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Autore: reve99    12/01/2014    2 recensioni
le sensazioni meravigliose corporali e spirituali di due persone al momento di un bacio con la persona che si ama.
dal testo:
"Avrei dato tutta l'eternità per rendere eterno quel momento."
Genere: Fluff, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Eravamo io e lei, quell’angelo inviolato a cui io tanto tempo ebbi anelato. Le sue labbra come rose fiorite e vermiglie che germogliavano nel paradiso, i suoi occhi come il cielo di una mattina di primavera e i suoi capelli come il sole che tramontava dietro l’orizzonte.
La vidi avvicinarsi a me, l’angelo che tanto e tanto tempo ebbi sognato, ora si avvicinava a me. Vidi corrucciare le sue labbra a forma di cuore e sedersi su di me, sotto i rami fioriti del pesco che emanava il dolce profumo dei suoi frutti e sentii le sue mani candide e morbide stringermi le guance paonazze, poi sentii il calore delle sue labbra entrare nelle mie, fredde, aride, ed era come se nel deserto stessi assaporando un grappolo d’uva matura. Le sue labbra sapevano di miele e di fragola e io sentivo il suo dolce sapore rinvigorire la mia solitudine. Volevo chiedere perché, perché dopo tanto tempo lei ora veniva da me, ma la calda sensazione di quel paradisiaco piacere tranciava in me ogni parola. La sentii spingere il suo seno sul mio petto possente e sentii il palpitare emozionato del suo cuore unirsi al mio, non fui mai più vicino ad una persona come fui vicino a lei: il nostro cuore cercava le stesse emozioni, le nostre anime vuote si cercavano e si riempivano a vicenda.
Scese il crepuscolo silenzioso ed anche il lieve canto degli usignoli scomparve.
Calò nel cielo la luna d’argento ed il suo sguardo immobile e nostalgico imprimeva in me una sensazione di eternità. Poi sentii i suoi denti mordere teneramente le mie labbra e la sua lingua accarezzare la mia, la sua lingua sapeva di luna, aveva il sapore della notte e della primavera, eravamo un'unica ombra che rispecchiava la luna e, lei,  la sentii dentro di me: eravamo l’armonia che faceva palpitare le stelle, la dolcezza che faceva cantare gli usignoli e la forza che dava senso all’esistenza e all’infinito, eravamo, insieme, AMORE. Le foglie del pesco si richiusero e la dolce aroma delle pesche scomparve, io sentii soltanto il profumo della dolce fanciulla e non penso possa esistere un aroma tanto inebriante e incantevole quanto quella che io sentii quella sera. Chiusi gli occhi e vidi la notte come un mondo incantevole e magico nel quale volavano le fate e danzavano le ninfe, ogni cosa fu per me tanto magica e meravigliosa che avrei dato tutta l’eternità per rendere eterno quel momento. Anche la vita, per molto tempo secca, insignificante e inutile, ora era qualcosa di meraviglioso e sublime. Poi sentii la sua lingua staccarsi dalla mia, le sue morbide labbra lasciare la presa, la sua mano lasciarmi libere le guance, il suo seno staccarsi dal mio petto, il suo calore e il suo sapore staccarsi da me, lei danzò nel buio e non la vidi più, mai più.
La notte ritornava com’era prima e anche la vita ora aveva un colore di amara monotonia. Una nube coprì la luna, ma il sapore di lei, l’essenza di lei, l’anima di lei e la vita di lei, s’impressero in me e furono con me per sempre, per sempre, per sempre!
  
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