«Hai rubato ancora il pasto a qualcuno?»
«Tranquillo, il tuo panino non l'ho toccato, questo era della Kepner. Potrebbe fare la capo chef, ce la vedo proprio a schiamazzare dietro ai fornelli con quella sua vocina stridula»
«Smettila e impara a cucinarti qualcosa con le tue mani dopo che hai riposto il cibo in frigorifero»
«Che ti prende? Difendi quell'oca?»
«È più intelligente di te»
«Continui? Ti sta proprio a cuore...»
Mi lasciai sfuggire una risatina, ma quando lo vidi abbassare lo sguardo:
«Non ci credo! Oh mio dio, Avery! Ti piace! Sei cotto della rossa!»
«Si chiama April»
«Non può essere. Insomma, è una di quelle persone che se dovessi descriverla con una parola userei...»

«Simpatica. È davvero simpatica, ok?»
Lo fissai, per assicurarmi che fosse serio.
«Aspetta. Io avrei pensato decisamente all'opposto - fastidiosa, per esempio - ma se a te piace, voglio dire, avresti dovuto convincermi della sua intelligenza o della sua bellezza, che so. Simpatica lo dici a una ragazza che vuoi scaricare senza ferire i suoi sentimenti! Andiamo, chi vorrebbe una donna solamente simpatica?»

«Simpatica è un aggettivo bellissimo. Viene dal greco συν-παθεο che significa "sentire insieme", perchè a volte ho la sensazione di guardare le cose come le guarda lei, di sentirle insieme a lei»

Stupore.
Imbarazzo.
Avevo sottovalutato una parola tanto profonda e scherzato su questo suo sentimento, ma dovetti riconoscerlo:

«Simpatica non è poi tanto male»