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Autore: Boiler e Whale    14/01/2014    1 recensioni
Dalla fantasia (e dal fangirlismo) delle autrici Helena McGregor e Marguerite Tyreen è nato questo enorme crossover che coinvolgerà - tra amori, musica, magia e battaglie - Deep Purple, Pink Floyd, Led Zeppelin, Yes, ELP e numerosi altri personaggi della scena rock. A metà tra la commedia brillante, la pièce teatrale e la serie tv, non è niente di troppo serio: noi abbiamo cercato soprattutto di divertirci e ora ve lo proponiamo nella speranza di divertire anche voi!
***
Dal Prologo: - Renderemo volentieri onore alle vostre storie, cari ospiti inglesi: del resto, più che ballate di guerra, è raro udire, qui nella nostra selvaggia Scozia.
Altro assenso dai signori della guerra, finalmente pacificati gli uni con gli altri dalla brama di udire racconti.
Lady Marguerite sorride alla compagnia: - Dunque, accendiamo i fuochi di mezzanotte, miei nobili baroni, e apprestiamoci all'ascolto delle vicende d'arme, d'amore e di magia.
- Da qui fino al mattino!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Belle dame e nobili cavalieri, buonasera!
Qui dalle note è Mr. Whale che vi parla ma - per scelta comune - non vi sveleremo chi sarà, di volta in volta, l'autore di ogni capitolo. Non preoccupatevi se in questa puntata non capirete molto e tutto vi sembrerà un enorme calderone di nomi e avvenimenti senza troppo significato: è l'episodio pilota che serve a introdurvi nella vicenda in medias res ma, dalla prossima volta, ogni mistero comincerà a dipanarsi e, soprattutto, a essere raccontato dall'inizio. E non preoccupatevi nemmeno se il tono vi sembra troppo serio o se i personaggi per i quali avete aperto la nostra storia non sono ancora entrati in scena: ci sarà tempo per cambiare ampiamente registro e per far apparire molta altra gente.
Allora, vi lascio alla lettura e, per qualsiasi cosa, noi siamo qui, pronti a rispondere!
Grazie per essere passati e un abbraccio,
DGW

 
***


Fuochi a mezzanotte

- Guarda il mare, Barrie, guarda il mare! -
Un luccichio di eccitazione accende gli occhi del giovane Florian, quando il veliero straniero si profila sull'orizzonte del mare scozzese.
Il suo compagno, invece, Sir Barriemore Barlowe, sembra tutt'altro che estasiato dalla novità: dopo aver lanciato una sola occhiata alla distesa d'acqua, si pone in un gesto istintivamente protettivo davanti a Florian, la mano pronta sul fodero: tanti anni di battaglie, di campagne, di sortite, di agguati, hanno insegnato al potente signore dei Monti Grampiani che i visitatori che vengono per mare sbarcano più spesso per portare ferro e fuoco, che non doni ospitali.
- Non sono scozzesi, è un veliero inglese. - stabilisce con sicurezza - Florian, tu che hai gli occhi più buoni dei miei: riesci a vedere che insegne porta? -
Il giovanotto stringe i grandi occhi fanciulleschi, per mettere meglio a fuoco l'imbarcazione sconosciuta, cacciandosi via dal viso una ciocca di capelli biondi con cui la brezza sta poco opportunamente scherzando: - Mi sembra... aspetta, c'è troppo riflesso... ecco, ecco, ora lo vedo bene! Vele bianche, e il vessillo è viola con cinque
stelle argentate! -
A quell'annuncio, l'espressione allarmata sul volto del guerriero cede il posto ad un sorriso di sollievo: - Lo stemma di Lord Blackmore. - esala, in un sospiro orgoglioso - I figli di Sir Anderson e degli ospiti inglesi sono arrivati. -
- Barlowe! -
Arriva puntuale come il solstizio d'estate l'esclamazione di rimprovero dell'austero Lord Fripp, che non si è ancora abituato alle usanze meno cerimoniose dei signori della guerra scozzesi, quando Sir Barriemore irrompe nella stanza del palazzo di Sir Cornick che è stata riservata per ospitare lui e la moglie.
- E' arrivato, mio signore e signora, vostro figlio è tornato cavaliere! -
Lady Helena sussulta, correndo verso Sir Barriemore e afferrandogli le mani con gesto accorato, la felicità che le si spande sul viso: - Dandelion?! State dicendo che è tornato? E' già al palazzo? -
- No, no, sono appena sbarcati al porto con la nave di Lord Blackmore, lui e Mastro Florestano Anderson, il suo scudiero. -
Lady Helena congiunge le mani sul petto, come sopraffatta dalla troppa gioia, prima di rivolgersi al consorte, che sorride anch'egli, ma del solito sorriso silenzioso da gatto: - Robert, Robert, hai sentito! - ma dove sono i miei stivali?! dobbiamo correre al porto! Ah, cielo! - esclama poi, bloccandosi a mezzo nell'intento di dare la caccia ai propri stivali nella cassapanca di fianco al letto e piazzandosi una mano tra i lunghi capelli scuri - Dobbiamo dirlo alla Marg! -
- Milady, Lady Marguerite è già stata avvertita: ho mandato Florian... voglio dire, ho personalmente inviato Mastro Opahle da lei e da Sir Anderson per avvertirli: penso che
siano già sulla strada del porto. - Il signore dei Monti Grampiani cerca di dare al suo operato un contegno degno di un guerriero, mentre avvampa per l'avventatezza di aver chiamato con tanta familiarità il proprio scudiero.
