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Autore: Hiros    16/01/2014    5 recensioni
{ one-shot | Doremi centric | dedicated to Luna and Su }
Un mago scese in una stanza ancora buia e gli dissi solo “addio”.
A volte la vita mette a dura prova le persone. C'è chi va avanti, c'è chi torna indietro, c'è chi rimane rinchiuso in un oblio, un oblio bianco e nero, monocromatico, in cui i colori - così come i sorrisi, le speranze, le gioie, le paure - rimangono sospesi in una realtà senza vita.
[...] Ora, in questa realtà monotona e statica, in cui niente si muove più, in cui i colori accessi di una volta che il mondo mi donava sono di un infelice bianco e nero, desidero con tutto il cuore... [..] Ricordo ancora quel giorno come fosse ieri. Sdraiata su un fianco sul mio letto, non so cosa mi aspettassi, sempre se mi aspettavo qualcosa. [...] Il giorno in cui mi separai dalle mie amiche me lo ricordo ancora. [...] Un giorno ricevetti una lettera di un dolce color panna, chiusa con un sigillo raffigurante una nota e una bacchetta, un riferimento alle note magiche. Sorrisi, asciugandomi velocemente delle lacrime che volevano uscire.[...]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doremi Harukaze
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I colori di un mondo monocromatico

dedicated to Luna and Su,
happy birthday
 
Un mago scese in una stanza buia ancora buia
e gli dissi soltanto "addio"


Mentre cercavo di trattenere le lacrime che premevano di uscire, una luce iniziò a propagarsi per la stanza buia, illuminata solo dalla fioca luce della luna, che quella notte non risplendeva come suo solito.
Mi coprii gli occhi con le mani nascoste dalle maniche e quando gli riaprii, mi ritrovai davanti una piacevole sorpresa. Mi alzai un pochino, aiutandomi con il gomito e i miei capelli lunghi e sciolti ricaddero sulle lenzuola bianche del letto. Majo Rika era davanti a me, nella sua forma umana, e mi sorrideva, un sorriso gentile, forse il primo che mi avesse mai rivolto in tutti quegli anni.
Tutti i miei piani per trattenere le lacrime andarono in fumo e piccole gocce cristalline iniziarono a scendere dai miei occhi; ma nonostante tutto, non volevo che il suo ultimo ricordo di me fosse il mio viso addolorato e bagnato, così mi sforzai di sorridere, e inaspettatamente mi riuscì anche bene, perché infondo ero felice che fosse venuta a salutarmi per l’ultima volta.
E alla fine, l’unica cosa che feci fu salutarla.
«Addio» le dissi soltanto.
 
 
Quando la stagione smise di cambiare
me lo ricordo ancora, sai?
“Guarda, l’ho decorato del tuo colore preferito!”
Tutti i nostri legami slegati, uno ad uno.
Rendendoci conto di ciò che abbiamo desiderato
avevo paura che si realizzasse, ma avevamo già preso le nostre distanze.
 

Il giorno in cui mi separai dalle mie amiche me lo ricordo ancora. Quella volta, dopo un lungo e gelido inverno fatto di pianti, sorrisi, riflessioni, ripensamenti e nuovi incontri, la primavera era fiorita insieme a tutti i suoi splendidi fiori di ciliegio che sbocciando, lasciavano che il vento trasportasse via miliardi e miliardi di petali rosei.
Lo scenario che mi si mostrava davanti agli occhi sembrava dirmi “guarda, ho decorato tutto del tuo colore preferito”, il rosa, il colore che mi aveva accompagnato fino ad oggi, come se questo bastasse a rendermi felice.
E durante quelle ore che trascorrevo, tra treni e macchine in partenza, e aerei pronti al decollo, iniziai a sentire i nostri legami slegarsi piano, uno ad uno, e quando pensai che il nostro – o meglio – il mio desiderio si potesse avverare, eravamo ormai lontane e divise.
 
 
Ora, dalla fase in bianco e nero, ho un desiderio elettronico.
Prego perché possa rinascere
e che possa cambiare i colori sbiaditi della quarta dimensione
e che nasca qualcosa di nuovo.
Lo scenario che tutti i giorni blocca ogni via di fuga
la luce dell’alba che scende.
Giorno per giorno, andiamo avanti senza stagione
questo è quello che sento.
La verità però è un po’ deludente.
 

