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Autore: Euridice100    11/01/2014    13 recensioni
"Mr. Gold ha tutto.
No, non è vero.
Mr. Gold ha tutto fuorché lei."
( Victorian!AU RumBelle )
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Cora, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Your dream is over... Or has it just begun?'
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I – Still Standing
 
 
 
“Can't you stop the lies
falling from the skies 
Down on me,

I'm still standing
Can't you roll the dice,

I might be surprised 
Conscience clear,

I'm still standing here.”
“Still Standing” – The Rasmus
 
 

Se ripensa a come è iniziato tutto questo, Robert Gold reprime a stento un’amara risata.
 
È strano come le cose più belle entrino nella nostra vita completamente inattese; o forse, riflette, non è opportuno usare il verbo “entrare”, che lascia supporre un’azione pacata, serena. No, lei non è “entrata”, lei è irrotta nella sua vita, senza chiedere alcun permesso, senza scusarsi per la sua presenza; lei è comparsa all’improvviso e ha segnato un “prima” e un “dopo”.


Basta un attimo di distrazione e Gold torna sulla carrozza che lo ha condotto al suo destino.





Londra, 1888.
 
 
 
Apparentemente si trattava dell’ennesima storia già sentita: un prestito ingente, un debitore restio a pagare, la necessità di far valere il proprio diritto.
Maurice French si era presentato dai suoi intermediari un paio di anni prima: nulla più di un piccolo borghese le cui origini francesi erano ben visibili nel cognome. Millantava astruse e quanto mai improbabili parentele coi Capetingi, ma per vivere gestiva un paio di negozi di fiori che stavano attraversando un momento di crisi.
Un momento di crisi che, a quanto pareva, durava da tempo, visto che prima di rivolgersi a lui l’uomo era già passato da svariati strozzini.
Una situazione deprecabile, certo, ma Gold non aveva cacciato via il postulante: l’aveva ricevuto, si era mostrato comprensivo dinanzi alle sue flebili richieste e gli aveva concesso l’agognato prestito, mantenendo il sorriso mentre l’uomo leggeva il tasso d’interesse con la voce ormai ridotta a un soffio e, sospirando, apponeva il proprio nome sul foglio.
Da allora erano iniziati i guai per i protagonisti della vicenda: dopo i primi tempi, nonostante tutto il suo onore da – presunto – nobiluomo, i ritardi avevano iniziato a susseguirsi con una puntualità a dir poco sorprendente.
Dopo l’ennesimo sollecito di pagamento, dopo l’ultimatum, ancora Maurice non si faceva vedere.
Peggio: quando gli uomini di Gold si erano presentati alle porte della sua casetta in Marylebone Road l’avevano trovata vuota.
L’uomo aveva fatto perdere le proprie tracce.
L’industriale non si era certo rassegnato: aveva sguinzagliato i suoi per tutta Londra e, con le buone o le cattive, la tana di French era stata scovata.
Era giunto il momento di dargli una lezione memorabile – perché nessuno poteva prendere in giro Robert Gold, soprattutto quando si parlava di denaro.
Era solito mandare i suoi scagnozzi a fare il lavoro sporco – lui aveva un nome da difendere, e anche se comunque la giustizia sarebbe sicuramente stata dalla sua, preferiva pur sempre non essere associato ai coltellacci di cui i suoi bravi amavano far sfoggio per intimorire – e non solo - il prossimo. Ma quel giorno la situazione era ben diversa: quanto successo non poteva in alcun modo restare impunito. Si sarebbe preso la soddisfazione di sentire French implorarlo, smentire le patetiche scuse che avrebbe addotto e vedere il terrore dipingere il volto del fioraio mentre ogni sua proprietà veniva portata via e la lama incideva un segno sul suo flaccido corpo.
Erano questi i pensieri di Gold mentre scendeva dalla carrozza e bussava alla fatiscente abitazione che, secondo le poche ma interessanti informazioni ottenute, corrispondeva al rifugio del debitore. In attesa che qualcuno aprisse, l’uomo si guardò attorno disgustato: quanto doveva essere caduto in basso il francese per nascondersi a Canary Wharf, zona portuale tra le più degradate della città?
Tra i docks scorrevano ovunque rivoli di sporcizia, prostitute attiravano i clienti con sordidi sorrisi e nugoli di bambini cenciosi si avvicinavano per studiare il cocchio, nel tentativo di rubarne i raggi delle ruote e i finimenti dei cavalli.
