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Autore: Alepotterhead    16/01/2014    0 recensioni
Mags è l'adorabile ottantenne che tutti abbiamo conosciuto, ma anche lei è una vincitrice. O meglio una sopravvissuta.
Ecco a voi i Noni Hunger Games. Gli Hunger Games di Mags.
Dal capitolo 9
“Tributi prendete posizione”
La voce mi fa sobbalzare e la pedana si solleva leggermente, le ante del tubo che la circondano si aprono. Guardo il pacificatore alle mie spalle, non si muove di mezzo millimetro. Prendo un respiro profondo e faccio i due passi che mi separano dalla piattaforma, sento le gambe di gelatina. Prendo posizione come mi è stato detto.
“Cinque secondi rimanenti alla partenza”
Conto mentalmente… Cinque… Quattro… Tre… Due… Uno…Ci siamo.
Le porte si chiudono e la piattaforma inizia lentamente a sollevarsi.
Si apre una botola sopra la mi testa e una cascata di luce piove su di me.
Ci siamo davvero.
All’inizio non riesco a distinguere ciò che mi circonda, appena mi abituo alla luce, rimango senza fiato.
È un paesaggio incredibile."
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mags, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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“Mi offro volontaria! Mi offro volontaria come tributo!”

L’ho detto davvero.
L’ho fatto.
Non posso tornare indietro.
Non voglio tornare indietro.

Non ho la presunzione di poter vincere.
Però ho la possibilità di poter salvare la mia sorellina di tredici anni. Mi sta guardando coi suoi occhi grandi ed espressivi che ti scavano sotto la pelle, che leggono direttamente nel tuo cuore. Mi guarda e non dice niente, ma ci capiamo, Lexi è intelligente, capisce che l’ho fatto per lei tanto quanto per me, io non sarei sopravvissuta a vederla nell’Arena, fisicamente avrei ceduto. Mi guarda e non dice niente. Ma in fondo cosa potrebbe mai dirmi? Grazie? Non è il genere di ragazza che ringrazia quando sua sorella si offre al macello al posto suo. Perché è questo che sto facendo. Mi guarda e non dice niente. Non ne ha bisogno. I nostri identici occhi castani si trasmettono tutto quello che è necessario sapere. Lei è salva, il resto è trascurabile.

Continuo a guardarla mentre salgo sul palco, attingo da lei la forza per reggermi in piedi, un doloroso passo dopo l'altro. Non darò a nessuno la soddisfazione di vedermi cedere, non darò l’idea di essere nel panico, mi sono offerta io, dunque si presume che sia pronta.

La verità è che semplicemente non si può essere pronti.Mai. Punto.

Salgo sul palco allestito per l’occasione e attendo che venga estratto il nome dell’altro tributo del Distretto Quattro. Un nome.
Ovviamente pensando che non potesse andare peggio di così, le cose prendono una piega ancora più cupa.
“Il ragazzo che avrà l’onore di essere il Tributo maschile per il Distretto Quattro è….Dave Smith! Dave? Dove sei? Vieni sul palco”. Fantastico. Con tutte le migliaia di abitanti che ci sono nel Distretto Quattro, doveva essere estratto proprio Dave? Credo che ogni tanto l'universo si diverta a prendermi per i fondelli, la situazione è talmente inverosimile che mi viene da ridere, infatti Dave, oltre ad essere un sedicenne alto e muscoloso, è pure mio amico. Davvero davvero fantastico.

Sale anche lui sul palco e viene vicino a me, riceviamo le congratulazioni d'obbligo e prende la parola il sindaco. Mentre il discorso va avanti lento, monotono e identico a quello degli otto anni precedenti, Dave mi guarda e mi sorride. Non capisco se lo fa per farmi innervosire o se è solo idiota. Probabilmente è solo idiota, come quando eravamo soliti andare sugli scogli per prendere i granchi e lui me li lanciava addosso. Sono un paio di anni che ormai non ci vediamo e un anno intero che non ci sentiamo più, in effetti da quando mio padre ha avuto quel misterioso incidente in mare con la sua barca e non è più tornato. Prima eravamo vicini di casa, sulla costa a due passi dal mare, io, Lexi, Dave e suo fratello giocavamo, ci allenavamo e andavamo a scuola sempre insieme, ma quando io e mia sorella ci siamo trasferite più nell’entroterra a casa dei nostri zii, bè non ci siamo più visti, non siamo riusciti a far coincidere i nostri orari, io e Lexi abbiamo cambiato scuola e sede di allenamento e lentamente, inesorabilmente abbiamo smesso di sentirci. Ma un paio di anni di lontananza non possono cambiare il fatto che abbiamo condiviso l’infanzia, siamo andati in vacanza assieme, i nostri padri lavoravano assieme. E adesso andiamo agli Hunger Games assieme. Davvero fantastico. E mi sento in colpa per avergli dato dell'idiota, è sempre stato un ragazzo buono, simpatico e divertente, non si merita gli Hunger Games, nessuno se li merita.
Alla fine del discorso, veniamo portati dentro la sede del sindaco del Distretto, che per il Quattro è uno splendido edificio le cui pareti sono incrostate di conchiglie, ho sempre desiderato attraversare il portico e curiosare nelle stanze, ma adesso che mi hanno condotto davvero dentro, in una saletta, in attesa dell'ultimo saluto ai miei cari, preferirei essere in qualsiasi altro posto. La stanza non è molto grande, senza finestre, praticamente priva di mobili ad eccezione di un divano di dubbio gusto ,rosso con ricami argentei, mi ci siedo di malavoglia, comunque non mi aspetto molte visite.