Ma Helena pare aver capito, mentre raccoglie un bacio dalle labbra del marito, con una risatina deliziata, per poi regalarlo alla gota in fiamme di Barriemore, comunicando: -  Ebbene, andrò così scalza come mi trovo! Vi aspetto al molo! - prima di sparire giù dalle scale in una corsa non troppo aggraziata, tirandosi la gonna viola squillante sopra le ginocchia, per cercare di essere un po' meno impacciata.
La previsione di Sir Barlowe si rivela esatta: nella sua corsa forsennata verso il porto di Eynhallow, verso il quale ormai la nave fa rotta senza esitazione rompendo le onde del gelido mare scozzese in mille barbe di schiuma bianca, la Menestrella si imbatte nella sua
più cara amica, la compagna di mille avventure di gioventù, Lady Marguerite Anderson - o per meglio dire, le rovina decisamente contro.
- Menestrella mora! - sussulta Sir Ian Anderson, signore della Highlands, mentre Lady Helena rimbalza addosso alla sua consorte, che avanza contegnosamente al suo braccio, impeccabile nel suo abito di velluto verde.
- Helena! Ma... sei scalza! E non ti sei nemmeno coperta! -
- No, no, no, non ho trovato gli stivali, eppoi avevo troppa fretta di vedere Dandelion, coraggio, c'è anche Florestano, vieni con me! -
Il plaid dell'abito di Marguerite potrebbe venire quasi lacerato dalla forza con cui Helena la sta strattonando, invitandola a correre con sè. Nello sguardo compassato della Menestrella dai capelli fulvi passa come un lampo dell'avventurosa spenzieratezza giovanile, da tempo sopita nelle necessità degli obblighi di castellana della più vasta contea scozzese.
- Andiamo! - strilla di nuovo Lady Fripp, quasi saltellando sul posto, con il capo rivolto verso il mare - La nave non sta ad aspettare noi - senti, se vuoi venire bene, altrimenti... -
E fa per correre via, almeno finchè non è il suo turno di essere trattenuta per un lembo dell'abito.
- Cosa...?! -
- Certo che vengo con te: non sia mai che ti lasci da sola in un momento simile solo perchè ho messo il vestito buono! - Lady Anderson imita la compagna, sollevando la gonna sopra le caviglie e apprestandosi a seguirla nella corsa.
Il veliero è sempre più vicino: si possono già quasi udire i richiami delle voci stentoree dei marinai.
- Gettate le ancore! -
- Ammainate le vele di trinchetto, su con quelle gomene! -
- Prepararsi allo sbarco, uomini! -
Il volto di Helena si fa raggiante, alla vista di Marguerite che corre cercando di tenerle dietro.
Qualche metro più indietro, anche Lord Fripp è arrivato, composto e altero come sempre, e ha preso il posto di Lady Anderson al braccio di Sir Ian, lanciando appena un'occhiata di condiscendente divertimento alle due dame che scorrazzano come due ragazzine, nella loro trepidazione di donne di rivedere i figli.
Quando anche i due messeri giungono al molo, Ian premurandosi di sorreggere la consorte non esattamente abituata alle corse campestri, Robert curando di passare alla compagna infreddolita gli stivaletti miracolosamente materializzati e una mantella, i ben allenati marinai inglesi al servizio di Lord Blackmore stanno eseguendo le ultime manovre prima dell'attracco, che avviene con uno schianto allarmante di legno contro legno, mentre il tremebondo molo del porto delle Orcadi geme per l'impatto con un'imbarcazione di tale portata.
- Robert, li vedi?! - Helena sembra in procinto di prendere il volo, così protesa verso la nave come se volesse fare un cannocchiale dei suoi stessi occhi.
- Mia cara, calma. Debbono essere ancora a bordo: quel mozzo sta calando una passerella, vedi, scenderanno tra qualche istante. - la rassicura Lord Robert, compassato, eppure altrettanto impaziente di vedere il figlio ordinato cavaliere.
Improvvisamente, la bella voce setosa di Sir Anderson, rimasto zitto fino a quel momento, si fa strada tra le tonanti grida marinaresche, con una risata di orgoglio, gioia e sollievo che si impiglia alle parole.