Ora, in questa realtà monotona e statica, in cui niente si muove più, in cui i colori accessi di una volta che il mondo mi donava sono di un infelice bianco e nero, desidero con tutto il cuore che possiamo ritrovarci, che possiamo rincontrarci, che insieme possiamo ridare colore alla realtà, anche se forse, l’unica realtà senza tinte è la mia.
Ora, in questa realtà simile ad un fumetto, ma molto meno movimentata, prego e spero, perché qualcosa cambi, perché qualcosa rinasca.
La strada che percorro ogni mattina per andare a scuola è circondata da cose monocromatiche: la strada nera, i muri bianchi, che insieme formano il grigio, il marciapiede grigio e quei grossi nuvoloni che non si muovono mai dal cielo della mia città.
 
 
Il luccichio di aria calda, è stato vestito di colore.
Questa storia che è sempre stata chiusa per paura di completarsi
quando si aprì ancora una volta, questa continua…
Ora dalla fase in bianco e nero abbiamo un desiderio elettronico.
Prego perché possa rinascere
e che possa cambiare i colori sbiaditi della quarta dimensione
e  che nasca qualcosa di nuovo.

 
Un giorno ricevetti una lettera di un dolce color panna, chiusa con un sigillo raffigurante una nota e una bacchetta, un riferimento alle note magiche. Sorrisi, asciugandomi velocemente delle lacrime che volevano uscire.
Quando ruppi il sigillo, è come se un mondo stesse per aprirsi o meglio, riaprirsi. Mi fiondai velocemente nella mia camera, di corsa e sbattendo la porta. Mi buttai a capofitto sul mio letto e quando mi fui calmata, strinsi al petto la lettera, cominciando a singhiozzare.
Il contenuto scritto tra quelle poche righe che raganella mi aveva inviato era chiaro. Con quella lettera, una storia che ormai sembrava essersi chiusa per sempre venne riaperta e grazie a questo essa poté continuare…
Nel tardo pomeriggio mi avviai al luogo d’incontro descritto nel foglio color panna: diceva di percorre una lunga via, girare a destra e a sinistra per qualche strada secondaria e fermarsi a metà cammino su una piccola via vicina al mare.
Poco prima di giungere al luogo, quando capii dove sarei arrivata seguendo quelle indicazioni, iniziai a correre veloce, stando attenta a non inciampare, godendomi il leggero venticello che mi accarezzava i capelli e sorridendo come una bambina.
Quando arrivai sul luogo, ancora con il fiatone, mi sporsi dalla ringhiera e sfoderai il mio miglior sorriso a trentadue denti.
“Sono la ragazza più fortunata del mondo”, pensai.

Qualcosa di nuovo era rinato, i colori erano tornati a colorare il mio mondo e la mia vita, ma soprattutto, le mie preghiere erano state ascoltate e avverate.






 
NOTE AUTRICE: sera a tutti e piacere di conoscervi, io sono Haru. Pobabilmente alcuni di voi mi hanno già visto in giro per il forum perchè ho recensito qualche storia. In ogni caso, questo è il mio primo e vero "debutto" in questa sezione, forse la mia preferita, visto che è dedicata al cartone che più amo al mondo (♥). Questa che ho scritto è una song-fiction sulle note di Re Boot, canzone cantata da Miku Hatsune e Luka Megurine. Appena l'ho ascoltata, me ne sono letteralmente innamorata, è triste e bellissima allo stesso tempo e pensavo ci stesse a pennello con la malinconia che prova (o potrebbe provare) Doremi senza le sue amiche.
Spero vivamente che la one-shot via sia piaciuta e se volete lasciare una recensione a me farebbe davvero molto piacere. Anche le critiche sono ben accette, basta che siano scritte in modo educato. Ah, prima che me ne vada, questa storia è dedicata a due mie amiche (non mi permetto ancora di dire 'migliori', perchè non so se ne ho il permesso) che ho conosciuto qui su EFP e spero che anche a loro sia piaciuta. Vi voglio tanto bene ♥. Alla prossima, fandom.

 Haru
   
 
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