Premessa:
questa
storia è stata scritta
principalmente per farsi due risate, quindi non siate troppo severi e
godetevela.
Un rapporto di Troppo
L'ammiraglio Pike entrò nella
plancia dell'Enterprise e subito si andò a sedere sulla
poltrona del capitano.
Non molto era cambiato rispetto all'anno prima, quando aveva
dato il via al viaggio inaugurale della nave stellare.
Una cosa strana (beh, più che strana....... che lo
incuriosiva) però c'era. Stava guardando Spock, che come
sempre stava facendo
rapporto, e non poté non notare che quel giorno il
vulcaniano fosse
leggermente malinconico.
Probabilmente, pensò Pike, perdere il proprio pianeta e la
madre era stato un colpo più duro di quanto il primo
ufficiale lo avesse fatto
sembrare.
Ma ciò che più incuriosiva Pike non era il fatto
che Spock
stesse soffrendo, anche perché gli sembrava una cosa
normale, ma che questa
malinconia si potesse leggere così chiaramente sul bel volto
del vulcaniano.
Però..... però c'era stato un'altro episodio che
aveva
acceso la curiosità dell'ammiraglio. Precedentemente il
vulcaniano aveva
chiesto il permesso di fare rapporto, rivolgendosi a lui col suo nuovo
titolo
di ammiraglio.
Ma quando Pike aveva risposto con un semplice "Oh, mi
chiami pure Capitano. Odio questi eccessivi formalismi", Christopher
poté
notare nel primo ufficiale, dapprima un lieve brivido e poi una
malcelata nota
di indecisione? sofferenza? rimorso?.... tingere la sua voce sempre
apatica.
Christopher Pike non era sicuro di ciò che avesse sentito.
Ma non aveva indagato, perché comunque il vulcaniano
rimaneva uno degli uomini migliori della flotta. Aveva deciso di tacere
e
continuare ad ascoltare il resoconto sulla nave.
Spock aveva quasi finito il suo rapporto quando le porte del
turbo-ascensore si aprirono e da esse uscì Kirk. Da
lì in poi le cose si
complicarono leggermente.
Da bravo vulcaniano, Spock continuò col rapporto, o almeno
ci provò, perché non riuscì ad
impedirsi un improvviso tentennamento. Kirk si
posizionò alla sinistra dell'ammiraglio, mandando sia a lui
che al vulcaniano
occhiate piene di rabbia.
E Pike si ritrovò in mezzo ad un qualcosa che nemmeno lui
sapeva definire.
Paradossalmente, con la fine del rapporto del vulcaniano, le
cose si fecero ancor più complicate.
Dopo un'iniziale momento di imbarazzante silenzio, Spock
chiese.
"Ammiraglio potrei sapere..."
"Le avevo detto di chiamarmi capitano" gli ricordò
Pike.
"Molto bene -riprese l'ufficiale- potrei sapere capitano"
e questa volta la nota di disgusto nella sua voce non era poi
così celata.
"Potrei sapere cosa fa qui il cap..... ehm il
tenente...."
"Primo ufficiale tattico" scandì con astio Kirk,
interrompendo ancora una volta il vulcaniano.
"Se mi lasciaste finire una frase -puntualizzò questi-
cosa la porta qui, comandante Kirk?" chiese Spock, prima di rivolgere
un
falso sorriso all'ammiraglio per poi spostare lo sguardo sul vero
centro del
suo interesse.
"E io potrei sapere cosa ci fa lui -e indicò il
vulcaniano- sulla mia..... sull'Enterprise?" chiese Kirk, per poi
abbassarsi e mormorare all'ammiraglio "Lei mi ha mentito".
Aveva forse mentito, Christopher Pike, quando aveva detto a
Kirk che Spock non sarebbe stato sulla nave? Beh, non proprio......
diciamo che
aveva omesso la verità.
In realtà, dopo Nero, gli avevano detto che quei due avevano
imparato a convivere e Pike era curioso di vederli all'opera; ma ora si
trovava
in questa situazione imbarazzante.
"Ehm... io, veramente.... pensavo fosse meglio
così" rispose Pike, imbarazzato.
"Meglio per chi? Mi ha già preso la nave, questa volta
cosa si prenderà?" chiese con astio Kirk, rivolgendosi al
vulcaniano.
"Io non volevo toglierle niente; ho solo seguito il
regolamento" si giustificò Spock. Era forse rammarico,
ciò che
l'ammiraglio aveva visto sulla faccia del primo ufficiale scientifico?