- Eccoli, stanno scendendo! -
Il signore delle Highlands dice il vero. Sir Dandelion Fripp e Mastro Florestano Anderson hanno finalmente, dopo lunghi mesi di assenza, rimesso piede in Scozia.
Il primo a lanciarsi dalla passerella - troppo corta di qualche centimetro per ancorarsi perfettamente al molo - atterrando sul suolo di Eynhallow con quello che pare un fluido passo di danza, è Florestano. Il figlio dei signori delle Highlands, alto e flessuoso come un giunco, con un volto di efebo bianco e roseo, incorniciato da selvaggi capelli ramati che fanno deliziosamente a pugni con la divisa viola della casata di Lord Blackmore, esegue con disinvoltura una mezza piroetta su sè stesso, inchinandosi per porgere una mano, in uno scherzo cerimonioso, a Dandelion: i grandi occhi verdi gli brillano di una risata trattenuta, donandogli questo aspetto fanciullesco da folletto, che il compagno sembra apprezzare, probabilmente non riuscendo a trovare nulla di simile in sè stesso.
Il figlio di Lord e Lady Fripp, infatti, pare aver ereditato tutta l'austerità del padre e la fierezza della madre, mentre accetta la mano di Florestano e supera con un solo passo misurato il piccolo ostacolo della passerella. Dimostra più anni di quelli che effettivamente ha, essendo più basso e robusto dell'altro, e ancora vestito con la tunica viola e la cotta di maglia dei cavalieri della corte di Villa Blackmore, anche se un dolce sorriso di affetto filiale riesce a increspargli il bel volto serio, alla vista dei genitori di Florestano e dei propri che accorrono a dar loro il benvenuto.
- Siamo a casa, eh, Dan? - fa in tempo a domandargli Florestano, prima di essere catturato nell'abbraccio di Lady Marguerite. Dandelion, da par suo, è appena riuscito a districarsi dalle braccia di Lady Helena: - Siamo a casa, Flo. -
- Dite un po', Sir Dandelion! - lo apostrofa Sir Glenn Cornick, l'ospite, dopo aver condotto la compagnia nel salone, per qualche ora lieta di racconti dopo il banchetto di benvenuto, sulla cui inaspettata generosità non sono stati risparmiati i sarcasmi.
- Prego, Sir Cornick. -
Dandelion si accomoda meglio sulla robusta panca di legno, lasciando che Florestano, stanco per il viaggio e per quell'opulento benvenuto, gli si poggi familiarmente a una spalla, apprestandosi a narrare e ad ascoltare.
- Raccontatemi, com'è la corte di Lord Blackmore? Delle corti inglesi ho avuto l'onore di conoscere solo quella di Lord Peter Hammill, per faccende di navi, ma delle altre non so davvero nulla, e nemmeno gli altri baroni, suppongo. -
Mentre i signori della guerra scozzesi rumoreggiano il loro assenso, Sir Clive Bunker signore di Fife emette un grugnito seccato, sbattendo il boccale di sidro - sacro agli dei ma ancor più alle brigate - sul vecchio tavolo macchiato dalla cera delle candele: - Solo perchè voi non confinate con quell'arruffapopoli di Lord Emerson! Lasciate che vi racconti di lui, lo conosco molto bene, eccome! -
- Ebbene, Sir Clive, ci racconterete anche di questo Lord Emerson: ma prima lasciate la parola al nostro novello cavaliere. - interviene Glenn, sicuro di far anche cosa gradita a Lady Helena, dacchè la dama ha voluto concedergli l'onore di farsi condurre al suo braccio e di sederglisi accanto durante la cena.
Sir Dandelion si concede una lunga sorsata di birra, prima di cominciare: - Sapete, ho scelto di farmi cavaliere alla corte di Richard Blackmore non solo perchè i cavalieri dei Deep Purple sono vecchi amici di famiglia, ma anche e soprattutto perchè nessuno come loro conosce l'arte delle armi: Sir Gillan è un'ottimo spadaccino, e quanto ad abilità con l'arco nessuno è al pari di Mastro Lord... -
- Non che siano solo quelli, i meriti di Jon Lord! - salta improvvisamente su Florestano, risorto - Sa anche andare per mare, perchè sapete, benchè Villa Blackmore sia nell'interno, a Leicester, anche Lord Richard ha una piccola flotta - insomma, l'avete vista una delle sue navi, quando siamo arrivati. E inoltre... - qui il ragazzo ridacchia - Si può dire che siano lui e il suo compagno Mastro Paice a mandare avanti la contea! -
- Florestano! - lo riprende suo padre - Ti pare questo il modo di fare dei pettegolezzi? -
Lady Fripp interviene a difendere il nipote: - Ma caro Ian, non l'hanno mai negato nemmeno loro stessi! Se non ci fossero Jon e Ian che si occupano dell'amministrazione, con Ritchie e l'altro Ian così impegnati dalla magia... -
- Nonchè l'uno dall'altro... - insinua Lady Marguerite, a onor del vero.
