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Autore: Onira_    09/01/2014    1 recensioni
Tratto dalla storia
Amava riprodurre il cielo in tutte le sue sfumature, l'oro dei suoi capelli e l'azzurro ghiacciato dei suoi occhi.
Dipingeva anche i colori dell'erba, ma non era mai la stessa cosa.
I suoi capelli poteva toccarli, il cielo solamente osservarlo a causa della distanza...
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Terzo - L'Oracolo - 


Mi chiesi cosa volesse da me Chirone in un momento simile, ma decisi di farmi viva nella Casa Grande, dove mi diressi entro pochissimi minuti.
<< Chirone? Ci se? Posso entrare? >> Chiesi bussando alla porta di legno rovinata
<< Jho Thomas? Chirone ti ringrazia tanto per essere venuta e blah blah blah. Vieni ti porto da quel centauro. >> Mi disse Dioniso con una voce stressata.
<< Grazie. Comunque mi chiamo Jane Thompson. >> Mormorai. Lui fece un segno di menefreghismo con la mano, poi mi lasciò in una stanza con lo stallone.
<< Dimmi Chirone. >> Mormorai guardandomi intorno.
<< Jane, so che sei appena tornata dall'ultima missione che ti ho affidato, ma ora tu sei quella che rappresenta la cabina di Apollo perciò voglio affidarti una missione che ritengo giusta per te. >> Un'altra? Sparatemi con una revolver 44 Magnum, soffrirò di meno.
<< Si, daccordo. Sono pronta. >> Mentii.
<< Vedi, conosci la leggenda di Pitone? >> Ebbi un sussulto.
<< Non posso farlo. >> Dissi appena sentii quel nome. Rispondo alla sua domanda: Si, conosco la leggenda di quel dannato serpente sproporzionatamente grande. Si racconta che mio padre, il Dio del sole Apollo avesse distrutto quel mostro ottendendo il comando sull'Oracolo. Secondo alcuni lo fece anche perchè Latona, sua madre, era sempre perseguitata da questo serpente. Perciò per vendetta.
<< Si che puoi. Ne sarebbe fiero. >> Si riferì evidentemente ad Apollo. Quel Dio era l'essere piu megalomane, eccentrico e arrogante di tutto questo mondo, quello passato e quello a venire, anche se lo avessi reso fiero per qualsiasi cosa, non mi avrebbe mai dato questa soddisfazione.
<< Daccordo dove si trova? >> Chiesi scocciata. 
<< South Carolina. Puoi portare con te solo due dei semidei del Campo, poi... Vai nella sala dell'Oracolo. >> Per quanto si sforzò di far risuonare le sue parole con naturalezza, avvertii un velo di tristezza nelle sue parole. 
<< South Carolina. Okey. Voglio portare con me... Annabeth Chase e Leo Valdez. >> Decisi. Una ragazza intelligente mi avrebbe portato sulla buona strada usando l'intelletto, inoltre è anche la mia migliore amica, Leo invece è in gamba anche con due stecchini in mano, un buon amico. Sapevo che non mi avrebbero tradito come è successo in una delle mie missioni precedenti.
<< Daccordo. Vado ad informarli. Tu... Tu vai all'Oracolo. >> Mi ordinò il centauro. Obbedii e corsi verso quell'inquietante vecchio magazzino abbandonato, costruito con strutture greche.
Feci un respiro profondo. Era gia calata la sera e, nonostante fossi la figlia del Dio dell'Oracolo, faceva sempre un po' paura. Feci il primo passo all'interno dell'edificio, ritrovandomi da li a poco in una stanza piccolina, arredata da tele stile antico, mobili in legno con sopra oggetti come delle armi insanguinate, rotte o sporche, trofei, elmi eccetera. Una puzza incredibile si espanse nella camera subito prima di essere investita da una luce verde. Alzai la testa e vidi quell'orrenda mummia rinsecchita. Mi chiesi perchè dovevo sapere il mio destino prima, insomma era una tortura. Magari ti diceva che saresti morto con dogmi incredibili, e sai che non puoi sottrarti piu. E' una cattiveria secondo me. Scossi la testa e mi avvicinai all'Oracolo di Delfi. La sua bocca (o quello che ne era rimasto) si spalancò ed iniziò a pronunciare parole molto strane.

"TRE EROI LA VIA SMARRIRANO, 
L'UNIONE DI UN SEMIDIO ACCETTERANNO, 
SOLO DUE DI LORO A CASA POTRANNO TORNARE,
E CON UN SOLO GESTO, LE SORTI DELL'OLIMPO CAMBIARE.