Forse.
"Già, lei non vuole mai niente. Capitano le chiedo il
permesso di ritirarmi nei miei alloggi" disse Kirk, prima di abbassare
il
tono della voce, così che solo Spock potesse sentirlo, "qui
c'è troppa
confusione" ringhiò con astio.
"Permesso accordato comandante" accettò Pike, per
poi vedere il giovane allontanarsi.
Quando Pike si girò verso l'ufficiale scientifico, lo
trovò
a rimirare il pavimento e quella vena malinconica che aveva
precedentemente
scorto, si era di nuovo impossessata del vulcaniano.
Pike non poté impedirsi di sorridere leggermente.
"Spock -chiamò Pike- lei è momentaneamente
congedato;
si ritiri pure".
"Ammiraglio, credo di non aver compreso bene"
affermò il vulcaniano, chiaramente confuso dalle parole del
superiore.
Proprio non gli riesce di chiamarmi capitano, pensò
Pike.
"Lo segua, comandante" e sorrise apertamente al
giovane.
"Ma il mio turno è appena cominciato, non posso allontanarmi
dalla mia postazione" protestò il giovane. Stava forse
facendo i capricci?
"Oh, si che può. Glielo sto ordinando io. Vuole forse
disubbidire al suo diretto superiore e commettere insubordinazione?"
chiese molto angelicamente l'ammiraglio.
Spock tentennò qualche altro minuto prima di congedarsi e
sparire dalla plancia. Pike sapeva che l'unico modo per costringere un
vulcaniano a fare qualcosa era far si che quel 'qualcosa' risultasse
logico.
Ma ora Christopher doveva occuparsi di un problema molto più
importante.
Durante la discussione dei due ufficiali aveva sentito uno
strano febbricio nell'aria. Doveva vederci chiaro.
Per prima cosa chiamò in plancia l'ufficiale medico in
carica. Da che mondo è mondo, se si voleva essere aggiornati
sui pettegolezzi
di una nave, si doveva chiedere al medico di bordo. Non
perché la categoria
fosse particolarmente pettegola, bensì perché,
per un inspiegabile motivo, la
gente era più propensa a spettegolare in infermeria.
D'altronde durante i lunghi
periodi di degenza medica non è che si potesse fare molto
altro.
Ovviamente anche una domanda diretta alla plancia era una
rapida soluzione, ma sembrava che nessuno si fosse accorto di niente, o
quasi.
Appena McCoy entrò in plancia, Pike non perse tempo e gli
chiese.
"Mi sa dire niente di Kirk e Spock?".
Il dottore guardò stranito e confuso il superiore, quindi
disse.
"Credo di non aver ben capito."
"Volevo sapere se ha notato qualcosa di strano fra quei
due. Occhiatine sfuggenti, casuali tocchi (che casuali non lo sono poi
tanto),
strani sospiri.... cose così, insomma." spiegò
Pike, certo che il dottore
avrebbe capito.
"Signore ma è sicuro di sentirsi bene?" chiese
invece McCoy, leggermente impensierito.
"Quei due non si possono vedere e poi 'sangue verde' è
pure fidanzato, quindi non capisco perché..." ma
l'ammiraglio interruppe
il discorso del dottore con un eccitato: "Ma davvero è
fidanzato??? E con
chi? Con chi???" chiese, sempre più curioso.
Il dottore, ormai certo che il superiore fosse impazzito,
rispose: "Il troll è fidanzato col tenente Uhura."
Pike, subito, si girò verso il tenente e non si
stupì poi
molto di trovare la stessa, ed unica, persona in plancia che si fosse
dimostrata impensierita alla domanda su Spock e Kirk.
Pike decise di alzarsi e avvicinarsi alla ragazza, prenderle
le mani nelle sue e chiederle.
"Tesoro, dimmi tutto!" Uhura rimase spiazzata da
quell'appellativo, ma poi rispose al superiore.
"Non c'e niente da dire, signore."
"Ne sei sicura? E come vanno le cose ultimamente col
tuo fidanzato?" chiese l'ammiraglio, sempre più curioso e
apparentemente
preoccupato per la ragazza.
"Vanno bene, signore" rispose Nyota, leggermente
confusa.
"Oh poverella! Non te ne sei ancora resa conto"
disse Pike con un sospiro affranto, per poi lasciarle dei piccoli
buffetti
sulle mani, per consolarla.
