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Autore: _Faye_    14/01/2014    0 recensioni
Questa che vado a raccontare è una storia di fantasia ma con personaggi reali che accompagnano ogni giorno le mie giornate, avvenimenti sognati tante volte ad occhi aperti e buttati di getto nero su bianco per far si che rimangano scritti.
E’ un racconto breve, semplice, senza alcun fronzolo, spero che piacerà a quelle persone romantiche ed un poco sognatrici.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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E’ la vigilia di Natale, mi stacco dalla scrivania, girandomi verso la finestra, guardo fuori, osservando le macchine che passano veloci, giù in strada. Questa mattina non vi era anima viva in giro, ancora tutti probabilmente nei loro letti, immersi nel mondo dei sogni; anche in ufficio siamo rimasti in pochi, oltre a me c’è solo Elena e Aldo.
Elena sta terminando una relazione che doveva essere pronta per ieri, dopo di che se ne andrà, io ho ancora un’ora e mezza invece, dopo di che me ne posso andare e pensare anche io al Natale. Mi alzo e vado in cucina, prendo una cialda di caffè dalla scatola e la metto nella macchinetta, il consueto rumore seguito dal profumo caldo e invitante del caffè comincia ad uscire, aspetto che il bicchierino sia pieno e fermo la macchinetta. Torno alla mia scrivania, arriva Elena per salutarmi e augurarmi buon Natale, auguri che ovviamente ricambio calorosamente, nel mentre Aldo scende dai piani alti per poterla salutare.
La porta si richiude dietro le sue spalle e ci ritroviamo solo io e lui, sono seduta alla mia scrivania e finisco di bere il caffè – Dai Aldo, tira fuori le trombette e i cappellini che facciamo festa, tanto ormai, siamo solo noi! – Mi alzo per buttare il bicchiere vuoto in cucina e lui ride alla mia battuta - Di bottiglie in frigo ce ne sono parecchie, basterebbe aprirne una! - Ci fermiamo in cucina, io guardo fuori dalla finestra, ha cominciato a nevicare, ora si che è davvero Natale.

Siamo saliti ai piani alti, Aldo non riusciva a sistemare un documento al computer e, come sempre, chiedono tutti assistenza a me, neanche fossi l’esperta, forse è solo perché sono (quasi) sempre disponibile ad aiutare. – Che caldo che fa sempre qui sopra, è insopportabile – E’ risaputo che io non tollero il caldo, ma in mansarda è sempre peggio, sono fortunata a non avere la scrivania qua. Mi siedo sul bracciolo del divano, in mancanza della sedia e guardo lo schermo del computer insieme ad Aldo indicandogli cosa deve sistemare e quali impostazioni deve cambiare. Dopo un paio di minuti abbiamo salvato il documento di lavoro ed abbiamo terminato l’unica cosa urgente che dovevamo fare entro oggi. – Allora, sei andato al cinema a vedere il film che ti avevo consigliato? – Abbiamo scoperto di avere gusti in comune in fatto di cinema, solitamente quando riesco a salire da lui con una scusa qualsiasi, perdiamo poi qualche minuto a parlare di qualcosa come Il signore degli anelli, Harry Potter, Hunger Games o altro. Si è appassionato ai film fantasy da ragazzi grazie ai suoi figli, ma si sa Harry Potter cattura tutti, sia piccoli che grandi.

Guardo l’orologio, manca solo mezzora alla fine della mattinata, incredibile come vola il tempo quando ci si trova bene con qualcuno e quando non si pensa al lavoro. Sono contenta, ovviamente, di poter uscire dall’ufficio ma sono così felice di essere da sola con lui che davvero preferirei riportare un po’ indietro le lancette del mio orologio. Rimaniamo qualche secondo in silenzio, io mi sono persa nei miei pensieri inerenti al tempo e a lui e neanche me ne sono resa conto di essermi ammutolita ma di non aver smesso di guardarlo. Il suo volto cambia espressione, diventando più serio, - Forse dovresti smetterla di guardarmi così, siamo anche da soli, io non so cosa… - la frase rimane in sospeso, io mi riprendo dalla sorpresa, in quanto mai avrei pensato che lui si fosse reso conto di qualcosa, ma evidentemente è più sveglio di quanto pensassi. Mi sento quasi imbarazzata (imbarazzata io?! Possibile?) e mi ritrovo a sorridere tra me e me – Scusa, non lo faccio apposta, davvero, ma non posso evitarlo. Talvolta non me ne rendo nemmeno conto, ma mi attrai come una calamita col ferro, quando sei qui non posso far altro che cercarti – L’ho detto seriamente ad alta voce? Forse si, non era propriamente in programma rivelargli quello che provo nei suoi confronti ma ormai mi sono bellamente sputtanata!
Mi ricompongo e lui sembra quasi che stia cercando le parole giuste per dire qualcosa, ma io lo fermo prima – Non devi dire qualcosa, fai finta che non ti abbia detto nulla, so che non è possibile ma non voglio complicarti la vita o costringerti a trovare una risposta – l’espressione sul suo volto è indecifrabile, sembra che stia per ribattere qualcosa ed invece si sporge verso di me e mi bacia sulle labbra.

Il suo bacio è dolce e passionale, profuma di buono, di fruttato, di desideri nascosti mai rivelati. Si allontana appena e le nostre labbra perdono il contatto fra di loro, posso sentire il suo respiro mentre guardo i suoi occhi marroni – Questa è la risposta migliore che potevo darti – sorrido, non avrei mai immaginato che tutto quello che provavo e pensavo potesse essere ricambiato. E’ una situazione strana, surreale e abbastanza impossibile, ma non me ne preoccupo, non ora, che sono così felice. Guardo di nuovo l’orologio e mancano 5 minuti alle dodici e mezza – Dobbiamo andare.. – il tono della mia voce è senza dubbio sconsolato, Aldo sorride e si riavvicina per baciarmi su una guancia, io alzo una mano e gli accarezzo i capelli come gesto di risposta. Si alza dalla sedia e io faccio altrettanto, le sue mani ci cingono la vita e lui mi stringe in un abbraccio, tornando a baciarmi.

Stiamo uscendo, chiudo la porta e giro la chiave nella toppa. Ci portiamo davanti all’ascensore e aspettiamo che arrivi. Io prendo dalla borsa la bustina con il tabacco e tiro fuori l’occorrente per farmi una sigaretta, lui storce il naso (da non fumatore) apostrofandomi simpaticamente. Saliamo in ascensore e nel giro di poco ci ritroviamo al piano terra, l’aria fredda che entra dalla porta aperta. Ci fermiamo fuori dal cancello e io mi accendo la mia sigaretta. Con aria circospetta ci scambiamo un ultimo bacio, prima di salutarci e dividerci – Buon Natale Aldo! - ; - Buon Natale a te –
Mi volto e mi avvio verso casa, il telefono vibra nella mia tasca, lo prendo e sullo schermo appare l’avviso di un messaggio “Ci vediamo venerdì!” ed il numero è quello di Aldo. 
  
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