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Autore: Luxus098    12/01/2014    0 recensioni
Diventare un supereroe è stato il sogno di molti bambini.
Akira è uno di questi.
Ma se lo diventasse veramente, sarebbe in grado di gestire la situazione?
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la storia di come un semplice ragazzo sempre molto indaffarato tra scuola e impegni familiari, riesce grazie ai suoi sforzi a far avverare uno dei suoi più grandi desideri: diventare un supereroe.
Tutto ha inizio circa sei anni fa, quando Akira era intento a guardare uno di quegli anime trasmessi sulla rete locale stando attento a non mancare una singola parola, essendo sottotitolato.
A quel tempo  il giovane protagonista aveva solamente dieci anni e si sa, come ogni essere vivente avente la sua stessa età, è estremamente difficile scollarlo dal rimanere  davanti alla tv per ore e seduto su quel tappeto ormai consumato: era di un bel rosso intenso tendente al mogano con dei decori color oro, su di esso erano rappresentati dei fiori particolari che erano di color magenta, molto simili alle campanule.
Da quello che i suoi genitori gli avevano raccontato, quel tappeto apparteneva a sua nonna materna deceduta qualche anno prima della sua nascita; ed ella aveva deciso di regalarlo alla sua unica figlia perché troppo importante per lei.
L’anime trasmesso in TV era uno di quelli riguardanti appunto i supereroi che erano dotati di grandi poteri: riuscivano a volare e nessuno riuscirebbe a rinnegare un dono del genere se gli venisse offerta la possibilità di averlo; avevano la capacità di diventare invisibili molto utile nelle occasioni in cui era necessaria la massima rapidità e il fattore vedo-non vedo; ed erano soprattutto dotati di una forza immane che fa sempre comodo nella vita quotidiana.
E’ allora che nasce in Akira la passione per quegli essere tanto strani ma, nel contempo, tanto normali.
Lui si sentiva così: un piccolo ragazzo dotato di poteri purtroppo ancora sopiti, ma che veniva continuamente torturato dai suoi genitori alias nemici; e che prima o poi avrebbe trovato la forza per risvegliarli e fargliela pagare.
Voleva avere tutti i poteri che la sua mente era in grado di creare, in modo tale da essere sempre preparato contro ogni nemico avente il suo stesso potere.
L’unica cosa che però dei supereroi odiava erano i punti deboli: ad esempio, per Superman c’era la Kriptonite e per quasi tutti gli altri l’amore.
Non voleva assolutamente averne, non sarebbe riuscito a vivere in tranquillità quella vita tanto sperata sapendo di poter essere annientato da un momento all’altro.
In quel periodo, gli unici passatempi che erano in grado di colmare i pomeriggi, dopo aver finito tutti i compiti per il volere di mamma, di un piccolo bambino di soli dieci anni erano giocare per strada con gli amichetti, fare un giro in bici o magari giocare per ore consecutive a qualche gioco alla vecchia Nintendo.
Ma Akira non faceva mai niente del genere: era costretto a restare chiuso in casa senza nemmeno avere la possibilità di stare in giardino per godersi l’aria primaverile, molto piacevole a parer suo e ‘ piena di batteri, polline ed altri fattori che porterebbero chiunque a star male ’ per la mamma; e non poteva nemmeno passare il tempo giocando perché era di famiglia povera.
Vivevano in un piccolo monolocale dotato appunto di un giardino adatto per starci senza essere disturbato da qualcuno, poiché all’interno di un condominio avente vista palazzi grigi e decadenti.
L’unica cosa che lo aiutava a superare le giornate e a dargli la forza di andare avanti erano i sogni: erano l’unico scenario nel quale i suoi genitori erano imponenti e lui si sentiva il re del mondo; in grado di contrastare tutto e tutti per conquistare la sua principessa.
Una specie di Super Mario solo che al contrario suo, Akira non l’aveva ancora trovata.
Ma il piccolo a dir la verità, sperava di non trovarla mai: sarebbe solo una distrazione dal suo principale obiettivo, diceva.
