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Autore: Ruck_Hooker    14/01/2014    0 recensioni
Fullback è un termine del Rugby. Il Fullback è l'estremo, il giocatore che sta sia in attacco, sia in difesa.
La protagonista di questa storia è Renée, una ragazza che ama divertirsi, specialmente con Katja sua amica e coinquilina. Entrambe amano gli uomini, ma cosa succede ad una ragazza libera quando nel suo cuore rimangono gli occhi ed il sorriso di un uomo?
E' la mia prima storia originale, primissima.
Recensite, vi prego! Così posso migliorarmi, grazie mille a tutti quelli che lo faranno :)
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1
 
Non è una di quelle ragazze definite fighe.
Insomma, non ha gambe magrissime e ciglia da cerbiatta, però dicono che ha il suo fascino. Le piace divertirsi, decisamente. Le piace uscire la sera, ballare, bere –perché no–  e le piacciono soprattutto gli uomini. Detta così può sembrare una di quelle vaccone da bar, però non è una di quelle che va in giro con gonne inguinali e scolli che sfiorano l’ombelico. Dicono che comunque è sexy.
Ma a parte ciò è una sentimentale, anche se non si direbbe. Spera di trovare l’amore della sua vita, ma è terrorizzata di avere una relazione seria, infatti sono anni che non sta seriamente con un ragazzo. Lei si chiama Renée, ha 22 anni e lavora in una pasticceria una tra le più grandi e rinomate della città due volte a settimana come aiuto e frequenta l’università, studiando lingue.
Era una domenica mattina e Ren sentiva la testa esploderle tra le mani. Tutte le volte giura che non lo farà mai più, invece ogni venerdì e sabato sera è la stessa solfa.
Colpa di Katja – pensò, provando ad alzarsi da letto. Raccolse il telefono dal pavimento e rialzò la testa con cautela, stando ben seduta sul letto. Sbloccò la tastiera e notò un messaggio: “Buongiorno Ren” – ancora lui?! – pensò, eliminando quel messaggio. Era una settimana che le scriveva e che lei non gli rispondeva. Ci sarà un motivo, no? Evidentemente non lo capisce – pensò, portandosi le mani al volto.
«Kat alzati, è mezzogiorno» bofonchiò la ragazza, mentre pregava che il mondo smettesse di girare. Lei e Katja dividevano un piccolo appartamento non molto lontano dal centro, un appartamento che alcune loro amiche definivano delizioso, tutto grazie al gusto di Katja. La camera da letto di Renée invece, era un disastro, come ogni domenica post-sbronza. Le due ragazze avevano camere separate, ma capitava spesso che dormissero insieme. Erano come sorelle, quelle due. Si conoscevano da quando portavano il pannolino e non si erano mai separate, tranne per gli anni delle medie.
«Va al diavolo Ren, ho sonno!» strillò l’amica dall’altro capo del letto, tirandosi sopra la testa il lenzuolo. Renée sbuffò, prese un respiro e si alzò dal letto scoprendosi solo in slip e canottiera e si trascinò fino alla cucina dove si mise a preparare il caffè, intonando di tanto in tanto qualche nota della canzone che le rigirava in testa.
«Non farlo»
«Cosa?»
«Cantare» spiegò Kat, mettendosi a sedere al tavolo, sempre con la testa fra le mani «ho la testa che esplode e le orecchie che fischiano, non peggiorare la situazione» la canzonò poi l’amica.
«Ti ho pure fatto il caffè. Non mi meriti come amica» scherzò Renée, porgendo una tazza di caffè all’amica che ne annusò la fragranza, prese qualche cucchiaino di zucchero, mescolò e finalmente ne bevve un lungo sorso. Renée la imitò ed entrambe rimasero in silenzio, sedute al tavolo della cucina, gustandosi il loro caffè.
«Cosa facciamo oggi?» chiese quest’ultima appena le tazze cominciarono a svuotarsi. L’amica scosse la testa mentre inghiottiva l’ultimo sorso di caffè «Alex mi ha chiesto se questo pomeriggio ci potevamo vedere» esclamò con nonchalance. Renée scoppiò in una fragorosa risata, tirando la testa indietro e poi in avanti, con gli occhi chiusi ed una mano sulla pancia «Alex? Per me è gay, passa più tempo con noi che non con gli altri della sua specie» ironizzò appena ebbe finito di ridere.
«Sarà, ma scopa da Dio» spiegò l’amica mentre riponeva la tazza nel lavabo. Renée iniziò a tossire a causa di un sorso andatole per traverso «veramente?»
«Te lo posso giurare!» squittì e Renée le si accostò, posando a sua volta la tazza del caffè.
«Stai con noi?»
«No, lascia stare» scosse la testa, domandandosi se stava facendo la cosa giusta, «devo studiare» spiegò poi.
Katja la guardò di sbieco prima di allontanarsi scrollando le spalle e parlottando fra sé e sé. Renée allora sciacquò le tazze e si diresse in bagno, fece scorrere l’acqua della doccia e ci si cacciò sotto, sperando che il mal di testa se ne andasse come l’acqua che scorreva via.
«Dove sono finiti i miei leggings?» squittì una voce leggermente ovattata da dietro le porte del della doccia.
«E che ne so?» urlò Renée, sciacquandosi i capelli mentre l’amica si metteva la crema sul viso.
«Utile come sempre» bofonchiò quest’ultima, uscendo dalla porta. Renée sorrise.
 
