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Autore: lu and the diamonds    12/01/2014    3 recensioni
[slash; fluff; lime]
[ianxmickey]
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Come quella volta in cui Ian ha chiesto a Mickey di aiutarlo e lui per poco non si è beccato un altro proiettile in culo per colpa sua.
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Dal testo:
Ian l’ha sempre vinta, pensa fra sé e sé Mickey e quanto cazzo lo odia, quel ragazzino dai capelli rossi, le lentiggini sparse a caso sul naso e il sorriso storto stampato sulle labbra, quello che ha sempre quando l’osserva e che Mickey vorrebbe mandargli via a pugni, perché gli piace troppo e questo non va bene. «Ti sono mancato?» gli chiede a bruciapelo. «Ti piacerebbe, huh?»
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Fast.




 

È una notte rumorosa. Una di quelle in cui i tuoni, il vento fuori e le cazzo di persiane mezze scassate che continuano a sbattere non lo fanno dormire, ma tanto non ci riuscirebbe comunque, perché il rumore che ha dentro è anche più forte di quello che proviene dalla strada.
Mickey ormai ne è consapevole, perciò bestemmia contro un dio in cui non ha mai creduto più di tanto, mentre si rigira fra le lenzuola stropicciate che non vengono cambiate da chissà quanto, e tutto quello che vorrebbe fare sarebbe solo dormire. Sarebbe, perché quelle cazzo di persiane continuano a sbattere imperterrite sotto lo sferzare del vento che tormenta Chicago da un paio di giorni ormai, il rumore della pioggia non lo fa dormire e, guarda caso, lui ucciderebbe in quel momento pur di riuscire ad addormentarsi e spegnere tutte le voci che continuano a rimbalzargli fra le pareti di quello pseudo-cervello mezzo fumato che si ritrova.
Non c’è nemmeno Svetlana a fargli compagnia; almeno lei lo distrae e non si è rivelata essere tanto male, dopo tutto. Beve forse più di lui, non rompe il cazzo e non è male a scopare. Beh, sempre se quello si poteva chiamare scopare, naturalmente.
Mickey, una scopata di quelle che piacciono a lui, con il cazzo di Ian dritto nel culo a piegarlo in due dal dolore e dal piacere allo stesso tempo, non se la fa da tempo. Da quando quel coglione di un Gallagher è partito, si dice, sbuffando fra sé e ignorando un rumore più forte degli altri, che proviene dalla finestra. Poi si dà del coglione, perché si era ripromesso che a quel ragazzino dai capelli rossi e le lentiggini sparse a caso sul naso lui non ci avrebbe più pensato.
E davvero non ci pensava da tempo, ma quella sera quelle cazzo di persiane continuano a sbattere e il vento va avanti imperterrito a soffiare, mentre la pioggia cade fitta fitta, impedendogli di spegnere il cervello. Perché Ian è tornato ma da lui ancora non si è fatto vedere e Mickey è stanco, di tutto e di tutti, e si arrende, tanto non ci sarebbe comunque riuscito, a dormire.
Si alza e trascina il culo fino in cucina per prendere una delle birre scadenti di Terry e scolarsela tutta d’un fiato. Quando torna nella sua stanza, dopo un minuto appena, sente quel rumore per l’ennesima volta e, dio, la vorrebbe spaccare quella cazzo di finestra. Quel tonfo leggero però si ripete ancora una volta.
È  per quello che Mickey si avvicina al vetro e, che cazzo!, lui non ci crede, ma lì sotto gli sembra di vedere Ian. Riderebbe di sé stesso se non fosse che, aprendo le due imposte, un sassolino gli arriva dritto sul petto e dopo il suo «Porco cane!» il moro sente una risata. No, cioè, non una risata qualunque.
Sente la risata e non può essere. Si affaccia, guarda giù da quel mezzo piano rialzato, e quella rossa testa di cazzo di un Gallagher è proprio davanti a lui, i vestiti zuppi di pioggia e un sorriso da coglione stampato sulle labbra. «Gallagher! Che cazzo fai?» gli urla contro e vorrebbe piangere, ma no, evita volentieri. Non è una fighetta senza palle, lui.