- Non che Jon e Paicey siano da meno: soprattutto in quel periodo in cui hanno cresciuto il piccolo Tony Kaye, ricordi? Però Ritchie è molto concentrato nell'approfondimento delle pratiche occulte, e vi sta introducendo anche Ian Gillan... sapete, è un valente alchimista. Autodidatta, ma quando ha scoperto i propri poteri si è rivelato più abile di molti che erano stati istruiti dai maghi più potenti. Ho imparato molto io stessa, da lui.
Sir Jeffrey Hammond pare contrariato: - State dicendo che siete una specie di maga anche voi, Lady Fripp? - C'è una buona dose di disprezzo, in quella domanda che sa di accusa, che Lord Robert non tarda a percepire.
- La mia consorte - spiega, gelido e autorevole - conosce e pratica la magia naturale della Dea e del Dio. -
- Oltre a essere in grado di fare alcuni utili sogni premonitori, che hanno salvato la vita a noi e ad altri in più di un'occasione, una volta che io li ho interpretati. - aggiunge Lady Marguerite, risentita anch'ella per l'attacco all'amica, prima di chiarire con aria di sfida: - Questo perchè, giusto perchè voi lo sappiate, Sir Hammond, pratico la magia anch'io, per quanto si tratti solo di divinazione, attraverso i sogni e i Tarocchi. -
Jeffrey pare sul punto di voler rispondere, non con l'aria più pacifica possibile, quando Sir Cornick, fiutata la lite, interviene con fare conciliante: - Vogliate perdonare l'irruenza del nostro Sir Hammond: ma detenendo il suo potere nella marca di Dumfries and Galloway, egli si è trovato tanto spesso ad avere a che fare con i tafferugli di quegli svitati dei cavalieri degli Yes, da essersene stufato, della magia! -
Al solo sentire nominare gli Yes, signori dello Squire Manor di Accrington nel Lancashire, i baroni della Scozia scoppiano in una risata fragorosa, mentre Sir Hammond annuisce vigorosamente.
- Quelle signorine non fanno una spada in sei! - Sir John Evans proprio non usa mezzi termini, suscitando il consenso di quasi tutta la tavolata - Li avete visti, all'ultima battaglia di Edgecote Moor, sono rimasti feriti tutti quanti, e quel piccolo Jon Anderson nel modo meno onorevole che si possa immaginare! -
- Vero, vero. - si fa largo la voce pacata di Sir Cornick, tra le risate - Ma bisogna riconoscere che Lord Christopher Squire ha combattuto con grande valore, nonostante fosse ferito gravemente a una spalla: lo ricordo bene, poichè l'ho trasportato personalmente, insieme a Sir Barre, dalla sua consorte, Lady Asia, quando non ce l'ha fatta più ed è svenuto. E in fondo, da quel poco che ho capito di loro dalle confidenze lacrimose di quella Progmother, non hanno bisogno di essere maestri dell'arte bellica: non hanno forse ricevuto i doni delle Fate del Lancashire? -
- E' così, infatti. - afferma Lady Anderson - Dovete sapere che una delle fate che si è occupata della mia istruzione magica, Lady Primula Cascade, è stata data in sposa da Ronnie James Dio, l'Eremita della Montagna Argentata padre delle Fate dell'Arcobaleno, proprio ad uno degli Yes, Mastro Wakeman, e mi ha raccontato la loro storia. Pare che i sei cavalieri degli Yes siano i discendenti dei quattro nobili e delle due dame di cui si parla nella vecchia Canzone dell'Eremita, quella che alla mia amica Lady Helena piace tanto cantare, e che dunque abbiano ricevuto in dono dalle Fate del Lancashire, le antiche Custodi, i poteri degli Elementi: il consorte della mia amica fata, Rick Wakeman, controlla la Terra... confesso che gli altri non li ricordo proprio, però. - ammette.
- Non preoccupatevi, Lady Anderson. - borbotta il signore di Dumfries and Galloway - Purtroppo io li conosco bene: la piccola fenice inetta, Jon Anderson, controlla il Fuoco. Il tritone Lord Squire l'Acqua, manco a dirlo, e l'Aria invece è di quel loro siniscalco perennemente terrorizzato - è magnifico trattare con lui, si può ottenere qualunque cosa a condizioni più che favorevoli, se solo lo si spaventa quel giusto - che di nome fa Steve Howe, il Grifone. La Terra la controlla Wakeman, come è già stato detto, mentre quei due che fanno coppia fissa, Kaye e Bruford, controllano Luce e Buio, insieme. -
- Come sarebbe, insieme?! -
- Bah, parlate voi, Lady Fripp, questa dovrebbe essere roba vostra. - fa Sir Hammond, palleggiando la domanda alla Menestrella con un'alzata di spalle.