Il pomeriggio, dopo essersi cambiata ed aver preso i libri e lanciati sul tavolo della cucina, nella speranza di studiare qualcosa, Katja rientrò in casa con un sacchetto che tintinnava ed un ragazzo al quale brillavano gli occhi.
Già brillo – pensò Renée divertita, mentre l’amica urlava un «ciao» chiudendo la porta d’entrata.
«Kat, Alex» li salutò con un cenno della testa mentre entrambi entravano in cucina ed Alex si appoggiava con la schiena al muro intanto che Katja estraeva delle bottiglie di birra dal sacchetto che stringeva dalle mani.
«No, stavolta passo» esclamò Renée, gesticolando animatamente.
«Non passi un bel niente» sentenziò Katja, mollandole in mano una bottiglia. In quello stesso momento Alex prese una sedia, la trascinò indietro e ci cadde pesantemente sopra, bevendo un sorso di birra. Renée sorrise e si unì a lui nella bevuta, seguita a ruota dall’amica. Scolarono bottiglie su bottiglie ed arrivata alla terza Renée mollò il tiro, decretando la fine della sua bevuta serale. Katja collassò più tardi sul divano e così Renée sgombrò la cucina dalle bottiglie. Alex se ne stava sempre appollaiato sulla sedia.
«Hai delle belle gambe» biascicò la voce maschile alle sue spalle «te l’hanno mai detto?».
Renée sbatté le palpebre velocemente, mentre buttava via le ultime cose «uhn» tossì lievemente, mentre si voltava verso di lui «grazie» terminò poi, poggiandosi sul bancone della cucina. Il ragazzo si alzò barcollando e si avvicinò alla ragazza la quale, brilla com’era, nemmeno si accorse di quanto le fosse vicino.
«E non solo quelle» farfugliò lui, fissandola negli occhi. Renée era incapace di distogliere lo sguardo, aveva un qualcosa di magnetico per quanto lei pensasse che fosse dell’altra sponda. Lui le posò una mano sulla guancia mentre farneticava qualcosa che non riusciva a capire, ma questo non le impedì di contraccambiare il bacio che lui le diede. Alex le mise le mani sul collo mentre lei lo attirava a sé, prendendolo per i fianchi. Aveva un corpo interessante, constatò la ragazza. Continuarono a baciarsi, sempre con più foga fino a quando, irreparabilmente eccitata, Renée lo accompagnò nella sua stanza. Aprì la porta ed entrarono riprendendo a baciarsi, poi la richiuse alle sue spalle e lui la prese per i fianchi, la alzò e la portò fino al letto, abbandonandola sul copriletto mentre lui le si metteva sopra baciandole il collo. Le mani del ragazzo scivolarono sotto la canotta della ragazza, sfilandogliela, mentre lei gli sbottonava i pantaloni e glieli abbassava. Lui fece lo stesso con i pantaloncini di lei. In breve si ritrovarono nudi, mentre i loro corpi si intrecciavano e quello di lei era in preda a forti sussulti.
La mattina dopo dei brividi di freddo costrinsero gli occhi di Renée ad aprirsi poiché il lenzuolo le era stato portato via quasi interamente da Alex.
Alex?! – pensò allarmata, appena il mondo intorno a lei fu nitido – che cazzo ho combinato? – si chiese, mentre si metteva seduta sul letto e raccoglieva dal pavimento gli slip e la canottiera. Poi si alzò e cautamente uscii dalla stanza, andando a raccogliere Katja che probabilmente era rimasta a ronfare sul divano. Trovò il suo cellulare sulla tavola e, sbloccando la tastiera, si accorse delle ore che si erano fatte «oh porca…!» strillò, facendo svegliare di soprassalto la ragazza che dormiva.
«Vaffanculo a te e alla tua meravigliosa idea della Sunday night bier! Cazzo!» urlò, mentre correva in camera, tirava fuori una maglia ed un paio di jeans e vestendosi svegliò entrambi i suoi coinquilini, ma appena tornò in salotto la faccia di Katja la raggelò.
«Tu e Alex?» domandò quella, notando che il ragazzo usciva dalla stanza dell’amica, solo in boxer.  Renée sospirò, prendendo la borsa «ne riparliamo dopo» squittì, chiudendosi la porta di casa alle spalle e correndo a prendere l’auto, per andare al lavoro.
Lungo la strada, mentre il mondo le sfrecciava davanti agli occhi, alcune domande le infestarono la testa: per quale motivo Katja se l’era presa in quel modo? Era innamorata?
L’amore.
Renée era convinta che non lo avrebbe incontrato mai. Eppure quel giorno, il destino o il fato – dipende da cosa voi credete – aveva in serbo per lei una sorpresa.
  
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