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Autore: pozzanghera    17/01/2014    0 recensioni
Andrea è una ragazza adolescente come tante o forse no. Tutti dicono che lei è strana, non è normale dicono e ogni volta lei sorride, come se ogni volta non si sentisse pugnalata, a volte non c'è niente che faccia più male delle parole. Una ragazza non è solo bella, simpatica, sorridente, una ragazza può sentirsi brutta, sola, indesiderata. Andrea è diversa e non vorrebbe, ma la vita non la si sceglie...
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Erano passati diversi giorni da quando Elena era ricoverata, quel pomeriggio le aveva preso una piccola confezione di cioccolatini, magari l’avrebbe tirata sù. La mattina c’era stato l’intervento, in classe erano tutti agitati e c’era chi aveva tentato più volte di telefonare alla mamma di Elena o alla sorella con scarsi risultati, entrambe non avevano risposto. Erano tutti lì a dire che era successo qualcosa ma Andrea era tranquilla, se lo sentiva, era andato tutto bene, Elena era forte e non poteva accaderle nulla.
Salì come al solito dalle scale di servizio, ormai erano diventate il suo passaggio segreto verso il suo amore nascosto, era la strada che solo lei conosceva. Arrivata al secondo piano maledisse il suo odio verso le sale mobili, le sue gambe diventavano ad ogni gradino più pesanti ma avrebbe resistito, ancora un piano e sarebbe arrivata. Allungò la mano sulla maniglia, solo a quel punto si accorse che stava tremando e che non era poi tanto sicura che non fosse accaduto nulla. Si appoggiò al muro e, portandosi la mano destra sul cuore capì che di momenti come quelli non ne aveva vissuti in vita sua. Cominciarono a scendere delle lacrime salate mentre il suo sguardo rimaneva fisso in un punto imprecisato nella penombra di quell’atrio. Aveva perso il controllo, non riusciva a controllarle quelle maledette lacrime, scendevano e basta.
Dopo un po’ si fece forza, si asciugò le lacrime con le maniche della felpa, soffocò l’istinto di scappare e si decise ad entrare. Dall’altra parte del corridoio, una signora passava lo straccio e lei, passando in punta di piedi si intrufolò nella stanza 14. Elena era dove l’aveva lasciata il giorno precedente, nel primo letto a sinistra. Dormiva con la bocca socchiusa, le venne un sorriso. Era così buffa, così bella…
Rimase in piedi qualche istante, aveva paura di svegliarla con i suoi movimenti, poi facendo meno rumore possibile prese una sedia accanto al letto di una signora.
“Sei una sua amica?” chiese lei sussurrando
Andrea annuì.
“I suoi sono andati via poco fa, l’intervento è andato bene”
Andrea accennò un sorriso e portò via la sedia.
Elena era sempre molto espressiva o forse era lei a notare ogni minimo segno sul suo volto, in quel momento aveva un’espressione accigliata come se stesse sognando qualcosa di brutto. Lei era lì a guardarla e non le importava di ciò che accadeva lì fuori, si sentiva in pace con il mondo.
Aprì lo zaino e tirò fuori il libro di diritto, magari avrebbe potuto studiare un po’ prima che lei si svegliasse.
Ah, se solo Elena fosse sveglia!
Nella sua testa echeggiava la voce arrabbiata di lei dal  primo giorno di quell’anno scolastico, quando avevano litigato. Erano tutti nel cortile in attesa che un nuovo anno iniziasse ed Elena si era avvicinata a lei e Michele. Andrea fece finta di non vederla e quando udirono la campanella si spintonarono tutti verso la piccola porta di ingresso, fu lì che senza nemmeno rendersene conto la spinse a terra. Elena si rialzò incavolata nera decisa a capire cosa balenasse nella testa di quella che credeva una sua amica. Litigarono, Elena pretendeva delle scuse e delle spiegazioni di quanto era accaduto a partire dalla fine dell’anno, ma lei si nascose dietro alibi inesistenti fino a dirle che era una ragazza stupida, egoista e…. no, quella parola non avrebbe dovuto dirla. Come se non bastasse, avevano iniziato a malignarci sù quelle gran pettegole leccapiedi della prima fila, così c’era chi diceva che Elena voleva rubare Michele ad Andrea (giacché erano tutti convinti che stessero insieme) e chi diceva che Andrea se l’era presa con Elena per i voti di fine anno.
Si rese conto che quella sedia non era per niente comoda, la posizione per studiare era introvabile, o forse era colpa sua e di quella creatura che aveva di fronte. Prese un quaderno e cominciò a disegnare.
Fuori si era fatto buio,  vide l’orologio: le quattro.
Strappò via il foglio dal quaderno e lo sistemò tra un bicchiere e una bottiglia sul comodino accanto al suo letto. Per strada si mangiò i quattro cioccolatini della confezione che si era dimenticata di lasciarle, il suo stomaco borbottava e anche sua madre lo avrebbe fatto se non fosse tornata in fretta.
  
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