L’ultimo aggettivo
La bottiglia di birra vuota gira, gira e gira veloce sul pavimento, fino a fermarsi con il collo rivolto ad un ragazzo dai ricci dorati e dagli occhi di un celeste molto scuro.
-Alessandro!- esclama una ragazza bionda puntando con l’indice il prescelto dalla bottiglia -Allora...vediamo un po’...- continua aggrottando le sopracciglia pensierosa, indecisa su cosa far fare al ragazzo, per poi ordinargli di descrivere il suo migliore amico con dieci aggettivi.
-Ecco...- comincia Alessandro grattandosi il capo leggermente imbarazzato -Ecco, Manuel è... coerente.-
Coerente? Coerente?
Uno che dice sempre ‘viva la fica’ e poi, quando guarda un film
porno non si concentra tanto sulle tette rifatte dell’attrice, quanto sul
pene gonfio e turgido dell’attore lo definisci coerente? Mio Dio, sei
cieco o cosa? Non ti sei mai accorto, neanche per sbaglio, che, quando
d’estate andiamo in spiaggia, la mia attenzione non si posa sui bikini
strabordanti delle ragazze, ma su di una determinata porzione del corpo
maschile coperta da costumi a pantaloncino alle volte, Dio li benedica, anche
abbastanza aderenti da farmi commuovere? Possibile che tu non abbia mai
sospettato niente?
-Manuel è... allegro.-
No, dico, ti sembro
allegro? Se confessassi di essere gay, se mi rivelassi, tutto cambierebbe e non
parlo solo dei rapporti con i miei genitori, che finirebbero dritti dritti in
terapia intensiva per lo shock, ma anche dei rapporti con te che sei il mio
migliore amico, e di quelli con tutti gli altri.
Ho davvero poco di cui
stare allegro.
E poi, non ti è
mai passato per la testa che i miei sorrisi, le mie risate, le mie battute,
potessero essere, almeno in parte, i frammenti di una maschera che pian piano,
nonostante tutto l’impegno, si sbriciola?
Come posso essere
allegro quando non posso neanche essere me stesso?
Ci hai mai pensato?
-Manuel è... coraggioso.-
Non essere assurdo
adesso!
Se io fossi veramente
coraggioso come dici non avrei bisogno di nascondermi dietro le montagne di
menzogne che m’invento ogni giorno per sopravvivere. Se fossi coraggioso
non avrei così paura di quello che sento dentro; se fossi coraggioso i
commenti maligni delle persone non mi sfiorerebbero neanche; se fossi
coraggioso ti avrei già rivelato chi e che cosa sono in realtà.
Se fossi coraggioso ti avrei già detto quello che provo per te; se fossi
coraggioso non temerei la paura, ma avrei le palle di affrontare tutto questo.
Se fossi coraggioso,
ma non lo sono e me ne danno.
-Manuel è... sincero.-
Ma siamo sicuri che
stia parlando di me?
Della persona che
è arrivata a mentire persino a se stessa, a chi l’ha messa al
mondo e a chi il suo mondo l’ha reso migliore con la sua amicizia?
Dimmi Alessandro, sono
proprio io la persona che stai lodando con tutti questi bei aggettivi?
Sono proprio io la
persona che consideri il tuo migliore amico?
Non c’è
nient’altro per me nel tuo cuore?
Sincero, dici?
E’ davvero di me
che stai parlando?
Mi conosci davvero
così poco?
-Manuel è... fissato. Ma solo con le cose che gli piacciono, ovviamente...-
Ecco, così va
già meglio...
Sì, lo ammetto,
quando una cosa mi piace mi ci fisso e cerco di farla meglio che posso.
Tanto per fare un
esempio, se io, a scuola, m’impegnassi come m’impegno per suonare
la chitarra avrei la media del nove, invece che quella del sette sofferto.
Sono fissato anche con
il sesso, ovviamente.
Sarà
perché ho sedici anni e non l’ho ancora mia fatto, ma non vedo
l’ora di provare.
Vorrei affondare il
viso tra le cosce di un uomo, la bocca piena di lui ed in lui vorrei
sciogliermi raggiungendo l’apice dopo essermi fatto strada nel suo corpo,
nella sua anima, dopo averlo amato donandomi senza riserve, senza la paura
costante di rimanere ferito, armato del coraggio d’amare, nonostante
tutto.
-Manuel è... imbranato.-
Ah! Da che pulpito
vien la predica!
E sentiamo, dunque, me
ne vorresti forse fare una colpa?
