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Autore: ReDay    16/01/2014    1 recensioni
DAL PROLOGO 2.
"Il direttore dell'orfanotrofio, dall'altro lato del cancello, teneva per mano un bambino, del quale Lilith riuscì a scorgere solo i capelli neri e arruffati.
E le campane continuavano a suonare.
Il cancello si aprì, soffocando le risate dei bambini che giocavano nel cortile. I due arrivati avanzarono nella neve. Il nuovo arrivato si fermò ed alzò lo sguardo verso la finestra. I loro occhi si incrociarono. Qualcosa scattò nel profondo delle viscere di Lilith, qualcosa che aveva smesso di battere da tempo, troppo coperto da spessi strati di tristezza e solitudine.
Ma poi il ragazzino riprese a camminare e quella sensazione di estremo calore e gioia, sparì."
-Soliti i personaggi, solita la loro vita...o quasi! Una ragazza, cavia da bambina, sottoposta ad un terribile esperimento che l'ha resa invincibile. Nelle vene le scorre il sangue nero che le permette di rigenerare le ferite...-
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Black Blood



PROLOGO
1

L'uomo incise ancora una volta il braccio della bambina: << BASTA, TI PREGO BASTA! >> strillò quella, tra le lacrime.
Il sangue scorreva via dalle ferite, lento, doloroso. Sul volto dell'uomo si dipinse un ghigno malefico. Prese una siringa che conteneva uno strano liquido nero, oleoso e la ficcò, con violenza nella ferita che aveva appena provocato.
La piccola strillò un ultima volta, così forte che le arrivò in bocca il sapore metallico del sangue. 
<< Basta... >> mormorò, con un fil di voce.
Ma l'uomo non le diede ascolto. Aspettò qualche secondo ed inniettò una seconda dose in un altra ferita.
Stavolta il dolore non lo percepì completamente.
Lacrimoni scorrevano lungo le guancie della bambina, che scalciava a più non posso:
<< Perchè, perchè?! >> gridava.
<< Perchè tu sei solo una cavia, un esperimento, bambina mia... >>. 
Per un attimo tutto fu silenzio.
Poi, un tonfo.
Spari.
La finestra che si frantumava in mille pezzi e poi...buio.

Quando si risvegliò, non ricordava nulla.

 

