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Autore: unannosenzapioggia    12/01/2014    2 recensioni
"Mandy è sempre stata quella ragazza che non ha mai detto una parola, ma ha solo cantato"
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A tutte quelle che,
almeno per una volta,
si sono sentite Mandy.


 




Mandy


 
New York, 27 dicembre 2013.
Nick attraversò la strada e si diresse verso il grande edificio. Faceva freddo quella sera, si strinse nel giaccone marrone e accelerò il passo. Il cielo era scuro e denso: sicuramente avrebbe nevicato. Spostò lo sguardo sull’enorme palazzo illuminato e socchiuse di scatto gli occhi quando le piccole lucine giallastre che lo ricoprivano lo colpirono. Natale era passato da due giorni e gli addobbi continuavano a primeggiare imperterriti sulla grande New York.
Arrivò al portone sbarrato e suonò il campanello: Orwell era il nome scritto in piccoli caratteri sul citofono. Sentì la serratura scattare ed entrò quasi correndo, stava morendo di freddo e non vedeva l’ora di poter togliere il cappotto per bere qualcosa che lo riscaldasse.
La casa era al quinto piano, ma sentiva le gambe congelate così preferì fare le scale. Non sapeva nemmeno perché era lì: non aveva voglia di passare la serata in compagnia. Le cose erano cambiate da quando i Jonas Brothers non erano più una band, ma lui era sempre lo stesso: odiava le feste, odiava la confusione e anche le persone, talvolta. Preferiva il fuoco, il silenzio di casa sua e ascoltare buona musica. Da qualche tempo, poi non riusciva più a trarre soddisfazione da niente. Niente amore, niente felicità. Si sentiva vuoto, perso, solo e questo non gli piaceva.
Infatti, era stato Joe a convincerlo ad uscire – “Ne hai bisogno, fratellino: un po’ di svago non ti farà male” – e lui aveva accettato per farlo stare zitto, per non sentirlo ripetere quella frase all’infinito, ma sapeva benissimo che in fondo aveva ragione.
Nel giro di pochi minuti, si trovò catapultato in casa di un tipo che conosceva a malapena – era stato Joe e farlo imbucare a quella festa, nonostante sapesse che il fratello non conosceva nessuno e fosse un tipo che faceva fatica a relazionarsi con gli altri – circondato da gente altrettanto sconosciuta, con un bicchiere di vodka alla pesca in mano.
Si guardò intorno e pensò di voler scappare. Si sentiva fuori posto e voleva soltanto urlare. Fece un giro salutando con una parola veloce chi lo riconosceva, anche se lui non sapeva esattamente chi fossero e bevendo una birra.
Quella casa era davvero grande e ben presto, si ritrovò a girare per le varie stanze, in cerca di qualcosa di meno noioso, anche se era certo che non avrebbe trovato niente. Quando tornò nella sala principale, erano quasi le due e si accorse che le persone, nel giro di pochi minuti, si erano moltiplicate: persone in piedi, sedute, sdraiate sul divano e lui si sentiva soffocare sempre di più. Bevve un altro sorso e quando alzò gli occhi, il suo sguardo saettò di nuovo da una parte all’altra, bloccandosi immediatamente su una persona in particolare. Il suo non era un volto qualunque, lo conosceva; i suoi capelli biondi, il modo in cui sorrideva e gesticolava, il suo sorriso e il viso acqua e sapone. Tutto quello non gli era nuovo, ma per una manciata di secondi provò in tutti i modi a dare un nome a quella ragazza, ma non ci riuscì. Poi il suo cervello realizzò e allora si ricordò. Era la sua Mandy. Non la vedeva da sette, o forse otto, anni. La guardò meglio, da lontano, e sul suo volto comparve un sorriso timido. Sembrava diversa: era cresciuta, era diventata una donna ed era bellissima. Veramente, lo era sempre stata, ma quella sera era davvero stupenda. Forse per colpa della birra, della serata, della musica, del freddo o del Natale appena passato, Nick pensò che quella sera avrebbe potuto innamorarsi di lei. Fece per andare da lei, ma sentì le gambe paralizzate. Era insieme ad alcune sue amiche: e se non l’avesse riconosciuto? Scosse la testa e decise di provarci, dopotutto quella sarebbe stata la cosa più adrenalinica della serata.
Fece qualche passò e fu già davanti a lei: strano, le era sembrata così lontana. Solo quando le fu a dieci centimetri di distanza, la ragazza alzò gli occhi e fissò Nick, riconoscendolo all’istante. Un volto – e degli occhi del genere – non poteva passare inosservato. Sentì lo stomaco in subbuglio e per qualche secondo non fu in grado di aprir bocca. Le sue amiche se ne accorsero e si zittirono immediatamente, rendendo l’atmosfera ancora più tesa e imbarazzante.
“Mandy.” – disse Nick con un fil di voce.
“Nick.” – stesso tono; Nick si passò una mano sul collo, palesemente a disagio.