Fatto sta che è
vero e questa mia, condizione d’imbranato cronico all’ultimo stadio
non mi sarà certo d’aiuto quando lo farò per la prima
volta. Insomma, non che mi manchi la teoria, infatti, se domani, al posto del
compito di greco ci fosse, tanto per fare un esempio, un compito sulle
innumerevoli posizioni del kamasutra, bè, non per vantarmi, ma di sicuro
prenderei il voto più alto di tutta la classe. Diamine, se a scuola
studiassimo queste cose non sarei un secchione, ma direttamente un genio, un
luminare del sesso. Almeno in teoria.
La mia prima volta
sarà uno schifo, o meglio, io farò schifo, ne sono certo.
Forse, però, se
riuscissi a trovare qualcuno imbranato quanto me...
-Manuel è... discreto.-
E come potrei non esserlo
dovendo celare un simile segreto?
Nessuno, neppure tu,
Alessandro, ha idea di che cosa significhi dover stare sempre a centellinare le
parole, le emozioni, perché basta davvero poco per tradirsi, altrettanto
poco per farsi odiare, per perdere tutte le proprie amicizie.
E’ così
dannatamente difficile doversi imporre un autocontrollo decente in situazioni
simili. E’ come stare rinchiusi in una gabbia e aver la chiave in tasca:
nella gabbia non hai la libertà che vorresti, ma sei al sicuro, se non
da te stesso, almeno dal mondo esterno, dalle sue stupide convinzioni, dai suoi
clichè idioti.
La discrezione
è un’arma a doppio taglio, sappilo Alessandro, perché la
gabbia in cui ci si chiude non è solo mentale, ma anche fisica, è
qualcosa che ti isola dagli altri e ti ferisce.
E’ terribile, credimi.
-Poi, alle volte, Manuel è anche...come dire... un po’ menefreghista...-
Come volevasi
dimostrare...
E’ così
che si diventa ad usare troppa discrezione, ne è la diretta conseguenza.
Si è
così impegnati a proteggere e a salvaguardare noi stessi che non ci
accorgiamo minimamente degli altri e dei loro problemi.
Con il tempo finisci
addirittura per convincerti che è normale; c’è chi
sopravvive e chi no, è la selezione naturale, in fondo.
E’ una
giustificazione squallida per l’egoismo umano, per il mio egoismo, ma
è pur sempre una giustificazione.
-...Ma la maggior parte delle volte Manuel è generoso. Quando ho bisogno di qualcosa lui mi è sempre accanto, mi aiuta sempre senza mai farmelo pesare e...-
Basta! Basta!
Non ne posso
più!
-Scusate ragazzi, ma io devo andare.- esordisce d’un tratto Manuel alzandosi in piedi.
-Ma dai, sono solo le sei e mezza!- esclama una ragazza che questo fa finta di non sentire, avviandosi all’uscita della casa e superandola.
Non ne può più di mentire e di nascondersi, non c’è la fa più a mantenere un segreto che vorrebbe urlare al mondo con tutto il fiato che ha in gola, ma le parole, come al solito, gli rimangono strette nell’esofago, come incastrate e a stento lasciano passare un po’ d’aria: è come se stesse affogando tra le sue menzogne.
-Manuel!- la voce di Alessandro lo riporta alla realtà facendolo voltare di scatto.
Dio ti prego, ti
scongiuro, fa che non mi chieda niente!
-Si può sapere che ti è preso tutto d’un tratto?- gli domanda visibilmente preoccupato per poi vederlo sbuffare.
Grazie Dio, grazie
veramente...
-Ma niente...- mente per l’ennesima volta -E’ che domani c’è il compito di greco e dovrei tentare di studiare qualcosa...-
-Oh, già, è vero...- fa un po’ deluso l’altro e Manuel non può trattenersi dal dare sfogo alla sua curiosità.
-Senti, prima che vada, potresti dirmi quale sarebbe stato l’ultimo aggettivo con il quale mi avresti definito?-
-Ecco...avrei detto che Manuel è... la persona che amo.-
-Scemo, guarda che quello mica è un aggettiv...-
Cervello chiama
Manuel, cervello chiama Manuel!
Ma dico, ti sei
rincretinito del tutto?
-C...cosa?- balbetta sconcertato, le iridi adamantine dilatate dalla sorpresa.
-Non devi aver paura, Manuel, d’essere quello che sei e se vuoi io...io posso esserlo con te.-
Fine.
Allora...come avrete quelle in corsivo sono i pensieri di Manuel, il personaggio descritto da Alessandro...
questa idea mi è venuto pensando a quello che le persone dicono di noi e a quello che noi, sentendo ciò, pensiamo...alle volte ci può sembrare che queste persone non abbiano capito nulla di noi, ma poi scopriamo che, forse, hanno capito anche troppo...
Che dire...spero che commentiate e ciao ciao dalla vostra Isi.