LA SALVEZZA O LA DISTRUZIONE, 
LA CRUDELTA' DI UN DIO DETERMINERA', 
MA GLI EROI SE UNITI SARANNO, 
LE SORTI DEL MONDO CAMBIERANNO. "


Furono le uniche parole della Pizia, dopo di che, tutto tornò ad essere normale: Una vecchia stanza vuota da anni.
Rimasi lì ferma a ripensare a quelle parole. Mandai all'Ade il momento in cui decisero che consultare l'Oracolo dovesse essere una tradizione. Ero completamente sotto shok. Uscii di lì, consapevole del fatto che altrimenti sarei impazzita.
Fuori dalla porta c'erano Annabeth, Leo e Chirone. Abbassai la testa quando vidi le loro facce sorridenti. La profezia diceva chiaramente che solo due di noi tre sarebbero tornati, perciò qualcuno sarebbe morto. O disperso. Ma chi è quel qualcuno? Detesto le profezie, è ufficiale.
- Allora? Cosa ha detto l'oracolo? - Annabeth si precipitò su di me con una voce molto squillante. Lei adorava le imprese.
- Annabeth? - La chiamai. Cercai mentalmente un modo per dirle che avrei preferito che lei e Leo fossero rimasti al Campo, ma non trovai il coraggio, completamente assente in me in quel momento. Scossi la testa e lasciai perdere, anche se significava lasciare che uno di noi morisse o roba simile e mi faceva diventare il cuore insopportabilmente pesante. Recitai la profezia e tutti e due rimasero molto delusi. Quasi quanto me. Ma non Chirone, lui rimase con la stessa faccia triste di quando mi aveva chiamato per farmi accettare l'impresa. Lui gia ne era gia a conoscenza di tutto questo.
- Partiamo 'sta sera. - Disse Leo con un tono molto serio. La sua voce era talmente triste che quasi non credetti che fosse la sua. Lui era sempre così imbranato e solare che era un colpo basso sentirlo parlare così.
Annuii in segno di approvazione, poi tornai alla Cabina di Apollo.
- Hey sorellina! - Mi disse Will sorridendomi. Sentirmi chiamare in questo modo mi faceva sentire strana. Okey, erano entrambi piu grandi di me, Micheal aveva diciannove anni, Will diciotto ed io Diciassette. Gli sorrisi.
- Dove sei stata? - Mi chiese Micheal.
- Chirone ha una nuova missione per me. Ho consltato l'Oracolo. - Dissi. Provai a far sembrare la mia voce abbastanza normale.
- Quale missione? - 
- Pitone sta attaccando il South Carolina. - Spiegai.
- E la profezia qual'è? - Si unì Will.
- Cos'è un interrogatorio? - Borbottai. La faccia di mio fratello assunse un'espressione interrogativa.
- Niente. L'Oracolo non mi ha detto niente di importante... Partiamo questa sera-
- Okey... - Mormorò il ragazzo a bassa voce.
Sperai che il sole non se ne andasse mai, ma la sera sarebbe dovuta arrivare prima o poi, in un modo o nell'altro, l'ora di partire sarebbe giunta.
Artemide diede il cambio a mio padre, mentre tutti i semidei si dirigevano verso i tavoli per cenare. Offrimmo carne ogniuno al proprio divino genitore, io diedi quasi tutto in onore al Dio del Sole. 
- Ad Apollo. - Mormorai quando il cibo era ormai preda delle fiamme. Ovviamente nella mia bocca suonarono quelle solite ed abiutuali parole, ma io le intesi come sinonimo "Proteggici." e "Vai all'Ade tu e quella stupidissima Pizia." Dopo di che tornai al Tavolo di Apollo. Era completamente vuoto, eravamo rimasti in tre. La battaglia finale contro il Titano Crono aveva completamente prosciugato la Cabina numero Sette, per questo non avevo chiesto al centauro di far venire con me i miei fratelli.
Dioniso fece sbattere il suo cucchiaino su un bicchiere per attirare l'attenzione di tutti i semidei e fermare il loro chiacchiericcio. Ottenuto questo si rimise seduto a bere la sua Diet Coke con amarezza. Detesto quel Dio, ma chissà per quanto tempo sarebbe dovuto restare senza bere il suo vino.
- Mezzosangue, - Iniziò Chirone.
- Abbiamo una nuova impresa. - Di nuovo quel chiacchiericcio si espanse in ogni tavolo. Gli esulti di Ares furono i primi, per poi susseguirsi dalle lamentele della cabina di Afrodite e dalla paura da parte di Ermes.