- Non che abbia mai avuto gran contatti con i nobiluomini degli Yes, ma evidentemente questi due... siate così gentile da ricordarmente i nomi, Sir Jeffrey. -
- Bill Bruford e Tony Kaye, i fidanzatini. -
- Non è esatto. - interviene pacatamente il barone di Lothian.
- Non è esatto cosa? -
- Chiamarli come li avete chiamati voi, Jeffrey. Ma questa è un'altra storia. Prego, Lady Helena, vogliate riprendere a parlare. -
Lady Fripp rivolge un lieve inchino a Sir Martin: - Come è stato detto dalla mia amica Lady Marguerite e approfondito da Sir Hammond, evidentemente coloro che controllano gli elementi rappresentano le quattro punte fisse del Pentacolo, sacro per noi pagani. Ma come sapete, la quinta punta oscilla: può tendere verso il basso, per simboleggiare la ribellione, o verso l'alto, a significare l'armonia spirituale: luce e buio, se vogliamo semplificare le cose. Da quello che mi pare di capire, anche la quinta punta, nella sua ambivalenza, ha due custodi tra le Fate del Lancashire e dunque due custodi tra i cavalieri degli Yes. Niente di più facile, poi, che l'energia magica della Luce o del Buio passi ora all'uno ora all'altro: è una delle branche della nostra magia più difficile da controllare, quando non sconfina decisamente nella magia nera o nella magia rituale, che non è proprio il mio campo. -
- E ci mancherebbe! - abbaia Sir Hammond, che pare non riuscire proprio a reggere la faccenda della magia, gesticolando col suo boccale tanto concitatamente da far finire qualche spruzzo di sidro addosso al pacifico Sir Barre - Già non so mai cosa succederà ai miei poveri confini, se mi andrà a fuoco qualcosa, o se ci sarà una tormenta, un terremoto o un'alluvione o un'eclissi o il solleone in gennaio o lo sappia il cielo cosa, per colpa degli incanti di quei sei svitati, figuriamoci gestire anche demoni e cose varie! Che gli Dei me ne scampino! -
- Non avete torto, Sir Hammond. - interviene per la prima volta Sir John Glascock, signore delle Isole Shetland, con aria incredibilmente truce - Guardate com'è finito quel vecchio Frank Zappa del continente che pasticciava con la magia nera: lo conosco perchè mi chiedeva sempre le navi per le sue traversate. E dall'ultima non ha mai fatto ritorno. -
Uno strano silenzio crolla sulla compagnia dei baroni scozzesi e dei loro ospiti, evocato dalla rovinosa storia ricordata con funerea inopportunità da Sir Glascock.
- Birra! - tuona improvvisamente il signore di Strathclyde, facendo sobbalzare tutti - Non sta bene parlare di cose tristi ad un banchetto di benvenuto per due giovani cavalieri! -
I boccali vengono riempiti di nuovo. Sir Cornick nasconde abilmente un moto di preoccupazione alla vista di tutto quello sperpero.
Mastro Florestano rifiuta che la sua pinta venga rabboccata, ma sembra in compenso molto ansioso di conoscere altre storie: - Io non sono un novello cavaliere, Sir John! E sto aspettando di sentire la storia dei due fidanzati di Squire Manor. -
- Che non lo sono, in effetti. - spiega Sir Martin - O meglio, non credo che a Mastro Kaye sarebbe dispiaciuto, ma Sir Bruford pareva essere destinato all'astrologo delle Fate del Prog, quel tal Watcher of the Skies. -
- Peter Gabriel?! - Mastro Anderson assomiglia incredibilmente al padre, quando spalanca gli occhi a quel modo nei suoi esagerati moti di sorpresa, pensa Sir Fripp.
- Proprio lui. -
- E' lui il compagno di Sir William? Eppure avevo capito che si accompagnasse alla sua Progmother! -
- No, no, no, fermi tutti. - puntualizza Sir Hammond, che riguardo ai cavalieri di Accrington ci tiene sempre a dire la sua - C'è una Progmother, nella famiglia degli Yes, ed è Lady Asia, che però è la consorte di Lord Squire. Che poi sia anche la protettrice di Sir Bruford, quella è un'altra eventualità. -
- E devo dire che, visto come trasmettono la loro magia le Progmother, non se l'è mica passata male. - osserva distrattamente Sir Glenn.
- Certo che no! - ghigna Sir Bunker - Lo sappiamo bene che voi avete una predilezione per gli uomini biondi! Alla vostra salute, Sir Martin! -
Il signore di Lothian avvampa, mentre Sir Cornick, contagiato dall'atmosfera festaiola, se lo accarezza con gli occhi dall'altra parte della tavolata.
- In ogni modo - riprende Martin, ricomponendosi - Sir Bruford si accompagna al Watcher of the Skies, Peter Gabriel dei Genesis. -
- E che combattenti, i Genesis! - Mastro Opahle non riesce a trattenere l'esclamazione ammirata, ricordando la sua fanciullezza presso la corte di Lord Banks.