"Senti.... potresti essere mia figlia, alla tua giovane
età, quindi mi sento in dovere di darti un consiglio:
dimentica il vulcaniano e
cerca l'uomo giusto per te; quello che ti ami per come meriti." e
così
dicendo abbracciò la tenente, come per consolarla dalla
terribile notizia
appena datale.
"Signore, credo sia meglio andare in infermeria per
qualche controllo. Ho idea che la sua mente abbia cominciato a
risentire della
prigionia sotto Nero." disse il dottore sempre più in
apprensione.
"Frottole, io sto benissimo, anzi......" si fermò
qualche attimo e poi riprese più eccitato di prima.
"Ma si, l'ambasciatore Spock!!!!" urlò
elettrizzato.
"Lui deve sapere di sicuro qualcosa! Mettetemi subito
in contatto con lui. Prenderò la chiamata dalla sala
conferenze.
Dottore, mi accompagni, per favore." e così
dicendo l'ammiraglio Pike e il dottor McCoy lasciarono la plancia.
Qualche minuto dopo, l'ammiraglio Pike salutava, attraverso
l'ologramma, l'ambasciatore Spock.
Scambiati i classici convenevoli, l'ambasciatore chiese:
"Cosa la spinge a contattarmi, ammiraglio? E' successo qualcosa al
capitano Kirk?"
Proprio non ce la fanno a vedere qualcun'altro sulla
poltrona della nave, pensò Christopher
prima di sorridere amabilmente
all'ambasciatore.
"Kirk non è più capitano. Il primo ufficiale
Spock lo
ha fatto destituire." spiegò tranquillamente.
L'ambasciatore rimase qualche attimo in silenzio, per poi
iniziare a parlare.
"Sono stato occupato con la costruzione di Nuovo
Vulcano, la prego, ammiraglio, di espormi quanto avvenuto."
Pike, aiutato dal dottore, spiegò della missione sul pianeta
col vulcano che stava per esplodere, del tentato sacrificio del primo
ufficiale
Spock; di come Kirk avesse tentato, ancora una volta, il tutto per
tutto salvandolo
in extremis.
Raccontarono del seguente rapporto del vulcaniano e di come
la commissione disciplinare, a cui esso aveva portato, avesse deciso di
togliere a Kirk il comando della nave, dopo l'ennesima infrazione del
regolamento.
Solo dopo aver messo al corrente l'ambasciatore, Pike decise
di fare la domanda che tanto gli premeva.
"Lei che cosa sa di quei due?" chiese, con aria di
chi la sa lunga.
L'ambasciatore alzò un sopracciglio e disse: "Credo di
non capire a casa si riferisce".
Oh! Per l'amor del cielo! Possibile mai che nessuno mi
voglia rispondere
con chiarezza? si
chiese Christopher, ormai convinto che tutti sapessero ma che non
volessero
confessare.
Si preparò, quindi, a riformulare la domanda, ma all'ultimo
momento cambiò idea e chiese.
"Può un vulcaniano fare gli occhi dolci a
qualcuno?" e condì il tutto con un sorrisone zuccheroso.
L'ambasciatore rimase esterrefatto alla domanda.
Sinceramente, non sapeva rispondere. Non poteva sapere cosa
passasse per la testa di quei ragazzini.
E anche nel suo arco temporale, una cosa simile non si era
mai vista.
Anche se...... beh, forse....... ma no. Non aveva come
confutare la sua ipotesi.
Lui era solo, in un tempo che non era il suo.
L'ambasciatore decise di essere sincero con l'ammiraglio e
ammise i suoi limiti.
"Capisco -rispose Pike- ma come faccio a farli andare
d'accordo? Mi serve che lavorino insieme, ed ora nemmeno si parlano."
spiegò sconfortato.
"Oh questo è molto semplice." disse il vulcaniano.
"Li lasci parlare, sistemeranno tutto da soli."
"Sì -ammise l'ammiraglio- ho già mandato il
giovane
Spock a parlare con Kirk."
"Bene, quindi non rimane altro che aspettare. Ora, mi
scusi ammiraglio, ma i miei doveri mi chiamano." e dopo aver fatto il
classico saluto vulcaniano la figura dell'ambasciatore Spock scomparve
dalla
sala.
Christopher Pike si sedette su una sedia della sala
conferenze e prese un respiro. Non gli restava che aspettare e sperare.
Magari
in un miracolo.
° ° °
Quando Kirk entrò nella cabina, la prima cosa che fece fu
gettare un urlo pieno di rancore.