Arrivano i miei zii e mia sorella. Lexi mi si lancia addosso e mi stringe tanto forte da togliermi il fiato, magari morirò prima di entrare nell’Arena…e quest'idea nemmeno mi dispiace.
“Mags, io…noi…” mia zia ha le lacrime agli occhi e comincia a singhiozzare, mentre io sono pervasa da una strana calma, come se stessi vivendo una situazione extracorporea, mi sembra di assistere alla scena da un angolino, non di viverla in prima persona. “Tuo padre sarebbe orgoglioso della scelta che hai compiuto oggi, hai deciso di sacrificarti per Alexandra e non è una scelta che tutti sono in grado di prendere. Adesso però devi restare concentrata e tornare a casa” zio Loras ha la voce ferma e rassicurante, lo sguardo serio e determinato, in questo momento mi ricorda davvero tanto mio papà, perché crede davvero che possa farcela. Mi abbracciano e mi sussurrano parole rassicuranti, mi vogliono bene, mi aspettano, credono in me. E capisco che ho un vero motivo per tornare a casa, per dover tornare a casa. Ho loro.
Mia mamma non la ricordo perché è morta per dare alla luce la mia sorellina, mio padre è scomparso in mare solo un paio d'anni fa, non sono pronta a perdere anche i miei zii e mia sorella. Mi abbracciano ancora una volta ed escono, mi lasciano sola con Lexi. “Mags, voglio che torni, devi tornare, non hai altre possibilità. Sai la rete che stavamo facendo? Quando tornerai l’avrò finita, te lo prometto, e andremo a pescare come quando eravamo piccole. E andremo a nuotare fino alla baietta del sole, il tuo posto preferito. E vivremo nelle bellissime case sulla scogliera del villaggio dei vincitori, guarderemo il tramonto che colora il mare di arancione tutte le sere e finiremo le sculture di conchiglie che la zia detesta!” sorrideva, ma aveva gli occhi lucidi, stava tentando di convincere se stessa non me, stava parlando a macchinetta per evitare di scoppiare in un pianto che non sarebbe stata in grado di fermare e che avrebbe contagiato anche me, si stava facendo forza per me.

La guardo attentamente, ha paura e si capisce. Fisicamente è una mia copia più piccola, stessi occhi castani, stessi lisci capelli biondi, mi stavo guardando in uno specchio, non potevo mentire all’altra parte di me stessa.
“Lex, senti, io ce la metterò tutta, ma come credi che potrei farcela? Devi farti forza e andare avanti, la vita continua anche se io non ci sarò più, ok?" faccio una pausa e lei non dice niente, mi guarda accusandomi di essermi già arresa e lei non lo sopporta, ma sono io quella dovrà andare nell'Arena "Degli otto vincitori delle scorse edizioni nessuno è del Distretto Quattro e nessuno sotto i sedici anni ha vinto, come posso riuscirci io? Non ho particolari abilità e non sono particolarmente forte per i miei quindici anni, non sono tanto bella o carismatica da accaparrarmi molti sponsor, quindi non farti false illusioni sul mio ritorno e rimanerci male quando tutte le tue speranze crolleranno come un castello di sabbia! E poi c’è Dave! Te lo sei scordata? Sai cosa andiamo nell’Arena a fare? A uccidere. A morire! Meno male che mi sono offerta al tuo posto, saresti entrata nell’Arena per fare amicizia con gli altri tributi! Io non tornerò. Ma tu puoi andare avanti. Devi. Me lo devi” le parole mi sono uscite con più cattiveria di quanto volessi e ora gli occhi di mia sorella non sono più lucidi di lacrime, ma di rabbia, voleva prendere il cuscino del divano e infilarmelo giù in gola, lo si vedeva, ma ciò che dice mi stupisce ancora di più “Va bene, lascia che queste siano le ultime parole che mi rivolgi, perfetto, lo accetto, sono un’idiota, contenta? Adesso sei obbligata a tornare a casa per chiedermi scusa. Vinci!” esce con foga e sbatte la porta dietro di sé.
Sono allibita, mi sento in colpa davvero per averla trattata male con la consapevolezza che non la posso più vedere.
Sono io la vera idiota.

Dopo la drammatica uscita di Lexi, mi sento persa, vuota, ma sento anche qualcosa di diverso, ho davvero voglia di tornare per chiederle scusa, non ho possibilità, ma almeno posso provarci.
Mentre ricaccio indietro le mie lacrime vengo inondata dalle lacrime delle mie amiche che si sono appena catapultate addosso a me. Non fanno nemmeno lo sforzo di mostrarsi forti davanti a me come ha fatto mia sorella. Sono fatte così, ma voglio loro davvero bene. Più che altro mi stringono e tentano di affogarmi con le lacrime, ma tutto sommato sono felice che siano venute a trovarmi, soprattutto quando mi regalano una conchiglia come portafortuna e un pezzo di fune incrostato dal sale per fare i nodi. Anche loro mi vogliono bene. Anche loro vogliono che ritorni.
Quando le saluto, non sono pronta, ma almeno ho qualcosa in cui credere. Le persone che mi vogliono bene sono qualcosa per cui vale sempre la pena di lottare.
  
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