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Autore: Francine    17/01/2014    6 recensioni
L’onda arriva senza chiedere permesso, lasciandoti i piedi bagnati e le tasche piene di ricordi.
Sbatte sulla battigia e si ritrae, come faceva Nami quando entrava nella serra di sua madre. Si nascondeva dietro le palme o i banani nani e faceva capolino da dietro il fusto, un sorriso timido, incerto. Con lui, perché con Yama era molto più a suo agio.

[Ispirata al film (宇宙海賊キャプテンハーロック) Space Pirate Captain Harlock]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Il Fiore dell'Onda




L’onda arriva senza chiedere permesso, lasciandoti i piedi bagnati e le tasche piene di ricordi.
Sbatte sulla battigia e si ritrae, come faceva Nami quando entrava nella serra di sua madre. Si nascondeva dietro le palme o i banani nani e faceva capolino da dietro il fusto, un sorriso timido, incerto. Con lui, perché con Yama era molto più a suo agio.
Ezra era il ragazzo grande. Il fratello maggiore, per Yama, e una persona severa, per Nami. Quella che avrebbe potuto fare la spia. Perché era meglio che i bambini non entrassero nella serra da soli. C’era un meccanismo, nella serra, un gabbiotto in cui nessuno doveva entrare, con una porta che nessuno doveva aprire, con dei sigilli che nessuno doveva rimuovere. Come la chiave di Barbablu. Quello che era lui, per la piccola Nami.


«Tuo fratello è gentile, ma…»
«Ma?»
«Non so. È così… severo…»
«Ezra è un fratello maggiore. È fatto così.»



Yama. Quello stupido. Il fratello minore. Il sognatore. Lo scavezzacollo. Si sarà mai chiesto perché lui fosse così serio? Perché qualcuno doveva prendersi la responsabilità di portare avanti la famiglia. Perché era quello che ci si aspettava da lui. Che avesse la testa sulle spalle e non persa dietro voli di fantasia, a catturare le nuvole o ad inseguire libellule olografiche.
Se solo tu fossi stato diverso… Meno impulsivo. Meno egoista. Allora… forse…


Forse è una parola che il vocabolario di un militare non contempla. Un lusso che non ci si può concedere. Un forse può mandare in fumo anni di strategia. Fa perdere le battaglie. Le guerre. E Harlock questo lo sa. Si è forse fermato a chiedersi perché la Gaia Sanction stesse evacuando per prime le proprie famiglie? Si è forse chiesto se non si trattava solo di egoismo misto a vigliaccheria? Se forse non fosse la scelta migliore preservare un centro nevralgico, in situazioni delicate, così da avere una riorganizzazione più rapida ed efficace?
Forse sì – forse. Ma un forse, in battaglia, può costarti caro. Troppo.
Yama avrebbe dovuto essere le sue gambe. Avrebbe dovuto portarlo lì dove lui non sarebbe mai potuto arrivare. Nel cuore dell’Arcadia. Alla gola del nemico. Ed azzannare. Al posto suo. E invece, per un forse…


Per un forse la Okeanos sta andando alla deriva. Per un solo, singolo forse, sbocciato nel cuore di Ezra nel momento più sbagliato e fuori luogo della sua intera esistenza. Ironico, vero?
Non c’è stato nessun forse a fermare la sua mano dallo staccare la spina che teneva Nami in vita – come una rosa in una serra. Non c’è stato nessun forse quando ha ordinato di aprire il fuoco contro l’Arcadia, nonostante suo fratello fosse salito a bordo. Di nuovo. No. C’è stato quando Yama gli ha mostrato quel fiore, lo stesso che appariva ai suoi piedi quando andava a parlare con Nami.  Bianco, come le stelle alpine che tanto le piacevano;  dalla corolla serica, come i fiori che sua madre aveva tentato di far sbocciare nella serra. Quel fiore d’ologramma, così come ologramma era Nami, un fantasma dal vestito rosa e lo sguardo triste, così vivida da poterti dare l’illusione che, se solo avessi allungato la mano per regalarle una fugace carezza, le tue dita avrebbero incontrato la pelle liscia delle sue guance. Quando ci ha provato, quando, per la prima volta, ha tentato una goffa e maldestra carezza a quel viso tanto amato, l’immagine di Nami è sfarfallata davanti a lui, quasi dovesse scomparire per sempre.