Si guardarono per un tempo che sembrò ad entrambi infinito. Era passato troppo tempo, non c’era niente da dire. La vita li aveva divisi, anche se Mandy non aveva mai smesso di pensare ai suoi tre migliori amici, di supportarli e amarli in silenzio, dal computer che ancora stava sulla scrivania in camera sua. La ragazza tirò un’occhiata alle amiche, avendo capito che evidentemente Nick non avrebbe detto altro. Probabilmente, aveva speso dieci minuti buoni per capire chi fosse. Lo salutò con un cenno della testa e si allontanò recuperando il giaccone, e uscì salutando il padrone di casa. Nick si chiese come mai lo conoscesse e la cosa più strana era che quel ragazzo era amico anche di Joe. Che si fossero sentiti e il fratello non gli avesse detto niente? Soltanto quando la vide uscire dall’appartamento con le amiche, corse a vestirsi e la seguì. Era tornato raramente a casa in quegli anni, se non per Natale o la festa del Ringraziamento, e non l’aveva più vista. Ora che l’aveva davanti, non poteva lasciarla andare come se non gli importasse.
Uscì anche lui e la vide salire sull’ascensore, così prese di corsa le scale e arrivò al piano terra prima di lei. Uscì fuori, maledicendo il freddo e aspettò che uscisse.
Quando Mandy mise piede fuori e fu colpita dall’aria fresca e dal buio, lo vide. “Che ci fai qui?”
Lui si staccò dal muro cui si era appoggiato. “Ti stavo aspettando.”
“Per cosa? – chiese con tono piatto – per dirmi quanto sia fantastica la tua vita e il tuo anno nuovo sarà meraviglioso?”
Nick la guardò serio. “Lo sai che non è per questo.”
La ragazza sbuffò e disse alle amiche di avviarsi pure a casa, lei sarebbe tornata da sola: casa sua non era poi così lontana e forse, dopo la conversazione con Nick che si prospettava come un disastro, ne avrebbe avuto bisogno.
“Lo so che sei arrabbiata.” – cominciò lui.
“No. Sono delusa.”
“Sono sempre io, Mandy – disse – sono sempre lo stesso di otto anni fa.”
“No, Nick, io sono sempre la stessa. In questi anni, non vi siete più fatti sentire, ma mi sono sempre detta che eravate troppo impegnati per tornare a casa, per salutarmi quando mi vedevate in giro, ma ci sono sempre stata. Ho continuato a.. Ad amarvi e supportarvi come facevo all’inizio. – si fermò, sospirando e cercando le parole giuste da dire – Ti ricordi quando Joe mi disse che anche se foste diventati famosi, avreste sempre avuto bisogno di me? Io c’ero, Nick, e voi avete mandato tutto a puttane.”
“Tu non sai niente.” – questa volta il ragazzo si sentì ferito nell’animo. Se c’era una cosa di cui era sicuro era che lui non era cambiato di un centimetro.
“E’ vero e nemmeno quelle povere ragazze che vi hanno sempre sostenuto – sbottò di nuovo – Si meritano almeno una spiegazione.”
Mandy scosse la testa e prese a camminare. Era stata in silenzio per anni, ma sempre presente, anche se nascosta e non aveva più voglia di scuse e giustificazioni infondate. Era il momento di chiudere per sempre con loro: era giusto che ognuno andasse per la propria strada una volta per tutte.
Nick la raggiunse e la fermò. “Non c’era più coesione tra noi, abbiamo interessi diversi. Non c’era modo di recuperare niente.”
Mandy sorrise amaramente, lo sguardo perso nel vuoto e la mente altrove. “Era la nostra canzone quella, Nick. L’unica cosa buona che ci univa e sarà difficile ascoltarla di nuovo. Non riesco più ad ascoltare nemmeno le altre, a leggere i vostri nomi sui giornali, a vedere le interviste o a sentirti parlare in questo momento: fa un male cane, Nick – disse, con le lacrime agli occhi e il cuore che le faceva male – Io sono quella che capisce sempre tutto e sa esattamente chi è, ma questa volta siete stati davvero bravi perché senza di voi non mi riconosco più. Non ci riesco proprio.”
Il ragazzo strinse le labbra e si avvicinò a lei, abbracciandola. Avrebbe voluto rimettere in piedi la band solo per lei, solo per vederla felice e sorridente come un tempo, come quando si chiudevano tutti e quattro in camera e suonavano pezzi a caso, solo per divertirsi. Nick avrebbe voluto solo tornare indietro nel tempo, per rimediare, perché solo in quel momento si rese conto del danno.
“Non pensavo di aver fatto tutto questo casino.” – le sussurrò.
Lei sorrise, asciugandosi una lacrima caduta accidentalmente sulla sua guancia e si allontanò da lui. “Forse è meglio chiudere qui, Nick. Vedere te e i ragazzi mi farebbe sentire sempre peggio.”
Il ragazzo scosse freneticamente la testa. “No, non voglio, noi abbiamo bisogno di te, Mandy.”
“Adesso avete bisogno solo di trovare la vostra vera strada – lo consolò – Non ci apparteniamo più.”
Mandy lo abbracciò stretto un’ultima volta e si allontanò quasi correndo. Nick sentì il forte impulso di correrle dietro, ma capì che aveva ragione lei. Tutto il mondo ne era rimasto deluso, ma ormai il danno era fatto e lui doveva soltanto concentrarsi su se stesso. Guardò di nuovo davanti a sé e Mandy era stata risucchiata dal buio e dalla confusione di New York. Per sempre.
 