Era talmente arrabbiato che gli prudevano le mani e avrebbe
voluto volentieri, prendere a pugni qualche maglia rossa; ma sapeva di
non
poterselo permettere o si sarebbe messo contro il regolamento, ancora
una volta.
Ciò che la rabbia gli fece dimenticare fu di bloccare la
porta della sua cabina. Quando Spock lo raggiunse, dopo qualche minuto,
il
vulcaniano non dovette fare il minimo sforzo per entrare.
Di certo, però, Kirk quel giorno non era in vena di visite e
dopo aver gettato una rapida occhiata al suo ospite si alzò
di scatto dal
letto, sul quale si era precedentemente seduto, e mise fra loro quanta
più
distanza i suoi alloggi permettessero.
"Cosa la porta qui? Chi le ha dato il permesso di
entrare? Esca subito!" Jim lo urlò così
velocemente che Spock fece fatica
a capire tutto.
Il primo ufficiale ci mise qualche attimo a rispondere;
attimi durante i quali rimase a guardarsi i piedi imbarazzato. Poi
prese
coraggio e fissò i suoi occhi in quelli di Jim, i quali
sebbene tentassero di
non farsi catturare erano accesi di curiosità.
"La porta non era bloccata e sono entrato. Capitano se
mi lasciasse spiegare..."
"Smetti di chiamarmi capitano!" gli intimò Kirk,
interrompendolo.
"Ma lei è il
capitano di questa
nave!" protestò Spock testardamente.
A quelle parole, Jim scosse la testa esasperato.
"No Spock! Non sono più il capitano. O devo forse
ricordarti che sei stato TU -e
calcò bene la parola- a
denunciarmi nel tuo rapporto e a farmi perdere il comando?" disse
sarcasticamente.
Spock non rispose. Non c'erano parole per difendersi da
quell'accusa.
Il vulcaniano aveva fatto la cosa giusta, lo sapeva; ma
allora perché sentiva un'enorme peso sul petto? Gli sembrava
di essere tornato
piccolo, a quando suo padre lo rimproverava se lui non riusciva a
concentrarsi
durante la meditazione.
Spock strinse i pugni per costringersi a ritornare al
presente e riprendere il controllo su di se e le sue emozioni. Non era
il
momento di indugiare nei ricordi.
"Sai Spock, credevo che avessimo superato tutto
questo" iniziò Kirk, per poi dargli le spalle e dirigersi
alla sua
libreria.
Scorse un paio di titoli, per poi allontanarsene e
ricominciare a parlare.
"Credevo avessimo superato la fase del 'Non ti
ritengo idoneo al comando e farò di tutto per farti
rimuovere da quella
sedia'. Credevo che dopo Nero tu avessi imparato
come ragiono.
Stupidamente credevo anche che avessimo seppellito l'ascia di guerra e
che ora
potessimo lavorare insieme tranquillamente." Jim fece una piccola
risata,
per sottolineare quanto gli sembrasse ridicola la sua ultima
affermazione.
"Ma ho sbagliato -riprese- siamo ancora al punto di
partenza. Non ti importa di niente e di nessuno, se non del
regolamento."
Spock si sentì ferito da quelle parole. Non era
assolutamente vero che non si interessava a niente o nessuno.
Gli importava di sua madre, gli importava di tutta la sua
gente che era morta per la vendetta di un pazzo. Gli importava del suo
pianeta,
di cui ormai non rimaneva che il vago ricordo. E gli importava anche....
"Il regolamento c'è e va seguito" disse
freddamente. Non poteva lasciarsi andare ai sentimentalismi, e quella
era
l'unica scappatoia che gli si era presentata.
"QUELLO STUPIDO REGOLAMENTO MI AVREBBE OBBLIGATO AD
ACCETTARE IL TUO SUICIDIO!!!" urlò Kirk fuori di
sé.
Spock rimase stupito dalla reazione del suo capitano. Non lo
aveva mai visto così furioso. Non quando lo aveva spedito su
Deltha Vega e
nemmeno quando Kirk lo aveva attaccato per costringerlo ad ammettere di
essere
emotivamente coinvolto nella questione di Nero.
Jim boccheggiava davanti a lui e il vulcaniano non sapeva
cosa fare o dire per aiutarlo.
"Io....ti prego di..... lasciarmi.....solo" lo
supplicò Jim, ancora scosso.
"Ho bisogno di riordinare le idee. Quindi, ti prego, va
via!" disse, prima di dirigersi al replicatore e chiedere dell'acqua.