Ian si stringe nelle spalle senza rispondere, la maglia bianca incollata sul petto e lo sguardo fisso nel suo.
«Hanno inventato le porte apposta, ma forse non c’arrivi, huh?» lo provoca Mickey e a Ian scappa una risata.
«Non sarei entrato comunque» parla allora il rosso. Poi si interrompe, ci pensa su e riprende. «Devi scendere, ho bisogno del tuo aiuto»
Il maggiore schiocca la lingua contro il palato, le sopracciglia aggrottate, che forse ormai hanno preso naturalmente quella posizione, da una vita sempre lì a dubitare della gente. Mickey fa per parlare, si ferma, lo guarda accigliato, un’espressione fra il confuso e il divertito dipinta sul viso scavato.
«Fammi capire» Silenzio, si gratta il naso, riflettendo, e Ian nel frattempo continua a beccarsi pioggia e vento, ma ben gli sta, chi se ne frega. «Secondo quale logica del cazzo pensi di poterti far rivedere dopo…» ci pensa su.
«Sei mesi» suggerisce Ian, senza nemmeno sforzarsi di nascondere un sorriso, perché quella faccia di culo di Mickey gli è mancata troppo. Il moro lo guarda male e continua.
«Quel che cazzo è, Gallagher!»
«D’accordo, lo prendo come un no» Ian fa spallucce. «Allora ci si becca in giro, eh?» lo saluta e si volta, ma prima ancora che possa avviarsi lungo il vialetto di casa Milkovich, Mickey «Ian!» lo chiama e quello si ferma. E il maggiore si odia, perché a quel coglione non sa proprio dire no, gli piacerebbe ma.
«Devo prendere la pistola?» gli chiede.
E ancora sbuffa, si passa una mano fra i capelli, si odia il doppio quando il rosso torna indietro, sorridendo vittorioso, mentre lui salta giù dalla finestra, il cappuccio della felpa tirato su. Ian gli si avvicina e Mickey vorrebbe prendere a pugni il suo brutto muso –  davvero brutto, eh? – ma si trattiene. Lo spinge via, inarcando un sopracciglio.
«Mica vorrai baciarmi?» gli chiede, ridendo, e gli passa davanti. Ian ride con lui e «Valeva la pena provare» si giustifica, seguendolo.
 

 

***


 
Forzare una macchina – perché Mickey si è rifiutato di prendere quella di Terry, che “quello stronzo mi fa il culo, scordatelo!, ne ho già prese troppe mazzate per colpa tua, Gallagher” – è abbastanza facile per loro che nel South Side ci sono nati e cresciuti.
Battibeccano pure su chi deve guidare, ma alla fine Ian l’ha vinta.
Ian l’ha sempre vinta, pensa fra sé e sé Mickey e quanto cazzo lo odia, quel ragazzino dai capelli rossi, le lentiggini sparse a caso sul naso e il sorriso storto stampato sulle labbra, quello che ha sempre quando l’osserva e che Mickey vorrebbe mandargli via a pugni, perché gli piace troppo e questo non va bene.
Restano per qualche attimo in silenzio e lui prova ad ignorarlo, ma a Ian il sorriso non va via. Dopo un po’ si volta verso Mickey, che sta abbassando il finestrino, incurante della pioggia che scivola dentro la macchina.
«Ti sono mancato?» gli chiede a bruciapelo.
«Ti piacerebbe, huh?» gli risponde beffardo e va bene così. «Allora, cosa dobbiamo fare?» chiede poi, accendendo la sigaretta che si è infilato fra le labbra livide. «Roba da Gallaghers?» dice ancora, espirando lentamente il fumo. Ian annuisce.
«Roba da Gallaghers»

