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Autore: Norgor    14/01/2014    4 recensioni
Fawn Herimiel Ebonyes non è certo il ritratto della fedeltà e della buona educazione.
Un ragazzo che fin da giovane è stato costretto ad una vita dura e difficile, teatro di solitudine e abbandono. Un ragazzo che si è creato le sue regole, le sue leggi, la sua vita di testa propria, in un mondo che lo detesta e che fa di tutto per sbarazzarsi di lui.
Un ragazzo che cresce fra la fame e la tortura, che assapora il gusto della morte sulla propria pelle ogni giorno, che si nasconde in un baratro senza fine dal quale con difficoltà riesce a rinascere.
Un ragazzo che si è visto crollare tutto addosso; un ragazzo che a dodici anni ha fumato la sua prima sigaretta, a tredici ha dato via la sua verginità e a quattordici ha già testato tutte le droghe sul mercato.
Un ragazzo che cerca di trovare il coraggio per vivere.

Personaggio partecipante all’interattiva “We are strategist. Let the Games begin” di redhead312.
Long-fiction | Tematiche forti e violente | Rating momentaneamente arancione, ma sicuramente cambierà in rosso con l'avanzare della trama.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Deep Scars.

 


 
 
Prologo.
 
 

 

Le gelide correnti dell’inverno erano più puntigliose che mai, quella lugubre mattinata di gennaio.
  Il fruscio ovattato del vento fendeva l’aria in un taglio netto e circondava gli alberi di un cupo alone innevato, mentre il lamento stridulo delle ghiandaie imitatrici si disperdeva in lontananza nel gelo della nebbia sibilante.
  Le strade anguste e deserte del Distretto Due erano immerse nel silenzio, distesi manti biancastri sotto i raggi intimiditi del sole. I pochi Pacificatori che si facevano vedere in giro marciavano a passo duro in gruppetti compatti, le mani robuste strette attorno alle armi legate alle cinture di cuoio.
  Le mura spettrali dell’orfanotrofio, teatro di comignoli fumanti, si ergevano in tutta la loro compostezza, avvolte da un’aria trascurata e da sottili crepe tracciate dal tempo.
  Un recinto aggrovigliato di filo spinato racchiudeva la struttura in un baratro di solitudine, ma non riusciva a trattenere l’odore nauseante di lerciume di cui era perennemente impregnata da ormai mezzo secolo.
  Solitamente la gente tendeva a tenersi distante da quei quartieri umidi e abbandonati; l’acre fetore che infettava il luogo faceva storcere il naso perfino ai cittadini più temprati e rinvigoriti.
  L’unico rumore indistinto che si poteva percepire in quel momento stava nello scricchiolio concitato di un paio di vecchie e consunte suole contro il terreno ghiacciato.
  Il passo era strascicato ma frettoloso, e produceva una eco sinistra e ovattata che scompigliava le fronde leggiadre di ogni albero presente nelle vicinanze.
  Movimenti felpati nell’ombra, cappuccio rigorosamente calato a coprire il volto, guance rossastre rese vivaci dalla coltre di freddo che la circondava. Così avanzava la donna fra i cumuli di neve, sollevando di volta in volta lo sguardo da terra e scrutandosi attorno con aria intimorita.
  Le persone che incrociava durante il tragitto la fulminavano in occhiate fiammeggianti, borbottando sommessamente senza neanche distogliere il loro sguardo indagatore dal suo volto nascosto.
  Le sue mani perlacee tremolavano per l’emozione sotto il soffice mantello grigiastro in cui si era avvolta prima di uscire di casa, le nocche fin troppo pallide e la pelle fin troppo tesa.
  Con sospiri strozzati e gemiti ansanti, la ragazza raggiunse il cancello arrugginito e stridente che faceva da entrata, mentre tutti attorno a lei sostituivano le lamentele biascicate in silenzi sbalorditi.
  Molto raramente qualcuno osava fermarsi davanti alla soglia di quel luogo oscuro e terrorizzante, che le leggende sostenevano fosse stato costruito direttamente sulle ossa e sulla cenere dei bambini.
  Il terreno che le si presentava davanti era ricoperto di soffocanti strati di polvere e carbonella, in un turbinio di sporcizia che si disperdeva attorno a lei facendole lacrimare gli occhi.
  Ma la cosa più strana non era vedere una donna dinnanzi a quell’orfanotrofio squallido e trascurato, no.
  La cosa più strana era vedere Celine Herimiel dinnanzi a quell’orfanotrofio squallido e trascurato.
  Chi avrebbe mai immaginato che l’unica figlia femmina del sindaco, una primadonna abituata al lusso e al galateo, conoscesse quei quartieri tanto tenebrosi e insidiosi?
  Nonostante indossasse solamente un pesante straccio incrostato di grumi polverosi, la giovane non passava di certo inosservata mentre sostava fra le macerie dell’orfanotrofio. Anzi, si può dire che entrando in quel luogo infernale avesse attirato la maggior attenzione possibile su di sé.
  Celine sollevò lievemente il capo e fra la nebbia invadente riuscì a scorgere la porta principale dell’istituto. Le sue occhiate erano dure e sfuggevoli, il suo andamento sicuro e pacato.
  Il tempo pareva scorrere al rallentatore mentre oltrepassava l’enorme cancellata nera come l’inchiostro e si incamminava verso l’ingresso, il sottile strato di carbone che si sollevava da sotto i suoi scarponi rattoppati.
  Il canto delle ghiandaie imitatrici si era fatto più insistente e turbolento, e ora le riecheggiava nelle orecchie in un coro di starnazzi e battibecchi incessanti.
  Visto da vicino, l’orfanotrofio somigliava ad una vera e propria prigione. Le rare finestre malridotte che si potevano scorgere sulle pareti rocciose erano ricoperte da pesanti grate di ferro; le torri che si stagliavano verso il cielo parevano ancora più umide, viscide e macabre; il fumo che fuoriusciva dalla sua sommità si faceva ancora più scuro e putrido man mano che saliva verso l’alto.
  Un luogo dove felicità non era altro che una parola.
  Ma lei, d’altronde, quali alternative aveva?