Sir Cornick annuisce in direzione del giovane ospite, sorvegliato dal malcelato sorriso di tenerezza di Sir Barriemore: - Le migliori spade inglesi, bisogna ammetterlo. Secondi solo a Lord Blackmore per potenza, ma primi assoluti per eleganza, da quello che ho sentito dire. Come vi raccontavo, ho stretto rapporti solo con la Light-House di Lord Hammill, quando mi recai a Stratford-upon-Avon, quasi sette anni or sono, per parlamentare con i signori dei Van Der Graaf Generator un passaggio per mie navi, che dovevo mandare nella Piccola Bretagna, attraverso le loro acque. Ricordo come fosse ieri il modo in cui mi cascò dalle nuvole Lord Peter, quando chiesi di incontrarlo e gli spiegai la faccenda. Mi spalancò addosso questi enormi occhioni azzurri e mi disse col tono più amabile del mondo: " Sir Cornick, il mare è di tutti! Non dovete certo chiedere permesso a me per solcarlo! " e mi congedò. La persona più cara che abbia mai incontrato, ma non certo un uomo prono alla violenza. -
Tra gli sghignazzi sarcastici dei signori della guerra della Scozia, si erge la profonda voce baritonale del signore di Fife, che non vede l'ora di lamentarsi dei suoi confinanti dall'inizio della serata.
- Credetemi, Sir Glenn, non per contraddire l'ospite in casa sua, ma meglio avere a che fare con questi smidollati della Light-House che con quella specie di nume distruttore di Lord Emerson! -
Un'occhiata sarcastica gli arriva da bordo tavolo da Sir Dandelion: - E allora raccontateci, Sir Clive, visto che è da tutta la sera che friggete come un montone allo spiedo per la voglia massacrare l'assente Lord Emerson. -
- Non credete di sapere come va il mondo solo perchè siete appena stato ordinato cavaliere da quei bei damerini di Lord Blackmore, c'è un sacco di cose che non sapete, Sir Fripp. Prima fra tutti, cosa vuol dire tentare di tenere sotto controllo un territorio che confina con quel barbaro e i suoi due caproni. -
- Come, confina? - si stupisce Sir Barre - Lord Emerson non era solo il signore dell'Humber? -
- Certo che lo è, per tutti i fulmini di Thor! - impreca il signore di Fife - Infatti il suo Palazzo di Cristallo si trova a Scarborough. Ma non lo chiamo barbaro per niente: innanzitutto i suoi antenati provengono davvero dal Nord, e sapete, quella è gente che sa come menare le mani. Ma dopo che quella Titania, la regina delle Fate, gli ha donato qualche potere magico, si è montato la testa e ha voluto estendere i suoi domini verso Nord, per esssere più vicino al Vallo di Adriano dove le sue fate abitano, e me lo sono ritrovato alle porte di casa, armato fino ai denti. -
- E avete perso, a quanto pare. -
- Ho perso eccome! - Sir Bunker ha un'aria notevolmente omicida, mentre sputa sul pavimento tutta la sua acrimonia - Ma solo perchè mi ha preso di sorpresa. Figuriamoci, con quei due vassalli che si ritrova! -
- Parlate con cautela, Sir Clive. - lo ammonisce sommessamente Robert Fripp, intrecciando le dita nel suo solito modo mellifluo - Conosco molto bene uno di quei due cavalieri, dai tempi in cui eravamo prigionieri del Re Cremisi. -
- Ah, Lord Fripp, Mastro Lake dovrebbe ringraziare tutti i giorni il Re Cremisi per avergli lasciato la sua magia! Un giovanotto affascinante come pochi, ma che capisce quel tanto. Non che quell'altro, Sir Palmer, sia molto meglio. -
- Con il che non state proprio chiamando l'acqua al vostro mulino, Sir Clive. - osserva Lady Helena, pungente. Al barone scozzese è immediatamente chiaro come quella dama e Lord Fripp possano essere felicemente coniugati da tutto quel tempo - com'è che si dice? Affinità spirituali.
- Mia spinosa Lady Fripp, io sono un uomo onesto anche nella sconfitta. Fui preso di sorpresa. E comunque debbo ammettere che con Lord Emerson che li coordina dall'alto, quei due non sono affatto dei combattenti malvagi. Tutt'altro. Come ho già detto prima, è gente che sa menare le mani. Altro che quei cortegiani dei Genesis! -
- Mi permetto di dissentire, Sir Bunker! - protesta Sir Florian, con una certa veemenza.