PROLOGO.
2


<< Ecco, tesoro. Non ne hai più bisogno, ora. >> Con un morbido fruscio, l'ultima striscia della benda legata all'avambraccio di Lilith, scivolò via. La bimba rimase in silenzio, continuando a fissare il soffitto, gli occhi viola puntati sul lampadario.Per tutto il tempo in cui l'infermiera si era occupata di lei, non aveva fatto altro che guardare in alto. Aveva paura di studiarsi le braccia: era sicura che i segni del suo passato le sarebbero sempre rimasti lì, ad accompagnarla per tutta la vita. Ed il brutto era che lei non ricordava nulla, nulla su ciò che le aveva procurato tanto dolore.
<< Guarda che ho finito, puoi anche andartene >> sussurrò, con delicatezza la donna. Lilith, che aveva solo otto anni, sbatté velocemente le palpebre, sforzandosi di trattenere le lacrime:
<< Non è vero, mi fanno ancora male. Rimettimi le bende, ti prego >>
<< Le ferite si sono rimarginate, cara. Non ne hai più bisogno, ti dico >> ripetè, paziente, l'infermiera. Lilith respirò profondamente e si studiò le braccia: lunghe cicatrici bianche e assimetriche le solcavano le braccia. A stento si riusciva a distinguerle, dato che la sua pelle era bianca come il latte, ma alla piccola sembravano lo stesso terribili. 
Delegutì a fatica: << Fanno schifo >> disse, in un sussurro. Scivolò giù dalla sedia dove l'infermiera l'aveva fatta sedere e con passo lento e triste, filò via dall'infermeria, chiudendosi la porta alle spalle. 
Il corridoio dell'orfanotrofio le parve vuoto, tetro, buio, silenzioso. Nessun rumore, eccetto quello dei passi della bambina. 
Si affacciò alla prima finestra che vide, ovvero quella di fronte all'infermeria. La neve scendeva lenta, silenziosa anche lei.
Il grido di gioia di un bambino le arrivò alle orecchie. Un gruppetto di ragazzini corse fuori dall'orfanotrofio, imbacuccati in pesanti cappotti, sciarpe e guanti di lana.Avrebbe tanto voluto unirsi a loro, ma, ovviamente, non poteva. 
Lilith viveva nell'ala nord dell'orfanotrofio, da sola. Non era mai uscita di lì, perchè le era stato proibito.
Spesso il direttore dell'orfanotrofio, che lei conosceva come Watari, le portava qualche gattino di pezza, lei adorava i peluche che raffiguravano i gatti, e si fermava con lei a chiacchierare: le chiedeva come stava, se aveva mangiato tutta la porzione di minestra e roba simile. 
Lilith invece gli chiedeva sempre di portarla a fare un giro, perchè si annoiava e voleva giocare con gli altri. 
Ma l'uomo scuoteva la testa e le accarezzava i capelli corvini, sopsirando.
Una lacrima solitaria solcò la guancia destra, cosparsa di lentiggini, della piccola. Si sentiva così sola.
Tirò su col naso e si appoggiò al davanzale della finestra, guardando ancora una volta fuori. 
Volse lo sguardo al cancello, mentre le campane suonavano fastidiosamente. 
Si tappò le orecchie.
Il direttore dell'orfanotrofio, dall'altro lato del cancello, teneva per mano un bambino, del quale Lilith riuscì a scorgere solo i capelli neri e arruffati. 
E le campane continuavano a suonare.
Il cancello si aprì, soffocando le risate dei bambini che giocavano nel cortile. I due arrivati avanzarono nella neve. Il nuovo arrivato si fermò ed alzò lo sguardo verso la finestra. I loro occhi si incrociarono. Qualcosa scattò nel profondo delle viscere di Lilith, qualcosa che aveva smesso di battere da tempo, troppo coperto da spessi strati di tristezza e solitudine. 
Ma poi il ragazzino riprese a camminare e quella sensazione di estremo calore e gioia, sparì.
****
Lilith soffiò sul muffin, spegnendo la candelina, a forma di numero 15. 
<< Buon compleanno, Lilith! >> gridarono Watari e l'infermiera. La giovane sorrise, arrotolandosi un ciuffo nero della frangetta, le braccia con le cicatrici coperte da un maglione di lana grigia, molto largo. 
<< Tieni, questo è un piccolo pensiero... >> disse Watari, porgendole un pacchetto rosa. 
Un fiocco lo legava ben stretto. Con dita tremanti, Lilith scartò il regalo e la sorpresa fu delle migliori: il computer ad alta tecnologia che aveva visto in una televendita era finalmente nelle sue mani:
<< Cazzo, Watari! E lo definisci un piccolo pensiero! >>. Entusiasta, la giovane schioccò un bacio sulla guancia del direttore. Poi però, tornò a fissare il computer, aggrottando le sopracciglia: << Un momento però. Dov'è la fregatura? >>
<< Non c'è nessuna fregatura, tesoro >> ridacchiò l'infermiera, che si chiamava Elieen, con una vocetta troppo zuccherosa per i suoi gusti. 
Lilith fece passare l'incide sulla scritta che indicava il nome della fabbrica che l'aveva prodotto, stranamente in rilievo. 
Sorrise.Conficcò l'unghia in quest'ultima, scoprendo una minuscola cavità, nel quale vi era inserito una piccola radiospia. 
<< Ah! >> esclamò, trionfante. Watari sorrise: << Okay, Elieen, ti devo dei soldi >>
<< Fai pure con comodo, caro >> e risero. 
Lilith guardò ancora una volta il computer: << Immagino che potrò utilizzarlo per... >>
<< Già, per quel caso che ti ho affidato >>. Uno scintillio divertitò brillò negli occhi viola della ragazza. Senza perdere tempo, lo accese e qualche secondo dopo, eccola a decifrare codici, scritti in verde su uno sfondo nero.
Watari ed Elieen la lasciarono sola.