Se i suoi tirapiedi non l’avessero seguito con un’altra carrozza e se non fosse stato personalmente scortato da Hulme, Reed e Blockehurst - i più massicci della compagnia - Gold non avrebbe mai messo piede in quel postaccio.
Dopo un tempo che parve eterno, qualcuno socchiuse la porticina di legno mezzo marcio.
­- Chi è? – pigolò una voce femminile.
Una voce femminile?
Cosa ci faceva una donna da French? Da quel che Gold sapeva, l’uomo non aveva famiglia. Che i suoi avessero commesso qualche sbaglio nel reperire le informazioni? In tal caso, avrebbero dovuto vedersela con lui.
Ad ogni modo, chiunque fosse quella donna non avrebbe goduto di una lunga vita se avesse continuato ad aprire agli sconosciuti in quel postaccio… Ma, in fin dei conti, la faccenda non lo riguardava.
- Buongiorno, Miss, - esordì Gold – Scusate il disturbo, sto cercando Mr. Fr...
- Isabelle, chiudi!
Il grido fece sobbalzare l’industriale e la sua interlocutrice, che cercò vanamente di obbedire all’ordine: Hulme e Blockehurst si scagliarono subito contro la porta, irrompendo nell’abitazione.
Nessun errore, pensò l’uomo con un ghigno, entrando in casa e arricciando il naso quando una zaffata d’aria consumata lo investì.
Si guardò attorno: all’interno la catapecchia era addirittura peggiore di quanto si potesse immaginare dall’esterno. L’unica stanzetta che la componeva era grigia di umidità e fuliggine, senza alcun punto luce se non una minuscola finestra dal vetro rotto. Il mobilio era costituito unicamente da un camino spento, un tavolo mezzo sbilenco, due seggiole, due lettini e una piccola credenza su cui giacevano piatti di legno, altre umili suppellettili e un paio di libri.
Non c’era alcuna via di fuga per French – mai, mai scegliere una trappola da cui non si può scappare, commentò tra sé e sé Gold –, che era stato subito immobilizzato da Reed e Blockehurst.
Una ragazzina che si era gettata sugli uomini urlando “Papà!” ora era trattenuta da Hulme, che rideva dei suoi miseri tentativi di divincolarsi dalla ferrea stretta del bruto.
- Bene, bene, bene, - cominciò Gold avvicinandosi al fioraio – Stavate forse cercando di fuggire, Mr. French?
- Io… N-non… Mr. Gold, posso spiegare… - balbettò l’uomo, mentre gocce di sudore gli imperlavano la fronte unticcia.
- No, Mr. French, non credo siano necessari ulteriori chiarimenti. Intuisco perfettamente la vostra situazione e, sapete, vi capisco.
- Voi… D-davvero?
- Certo, Mr. French, per chi prendete? Per una bestia senza cuore? Suvvia, ragazzi, – proseguì, facendo appena cenno ai due che ancora tenevano fermo il malcapitato – Non siate così violenti con questo brav’uomo, liberatelo.
Gli scagnozzi si guardarono stupiti per un istante prima di ubbidire.
- Sapete, Maurice, mi sta a cuore la sorte di chi mi chiede aiuto, li sostengo fin quando le difficoltà non sono che un lontano ricordo…
- Mr. Gold, io… Noi… Non sappiamo davvero come ringraziarvi… - lo interruppe l’uomo, massaggiandosi maldestramente la gola.
- …A meno che loro non tradiscano la mia fiducia. Ed è proprio questo ciò che voi, mio caro amico, avete fatto.
French sbiancò nuovamente udendo quelle parole; il colore sul suo volto svanì del tutto quando vide un manipolo di uomini dalle intenzioni minacciose fare irruzione nella sua dimora e iniziare a portarne via la scarsa mobilia.
- No! Vi prego, pagherò! Concedetemi solo un’altra settimana e vi restituirò tutto, tutto, lo giuro, abbiate pietà!
Gold sentì un’ondata di rabbia assalirlo. Si era dimostrato fin troppo clemente con quel pezzente e come era stato ripagato? Con un misero tentativo di fuga! Londra era una metropoli tentacolare, vero, ma nessuno poteva sperare di sfuggire alla sua furia. Ignorò le geremiadi dell’uomo e gli si avvicinò in silenzio.
- Sapete, Mr. French, - gli ringhiò contro fissandolo negli occhi – Certe posizioni non si raggiungono con la pietà. Con la pietà non si sale, si scende lungo la scala sociale.
Fece per andarsene quando una bestemmia soffocata e l’urlo lanciato da una voce cristallina lo fermarono.
- Aspettate!
