Uncle

Hayley ha i capelli rossi e gli occhi verdi, sorride sempre e adora la nona sinfonia di Beethoven, vorrebbe solo evadere dalla sua vita e fuggire lontano, invece rimane lì, bloccata nella sua vita, come dentro una galera. La ragazza è seduta in riva al lago, a pochi metri dalla casa di famiglia, quella palafitta con i bastoni piantati nell’acqua e nel lieve fondo sabbioso, che si vede in lontananza, dietro le fronde dei pochi alberi sporadici; da lì proviene anche il lieve rumore della sinfonia, quella che suo fratello sta imparando al pianoforte. Hayley si porta la sigaretta alle labbra ed aspira un po’ di fumo, qualcuno la chiama da lontano, lei si volta e per un attimo non vede nulla, i capelli rossi le cadono scomposti sugli occhi, ma con una risata li scosta e torna a fumare la sua Winston, mentre Antonio, il suo giovanissimo zio italiano, la raggiunge con in mano un vassoio colmo di bruschette all’olio. «Quest’olio l’ho portato io dall’Italia!» afferma Antonio, nel suo inglese stentato, che fa sorridere Hayley. La ragazza getta lontano la sigaretta ed afferra il pane bruscato, posa un lieve bacio sulle labbra dello zio e poi torna a fissare il lago, mentre Antonio si allontana con un sorriso sul volto e le gote arrossate, e quasi quasi, è contento di essersene andato dall’Italia.