Nick si svegliò di colpo, la maglietta bagnata di sudore e la mente offuscata. Era sicuro che fosse ancora notte, alzò gli occhi sull’orologio della sveglia e vide che erano le quattro e la quinta volta che faceva lo stesso sogno. Deciso a metter fine alla cosa, afferrò il cellulare sul comodino, aprì la rubrica e cercò il numero di Mandy. Voleva mettere a posto le cose, chiederle di restare perché lui avrebbe sempre avuto bisogno di lei. Desiderava semplicemente averla di nuovo nella sua vita. Con gli occhi appannati e stanchi, guardò quella lista di nomi infinite volte, senza mai riuscire a trovare il suo numero di telefono.
Perché Mandy non esisteva e non sarebbe mai esistita.
Mandy era solo una stupida canzone.







Probabilmente, questa è la cosa più personale che io abbia mai scritto. Mandy sono io, Mandy sono tutte quelle che ancora ci credono dopotutto ed è a loro a cui io ho dedicato questa oneshot. Tutte le parole di Mandy sono le mie, è quello che penso, quello che potrei dire se mi ritrovassi davanti a Nick. Ho sempre pensato che sarei stata io a dire "Va bene, basta", perchè si sa, le persone crescono e cambiano e così i loro gusti in fatto di musica, cibo, libri ecc e invece loro se ne sono andati per primi ed io? Io sono sempre qui, con il cuore spezzato ma con la consapevolezza che forse rimarrò per sempre. Perdonate eventuali errori o clichè, ma è stato un vero e proprio sfogo, spero di averlo reso al meglio.
Finisco qui, vi mando solo un bacio,
Giulia

 
  
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