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Autore: Goldendonkey    11/01/2014    14 recensioni
Londra è una città troppo monotona per Alyson, una giovane ragazza ricca di sogni e di speranze per il futuro.
Ma cosa succede se inaspettatamente entra qualcuno nella tua vita stravolgendola completamente?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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That park
Adoro Londra alla mattina.
Passeggiavo tranquilla lungo le fredde vie congelate, a quell’ora il sole era tramontato da poco e la sottile patina di ghiaccio che si formava sulle strade rendendole scivolose incominciava a sciogliersi accolta dai caldi raggi di un timido sole.
Stretta nel cappotto blu continuavo il mio cammino sempre più affascinata da questa fragile atmosfera. Lungo le strade di Londra a quest’ora non c’è mai stata tanta gente, solo qualche persona in giacca e cravatta intenta a correre velocemente da una via all’altra per chissà quale impegno.                                  
Come ogni giorno svoltai lungo la strada principale e mi inoltrai in un piccolo vicolo senza fine. Qui si trovava l’unico bar aperto alla mattina, il bar che faceva la cioccolata calda più buona al mondo.
Lentamente aprii la porta in legno e mi lasciai invadere i polmoni da un dolce profumo di cioccolato fuso.
“Buongiorno Alyson, ti porto il solito?”
Annuii leggermente mostrando a Josh, il barista, un lieve sorriso.
“Ecco a te”
Sorridendo mi porse un piatto pieno di cornetti al cioccolato appena sfornati, i miei preferiti. Adoravo starmene li seduta, sola a sgranocchiare tranquillamente la mia colazione .
Come d’abitudine osservavo il paesaggio da dietro l’ampia vetrina malamente ornata da decorazioni ingiallite dal tempo, chissà da quanto non venivano cambiate.  
La scena era sempre la stessa e si ripeteva ogni giorno; al di fuori del bar i negozi iniziavano ad aprire, le prime macchine cominciavano a circolare lentamente per le strade e alcune persone iniziavano ad uscire timide dalle proprie case per dirigersi a lavoro. Trovavo buffo il fatto che in una città così grande milioni di persone condividessero le stesse vie senza mai conoscersi, parlarsi o scambiarsi un sorriso, tutti avvolti nelle solite e monotone giacche grigie. Ogni giorno giuravo a me stessa che qualsiasi cosa sarebbe successa nella mia vita non sarei mai diventata come loro, una sagoma nera precisamente uguale alle altre. Tutto sembrava apparentemente appartenere alla solita normalità che caratterizzava ogni giornata, tirai un sospiro di rassegnazione: un altro giorno di lavoro stava avendo inizio.
 Stavo per alzarmi quando qualcosa, o per meglio dire, qualcuno al di fuori della vecchia vetrina catturò la mia attenzione.
Un ragazzo straordinariamente alto camminava goffamente lungo il viale. Sebbene indossasse una cuffia nera alcuni riccioli color cioccolato fuoriuscivano cadendo delicatamente sul suo viso.
Mi appiccicai di più alla vetrina per poter osservare meglio, cavolo! Era veramente magro, forse un po’troppo. Spostai lo sguardo sui lunghi pantaloni verde acqua che gli fasciavano le gambe per poi salire lungo la camicia bianca a quadri. 
In tutto questo tempo non avevo mai visto uno come lui, era diverso da tutti, chissà cosa ci faceva a quest’ora in giro per le strade di Londra.
Lo vidi svoltare l’angolo e scomparire con la stessa semplicità con cui era apparso;  non potevo permettermi di farmi sfuggire quest’opportunità così la curiosità ebbe la meglio; gettai qualche moneta sul bancone e uscii di corsa dal bar.
Mi guardai intorno, dove poteva essere andato? Ripercorsi lentamente le sue orme, voltai l’angolo e mentre una gelida folata di vento mi scompigliò  i capelli  lo vidi in lontananza: la sua altezza si distingueva fra tutti.
Mi feci largo tra la gente cercando di non farmi notare dal riccio che continuava a molleggiare tranquillo sulle sue lunghe gambe, chissà dove stava andando. Mi sentivo una stupida, cosa stavo facendo? Stavo inseguendo un ragazzo che nemmeno conoscevo solo per soddisfare la mia curiosità, ma il mio istinto continuava a guidarmi  impassibile.
Lo osservai varcare la soglia del vecchio parco abbandonato e inoltrarsi tra le sterpi che ormai facevano da padrone a quella struttura.
Una volta quel parco era la più bella attrazione che ogni bambino potesse desiderare, mi ritornarono alla mente vecchi ricordi ormai polverosi di una piccola bambina di nome Alyson che andava in estasi per quello scivolo di un rosso sgargiante che ormai era arrugginito.
Seguii stranita i suoi movimenti; da anni nessuno entrava più in quel parco, ma lui ci era andato con una tale tranquillità da spaventarmi.
Proseguí il suo percorso fino ad arrivare ad un immenso campo di margherite che io non avevo mai notato fino ad ora, si fermò improvvisamente e si distese sul prato  tirando un sospiro di sollievo Dovevo assolutamente nascondermi o mi avrebbe vista e si sarebbe spaventato interrompendo quel momento così assurdamente magico perciò mi misi dietro a una grande quercia osservando attentamente ogni più piccola azione del ragazzo. 
Inaspettatamente lo vidi sdraiarsi sul morbido prato togliendosi la cuffia permettendo in questo modo ai suoi ricci di liberarsi liberi nell'aria.  Chiuse gli occhi e dischiuse le labbra rosee dalle quali uscì una dolce melodia:

Baby I hate days like this

When it rain and rain, it rain and rains
When it rain and rain, it rain and rains
When it rain and rain, it rain and rains
When it rain and rain, it rain and rains

More than this
Baby I hate days like..

 “Oh, cavolo.."

Ero meravigliata se non stupita, mi sembrava tutto sosì irreale: lui, questo posto, la canzone; si era creata un atmosfera così magica, ma forse urlai troppo forte perché il riccio si girò, si alzo in piedi e si diresse verso di me. Aveva un aria stupita, o forse spaventata; per quanto ci provassi non riuscivo a decifrare il suo sguardo.
“Ecco, ora di sicuro mi vedrà e si spaventerà oppure si arrabbierà”
Pensavo tra me, iniziavo ad aver seriamente paura.
Mi raggiunse, ora tremavo.  Si avvicinò a me portando il suo volto a pochi gentimetri dal mio, osservai i suoi occhioni stampati sui miei scrutarmi inespressivi .
Tremavo e avevo paura se ne accorgesse, dovevo mettere fine a quella situazione imbarazzante, dovevo scusarmi, insomma se fosse capitato a me, se qualcuno mi avesse seguita rovinandomi un momento che sarebbe dovuto essere intimo, mi sarei arrabbiata. Feci per aprire la bocca e pronunciare parola ma  il riccio  si alzò e sparì  dietro le mie spalle.
Cosa era successo? Non lo sapevo nemmeno io, mi sdraiai sull’erba e chiusi gli occhi.




||Spazio a me||
Ok, questa è la mia primissima fan fiction su Mika, il primo capitolo è veramente corto, ma ho deciso di lasciarlo cosí perchè i prossimi saranno molto più lunghi.
E che dire? Spero tanto che vi piaccia :D
  
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