Il vulcaniano accettò in silenzio la richiesta. Si
girò ed
uscì dalla cabina lasciando libero Jim, finalmente, di
buttarsi sul letto e
cerare di dimenticare quanto appena successo con una sana
dormita.
° ° °
I giorni seguenti furono molto difficili per l'intero
equipaggio dell'Enterprise.
Khan, l'ennesimo nemico, si era rivelato con i suoi piani di
distruzione. La nave era stata gettata in una folle corsa per
catturarlo,
prima, e fermarlo, poi.
In tutto questo l'unico che ci aveva 'rimesso' era
stato il primo ufficiale tattico James T. Kirk, sacrificatosi
valorosamente per
la nave entrando nel nucleo a curvatura per riallinearlo a calci.
Pochissima gente assistette alla morte del valoroso eroe, in
una delle scene più struggenti che si fosse mai verificata
sulla nave stellare.
C'erano giusto l'ingegnere capo Scott e il primo ufficiale
scientifico Spock.
Già, perché nei pochi istanti prima della morte
Kirk non
voleva vedere l'ammiraglio Pike, come un secondo padre per lui. Non
voleva
vedere il suo migliore amico e medico di bordo McCoy. No! Kirk voleva
solo
poter salutare Spock!
Ah, valli a capire questi giovani sentimentali di oggi!
Ma tornando alla storia....
Ovviamente Spock non aveva negato quel semplice saluto
all'amico (sì, nel frattempo erano diventati amici.
Miracolo!).
Solo che poi il vulcaniano era andato su tutte le furie e
aveva giurato vendetta contro Khan, una volta che Jim aveva smesso di
respirare.
Vendetta sì, perché dopo tutto era colpa di Khan
se il
capitano... ehm... volevo dire, se il primo ufficiale tattico era morto.
Il vulcaniano era partito in quarta alla ricerca di quel
dinamitardo, che non aveva altri divertimenti che far scoppiare archivi
di
flotta e dipartimenti vari, e una volta trovatolo aveva pensato bene di
riempirlo di pugni.
Pugni che, se l'altro fosse stato un po' meno 'potenziato',
lo avrebbero fatto andare e tornare all'altro mondo prima ancora di
poter dire
'ahia'.
Fortuna volle che il sangue di Khan fosse anche l'unico
siero capace di curare Jim-ghiacciolo dalla morte.
Fu quindi compito della dolce
Nyota-fidanzatina-ancora-per-poco-Uhura andare a fermare Spock prima
che lo
uccidesse veramente Khan.
E menomale, e sottolineo menomale, che ci riuscì o non
saremmo qui a raccontare questa storia.
Kirk si riprese, per la gioia di tutti (ma proprio tutti,
tutti), dopo qualche settimana di coma.
Cosa fece per prima cosa? Beh, è ovvio! Chiese di Spock!!!
Ripeto.... questi giovini sentimentali!
Il loro primo incontro, fu abbastanza formale. Jim era ancora
debole e Spock non si sarebbe sbottonato più di tanto,
considerando anche che
in stanza con loro c'era Bones, affaccendato in mediche faccende.
Il
secondo incontro andò un tantinello diversamente.
Dopo una settimana esatta dal risveglio di Kirk, Spock si
era dovuto recare in plancia per prendere una bobina che doveva
visionare.
Fu particolarmente sorpreso di non trovare il ponte vuoto.
"Cosa ci fa qui Capitano?" chiese curioso.
"Potrei chiederti la stessa cosa Spock" sussurrò
Kirk seduto ad occhi chiusi sulla sedia del comando.
"Dovevo prendere una bobina da visionare" rispose
semplicemente il vulcaniano.
"E io volevo godermi un po' il silenzio della plancia,
prima di ripartire" sorrise l'altro.
Qualche giorno dopo il risveglio di Kirk, il consiglio supremo,
impressionato dal coraggio e dall'abnegazione alla causa che il ragazzo
aveva
mostrato, decise di ridargli il comando dell'Enterprise. Ora erano
lì
aspettando che la nave venisse riparata, per poi ripartire.
Spock colse al volo l'occasione di poter essere sincero. Si
avvicinò lentamente alla poltrona, fino ad avere di fronte
il suo
capitano.
"Jim, io.. volevo dirti che..." le parole gli si
bloccarono in gola. Non era affatto facile per lui parlare di
sentimenti, o
chiedere scusa.
Ma sapeva che a Jim lo doveva.
Kirk aprì gli occhi e rimase lì in attesa,
incitando
silenziosamente Spock con lo sguardo.
