Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: hey_youngblood    12/01/2014    2 recensioni
Butterfly, fly away.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Farewell.
 

Fece un altro passo sul cornicione. Le piaceva l'aria fresca che si infrangeva sul viso.

La vista della città la faceva sentire male.

Tutte quelle persone che fingono di stare bene, di non provare niente, di essere felici.

Mentre dentro stanno lentamente crollando.

Pezzo dopo pezzo.

Ogni secondo hanno qualcosa di diverso.

Qualcosa di meno.

Qualcosa di importante per sempre perduto che vive a metà tra la terra e il cielo, là dove si trovano i
sogni.

Quelli che nessuno ricorda e nessuno rimpiange.

Troppo impegnati per chiedersi cosa sta succedendo dentro di loro.

E se ci fosse una guerra?

A nessuno importerebbe. Infondo non sei né diversa nè speciale. Sei solo un'altra persona nella media.

Carina, ma nella media.

Intelligente abbastanza da farti delle domande.

Abbastanza per stare male per certe cose, ma non abbastanza per riuscire a superarle nel modo migliore.

Fece un altro passo.

Non aveva paura, era sicura di ciò che stava per fare.

Aveva sopportato fin troppo tutto e tutti.

Smettere di provare sentimenti non aiuta.

Finisci di annoiarti persino di non provare niente.

E ci provi.

Ad innamorarti.

Ad essere felice.

E poi torni allo stato di indifferente normalità quando cominci a stare sveglio di notte.

Quando inizi a provare quella tristezza cosmica che non ti lascia ricordare neanche il suo perchè.

Quando la tua mente inizia ad assimilare dolore su dolore finché non implode lasciandoti in uno stato di
caos emotivo.

Indecisa tra l'essere felice e l'essere infelice.

Ogni giorno.

Ogni volta che ti svegli da quel sogno che ormai tutti chiamano realtà.

E tu sei stanca di tutto questo.

Stanca di tutta quest'emotività che non ti permette di trascorrere felicemente quella che le persone si
ostinano a chiamare “vita”.

Di quei venti secondi di coraggio che cambierebbero tutto, ma che non arrivano mai.

Lei aveva a disposizione quei venti secondi.

Ne bastavano anche meno.

Cinque secondi.

Solo cinque secondi di coraggio e tutto sarebbe finito.

Per sempre.

“Sei sicura di volerlo fare?” una voce le arrivò da dietro. Non provava compassione, né la stava supplicando di scendere dal cornicione.  

Sapeva esattamente chi era.

“Justin. - Si voltò verso il ragazzo, gli occhi nocciola erano illuminati dalla luna. - Sai meglio di me
perché lo faccio.”


“E sono d'accordo con te!” Ribatté il biondo, il tono dolce e un piccolo sorriso sulle labbra a forma di
cuore.

“E perché stai ancora cercando di fermarmi?” La voce le si spezzò in gola realizzando che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visto.

Justin salì sul cornicione, le afferrò la mano e la osservò.

“Perché mi mancherai.- Iris gli fece una smorfia divertita. Lui e Dylan erano le uniche persone che le sarebbero mancate. - E perché potremmo andarcene. Vivere insieme, felici, per sempre.”

“L'idea mi alletta, ma sappiamo entrambi che non funzionerebbe mai.”

“Solo per quel piccolo, inutile particolare?” Iris sorrise.

Naturale che la pensasse così.

In fondo era frutto della sua mente.

Una piccola allucinazione che la seguiva ovunque andasse.

E a lei non dispiaceva.

Non più almeno.

Si era abituata all’idea di avere sempre Justin intorno.

Era piacevole parlare con qualcuno che capisse.

“Sì, Justin. Tu non sei reale. - Gli occhi di Justin si intristirono davanti alla dura verità. - Ed io non posso continuare a vivere in questo modo. Sei l'unica persona che mi rende felice, ma non esisti.”

“Posso almeno dirti addio?” Lei annuì mentre lui la stringeva in un abbraccio.

Si sentì al sicuro tra quelle braccia.

Il calore del suo corpo le dava un senso di protezione.

Le faceva credere, almeno per un attimo, che tutto andasse o che sarebbe andato bene.

Ma Justin non esisteva.

Le altre persone non riuscivano a vederlo.

E lei si sentì così male quando i suoi genitori l’avevano portata dallo psicologo, credendola pazza.

Schizofrenia.

Era questo ciò che aveva detto lo psicologo.

La paziente aveva inventato qualcuno che le stesse accanto.

Che le fosse complice.

Che, in qualche modo, la salvasse da tutto e da tutti.

Perché lei aveva bisogno di affetto, e nessuno era in grado di darle quel poco che voleva.

Ma lui esisteva.

Altrimenti non avrebbe sentito il calore del suo corpo.

Altrimenti non sarebbe riuscita a sentire le sue mani che le accarezzavano i capelli e le asciugavano le
guancie dalle lacrime.

Altrimenti non sarebbe riuscita ad andare avanti fino a quel momento.

Era una piccola fonte di forza.

“Mi mancherai.” Iris afferrò la collana che suo fratello Dylan le aveva regalato, come ciondolo una conchiglia. “Mi dispiace Dylan.”

E si lasciò cadere nel vuoto.

Addio.




NOTE DELL'AUTRICE.
Salve a chiunque abbia letto la mia piccola OS.
Nessuna ispirazione. Dovevo solamente fare un progetto, durante le vacanze di natale, nel quale ogni gruppo (scelto in precedenza) doveva scrivere un piccolo testo drammatico di un paio di pagine. Dato che nessuna del mio gruppo aveva avuto un idea prima del giorno stesso dell'esposizione al resto della classe, mi hanno chiesto di scriverne uno.
20 minuti per pensare a una qualsiasi situazione credibile. 50 minuti per scrivere quelle maledette due pagine di roba.  Altri 15 per aggiungere ciò che nel testo originale non c'era.
Ed eccomi qui con un'altra OS.
Spero che vi sia piaciuta e che mi lasciate tante recensioni con il vostro parere.

Un bacio,
so_staystrong
  
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