamo …
Anton Descouvres. –
Lo
conosceva bene, era un imbecille con i fiocchi. Un
arrogante pallone gonfiato, certo, ma pur sempre delle dimensioni di un
armadio
a quattro stagioni. Fiamma era agile e perfettamente allenata, ma
contro un
gigante del genere non avrebbe avuto chance in un confronto fisico
diretto.
Incrociò ancora una volta il suo sguardo, in una muta
richiesta. La vide
muovere impercettibilmente il mento verso il basso, un gesto
così lieve che ai
più sarebbe certamente passato inosservato, ma non a lui. Si
fece avanti con il
braccio destro ben alto.
-
Mi offro volontario come Tributo. –
Un
mormorio si levò tra le file degli abitanti del
Distretto. Nel 2 tutti conoscevano i due gemelli, orfani di due delle
più
grandi stelle dei Giochi che Capitol avesse mai avuto. Si fece largo
tra i suoi
compagni, ignorando Anton che lo fissava come se volesse farlo a pezzi
con le
sue mani, e montò sul palco.
-
Il … il tuo nome, caro? –
La
voce tremante di Milly lasciava chiaramente intendere
che lo conoscesse perfettamente. L’abbagliò con il
suo miglior sorriso,
smagliante e assolutamente finto, – Rico Bellin. –
Poi,
senza stare ad aspettare che la capitolina lo
chiedesse, incontrò la mano della gemella. Le loro dita si
attorcigliarono in
una morsa ermetica. Al loro fianco, leggermente in disparte, Enobaria e
Brutus
li fissavano con sconcerto. Quella mossa aveva colto di sorpresa anche
loro.
Il
Mentore lo affiancò non appena fu sceso dal
palco.
-
Che diavolo ti passa per quella testa? –
Il
solito Brutus, brusco e privo di tatto proprio
come il nome che portava.
-
Ci siamo fatti una promessa, anni fa: Se uno dei
due fosse stato estratto allora anche l’altro avrebbe
partecipato. È capitato,
mi sono offerto, non mi sembra poi così grave. –
replicò telegrafico.
Non
aveva voglia di discutere, non di ciò che non
poteva essere cambiato in alcun modo.
-
Io ho fatto una promessa a vostro padre, in punto
di morte, e tu hai appena mandato a puttane tutto quanto. –
lo informò con un
ringhio frustrato, prima di aggiungere, - Non posso tirare entrambi
fuori dall’Arena.
–
Rico
scrollò le spalle, come se parlare della sua
imminente morte non lo toccasse particolarmente.
-
Infatti tu non ci tirerai fuori entrambi. Io muoio
e Fiamma vince, è questo il piano. –
-
Bene, Rico, mi spiace informarti che il tuo piano
fa schifo. –
Emise
uno sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Non
voleva discutere, ma a quanto pareva Brutus non gli lasciava molte
altre
opzioni.
-
Sappiamo entrambi che non puoi impedirmi di
uccidermi, quindi risparmiamoci il discorso su ciò che posso
o non posso fare
della mia vita. Si nasce, si vive e si muore. È uno stato
delle cose, e poi non
mi ci vedo a invecchiare e diventare un fascio di muscoli cascanti.
– aggiunse,
sorridendo davanti all’espressione dell’uomo a
quelle parole.
-
Io non sono un fascio di muscoli cascanti. –
protestò indignato.
Un
sorriso sornione si dipinse sul suo volto, - E
chi ha parlato di te, ti sei sentito chiamato in causa? –
Si
fissarono per attimi che sembrarono
interminabili, poi entrambi scoppiarono a ridere.
-
Nulla di ciò che dirò potrà mai farti
cambiare
idea, vero? –
-
Nulla. – confermò.
-
Allora, dannazione, porta il tuo culo su questo
treno e partiamo verso l’ultimo bel posto che vedrai prima di
farti uccidere
per le tue idee del cazzo. – borbottò, cingendogli
le spalle con un braccio
muscoloso e dirottandolo verso il treno ad alta velocità.
-
E così sia. – mormorò ironico,
arrampicandosi lungo
la scaletta.
Spazio
autrice:
Ennesima
long, anche se ne ho un sacco in cantiere,
ma questa idea mi è venuta mentre ero ricoverata in ospedale
e non ho potuto
non cominciare a scriverla. Spero che vi piaccia, vi incuriosisca e che
vogliate farmi sapere che ne pensate. Al prossimo capitolo.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt