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Autore: Angel_24    09/01/2014    3 recensioni
Una volta tornati dal viaggio di nozze, John si affrettò ad andare a trovare Sherlock al 221B, ancora emozionato dal viaggio. Ora si, viveva con Mary, ma le chiavi le portava sempre e comunque con se. Entrò e salutò con un gran sorriso la signora Hudson, poi fece le scale molto velocemente. Aprì la porta e si trovò di fronte uno Sherlock completamente fradicio e nudo, probabilmente appena uscito dalla doccia. Il suo sguardo cadde velocemente verso il basso mentre il detective si girava rapidamente e lui richiuse la porta, deglutendo sonoramente sperando di non essere diventato color porpora sulle guance.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell'autrice C:
Ciao ragazzi! E finalmente ce l'ho fatta a scrivere una Johnlock
non deprimente, yehaay! Spero vi piaccia e buona lettura, una
recensione mi fa sempre piacere :3
A presto, Angel <3



Mary era piuttosto stanca, il matrimonio e tutta la giornata in generale che aveva appena passato erano stati piuttosto faticosi e coinvolgenti, ma era comunque seduta sul letto a godersi un po' di lettura, sul blog di John. 
Il marito era nel bagno, intento con tutta la calma del mondo a lavarsi i denti e ripensava al magnifico giorno.

<< Vi siete mai baciati? >> 

Esordì Mary dall'altra stanza. A John pareva di non aver compreso  bene e, siccome aveva la bocca colma d'acqua, rispose con un "Mh?".
Lei diede un paio di colpi di tosse per schiarirsi la voce, poi ripetè la domanda con un tono leggermente più alto, e più completa.

<< Tu e Sherlock... Insomma... Vi siete mai baciati? >> 

Glie lo chiese in tutta la tranquillità, come se fosse una domanda che si fa tutti i giorni al proprio marito e nel frattempo sorrideva continuando a leggere il blog. John, nel bagno, stava rischiando l'affogamento perchè quella domanda lo aveva totalmente spiazzato.
Si svuotò la bocca nel lavandino e girò la testa verso destra con la fronte aggrottata e le sopracciglia alzate. Si pulì velocemente la bocca e raggiunse la moglie in camera. Si fermò ai piedi del letto, guardandola con uno sguardo interrogativo.

<< Perchè mai avremmo dovuto baciarci? >>
<< Siete carini insieme! Hai mai provato qualcosa per lui? >>

Disse Mary ridacchiando. John, cercando di evitare totalmente il discorso si appoggiò sul letto, cominciando a gattonare fino a raggiungere l'altra e gli posò un lieve bacio sul collo.

<< Ho ragione di credere che questo non sia il momento più adatto per parlarne? >>

Mary sorrise e per tutta risposta si girò dalla parte opposta del letto coprendosi con le coperte.

<< Sono stanca. >>

Si giustificò ridacchiando leggermente.



Il giorno dopo i due neo-sposi partirono per la luna di miele, che durò esattamente due settimane. 

Sherlock, nel frattempo, rimaneva in casa da solo, continuando a ripetere a se stesso di essere annoiato.
Di tanto in tanto Mrs. Hudson faceva capolino dalla porta e gli portava il tè, invitandolo anche a prendere un po' d'aria, ma il detective rifiutava ogni volta e tornava a non far nulla. Scorreva le e-mail, non trovando nessun caso interessante e si esercitava anche per cinque o sei ore al giorno col violino.
Si dedicava alla lettura di tanto in tanto, ma raramente, tutti i libri presenti in quello scaffale polveroso erano già stati letti e lui di certo non sarebbe uscito a comprarne dei nuovi.
Qualche volta si trovava seduto sulla sua poltrona con i gomiti appoggiati alle ginocchia e si rigirava tra le mani una scatola di cartone rivestita da giornali incollati alla bell'e meglio, poi la appoggiava al tavolo con cura e continuava a rimembrare che si stava annoiando.



Una volta tornati dal viaggio di nozze, John si affrettò ad andare a trovare Sherlock al 221B, ancora emozionato dal viaggio.
Ora si, viveva con Mary, ma le chiavi del vecchio appartamento le portava sempre e comunque con se. Entrò e salutò con un gran sorriso la signora Hudson, poi fece le scale molto velocemente.
Aprì la porta e si trovò di fronte uno Sherlock completamente fradicio e nudo, probabilmente appena uscito dalla doccia. Il suo sguardo cadde velocemente verso il basso mentre il detective si girava rapidamente e lui richiuse la porta, deglutendo sonoramente sperando di non essere diventato color porpora sulle guance.
Aveva ancora la mano sulla maniglia, quando la sentì girarare verso il basso e vide Sherlock che apriva la porta.
Si assicurò che l'amico fosse vestito ed entrò, aprì la bocca per parlare ma fu subito interrotto.

<< Com'era Roma? >>

Domandò Sherlock che si era seduto nuovamente sulla poltrona. John lo guardò e sorrise scuotendo la testa, chiedendosi come aveva fatto a resistere due anni senza di lui dopo che gli era mancato anche solo per due settimane. Imitò l'altro e si sedette di fronte a lui, incrociò le dita e si appoggiò sulle ginocchia, guardando Sherlock dritto negli occhi.

<< Come diamine hai fatto a capire che sono stato a Roma in luna di miele? Se non ricordo male prima della partenza non ti avevo messo al corrente di dove sarei andato. >>
<< Chiaro come l'acqua distillata. I pantaloni che indossi sono nuovi e, appena sotto al risvolto dei pantaloni della gamba destra, sbuca l'etichetta con su scritto "Made in Italy" e appena sotto, una nota sartoria di Roma. Non è esattamente il tuo stile quindi presumo che te li abbia comprati Mary e tu li abbia indossati per farla contenta ed essere un bravo marito. Ma perchè avresti dovuto indossarli anche per venire qui? >>

Alzò un sopracciglio e si appoggiò entrambe le mani giunte sotto al mento, nella sua tipica posizione utilizzata per pensare.

<< CIAO MARY! >>

Urlò improvvisamente facendo sobbalzare John. Pochi minuti dopo, la porta della stanza si aprì una seconda volta ed entrò Mary, che sorrise per salutare entrambi. Mise sulle gambe di John un album e gli posò un bacio sulla guancia per poi uscire dopo avergli sussurrato un "non fare tardi", seguito da un "Ciao Sherlock" accompagnato da un altro sorriso.

<< Fan- >>
<< Fantastico, lo so. >>

Sherlock interruppe John prima che finisse la frase e ricevette un sorriso da quest'ultimo.

<< Mi sei mancato Sherlock, devo ammetterlo. >>

Il detective gli rispose con un semplice sorriso sforzato, per poi incrociare le gambe sulla poltrona.
Al dottore era mancato davvero. Dal matrimonio qualcosa era cambiato nel loro rapporto, da quando li aveva definiti "migliori amici" si sentiva legato ancora di più e gli pareva di aver smosso qualcosa nel cuore di pietra di Sherlock, o più che altro lo sperava, perchè sembrava lo stesso di un tempo.
Prese l'album dalla copertina azzurro cielo che aveva sulle ginocchia e lo girò un paio di volte nelle mani, sorridendo.
Sherlock aveva già intuito cosa avesse intenzione di fare John e si alzò saltando giù dalla poltrona con un balzo, congedandolo dicendo "vado a preparare il tè". Il dottore intanto aprì l'album delle foto del matrimonio che aveva da poco ritirato dal fotografo e iniziò a sfogliare le pagine.
Le prime immagini presenti, incorniciate da piccoli ricami neri disegnati sulle pagine, erano un mix di tutti gli invitati, non c'erano foto singole per ognuno ma quelle di gruppo erano riuscite a racchiudere tutti quanti. Sorrise quando arrivò alla prima foto di lui e Mary, a braccetto e più felici che mai.
Continuò a sorridere scorrendo le pagine velocemente, fin quando non vide le prime foto in cui era presente anche Sherlock.

