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Autore: Feltonistas    15/01/2014    2 recensioni
Molly Hooper, donna, patologa, madre single. Scappata dalla sua vita sei anni prima, adesso è costretta a tornare nella città dove tutto è cominciato, è costretta a rivedere i suoi vecchi amici. A rivedere lui.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beh, ehm, ciao :) questa è la mia prima fanfiction su Sherlock, siate clementi. Ho una certa storia in mente, ma non sono sicura che piacerà anche a voi. Spero solo che mi lasciate qualche recensione, anche delle critiche se volete :) beh, bando alle ciance, ecco il primo capitolo :) 


"Di cosa hai bisogno?"
"Di te."
Labbra su labbra. Mani intrecciate. Sospiri affannati. Un ultimo gemito roco. Un nome sfuggito prima che si potesse fermarlo.

Molly si sveglió di soprassalto, con i capelli appiccicati al viso dal sudore e gli occhi pieni di lacrime. Sempre lo stesso sogno, sempre la stessa tristezza, imperterrita, crudele. Si passó una mano sulla fronte e sospiró profondamente, cercando di cacciare via il magone. Erano passati anni, ma soffriva ancora.
"Mamma?"
Molly volse lo sguardo verso la porta. Ancora una volta aveva fatto troppo rumore.
"Stai bene?"
Lei sorrise debolmente e annuì, cercando di tranquillizzare suo figlio. Il bambino si avvicinó al letto e si sporse. Molly fece spazio e lo avvolse nel suo abbraccio. C'era qualcosa di molto ironico in tutto ciò. Di solito era lei a placare i suoi incubi, ma questa volta era successo il contrario.
"È sempre lo stesso sogno?"le domandò con la sua tenera vocetta infantile. Lei gli posò un bacio sul capo. 
"Sì, ma non preoccuparti. Adesso è tutto passato, Billy."
Il piccolo non chiese nient'altro, sapeva che non avrebbe ricevuto nessuna risposta. La conosceva. Sospiró per l'ennesima volta e gli scompiglió dolcemente i capelli riccioluti. Crisi di nervosismo passata.
"Su, torna a dormire. È ancora notte fonda." esclamó con finta allegria e lo spinse leggermente. Billy alzó le sopracciglia e alla fine le regaló uno dei suoi splendidi sorrisi, quei sorrisi che allo stesso tempo le miglioravano la giornata e la facevano star terribilmente male. Lo osservó uscire dalla camera e affondó la testa nel cuscino per soffocare i singhiozzi.
                            * * *
Fu lo sfrigolio della pancetta a svegliarla e il profumo irresistibile che proveniva dalla cucina a convincerla a lasciare il suo comodo letto a due piazze. Era la procedura. Ogni giovedì mattina Allison, sua vicina di casa nonché migliore amica, le preparava la colazione. Sorridendo, si diresse in cucina.
 "Beh, buongiorno, dormigliona! Lo sai che ore sono?"
Dicendo questo, senza neanche guardarla, fece scivolare il bacon e le uova fritte in un piatto e lo appoggiò sul bancone. Poi si giró e le strizzó l'occhio. Molly scosse la testa e si sedette allo sgabello, afferrando la forchetta che le stava porgendo."Buongiorno anche a te."
La donna le sorrise e si sedette, adocchiando affamata la sua porzione fumante. Inizió a mangiarla avidamente, sotto lo sguardo divertito dell'amica. Molly lanció uno sguardo distratto all'orologio e scattó in piedi.
"Oddio, é tardissimo! Perché non mi hai svegliata prima?" strilló correndo in bagno.
"Ho già preparato la colazione, devo pensare a tutto io?"fu la risposta che ricevette. Da parte sua, Molly inizió a prepararsi velocemente, cercando allo stesso tempo di sciacquarsi il viso, segnato dal sonno carente di quella notte, e spazzolarsi i capelli. Si accorse ben presto       dell'impossibilità dell'impresa e con uno sbuffo, se li legó in una stretta e alta coda di cavallo. Poi infiló un paio di jeans scoloriti e una maglietta rossa. Non perse neanche tempo a truccarsi, si premuró soltanto di coprire le occhiaie. Poi volò nella camera del figlio e, facendo attenzione a non svegliarlo, lo baciò delicatamente sulla fronte. Fatto questo, corse verso la porta e l'aprì velocemente.
"Ally, io vado. Non penso di tornare per pranzo, oggi ho molto da fare. Ti prego, controlla che Billy non guardi troppa televisione!"
Non aspettò neanche la risposta dell'amica. Riuscì a prendere velocemente un taxi e a dire senza fiato il nome dell'ospedale. Arrivò poco dopo. 
" Signorina Molly Hooper, é questa l'ora di arrivare?"
Una donna alta e robusta le venne incontro con un cipiglio nervoso."Mi dispiace così tanto, é solo che la sveglia non é suonata e mio figlio non stava bene e..." inizió a scusarsi ma fu subito fermata da una risata gioviale.
"Oh, Molly, ci caschi ogni volta. Hai fatto solo cinque minuti di ritardo, rilassati."
Molly tiró un sospiro di sollievo e sorrise dolcemente alla sua interlocutrice, poggiando la borsa su una sedia e infilandosi il camice candido.
"Allora, cosa abbiamo oggi?"chiese in tono professionale. La risposta che le fu data la fece bloccare sul posto.
"Un omicidio. Anzi, a dire il vero un triplice omicidio. Madre, padre e la loro bimba di sei anni."concluse con un filo di voce. Molly si schiarì la gola e respiró profondamente. I bambini erano sempre la parte peggiore. 
"Come sono morti?"
"Un colpo alla testa lui, diverse coltellate lei. La piccola si pensa sia stata soffocata, ma non é sicuro. É lei che devi controllare per prima..."
Molly si limitó ad annuire e cercó di recuperare la sua professionalità, che in quelle situazioni faceva spesso cilecca. Non era facile mantenersi seri davanti a cose del genere. Si avvicinó al tavola e spostó lentamente il lenzuolo. Appena vide il viso angelico della piccola sentì l'aria venirle meno. Lanció uno sguardo all'altra donna, che aveva le guance rigate di lacrime e un'espressione estremamente abbattuta. Era sicuro di averne una identica sul viso. Prese il bisturi, sospiró e cominció a lavorare. 