<< Penso che lei sappia >> mormorò Watari, una volta uscito dalla stanza della ragazzina.
Elieen annuì: << E' ovvio, ormai non possiamo più nasconderle nulla >>
<< E non possiamo impedirle di socializzare con gli altri, potrebbe.. >> Elieen lo zittì, con un dito. 
Lilith era sulla soglia della porta della sua camera, gli occhi ridotti a due fessure. 
<< Punto primo: chiamate il sindaco, ho buone notizie per lui, secondo, forse noi tre dovremmo chiacchierare un po' non trovate? >>. 

Nello studio di Watari, l'uomo salutò il sindaco, congedandosi dalla telefonata. 
<< Bene, Lilith, hai risolto anche questo caso, sono fiero di te! >>
<< Bravissima! >> borbottò, imbarazzata, Elieen.
<< Non crederete mica che tutti questi elogi mi distraggano dal porvi domande? >>
<< No di certo! >>. 
Lilith alzò gli occhi viola dal pavimento. 
<< Ho fatto alcune ricerche. Sono riuscita ad entrare negli archivi >>
<< Lilith! Non hai il permesso di scendere ai piani inferiori senza una scorta ed un buon travestimento! >>
<< Non cambiare discorso, Elieen. Sono scesa di notte, comunque, non mi ha vista nessuno.. >>. Una voce seria, dal tono stranamente divertito risuonò nello studio:
<< Ti sbagli >>. I tre si voltarono verso la porta, dove si stagliava la figura magra di un ragazzo, dai capelli neri e gli occhi dello stesso colore, cerchiati di grigio. Lilith si ricordava vagamente di lui. Forse lo aveva visto nel cortile o molto semplicemente, quando era penetrata negli archivi, doveva aver visto una sua foto. In ogni caso, la sua faccia, non le era nuova.
<< Elle! >>
<< Watari, Elieen...Lilith, buongiorno >>. 
Conosce il mio nome? si chiese la ragazza, aggrottando le sopracciglia. 
I due giovani si fissarono in cagnesco. 
<< Io ti ho vista, anche se sei stata davvero astuta. Quel gas soporifero avrebbe fatto crollare chiunque >>
<< Ma tu no >> sibilò, Lilith.
<< Già, io no >> il ragazzo, Elle, sorrise divertito e si avvicinò alla ragazza. Camminava con le spalle ricurve.I piedi erano scalzi.
Si accovacciò sulla sedia, in una posizione alquanto strana, mordicchiandosi il pollice, senza distogliere lo sguardo dalla giovane. Lilith puntò gli occhi viola sul volto dello strano personaggio.
Elle inclinò la testa: << Curioso. Non ho mai visto una persona con gli occhi di quel colore. E' raro avere gli occhi così..particolari. Di solito capita solo nel 0,01 % dei casi >>. Watari poggiò una mano sulla spalla di Elle: << Ragazzo mio, capisco la tua curiosità, ma queste sono faccende che non ti riguardano >>
<< Avanti, Watari, dille perchè la tieni rinchiusa qui dentro! >>. Un cupo velo di tristezza calò sugli occhi di Watari ed Elieen. L'uomo boccheggiò qualche secondo e prima che qualche parola potesse uscire dalla sua bocca si udì un boato. I vetri delle finestre si scheggiarono e poi crollarono a terra. 
Lilith schizzò in piedi e con un calcio aprì la porta.
<< Merda! >> urlò, facendo per gettarsi di corsa nel corridoio. 
Ma qualcuno la fermò per il polso. 
Elieen.
La trascinò, noncurante della ragazza che tentava in tutti i modi di fuggire. Aveva una forza sorprendente. 
<< ELIEEN, COSA STAI FACENDO?! >> gridò Watari, lanciandosi all'inseguimento delle due, seguito a sua volta da Elle. 
L'infermiera non rispose.
Stringeva la mano sul polso della ragazza, premendo sulle cicatrici.
Affrettarono il passo, seminando Elle e Watari. Un senso di profonda calma invase Lilith che smise di divincolarsi. Un sorriso tremante la fiorì sulle labbra:
<< Grazie, Elieen >>.
***