- Ah, Florian, siete anche voi troppo giovane per conoscere le cose del mondo come le conosco io. -
- Ma so riconoscere dei validi combattenti: e i Genesis lo sono. -
- I Genesis saprebbero resistere ad un torneo, ma non certo ad una guerra. -
- Vi dico che non è così! -
Sir Barriemore Barlowe capisce che è il momento di intervenire. Posa una mano sul braccio di Florian con inusitata delicatezza, prima di prendere la parola: - Vi prego di scusare la giovane età del mio compagno, che lo fa parlare con tanta irruenza. Ma dovete sapere che per motivi anche... personali, entrambi dobbiamo molto ai signori di Salmacis Mansion. - Sir Barlowe, l'audace signore dei Monti Grampiani, sembra farsi timido quando deve parlare di qualcosa di non strettamente legato al campo di battaglia, anche se per difendere l'amato Sir Opahle.
E' Florian stesso, acquietato, a salvarlo dall'imbarazzo: - Esattamente. Quando avevo poco più di vent'anni ricevevo la mia istruzione come cavaliere proprio a Salisbury, presso Sir Rutherford e Mastro Collins - lui vi piacerebbe già di più, Sir Bunker, nelle vostre parole è uno che sa menare le mani più degli altri - e fu lì che Sir Barriemore mi conobbe e mi offrì di passare nel suo seguito. -
Lady Marguerite e Lady Helena si scambiano uno sguardo di intenerita complicità, come a dirsi che non è la prima storia simile che sentono.
- E vi ha conquistato una contea tutta per voi, come dote. - ghigna il signore di Strathclyde.
- Appunto, mio caro John. - salta su di nuovo Sir Bunker, mai abbastanza soddisfatto del proprio sarcasmo, rivolgendo una smorfia di comprensione a Sir John Evans - Gliel'ha conquistata lui. Figuriamoci se uno educato alla corte di Lord Banks è capace di maneggiare le armi. -
- Posso provarvelo stasera stessa, se avete abbastanza coraggio! - ruggisce Sir Florian, punto nell'orgoglio.
- Mi date forse del codardo? -
- Dello smargiasso, senza dubbio. -
- Signori! - tuona improvvisamente Sir Cornick, con ferma risolutezza, ben allenato e consapevole che tafferugli del genere sono all'ordine del giorno in quelle riunioni di bellicosi baroni scozzesi - Non ci sarà nessun duello tra voi, non finchè sarete miei ospiti.
Non rovinate il banchetto di benvenuto per Sir Fripp e Mastro Anderson. -
"Con tutto quello che ci ho speso", vorrebbe aggiungere, ma forse rovinerebbe la solennità del momento.
Florian e Clive si assentano di nuovo, schiumanti di collera, ma il signore di Fife non rinuncia ad avere l'ultima parola.
- Comunque, quando si tratta di guerra, lasciatelo dire a uno che ha la mia esperienza: non conta quanto tu sia bravo ad agitarla, la tua mazza, basta che tu ce l'abbia più grossa del tuo avversario. E Lord Emerson, e i suoi Palmer e Lake, insegnano. -
- Lasciatemi dissentire, e credetemi, Sir Bunker, che la mia esperienza non è inferiore alla vostra. -
Nessuno ha il coraggio di ribattere, quando Sir Barriemore fa di nuovo sentire la sua voce, appena un po' più fredda dopo gli insulti rivolti al compagno, nemmeno i bellicosi Bunker, Evans ed Hammond: è il guerriero più forte e il condottiero più astuto, capace di guidare i soldati come uno stratega e di combattere nel fango e nella polvere alla pari con loro, e questo tutta la Scozia lo sa.
- Ci vuole intelligenza, non solo forza bruta, per guidare le proprie truppe in battaglia. E questo Lord Banks lo sa bene, a suo sempiterno giovamento. -
- E non lo sapevano i Led Zeppelin, invece. - pare meditare a voce alta il pacifico Sir Martin, richiamando alla memoria la battaglia di Edgecote Moor, a cui aveva preso parte insieme a Sir Glenn, tanto tempo prima.
Il signore delle Orcadi annuisce solennemente, lieto che qualcuno abbia avuto il buonsenso di cambiare argomento.
- State parlando della vecchia battaglia di Edgecote Moor, Sir Barre? - domanda Florestano, incuriosito dal silenzio rispettoso calato improvvisamente sulla tavolata: la pacata aura di potere di Sir Barlowe e le quiete osservazioni del signore di Lothian sembrano aver riportato la calma sul burrascoso convito.
- Proprio di quella, caro Mastro Florestano. Voi, e certo anche il vostro compagno Sir Dandelion, eravate troppo piccoli per rendervi conto di ciò che successe, ma sicuramente i vostri genitori l'hanno ben impresso nella memoria. -
A quel sommesso richiamo di ricordi dolorosi, Lady Marguerite si stringe un po' più vicina a Sir Anderson, forse rimembrando il pericolo, toccato tanto da vicino, di non averlo più al suo fianco. Lady Helena, sotto lo sguardo vigile Lord Robert, rimane impassibile.
