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Autore: Misplaced    13/01/2014    1 recensioni
Ti guardo.
La guardo.
Non ti merita.
Ma ti fa felice. Lo vedo nei tuoi occhi, nel tuo sorriso.
Tu non mi hai mai fatto un sorriso come quello.
Perché?
Mi sdraio.
Lentamente gli occhi si chiudono e l'ultima immagine che vedo é la tua.
Felice.
Con il tuo mostro incantevole.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il respiro mi esce pesante dalle labbra, più che altro le ha costrette ad aprirsi nonostante la forza con cui le tenevo serrate.
Il mio petto di alza velocemente. Respiri corti e brevi. 
Sono ansante.
Il telefono é a terra. 
Spento.
Lo schermo si è rotto. 
Non mi importa. Al momento il mio cuore è messo peggio.
La mia mano, percossa da leggeri tremolii, lo raccoglie dal pavimento titubante.
Sblocco lo schermo.
Il pollice compone il pin.
Ma all'ultimo mi fermo.
Sono autolesionista, é il pensiero che mi attraversa la mente.
Non ce la farò, lo segue un attimo dopo.
Inspiro profondamente. 
Ce la faccio, mi autoconvinco.
Il pollice preme l'ultimo numero. 
Il nostro.
Il 3.
Lo schermo si oscura.
E poi si accende.
Un altro crack.
Stavolta il telefono è ancora nelle mie mani.
Il mio cuore, in briciole.
Lui è li.
Felice.
Con lei.
Sono vicini. Vicinissimi.
Sorridono entrambi.
Il mio sguardo si ferma sui suoi occhi. 
Quelli che mi hanno incantato la prima volta che ho incontrato il suo sguardo.
I lineamenti si sono leggermente induriti rispetto all'ultima volta, é ancora più bello.
Il suo sorriso.
Nonostante siano solo dei pixel, un brivido mi percorre il collo, proprio nello stesso punto dove le sue labbra si sono appoggiate l'ultima volta.
Senza rendermene conto mi ritrovo a sorridere anche io.
Un sorriso finto. Di rassegnazione.
La crepa dello schermo, si ferma sul suo labbro superiore.
E anche dentro di me ne compare una. 
Seguita da un'altra.
E un'altra ancora.
E un'altra ancora.
Sono a pezzi.
É felice.
Non con me.
Con lei.
I miei occhi si spostano nei suoi.
È orribile.
Brutta.
Un mostro.
A chi piacerebbero i suoi capelli lunghi e setosi.
O gli occhi grandi e allegri lucidi di felicità.
Il sorriso adorabile che esprime amore.
Nessuno.
Lui, suggerisce la mia vocina.
La odio, così malefica, come una stilettata nel petto.
Guardalo fra le sue braccia, una volta anche tu lo tenevi così.
Sono proprio una bella coppia. 
Stai zitta!
ZITTA!!
Lancio il telefono con rabbia sul letto.
Non me ne importa se si rompe.
Che lo facesse.
Almeno la sua immagine se ne andrebbe via per sempre.
No rimani, qui. Accanto a me.
Vai via. 
Via da lei.
Le ginocchia cedono e finisco a terra.
La schiena striscia contro l'armadio, la maniglia mi graffia.
Mi da un momentaneo sollievo.
La vista si appanna e le lacrime si affrettano a correre giù per le guance.
Scendono sempre più copiose e i singhiozzi si fanno sempre più forti.
Tanto non importa. Non mi sente nessuno. Per oggi posso sfogarmi sonoramente.
Alzo lo sguardo.
Lo specchio riflette la mia immagine.
Patetica.
Ho il trucco sbavato. 
Maledizione! Mi ci ero messa di impegno per mettermi l'eye-liner decentemente.
Gli occhi sono rossi e gonfi.
Non sono come i suoi grandi e vivaci che lo guardano con avidità, come se non ci fosse un domani.
I capelli sono scompigliati.
Ma non come i suoi, così sbarazzini da sembrare eterei, così morbidi mentre lui ci passa le dita attraverso.
I miei sono un groviglio di nodi, spettinati, insipidi. Come me.
Patetica.
Distolgo lo sguardo.
Non mi sopporto.
Non la sopporto.
Le mani tremano.
Ho freddo.
Tanto, tanto freddo.
Lo smalto é tutto rovinato.
Ha delle belle mani lui.
Erano grandi. Stringevano le mie senza problemi.
Dove sono ora?
Su di lei.
La abbracciano.
La stringono forte.
La proteggono.
É un abominio.
Uno schifo.
Un caso pietoso.
Anche tu, sussurra.
Si, anche io. Il caso peggiore.
Basta, ti prego.
Dove sei?
Perché sei li?
Avevi detto che ci saresti stato.
Non ci sei.
Mi hai mentito.
Sei come gli altri.
No. 
Perdonarmi, ti prego.
Non lo sei, non lo sarai mai, come gli altri intendo.
Urlo.
Urlo di rabbia. 
Verso di te, verso di lei, verso di me.
Oh sei qui sei tornato. 
Abbracciami, per favore.
Cosa ci fa lei qui?
Perché é qui? Non voglio un altro mostro in camera mia.
Ridi. 
Con lei.
Di me.
Mi guardi e ridi.
Basta, basta, basta.
BASTA!
La testa mi scoppia. 
Tu non sei davvero qui.
Sei con lei, dai suoi.
Suo padre ti avvisa di aspettare ancora un bel po' prima delle nozze.
Traditore.
Me l'avevi promesso.
Avevi giurato che avresti sposato me.
No, non é possibile. 
Tu sei buono. Non faresti mai una cosa del genere.
È lei. È colpa sua. Quella strega.
Ha un viso da fata.
Le labbra a cuore, rosse.
Sono morbide come sembrano?
Ho la bocca impastata.
La bile sale.
Raggiungo appena in tempo il bagno.
Vomito l'anima.
Perché è l'unica cosa che mi é rimasta: nello stomaco non ho nulla da ieri sera.
La gola mi brucia.
È ciò che mi merito.
Non sarò mai come lei.
Non sarò mai con te.
Mi trascino sul letto.
Accendo il telefono.
La guardo. 
Cos'hai tu che io non ho?
Lui. E dopo questo, la mia vocina esce di scena.
Ti guardo.
La guardo.
Non ti merita.
Ma ti fa felice. Lo vedo nei tuoi occhi, nel tuo sorriso. 
Tu non mi hai mai fatto un sorriso come quello.
Perché?
Mi sdraio.
Lentamente gli occhi si chiudono e l'ultima immagine che vedo é la tua.
Felice.
Con il tuo mostro incantevole.








  
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