Cato.
-Uccidimi e lui viene giù con me.-
Non lo farà mai, la ragazza di fuoco. Non ucciderà mai il suo innamorato sventurato.
Sorrido, mentre guardo i suoi occhi dilatarsi e il sudore imperlarle la fronte, l’arco ancora teso verso di me.
Che farebbe Clove se fosse al posto suo? Mi ucciderebbe, forse.
E mentre ricordo quei profondi occhi neri sento qualcosa di fresco sulla mano. È un attimo.
La freccia mi trafigge la mano e sono giù, sul terreno. Circondato dagli ibridi.
-No!- urlo, e i cani enormi si buttano su di me. Mi dilaniano la faccia e le braccia libere dalla corazza, mi sbranano, mi uccidono.
Ma su tutti, il più feroce è un ibrido piccolo e grigio, che prima di tutti si è buttato sul mio viso.
Come farei a non riconoscere quegli occhi neri?
Passa un minuto, un’ora o un giorno. Il tempo si è fermato. Sulla mia sofferenza e sui suoi occhi.
-Per favore!- spero che il mio sussurro sia abbastanza alto. Volgo lo sguardo al cane grigio e lui si ferma a guardarmi. –Perdonami. –
I suoi occhi si dilatano quanto basta per scorgervi una qualche umanità, un sussurro che mi colpisce l’anima. Il perdono che arriva dritto nel mio cervello.
E il cannone spara.