<< Potevi far finta di essere un po' contento! >>

Ci scherzò su senza ricevere una risposta, ma andando avanti notò che non c'era una singola foto in cui il detective aveva il sorriso sulle labbra. Increspò un angolo della bocca da un lato, verso il basso, chiedendosi il perchè di quel comportamento. Si ricordò poi di non aver visto Sherlock neanche alla fine della serata, probabilmente era andato via prima e non se ne era neanche accorto.
Si strinse le guance con il pollince e l'indice della mano destra, continuando a sfogliare l'album lentamente con la sinistra.
Voltò poi il capo verso la cucina e aprì la bocca, ma la richiuse subito dopo e non disse nulla. Guardò più delle altre una foto che era stata fatta all'amico mentre teneva il discorso che è solito fare il testimone e scosse la testa un paio di volte, prima di realizzare davvero che aveva gli occhi lucidi. Per quale motivo il detective aveva gli occhi lucidi? Un cinico apatico e sociopatico non ha gli occhi lucidi, mai, no? 
I suoi pensieri furono interrotti da un forte rumore di una sega che taglia il ferro, forse stavano facendo dei lavori all'esterno, e dal ritorno di Sherlock che si sedette di nuovo sulla poltrona con una sola tazza in mano.

<< E il mio tè?? >>

Esclamò John alzando entrambe le sopracciglia.

<< Oh. Volevi il tè? Non vivi più qui, non avevo idea che lo volessi anche tu. >>
<< Ho sempre preso il tè, che novità è? >>
<< Vado a preparartelo. >>

Sherlock appoggiò la tazza sul tavolo e John seguì con gli occhi i movimenti della sua mano, notando quella strana scatola ricoperta di giornali e scotch.
Si alzò, appoggiò l'album dov'era seduto poco prima e la prese in mano, rigirandola per capire cosa fosse. La accostò all'orecchio e strizzando le palpebre la scosse: un rumore sordo provenì dall'interno, doveva essere un oggetto solido. Vedendo che l'altro stava tornando, la riappoggiò di fretta e tornò a sedersi.

<< Non ti ricordavo un tale ficcanaso. >>

Esordì Sherlock porgendogli la tazza colma.

<< Curiosità, non capisco cosa sia e non l'ho mai visto in casa. Allora... ti va di guardare le foto del matrimonio? >>

Il detective non rispose e si portò la tazza alle labbra guardando John dal di sopra del bordo.
Il dottore era perfettamente a conoscenza che non aveva alcuna intenzione di farlo, ma si stava chiedendo se ci fosse più di un motivo oltre al solito menefreghismo. Che non volesse guardarle perchè non voleva spiegare il suo atteggiamento? No, impossibile, era il suo naturale modo di fare, non ne avrebbe avuto motivo. 
Sherlock intanto stava cercando di evitare in qualsiasi modo un contatto visivo, lanciando di tanto in tanto un'occhiata fugace alla scatola. 

<< Vuoi dirmi cosa c'è in quella dannatissima scatola? Non penso che tu ti sia mai preoccupato tanto per un oggetto al di fuori del tuo violino. >>

L'altro alzò entrambe le sopracciglia con aria saccente, con la tazza a mezz'aria e la bocca semiaperta, tentando di dire qualcosa. Appoggiò il liquido ancora fumante e prese in mano l'oggetto in questione, rimanendo voltato di schiena. John si alzò e lo raggiunse, e si sporse dalle sue spalle per cercare di capire qualcosa, ma Sherlock si girò improvvisamente facendolo indietreggiare di un paio di passi. Il dottore guardò l'altro con un'espressione interrogativa, attendendo una risposta.

<< Credo che ogni persona che ha sentito nominare il mio nome almeno una volta sappia che non sono una persona con dei sentimenti, un sociopatico iperattivo solitamente non compra regali. Anche se, hai da ammetterlo, mi sono impegnato per fare il discorso al tuo matrimonio! Tornando al discorso principale, non volendo rovinare la mia immagine non ti ho consegnato il piccolo e inutile regalo che ti ho comprato. Essendo il tuo... migliore amico, mi sentivo in dovere di farlo. E' "impacchettato" in questo modo perchè non ho una carta da regali, spero tu mi possa perdonare per questo gesto così poco inadeguato per un giorno così importante! - esaltò l'ultima frase con un tono fin troppo sarcastico - Non ha nessuna funzione, mi chiedo davvero l'utilità dello scambio di regali, ma ecco qua, questo è per te! >>

Sherlock allungò di scatto la mano che stringeva la scatola verso John, che lo stava guardando sbalordito, non si aspettava minimamente un gesto del genere da parte del detective. Si era già stupito che non avesse fatto resistenza al matrimonio durante l'abbraccio, ma questo non se lo era proprio immaginato. Sorrise, ancora meravigliato e balbettò un "grazie" prima di iniziare a scartare il regalo.
Aprì la scatola di cartone e ne estrasse un piccolo soprammobile a forma di violino. Era in legno, lo stesso modello che possedeva l'altro. Lo guardò in viso con aria sia felice che confusa, e prima che potesse aprir bocca per chiedere spiegazioni, l'altro lo precedette.