Ed un supereroe deve essere sempre pronto a sconfiggere chiunque gli si pari davanti con fare minaccioso al posto di pensare a sbaciucchiarsi con qualcuna!
Per questo motivo ogni sera andava a dormire circa alle 20:30 contro, come al solito, i suoi genitori; solo per riservarsi più tempo nell’immaginare se stesso da grande, con un mantello rosso che gli avrebbe fatto da sfondo in ogni sua posa ed una capigliatura alla Elvis.
Continuavano a ripetergli che andando a letto a quell’ora, l’uomo nero sarebbe arrivato e che gli avrebbe tenuto compagnia per tutta la notte, condendolo con sale e pepe per mangiarselo.
“Se proprio verrà qualcuno, lo sconfiggerò con queste mani!” gridava contro i genitori che ormai, stanchi della sua fervida immaginazione lo lasciavano fare.
Immaginava sempre di riuscire a tenere sott’occhio l’intera città grazie alla vista della sua villa situata proprio al di sopra di essa. La sua era una villa speciale: infatti era coperta da un enorme fazzoletto che la rendeva invisibile, impedendo così ad un eventuale nemico di scoprire dove si rifugiava.
Essa era dotata di ogni genere di comfort; dalla piscina all’idromassaggio, dalla sala giochi ad un simulatore spaziale.
Come si può ben immaginare, il piccolo passava la maggior parte del suo tempo libero nella sala giochi e nel simulatore dove era sempre in grado di battere il suo amico Frank, nonché amico robotico che grazie alla sua formidabile intelligenza era riuscito a costruire.
Akira veniva molto spesso preso in giro da questa sua ossessione che lo aveva portato ad allontanarsi da tutti, isolandosi con la sua passione nel suo piccolo mondo.
Nessuno sarebbe mai riuscito a comprendere fino in fondo quello che lui provava, nessuno sarebbe mai stato in grado di fargli cambiare idea riguardo il suo amore per i supereroi.
Non era permesso a nessun essere umano che non fosse lui di entrarci, altrimenti li avrebbe sconfitti ritenendoli  dei nemici ripeteva sempre; per questo quei ragazzi che lo prendevano in giro non si limitavano più ad offese verbali ma iniziarono anche a dargliene di santa ragione.
Il piccolo rimaneva in silenzio e non muoveva un singolo arto per difendersi,  “Ve la farò pagare” ripeteva in ogni occasione; perché lui ne era convinto.
Sapeva che prima o poi, tutti l’avrebbero temuto; tutti si sarebbero scusati con lui per essersi comportati in modo meschino e così maleducato nei suoi confronti.
L’unica cosa che purtroppo, era costretto a fare, era aspettare.
“La pazienza è la virtù dei forti>> diceva sempre ai suoi compagni e ai suoi genitori \\\"Diventerò il più grande eroe che sia mai esistito e voi sarete obbligati a scusarvi! Aspetterò con ansia quel momento per vedervi tremare dinanzi alla mia forza e sarà allora che vi regalerò un bellissimo calcio nel di dietro!”.
Ovviamente ogni volta che ripeteva l’intera manfrina, riceveva dai suoi genitori uno scappellotto e dai suoi compagni di classe altre offese; ma non ci faceva ormai più caso.
L’importante, almeno per lui, era rimanere vivo per poterli guardare soffrire sotto la sua mano.
Per lui era normale essere trattato in quel modo ma in fondo, cosa ne poteva sapere un bambino di dieci anni del futuro che gli era stato riservato?

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Questa sera sono qui con una nuova Fan Fiction e per la prima volta, interamente frutto della mia piccola mente!
Non sono solita scrivere questo genere di cose, ma nel caso in cui questa idea l’abbiano avuta anche altre persone, chiedo scusa.
In quel caso, il mio intento non è quello di PLAGIARE.
Comunque sia spero vi piaccia e se volete, lasciate una recensione per farmelo sapere!
Oh, e grazie anche a quelle persone che la leggeranno!
Al prossimo capitolo, baci!
Caraya.

  
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