- Silenzio per favore. - Intervenì ancora il Dio del vino, anche se era preso in tutt'altro. 
A Chirone fu concessa la parola.
- I semidei protagonisti a questa nuova missione sono gia stati scelti. - Ogni minima sillaba si bloccò ed io ebbi un tuffo al cuore. Guardai istintivamente Annabeth, al tavolo accanto al mio, che provò a sorridermi per infondermi poco piu coraggio. Ma capii che lei provava le mie stesse emozioni.
- Pitone è giunto nel South Carolina, si è risvegliato dal tartaro e sta spaventando i mortali, nonostante la foschia. Tutti voi conoscete la sua leggenda, perciò ritengo opportuno che a partecipare sia anche un figlio di Apollo. O meglio, Figlia. - Disse puntandomi con lo sguardo. 
- Ora rappresenta la Cabina numero Sette, ha esperienza, e voglio che sia Jane a battersi. - In teoria sarei dovuta alzarmi, in pratica fu del tutto diverso, mentre ascoltavo gli applausi delle Cabine, eccetto quella di Ares, che imprecava nominando tutti i nomi degli Déi dell'Olimpo.
- Annabeth, Leo, volete partecipare a questa impresa? - Chiese il centauro. 
"O Déi, dite no, dite no..." Furono le uniche parole che risuonarono nella mia mente.
- Si. - Leo si alzò, seguito da Annabeth. Speranze distrutte.
***
Tutti i semidei tornarono nelle loro Cabine. 
- Ci vediamo quando torni Jane. - Dissero i miei fratelli in simultanea. Gli sorrisi rassicurante (O almeno credo).
- Torno presto.- Bugia grande come l'Olimpo, non avevo idea di quando avrei fatto ritorno al Campo.
- Bene ragazzi, se voi siete pronti, io partirei anche subito. La sera non è il massimo viaggiare... - Dissi girandomi verso di loro. Tenevo il mio arco dentro la faretra dietro la schiena, assieme alle frecce e il mio anello-spada al dito. 
- Noi siamo pronti. - Leo aveva una sacca enorme dietro la schiena. 
- Leo Valdez, mi spieghi che cosa stai facendo? - Emisi una risatina quando lo vidi fare un passo con molta fatica.
- Sta scoppiando quello zaino! - Gli fece notare Annabeth vedendo la sua faccia spaesata.
- Mi servono queste cose. - Buttò quel 'coso' da novanta chili per terra aprendolo. C'erano oggetti di ferro, maggiormente rotti.
- La tua spada sarà sufficiente. - Dissi.
- Lancia. - Mi corresse, poi la tirò fuori da quell'ammasso di ferro arrugginito e fece segno di essere pronto, così ci avviammo verso l'uscita dal Campo Mezzosangue.
- Avete provato a riflettere sulla profezia? - Ci chiese Annabeth.
- Non mi ci far pensare. Ha detto che saremmo tornati solo in due. - Leo sembrò leggermente turbato.
- Su quattro. - Commentai io.
- L'unione di un semidio accetteranno. Questa frase è molto strana. - Annabeth comprese quello che volevo dire.
- E con un solo gesto le sorti dell'Olimpo cambiare. Forse questo gesto è unirsi al misterioso semidio. Oppure potrebbe essere... Non lo so, il fatto che solo due tornino al Campo non significa per forza morte. Potrebbe essere l'unione alla banda di Crono e company? Forse, e dico forse, il gesto potrebbe essere questo. -
- La profezia non dice forse. Dovrebbe essere precisa, figlia di Apollo. - Commentò Leo.
- Non sono la profezia. Mio padre è il Dio dell'Oracolo, ma io non centro niente con questa storia Valdez. - Protestai. Annabeth rimase zitta, come se stesse riflettendo.
- Sarebbe troppo facile. Ragazzi è inutile provare a capire ora la profezia, prima ancora che uscissimo dal Campo. C'è qualcosa di specifico. Qualcosa andrà sicuramente storto durante la nostra impresa e così l'Oracolo avrà ancora ragione. Ancora una volta. Nessuno è mai riuscito a comprendere le frasi della Pizia prima del momento dal fato scelto. - Disse. Riflettei molto su queste parole, poi uscimmo finalemente dal Campo Mezzosangue. Mi chiesi chi fra i tre non avrebbe piu rivisto, al nostro ritorno, quello che ci stavamo lasciando alle spalle.
  
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