Fu quello stesso sguardo caldo e profondo che convinse il
vulcaniano a parlare.
"Io ho fallito. Ho fallito come primo ufficiale non
fidandomi delle decisioni del mio capitano. E ho fallito come amico,
mettendo
al primo posto il regolamento e non ringraziandoti mai per avermi
salvato da
quel vulcano.
E' solo che io... non mi sono mai trovato in questa
situazione e....." le parole rimasero intrappolate quando Spock
sentì il
corpo di Jim entrare in contatto col suo, poco prima che le braccia del
capitano si andassero a posare sulle sue spalle per stringerlo in un
abbraccio.
Un abbraccio mozzafiato e inaspettato, nel vero senso della
parola.
Il vulcaniano non si era accorto, mentre parlava, di Jim che
si alzava e si avvicinava sempre di più. Ora non sapeva come
gestire la
situazione e respingere l'altro senza offenderlo di nuovo.
"Basta parlare Spock. Tutti abbiamo imparato qualcosa
da questa storia, ora abbiamo la possibilità di andare
avanti." sussurrò
Jim, dolcemente.
Per quanto, però, Spock considerasse veritiere quelle parole
non poteva fare a meno di considerare quella situazione estremamente
imbarazzante, oltre che soddisfacente, ma questo il vulcaniano non lo
voleva
prendere in esame.
Fu quindi con il più alto tasso di gentilezza che la sua
ferrea educazione gli permettesse, approssimativamente una percentuale
rasente
lo zero, che Spock premette leggermente sui pettorali di Jim per
costringerlo
ad allontanarsi.
Ma quando il capitano si fu scostato, il primo ufficiale ci
tenne a finire il suo già troppo frammentario discorso.
"Io, proverò ad essere meno..." ma di nuovo Jim
azzerò le distanze poggiando delicatamente un dito sulle
labbra del vulcaniano
per zittirlo.
"Non fare promesse di cui in futuro potresti
pentirti." disse, per poi fermarsi a riflettere qualche attimo e
riprendere.
"Non ho bisogno di qualcuno che mi dia carta bianca
nelle mie decisioni. Ho bisogno di qualcuno che mi consigli, che sappia
valutare
le situazioni quanto, se non meglio di me. Ho bisogno di qualcuno che
mi
impedisca di farmi travolgere dalla forza dei miei sentimenti e che mi
insegni
ad essere un capitano migliore.
Ed io voglio che quella persona sia tu, Signor Spock. Quindi
niente promesse stupide o sarò costretto ad ordinarti di
tacere." e
sogghignò guardando il vulcaniano ancora muto fra le sue
braccia.
Spock, questa volta, non allontanò Jim, ma anzi con
timidezza fu lui stesso ad avvicinare l'amico a se per poi stringerlo.
Come aveva detto il suo capitano, non c'era bisogno di
parole. Almeno non fra loro.
Avevano il nuovo dono del reciproco tempo da passare
insieme, lavorando, esplorando, vivendosi. E questa volta non avrebbero
commesso gli errori fatti in passato.
Perché se il capitano James T. Kirk aveva imparato a
rispettare il giudizio e le "abitudini" del suo primo ufficiale,
Spock di Vulcano aveva imparato a fidarsi delle decisioni del suo
capitano.
E da quel momento in poi avrebbero potuto mettere in pratica
le loro nuove conoscenze fino ai confini più remoti
dell'universo.
Note: Avevo
scritto questa storia qualche mesetto fa ma per problemi vari non ho
mai potuto
pubblicarla.
Quando la scrissi avevo visto una sola volta Into Darkness,
ma ero rimasta molto colpita dal faccino tristissimo di Spock quando ha
capito
che per colpa sua Kirk aveva perso la nave e che non ne sarebbe
più stato
capitano.
Recentemente ho rivisto il film e sono ancora più convinta
di quanto ho scritto, non contando che il film mi ha dato un mucchio di
idee da
sviluppare.
Per quanto riguarda l’OOC, lo so, c’è
soprattutto per Pike e
Spock, ma visto che è una cosa scritta tanto per ridere ci
può anche stare, o
no?
Avevo anche pensato di farla finire in rosso, o almeno in
arancione, ma non mi convinceva molto quel finale quindi ho deciso di
chiuderla
così. La trovo più adatta al loro attuale
rapporto.
Spero che vi abbia divertito almeno un pochino e che
vogliate scrivermi qualche parolina per farmelo sapere.
Baci, Naky.