- E sia io che Sir Glenn ricordiamo come i cavalieri dell'Isola di Wight, che non avevano ricevuto da Lord Baldwin altro se non asce e mazze chiodate e l'ordine di colpire disordinatamente qualunque cosa si muovesse, siano stati stretti in una vera e propria morsa dall'astuzia di Mastro Lord e Mastro Paice, insieme al loro stesso signore che detestava Jon Lord e gli si era lanciato contro senza riflettere. Non va bene la mancanza di riflessione, da nessuna parte, tanto meno in battaglia. -
- Ora che mi ci fate pensare. Ohi, Lord Fripp! - latra poco elegantemente Sir Glascock - Non raccontano che siate stato proprio voi a essere costretto a uccidere quel tizio, quel Mastro Wright della Ivory Tower, che vi si era buttato addosso senza nè arte nè parte proprio sulla prima linea della battaglia? -
Lady Fripp pare impietrire al suo posto. Lord Robert fa appena scivolare discretamente una mano per afferrare la sua in un dignitosissimo gesto di conforto, prima di rispondere con intonazione glaciale al signore delle Shetland: - Come giustamente diceva Sir Martin, la mancanza di riflessione non va bene da nessuna parte, nemmeno nei banchetti, Sir Glascock. -
John pare realizzare di aver detto qualcosa che non va, quando raccoglie altri sguardi di disapprovazione che lo stanno sferzando da tutta la sala, specialmente da dove sono accomodati gli ospiti inglesi.
- Ho detto qualcosa che vi ha offeso, Lord Fripp? - domanda, confuso, ritornando sui suoi passi.
- Non me, ma la mia consorte. Dovete sapere che Lady Helena trascorse un periodo della sua vita accompagnandosi a Mastro Wright, prima di sposare me. - spiega Robert, con precisa e brutale sincerità, mentre il signore delle Isole Shetland avvampa convenientemente - E sì, è vero, durante quella battaglia dovetti difendermi dall'attacco di Mastro Richard. Ma non fu per sua inettitudine di combattente, se venne sconfitto: sappiate dunque che Lord Waters, arroccato nella nobile solitudine di Cambridge e della sua Ivory Tower, non si curò mai di fornire armi appropriate o una giusta istruzione cavalleresca ai suoi secondi, Mastro Gilmour, Mastro Mason e, appunto, Mastro Wright. Li teneva presso di sè solo per dar prestigio alla sua corte, affinchè si occupassero di tutte le incombenze di cui avrebbe dovuto curarsi lui, se solo non fosse stato troppo impegnato nel perseguimento del proprio utile personale. Perciò sì, sconfissi Richard Wright: ma solo perchè era più impreparato di me. -
Per la seconda volta, quella sera, cala il silenzio nel salone degli arazzi del palazzo di Sir Cornick: la morte è uno spettro che non andrebbe mai evocato nei banchetti, e sia i baroni della Scozia sia gli ospiti d'Inghilterra sembrano essersene resi conto.
- Perdonatemi, Lady Helena. Vi chiedo mercè della mia avventatezza, se questa vi ha causato offesa. - si scusa pubblicamente Sir Glascock, chinando il capo in direzione della sposa di Lord Fripp.
- Nessuna offesa, Sir John, solo dei brutti ricordi. - sospira Helena, cercando per un momento lo sguardo rassicurante e sempre presente di Lady Marguerite. - Brutti ricordi, che tuttavia sono solo la superficie grezza di preziosi diamanti di bellissime storie di
amicizia, di magia, d'avventura e d'amore. -
Lady Anderson sembra cogliere il significato delle parole e dello sguardo dell'amica, senza che quest'ultima si spieghi ulteriormente. La signora delle Highlands si rivolge personalmente a Sir Glenn Cornick, signore delle Isole Orcadi: - Bellissime storie a cui va resa giustizia, miei nobili baroni. Se il liberale signore di questa casa avrà la magnanimità di tenere acceso il fuoco e pieni i boccali, potremo raccontare ancora a lungo. -
I baroni rumoreggiano tutto il loro assenso alle parole della dama Menestrella dalle chiome fulve: cosa c'è di meglio, per sconfiggere l'ubbia delle fredde notti scozzesi, che una piacevole compagnia e dei vecchi racconti?
Sir Cornick si fa portavoce di questo rumoreggiare, dopo aver impartito silenziosamente ai servitori l'ordine di attizzare il fuoco e di sigillare le imposte: - Renderemo volentieri onore alle vostre storie, cari ospiti inglesi: del resto, più che ballate di guerra, è raro udire, qui nella nostra selvaggia Scozia. -
Altro assenso dai signori della guerra, finalmente pacificati gli uni con gli altri dalla brama di udire racconti.
Lady Marguerite sorride alla compagnia.
- Dunque, accendiamo i fuochi di mezzanotte, miei nobili baroni, e apprestiamoci all'ascolto delle vicende d'arme, d'amore e di magia. -
- Da qui fino al mattino! -
- Da qui, fino al mattino. -
  
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