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Autore: Kyhal    17/01/2014    1 recensioni
chiudo gli occhi. la morte spalanca i suoi.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grida. Persone che urlano disperazione, che implorano pietà. Da qualche parte qualcuno piange, forse desideroso di non trovarsi effettivamente in quell'orribile luogo, nel campo di morte e sangue nel quale è costretto a terminare così prematuramente la sua vita: un ragazzino. È troppo buio. Il panico si impossessa di me, la paura dell'ignoto gioca con le mie emozioni. Respiro affannosamente. Perché? E poi lo sento. Un inconfondibile ed acre odore di fumo. Potrebbe essere fuoco? Dove mi trovo? Che ne sarà di me? Arriverò a domani o il mio triste destino deciderà di troncare la mia vita questo stesso giorno? E poi luce. Un piccolo, debole spiraglio di luce mi suggerisce che forse c'è speranza, forse c'è un domani. Non posso arrendermi. Ho fatto così tanta strada, faticato così tanto per arrivare dove sono, per essere l'uomo che sono, non posso permettermi di morire. Non qui, non ora. Infine apro gli occhi. Sono in un'aula della mia scuola. Istintivamente guardo verso il basso, verso il mio debole e stanco corpo, esaminando le possibili ferite. L'uniforme scolastica è ormai ridotta ad un mucchio di brandelli irriconoscibili, ma per fortuna non sembro presentare ferite gravi. Una grande macchia di sangue, però, ricopre quelli che una volta erano i miei pantaloni, nella zona adiacente alla mia gamba destra. Provo a muovermi, e come volevasi dimostrare avverto subito un dolore lancinante. Probabilmente è rotta. Sempre più confuso, tento disperatamente di rimettermi in piedi, quando mi blocco improvvisamente, incapace di muovere un solo dito. A quanto pare, anche nei momenti critici l'egoismo non manca di manifestarsi, quasi fosse un demone interiore con il quale sarò costretto a lottare per l'eternità. Vampate di fuoco si ergono ora crudeli, spietate e inarrestabili dinanzi ai miei occhi. Ho paura. Il mio istinto mi dice di fuggire, ma non posso. Non con la gamba conciata in quel modo. Mi meraviglio di come io sia ancora in vita: che Dio mi abbia concesso un'opportunità? Che abbia progettato qualcos'altro per me? Una serie infinita di pensieri attraversa la mia mente, quando li noto: una moltitudine di cadaveri, ormai carbonizzati dalle fiamme, giacciono ammassati lungo la stessa aula. I loro crani e le loro ossa bucate da quelli che sembrano proiettili. Cosa era successo? Un conato di vomito attraversa il mio stomaco, e non posso fare a meno di lasciarlo andare. Questa situazione è ormai opprimente. Il mio corpo - seppur in vita - non regge più un simile scenario. La sanità mi sta abbandonando, il mio cervello preferisce impazzire piuttosto che continuare ad assistere a tale orrore. Poi l'ombra di una figura appare sulla soglia della porta dell'aula. Fa un passo avanti, poi un altro, e un altro ancora. Sorride. Il suo corpo è interamente coperto di cicatrici, i suoi vestiti sgualciti e di un colore scuro per via del fumo. Ha una pistola in mano. Un passo, un altro ancora. "Sei stato tu? Sei stato tu a combinare tutto questo? Perchè?!" - urlo con tutta l'energia che mi rimane nel corpo. Lui continua a sorridere. Un altro passo avanti. La sua bocca - deformata dalle cicatrici - si lascia sfuggire qualcosa con una voce che sfiora il disumano: "Dio. Dio lo desidera. Dio lo vuole. Dio reclama i suoi discepoli." Chiudo gli occhi. La morte spalanca i suoi.
  
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