<< Era tutto progettato, tutto calcolato! >> ringhiò Watari, battendo i pugni sulla scrivania. Elle era seduto sulla sedia, sempre accovacciato, con le ginocchia contro il petto. Si rigirava un registratore tra le mani.
Non mostrava il minimo segno di agitazione, paura. Era semplicemente infastidito, forse. 
<< Davvero astuta la ragazza. Ha messo questo registratore che ha prodotto quello strano suono accanto alla finestra e questo...altrettanto strano congegno >> disse, serio, mentre osservava un piccolo aggeggio metallico tra i pezzi di vetro a terra << ha inviato onde sonore capaci di rompere la finestra. Penso che tutto ciò sia stato procurato da Elieen >>.
Watari si lasciò cadere sulla sedia girevole, massaggiandosi le tempie: << Lilith non sa cosa ha appena fatto. Lei...lei è... >>
<< Pericolosa >> concluse Elle, posando il registratore sulla scrivania: << Lei è pericolosa. Lei ha un potere straordinario, Watari. Ma non credo che dovremo preoccuparci, per ora. La ragazza ha avuto la fortuna di essere nata con un intelligenza molto fine. Dobbiamo ritrovarla, certo, Watari. Ma poi dovremo... trovare il modo di ucciderla, così che il pericolo smetta di esistere...per sempre >>. L'uomo esitò qualche secondo: << Lo faremo Elle, lo faremo >>.

 

CAPITOLO 1

-Il caso Kira.


Lilith si tirò su di scatto, urlando. Ci mise qualche secondo a capire dove si trovasse, mentre il sudore sulla schiena si faceva gelido. Nella penombra, riconobbe i mobili della sua camera. Sospirò, sollevata. Si alzò e andò a piedi nudi verso la finestra. Scostò la tendina e guardò fuori, appoggiando  la fronte sulla finestra. Il calore della sua pelle disegnò sulla superficie del vetro una nuvoletta opaca, che si dissolse dopo qualche secondo. Emise un grugnito e si sedette, con un tonfo sul letto. Non era la prima volta che non dormiva bene.
Come biasimarla? Continuava a fare quei sogni in cui senti di cadere, dove ti svegli di colpo, un attimo prima di piombare a terra. Due occhiaie grigiastre le decoravano gli occhi di quell'insolito colore. Un bip la fece scattare all'impiedi.
Il monitor del computer si accese. Sospirò e si sedette sulla sedia accanto alla scrivania su cui era poggiato il computer. Accese il microfono: 
<< Elieen, sono in ascolto. Dimmi pure >>
<< Lilith, ci sono delle novità >>. La ragazza ammutolì.
<< Raggiungimi nella mia stanza >>
<< Va bene. Porto qualcosa? >>
<< Si, grazie >> mormorò e chiuse la conversazione. Si massaggiò le tempie, gemendo.
Un'altra notte insonne, certo che mi ci voleva proprio!
Sbadigliò  e tornò ad osservare lo schermo del computer. Da qualche settimana lei ed Elieen lavoravano ad un complicato caso di furti misteriosi. Il ladro non lasciava mai nessuna traccia.
Ma Lilith era troppo astuta per farsi ingannare. E così aveva radunato le prove che la conducevano verso il presunto sospettato, un uomo sulla quarantina, che conosceva tutte le persone le quali case erano stata svaligiate.
Ora le donna aveva solo un obbiettivo: catturare l'uomo e condurlo in cella. Wonka, il suo gatto, si strusciò sulle gambe, facendo le fusa. Lilith lo prese in braccio, poggiandolo in grembo. 
Gli accarezzò delicatamente la testa.
Poco dopo Elieen entrò, con due tazze di tè bollente. L'infermiera, che l'aveva aiutata a fuggire dall'orfanotrofio, era molto invecchiata. I capelli, che un tempo erano biondi, erano diventati grigiastri e la fronte era solcata da rughe.
<< Lilith, ecco, del tè >>. La giovane accettò la tazza di buon grado.
<< Grazie. Cosa dovevi dirmi? >>
<< Ah, certo! Le novità sul caso..beh, sembra che l'indiziato sia morto... >> ed esitò. 
Lilith sorseggiò la tazza di tè bollente, scottandosi la lingua: << Morto? >>
<< Si >>. 
Lilith bevve ancora del tè, poi poggiò la tazza sulla scrivania. Wonka le saltò giù dalle gambe, e salì sul letto, acciambellandosi accanto il cuscino.
<< Dicono..arresto cardiaco, a quanto pare >>. Lilith si scostò un ciuffo scuro dietro l'orecchio. Poi, colta da un improvviso lampo di genio, spalancò gli occhi, rimanendo ferma, come se fosse stata imbalsamata, davanti allo schermo del computer.
Attacco cardiaco?
Con uno scatto serpentino che fece sussultare il micio dallo spavento, Lilith estrasse da un cassetto una vecchia copia di giornale. Sul davanti vi era la scritta a caratteri enormi:

 
"MUOIONO 6 CRIMINALI RICERCATI IN TUTTO IL MONDO"
- pg.28.
 
La ragazza fece scorrere le pagine davanti ai suoi occhi, finchè non si ritrovò davanti alla pagina dove vi era scritto l'articolo.
Lo lesse, a mezza voce, lo sguardo preoccupato di Elieen sulla nuca.

" Oggi sono stati ritrovati i corpi privi di vita di sei famigerati criminali. Stando in base ai dati della scientifica, questi sono morti per cause naturali, ovvero arresto cardiaco. La polizia indaga su queste misteriose morti, che non sono di certo passate inosservate. In città tutti parlano di un misterioso killer, Kira, che sarebbe il responsabile delle morti. 
Abbiamo intervistato..."
Saltò l'intervista.
 
"..su internet sono comparsi milioni e milioni di siti che ritraggono Kira come il boia della giustizia. La polizia non tollera questo comportamento, per quanto possa essere nelle migliori intenzioni. Per questo è stato convocato il misterioso detective Elle per..."
Lilith fece cadere il giornale a terra.
Elle.
Una marea di ricordi le salirono in mente. Le passarono davanti agli occhi come treni in corsa, che non si fermavano mai.
La testa prese a farle male da impazzire.
Gettò un'occhiata fugace ad Elieen che corse via dalla stanza, tornando poco dopo con  un bicchiere d'acqua. Con le mani che tremavano, Lilith bevve il liquido contenuto nel bicchiere.
Subito smise di tremare.
Si sentì improvvisamente debole: << Elieen, cibo.. >> non finì di parlare perchè la donna era già corsa in cucina.
Lilith si alzò, tornando alla finestra. Elle.
Il ragazzo dell'orfanotrofio, molto probabilmente era a pochi passi da lei. Respirò profondamente e si studiò le braccia.
Cicatrici bianche, assimetriche e sottili.
Ricordi sbiaditi di ciò che aveva subito le erano tornati, crescendo. Dopo tutto quel tempo, però, era riuscita a capire il perchè della prigioniain orfanotrofio.
Strinse i pugni, affondando le unghie nella carne. Un rivolo di sangue le scese lungo un dito.
Ma questo non era rosso, bensì nero. Così, quando la ragazza riaprì il pugno, la minuscola ferita si era completamente rimarginata.

Elieen tornò con un vassoio sul quale vi era poggiato un piatto di arrosto.
L'ora era tarda, ma alla ragazza, che stava morendo di fame, non importava.
Lilith li mangiò con foga, i rivoletti di sugo che le scendevano lungo il mento, come il sangue scende lungo i canini di un vampiro.
Quando ebbe finito, si pulì la bocca ed alzò il giornale da terra:
<< Elieen? >> l'ex-infermiera si girò verso la ragazza.
<< Voglio dare la caccia anche io a questo Kira >> e sorrise. 
Facciamo a chi lo cattura prima, Elle.



Ehilà!
Allora, ecco finalmente la mia prima ff su Death Note. Ho l'impressione di aver abbastanza incasinato il caso Kira, con questo "sangue nero". Siete curiosi di sapere come va a finire? Me lo fate sapere con una piiccola recensione? 
Mi farebbe piacere!
Baci, 
Re
Day


































 








 
  
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