<< Ora andrai a vivere con me e questo è solo un piccolo ricordo di me, ti tormenterò per sempre! >>

Ci scherzò sopra, ma un velo di tristezza gli passò sopra le iridi chiare e gli angoli della bocca che prima erano appena, appena rivolti verso l'alto, ora si stavano curvando dalla parte opposta.
Abbassò lo sguardo, sospirò lentamente e scosse impercettibilmente la testa.

<< Non vorrei che ti dimenticassi di me, John. >>

Puntò quegli occhi profondi in quelli del dottore, che notava solo ora quanto sembrassero stanchi e provati. Si spostò cauto e appoggiò delicatamente il violino sul tavolo, insieme alla scatola, poi si posizionò esattamente di fronte a Sherlock e gli appoggiò la mano destra sulla spalla sinistra.

<< Se c'è una persona che ricorderò forse per sempre, sei tu Sherlock. Continueremo sicuramente a correre per Londra per risolvere un crimine. O per lo meno, correremo per Londra aspettando che tu capisca come risolvere il crimine. Ora sono sposato con Mary ma- >>
<< Ti dispiace non continuare a ripeterlo di continuo? >>

John lo guardò in modo confuso, aveva lo sguardo perso e non capiva, gli si era annebbiata la mente.
Non pensò, agì solamente.
Baciò Sherlock di impulso, chiedendosi pochi istanti dopo che diamine stesse facendo, ma non sembrava aver intenzione di spostarsi. Sentì l'altro trattenere il respiro, si immaginava che avesse gli occhi spalancati, ma quando ne aprì uno lui stesso per controllare, il detective aveva solo le sopracciglia leggermente aggrottate, probabilmente sorpreso quanto lui della situazione. Sorrise lievemente sulle sue labbra, ricevendo uno sguardo interrogativo e scosse la testa con un'espressione di gioia in viso, per poi appoggiargli una mano sulla guancia e approfondire di più il bacio. Sherlock non faceva resistenza, anzi, aveva appoggiato la mano destra sul suo fianco. Erano fuori dal mondo in quel momento, non c'era niente intorno a loro, ad entrambi pareva di essere in un luogo fuori dalla concezione dell'uomo. I rumori proveniente dall'esterno era spariti, c'erano John e Sherlock, Sherlock e John. 
Solo un "Oooohhh" acuto della signora Hudson fece separare i due, che non si distanziarono poi più di tanto. La donna si portò una mano sulle labbra, commossa, li stava guardando con tutta la tenerezza del mondo. Sherlock era su un filo tra la confusione e la felicità assoluta, ma non lo dava troppo a vedere e faceva semplicemente correre lo sguardo tra John e Mrs. Hudson. John rise, probabilmente quella era la risata più sincera mai fatta in anni e senza smettere appoggiò la fronte alla spalla di Sherlock. Il detective lo guardò con un pizzico di tenerezza e appena se ne accorse, le sue guance presero un visibile color pomodoro.

<< John? >>

Chiese la signora Hudson, che nel frattempo aveva portato i pugni ai fianchi. Lui la guardò, si aspettava un qualcosa come un rimprovero, ma affatto, tutto il contrario.

<< "Non sono gay!" >> Lo scimmiottò scherzosamente lei, probabilmente più felice dei due di fronte a lei. 

Scoppiarono tutti a ridere, Sherlock compreso. John assaporò ogni secondo di quella risata, come se fosse il più raro gioiello esistente. 
Sapeva che ormai quello che era stato fatto era per sempre, e dopotutto amava Mary, ma era consapevole che da quel giorno la sua vita avrebbe avuto un tono più gioioso.

 
   
 
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