                                                                       * * *
Quando finì faceva molta fatica a ricordare perché avesse scelto proprio quel lavoro. Non avrebbe potuto insegnare in una scuola? O fare la segretaria per qualche pezzo grosso? Perché proprio la patologa? Uno schiocco risuonò nel laboratorio vuoto mentre sfilava i guanti di lattice. Sospirò profondamente e si diresse verso l'uscita. Lì, appoggiata contro il muro, trovò la signora Mills, che non aveva avuto il coraggio di restare a guardare e si era allontanata. Lei, una donna solitamente tanto forte, ridotta alle lacrime alla vista di una bambina morta. Capiva, certo. All'inizio della sua carriera, neanche lei riusciva a rimanere distaccata. 
"Confermo. La bambina è morta per mancanza di ossigeno. Ma non è stata soffocata, bensì affogata. Aveva i polmoni pieni d'acqua."
A quelle parole la donna impallidì ancora di più. Poi sembrò ricordarsi di essere un agente di polizia e prese una profonda boccata d'aria. 
"E per quanto riguarda i genitori? Hai controllato anche loro, vero?" la voce le tremava terribilmente, nonostante cercasse di stabilizzarla. Molly annuì.
"Sì, anche in quel caso confermo le precedenti ipotesi..."sospirò "la donna aspettava un bambino. Da un paio di mesi, non di più."
La donna sbatté il pugno contro il muro. La bruna sobbalzò.
"Ma chi potrebbe mai fare una cosa del genere? Chi potrebbe uccidere in questo modo una bambina così piccola?"la voce di lei era poco più di un sibilo. Molly guardò la donna camminare per l'atrio, borbottando parole furiose. Poi all'improvviso si bloccò.
"Non c'è altra scelta. No, non c'è proprio altra scelta!"
"Di cosa sta parlando?" 
Era una domanda azzardata, ma scoppiava dalla curiosità.
"La famiglia uccisa era di Londra, si trovava a New York in vacanza, Anche Scotland Yard sta indagando su questo caso. Mi hanno chiesto di andare da loro per confrontare le ipotesi, ma ho declinato l'offerta. Palloni gonfiati, ecco cosa sono!" continuò con un'espressione contrariata "ma, ripeto, non ho altra scelta. Domani si parte per Londra e tu, mia cara Molly, verrai con me."
Questo attirò tutta la sua attenzione.
"Chiedo scusa, come? Io, Londra? Assolutamente no!"
Lo sguardo che le lanciò fu poco rassicurante.
"Come no! Serve la patologa che ha fatto l'autopsia! È normale!"
Continuando a scuotere furiosamente la testa, Molly si allontanó.
"Sarei disposta a venire ovunque, ma non a Londra! Non mi chieda questo!"
"E perché no?"
A quella domanda, chiuse gli occhi. Perché? Oh, ma per tanti, tantissimi motivi. 
"D'accordo. Verrò. Quanto tempo dovremo restare?"
"Probabilmente tutta l'estate, se non di più!"
Molly annuì e girò il capo. Aveva scelto la strada più facile. La verità faceva troppo male, meglio mentire. Il giorno dopo tutto ciò che aveva raggiunto fino a quel momento sarebbe stato distrutto. Londra. Dove era nata e cresciuta. Avrebbe rivisto sua madre, sua sorella, i suoi vecchi amici. 
Una lacrima solitaria le solcò il viso.
Avrebbe rivisto lui.

 

  
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