Mezz’ora dopo Ian e Mickey se la stanno dando a gambe, perché dopo avergli sfondato la finestra con un mattone nel bel mezzo della notte, quel tizio è uscito da casa in mutande con il fucile puntato contro di loro, quindi non hanno potuto farci poi molto.
Infatti stanno correndo e il livello di adrenalina in circolo è così alto che nemmeno se le sentono più, le gambe, e ormai vanno da sole, corrono lungo quelle strade dissestate di periferia, con l’affanno e la pioggia a battere su di loro e Ian che ride, perché Mickey gli ha urlato dietro un preoccupato “Se mi becco un altro proiettile in culo per colpa tua, Gallagher, giuro su Dio!-” e non ha finito la frase, perché il rumore di un altro sparo li ha fatti sobbalzare, ma finalmente sono arrivati alla macchina e ci si infilano dentro in fretta, quasi come Ian gli si infilava su per il culo quando lo scopava di nascosto fra gli scaffali del Kash and Grab, pensa Mickey.
E l’adrenalina che sente in corpo, quando Ian parte sgommando a tutta velocità e lui deve reggersi al sedile per non andare a sbattere contro il finestrino, è su per giù la stessa. Con quella macchina rubata sfrecciano per le vie di Chicago, il più velocemente e lontano possibile, bagnati di pioggia e con le gambe che un po’ ancora tremano, e non lo sanno ma entrambi stanno pensando alla stessa cosa.
È da tempo che non si sentono così. A Mickey è mancato il brutto muso del rosso e Ian si gode il modo in cui il moro pronuncia il suo cognome, strascicando la seconda con quell’accento del cazzo.
Mickey sogghigna e sputa fuori un affettuoso «Sei proprio un cazzone, Gallagher!» e ride, aggiungendo «Sarà un po’ per questo che mi piaci» che gli scivola dalle labbra contro la sua volontà e vorrebbe staccarsi a morsi la lingua per autopunirsi. È inutile sperare che Ian non ci faccia caso, perché infatti il rosso sfrena di colpo e inchioda, sballottandoli entrambi sui sedili, perché una confessione del genere così all’improvviso proprio non se l’aspettava.
«Che cazzo, Ian!» sbotta Mickey, fulminandolo con lo sguardo, ma l’altro lo fissa serio.
Aggrotta le sopracciglia, lo scruta, poi la sua fronte si rilassa, l’espressione stampata sul volto da bambino è ora divertita. Guarda Mickey beffardo e «Quindi, ti piaccio?» lo sfida, leccandosi appena il labbro superiore.
Il moro rotea gli occhi e dio, quanto lo odia quando fa così!, perché non sa resistergli e quindi «Fanculo, Gallagher!» gli dice mezzo arrabbiato, mentre si fionda sulle sue labbra rosse, perché che cazzo, si dice, non lo vede da mesi e ha tutto il diritto di farlo, okay?
Lo bacia brevemente, riscoprendo per un attimo il sapore di quella bocca impertinente che lui stesso ha fatto sanguinare più e più volte perché l’ama troppo e per un uomo non va bene amare un altro uomo, però Ian risponde al bacio volentieri, anche se non se lo aspettava e Mickey per un attimo dimentica quello scomodo dettaglio.
Quando si staccano, quasi senza fiato, Ian guarda il moro soddisfatto, il solito sorriso sfacciato a spuntargli su quelle labbra che si morde, perché un po’ vorrebbe nasconderlo e un po’ no, ma comunque.
Il rosso fa per dire qualcosa, ma Mickey lo precede, sbottando un «Non ci provare nemmeno, non dire niente o è la volta buona che ti strappo quella cazzo di lingua!» tutto d’un fiato.
Ian continua a sorridere e trattiene una risata, ma non dice niente e se lo tira addosso e lo bacia di nuovo, perché è la cosa giusta da fare. Mickey per una volta non si oppone e la sensazione del suo culo contro le cosce allenate e muscolose di Ian è la più bella del mondo, quindi si lascia andare.
Ian lo bacia ancora e ancora e ancora mentre la sua mano scivola veloce verso la lampo dei jeans di Mickey e in fretta dentro i suoi boxer, facendogli mancare il respiro per un attimo.
«Allora» dice il rosso fra un bacio e l’altro. «Cos’era quella storia, hai detto che ti piaccio?» domanda fingendosi innocente, mentre la sua mano continua a muoversi sulla lunghezza di Mickey, godendo anche solo alla vista della sua espressione estasiata e contrariata allo stesso tempo.
«Beh» inizia il moro, provando a buttare fuori anche delle vere parole, assieme ai sospiri. «D-diciamo che- nella scala… delle teste di cazzo… non s-sei tanto male»
Mickey sospira e vorrebbe poter rallentare il tempo, perché odia quel coglione di un Gallagher ma allo stesso tempo preferirebbe passare ogni attimo con lui.
Ian scuote mentalmente la testa e se lo stringe ancora più forte contro, respirando il suo odore da maschio che gli piace tanto, mentre cerca di capire come cazzo abbia fatto a perdere la testa per un tipo assurdo come Mickey Milkovich.



 









larry and the diamonds' corner:
Salve! Bene, tutto ciò è imbarazzante, perché è la prima volta che pubblico in questo fandom e voi siete tutte così brave ;A; 
Comunque, mi rendo conto che questa one shot non abbia molto senso, visto che è stata scritta interamente di notte, ma va bene così, credo.
Spero che vi sia piaciuta almeno un poco e che mi facciate sapere cosa ne pensate anche attraverso una brevissima recensione, non ho problemi ad accettare consigli o critiche!

Che altro dire? Vi saluto ma non vi prometto che non tornerò a rovinare questa sezione ahah 
Per ogni eventualità, >QUI< trovate tutti i miei contatti!
Alla prossima,
Lu





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