Ho amato un fantasma. Un fantasma che amava mio fratello.

Eppure, quel fiore è reale. Quel dannatissimo fiore bianco è vero. Tangibile. Se lo si tocca, non sfarfalla. Se lo si tocca c’è. Esiste, oltre ciò che mostrano gli occhi. E profuma di fresco ed erba e sogni perduti. Profuma di Nami. Di quel futuro felice che forse avrebbero potuto avere assieme. Se non ci fosse stata la guerra. Se non ci fosse stato l’incidente. Se non ci fosse stato Yama.


Yama che lo sorregge, dopo avergli pugnalato il cuore più volte con il suo modo sconsiderato di vivere, ma che non ha avuto il coraggio di premere il grilletto. Di essere uomo. Ha preferito pagare le sue colpe - l'incidente nella serra, le sue gambe morte, la vita di Nami spezzata, recisa - perdendo l’occhio destro, piuttosto che salvarsi.
Adesso assomigli di più al tuo Capitano. Contento?

Harlock si è dimostrato un degno avversario. Leale. Corretto. Un uomo, che ha scelto la parte sbagliata in cui militare. Un sognatore, come Yama, ma che ha appeso al chiodo la spensieratezza della gioventù ed ha avuto il coraggio di sporcarsi le mani. Del suo sangue. E se non ci fosse già abbastanza da ridere, gli chiederebbe di scambiare un goccio con lui. Una bevuta tra pari. Capitano, passami il rhum…


«Fratello…»
Yama.
Quello stupido, ingenuo ragazzino. Quello che ne uscirà vincitore, nonostante tutto. La vittima, l’innocente, quello per cui tutti provano sincera simpatia. Quello che non ha il coraggio di essere un uomo. O forse sì. Solo che lo declina in un modo che Ezra no, non riesce a comprendere. Quello sciocco che ne uscirà immacolato, come i fiori di Nami.
Non questa volta, fratello…
Yama vuole sapere perché l’ha fatto. Perché ha dato ordine che la Okeanos speronasse l’Arcadia. Perché ha fatto spostare il puntatore del Jovian Blaster. E a Ezra verrebbe da ridere, se non facesse male. Da morire.
Perché ha dato quell’ordine per un solo, singolo forse.
Per un gesto egoistico. Per un capriccio.
Perché adesso non importa chi avesse ragione, se la Gaia Sanction oppure Harlock. Perché non gli importa. L’ha fatto per amore. Per Nami. Perché su quella Terra corrotta e invivibile stanno sbocciando i fiori. I suoi fiori. E anche se lei non l’ha mai amato, se gli ha sempre preferito suo fratello e quelle tasche piene di fiori e sogni, lui Nami l’ha amata. Oltre il tempo e lo spazio, in un modo così egoista ed umano che solo lui può capire. Che non si può spiegare a parole. Come l’onda. Perché l’onda non la puoi rinchiudere in un vaso, come una pianta. L’onda arriva, rompe gli argini e affoga i ponti. E vince le resistenze di una vita intera fatta di doveri, obblighi e signorsì.
«Volevo vedere i fiori di Nami», sussurra, spostando lo sguardo su quella candida corolla a cinque petali. «Volevo vedere il Fiore dell’Onda…»




Nota: Grazie, caro lettore, per essere arrivato fino a qui. Faccio la mia comparsa nel fandom, in punta di piedi, sperando di non disturbarti. Capitan Harlock è stato uno dei miei amori di bambina, e ho atteso l'uscita del film nelle sale italiane come un militare avrebbe fatto con una licenza breve (o un galeotto con la scarcerazione, fai tu). Ezra è stato il personaggio che più mi è piaciuto, un antagonista vero, ricco di contraddizioni, la cui fragilità mi ha toccato più dell'irruenza giovanile e sognatrice di Yama (che nei titoli di coda - americani, credo - è stato chiamato Logan, e ciò fa scattare una serie di inquietanti suoni nella mia testa) e più della dolce comprensione di Nami.
Nel film i fiori che sbocciano sulla Terra non hanno un nome, ma sono definiti "i fiori di Nami". Poiché Nami, in giapponese, significa onda, ecco spiegato il titolo della storia. Certo, sarebbe bello se quei fiori profumassero di Ninfea Blu e Alga Nori...
   
 
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