  Celine rallentò il passo quando si trovò davanti ad un altro cancello, più piccolo e sicuramente più curato del precedente. I suoi riflessi argentati le illuminavano il cappuccio e risaltavano i suoi occhi verde acqua, persi in uno sfondo di rimpianti e terrori malcelati.
  Una coppia di Pacificatori, nascosti dalla foschia invernale, stava in piedi di fronte all’entrata, l’uno di fronte all’altro, le fruste e i manganelli già a portata di mano. Il silenzio che si era andato a creare sferzava l’atmosfera in attimi di tensione e angoscia.
  Aveva fatto la scelta giusta? Ne era davvero sicura?
 
« Non può stare qui, signorina » esordì uno, la mascella contratta e lo sguardo penetrante puntato verso di lei. Il casco bianco che indossava gli conferiva un’aria ancora più severa e autorevole, in contrasto con il suo tono basso e untuoso.
  Celine di risposta si tirò indietro il cappuccio, mostrando una cascata di lucenti capelli color dell’ebano che le solleticavano la schiena in movimenti leggeri e carezzevoli. Le fossette ai lati del viso erano ora molto più evidenti e le donavano un tocco di eleganza e fascino magnetico.
  Con estrema delicatezza scostò il lungo mantello che le ricopriva il corpo, mostrando ciò che stringeva fra le scheletriche braccia. Le delicate testoline di due bambini avvolti in fasce fecero capolino sotto la debole luce del sole, mentre attorno a loro l’aria pareva farsi sempre più pesante e ricca di paura.
  Il secondo Pacificatore fece un lieve cenno d’assenso e con un cigolio agghiacciante spalancò il cancello metallizzato, dando libero accesso alla ragazza. Celine strinse i bambini in un moto di coraggio, si chinò verso di loro e si lasciò sfuggire un bacio ricco di emozioni. In seguito, sospirando pesantemente, si addentrò nella casa delle tenebre, portandosi dietro una scia di decisioni mai prese e ricordi da dimenticare il prima possibile.













 
Tana di Norgor.
Voi, ed io, sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato.
La mia prima long. *TATATATAAAAAN*

Ok, la pianto.
Questa long è ispirata ad un mio OC partecipante all'interattiva di badhead312, ed è incentrata su tutta la sua vita prima che venga scelto per gli Hunger Games.
Sto cercando di trattenermi dal fare spoiler, quindi bao.

Mi piacerebbe molto che la seguiste in tanti, perché questo fanciullo è veramente ma veramente adorabile. (?)
Passando agli avvertimenti e balle varie, ecco le cose che dovete sapere.
La storia durerà un bel po' di capitoli e vi dico fin da subito che molto probabilmente sarà anche tanto macabra, quindi è meglio sorvolare per gli stomaci delicati.
La tematica della violenza bene o male sarà presente fin da subito, ma i contenuti forti e il lime, nonché yaoi, della storia saranno più per la seconda parte; ad ogni modo, ho ficcato dentro tutto quello che avrei potuto ficcarci. 
Comunque, per il momento il rating è arancione perché i primi capitoli, benché contenenti atti di violenza, tratteranno il tutto un po' marginalmente. Ma da poco meno di metà in storia il rating sarà rigorosamente rosso.
Vi avverto, inoltre, che non sarò molto coerente con la tempistica per ogni capitolo e che, causa scuola e interattive random e altre cose, non riuscirò a mantenere sempre una buona frequenza per quanto riguarda gli aggiornamenti.
Tuttavia ce la metterò tutta.

Poi boh, sicuramente dovrei dire altro, ma come al solito non mi ricordo.
Baci e cotolette a tutti.
Norgor.
 
   
 
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