Gold si voltò di tre quarti e un’occhiata gli fu sufficiente per comprendere la situazione; sollevò le sopracciglia vedendo il fido Hulme piegato in due a causa di un poderoso calcio tiratogli al basso ventre dalla ragazzina, che era riuscita a liberarsi. Era evidentemente stata lei ad avanzare quella disperata richiesta, e ora lo stava guardando, col volto congestionato dalla lotta e il respiro pesante dalla concitazione.
Gold la osservò per un istante e fu costretto a ricredersi: la corporatura minuta lo aveva tratto in inganno perché, sebbene giovane, ella non era certo una ragazzina.
- Desiderate qualcosa, Miss? – le domandò l’industriale, studiandone sommariamente i lunghi capelli scuri, gli occhi chiari e la pelle ancora non segnata dal tempo e attribuendole una ventina di anni.
- Sì, - replicò lei senza distogliere lo sguardo, anzi, muovendo qualche passo verso di lui.
Sfrontata, fu il pensiero che la mente di Gold elaborò in considerazione non solo del suo atteggiamento, ma anche del suo abbigliamento: un abituccio giallo che aveva conosciuto tempi migliori e che lasciava scoperta una vasta porzione degli avambracci e persino delle caviglie di colei che lo indossava.
Un abito che nessuna donna onesta avrebbe mai portato, un abito adatto solo a una poco di buono, a una prostituta delle più misere, come l’uomo catalogò istantaneamente la giovane.
- Ebbene, parlate, allora.
- Se… Se venissi con voi… Lascereste in pace mio padre?
- Belle, no! – s’intromise con un sussulto French.
Gold sgranò gli occhi. Pur avendo già inquadrato la ragazza, non avrebbe mai immaginato fosse talmente spudorata da proporsi così esplicitamente sotto gli occhi del padre. Alzò le spalle senza reprimere una smorfia di repulsione.
- Miss, la vostra proposta non mi interessa. Non sono in cerca di… Amore. Continuate, ragazzi.
Un intenso rossore imporporò le guance della giovane.
- Non vi sto offrendo “amore”! – sbottò – Mi sto proponendo come vostra dipendente!
Gold corrugò la fronte stupito. Cosa diavolo le passava per la mente?
Non l’avrebbe certo assunta come operaia in uno dei suoi stabilimenti: era impossibile che avesse una qualche esperienza coi tessuti, non avrebbe saputo da che parte iniziare.
Glielo disse, attendendosi una resa che non giunse.
- Ma posso servirvi come domestica.
Gold tacque.
- Lavorerei fino a ripagare il debito di mio padre, - proseguì lei, incoraggiata dal silenzio dell’uomo – So svolgere tutte le faccende domestiche, sono rapida e brava, più brava di quanto si possa credere. Sono pronta a seguirvi… Seguirvi anche ora.
- Belle, te lo vieto! – urlò incredulo il padre.
- No! – la fanciulla replicò duramente, voltandosi per guardare il genitore - Nessuno a parte me può decidere il mio destino! Devo andare!
Gold soppesò quanto dettogli. Era chiaro che la ragazza avesse mentito: in fin dei conti, fino a qualche anno prima i French avevano goduto di discrete possibilità economiche, avevano avuto certamente una governante e la figlia non avrebbe saputo dove metter mano in casa… Ma d’altro canto, la situazione della famiglia non era delle più rosee già da tempo, per cui era anche probabile che l’erede non fosse poi davvero cresciuta negli agi.
Del resto, cos’aveva lui da perdere? Avrebbe potuto concederle un’opportunità e poi, dinanzi al certo fallimento, rifarsi sul padre.
- Miss, il debito di cui stiamo parlando è ingente. Sommando tutti gli interessi, mi dovete una somma che sfiora le duecento sterline… Più di quanto una cameriera guadagna in un’intera vita di lavoro. Se veniste con me sarebbe per sempre, mia cara.
- Ma voi lascereste vivere mio padre?
- Avete la mia parola.
La ragazza inspirò profondamente.
- E voi avete la mia. Resterò con voi per sempre.
- Belle, Belle non puoi farlo! – la voce di Maurice era spezzata -  Per favore… Non puoi andare con questa… Bestia!
Ascoltando quell’epiteto ripetutogli già mille e mille volte Gold si vietò di fare quanto più desiderava: sbuffare e distorcere il volto in una smorfia grottesca, poggiandosi una mano al petto per simulare un’esagerata e quanto mai inesistente sofferenza.
- Padre, ho deciso…
- Sapete, ha ragione lei, - s’intromise l’industriale - Il dado è tratto. Non fate quella faccia, Mr. French: non mi dovete nulla, per ora!
Si rivolse poi alla giovane, posandole una mano sulla spalla.
- La giornata dei domestici inizia alle cinque del mattino e noi siamo in ritardo di ore. Andiamo, mia cara.
 
Gli scagnozzi aprirono la porta e Belle French e Robert Gold uscirono in strada sotto un cielo cupo che minacciava pioggia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
N. d. A. : Dearies! :D
Come promesso, ecco il primo capitolo della storia: siamo entrati nel vivo della vicenda, che ve pare? Come avete notato, mi sono solo parzialmente attenuta alla 1x12 – da cui ho tratto i dialoghi finali –, apportandovi importanti modifiche. In questa storia, infatti, farò riferimento alle vicende dei RumBelle come viste nella serie tv fino a un certo punto, dopo il quale modificherò molte cose.
“Reed” e “Blockehurst” vengono da “Jane Eyre”, mentre “Hulme” mi è stato suggerito dal mio ragazzo.
Nell’Ottocento Marylebone Road era un luogo abbastanza rispettabile, mentre Canary Wharf oggi è il cuore della City finanziaria, ma si trova nell’East End che all’epoca era una zona misera.
Il titolo di ogni capitolo, eccezion fatta per il prologo, sarà quello della canzone i cui versi fungeranno da incipit della narrazione – ringrazio seasonsoflove per avermi permesso di sfruttare quest’idea che ha usato nella sua bella long “Highschool”!
Sono rimasta commossa dal calore con cui questa fanfiction è stata accolta: ragazzi miei, mi avete davvero fatta emozionare, siete una forza della natura! *-* Mi impegnerò al massimo per non deludere le vostre aspettative… Grazie a valeego, nari92, KikiWhiteFly, seasonsoflove, Rosaspina7 e Stria93 che hanno recensito il prologo e ad annachiara27, Beabizz, Boris88, Giu_99, Hey J, Jessica21, Stria93, valeego, always_rick_jane, ctdg, Ersilia, KikiWhiteFly, LadyViolet91, nari92, NevilleLuna, rumbelle2998 e seasonsoflove per aver aggiunto la long alle storie preferite/ricordate/seguite; e ovviamente grazie a tutti i lettori silenziosi – che invito a esprimersi!
Sono curiosa di conoscere il vostro parere, perciò recensite e, nel caso, criticate: mi aiuterete a migliorare, perciò non fatevi scrupoli!
Salvo imprevisti, ci leggiamo sabato 25 gennaio!
Baci! :) :*
Euridice100
   
 
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