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Autore: Lux97    17/01/2014    0 recensioni
Post - Reichenbach
No Angst
La riunione di John e Sherlock che avrei voluto io.
Non tiene conto degli avvenimenti della terza stagione
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa Fanfic è stata scritta prima dell'uscita della terza stagione, per cui Mary è inesistente. Quindi... Non che abbia molto altro da dire, a parte che mi scuso per la scrittura poco fluente e per le possibili incongruenze del testo. al solito, vi preeego, lasciate una recensione. Buona lettura.




A John piaceva la metropolitana.

Gli piaceva la folla: il rumore colmava il vuoto che sentiva accanto a se quando doveva prendere il taxi. Inoltre aveva sviluppato l'abitudine di Sherlock di analizzare le persone, e in metropolitana c'erano tanti soggetti. Non era bravo quanto il detective, e non poteva confermare le proprio teorie, però si divertiva.

 

TEMPO: 2 ANNI - 364 GIORNI - 8 ORE

 

Il suo soggetto da qualche tempo era un uomo intorno ai 70-75 anni, che camminava sempre ingobbito, forse a causa dell'altezza che ormai doveva pesargli sulle spalle, e con lo sguardo sempre puntato a terra. Non era mai riuscito a vedergli bene il viso. Normalmente non si sarebbe mai soffermato così a lungo su un normale anziano, ma questo normale non lo era sicuramente. Infatti, sembrava avere il dono dell'ubiquità: era ovunque fosse John. Alla metro, su cui salivano contemporaneamente; davanti all'ambulatorio di John, quando lui ne usciva alla fine del suo turno; da Tesco, dopo la sua lite di rito con la cassa automatica ( non si era ancora risolto a passare da una cassiera ); in Baker St. Ogni volta che i suoi abiti cambiavano, rimaneva due elementi fissi: il bastone, a cui non sembrava in realtà appoggiarsi, e il cappello calato fin sugl'occhi. Ogni tanto aveva la sensazione di sapere chi era quel vecchio, ma ogni volta che cercava di capire perché, essa fuggiva via. E la cosa lo irritava oltremodo.

 

TEMPO: 2 ANNI - 364 GIORNI - 19 ORE

 

John si diresse nuovamente verso la metro. E dietro di lui il vecchio, col bastone e il cappello. Il dottore era soprappensiero - pensava all'ultima diagnosi che aveva fatto quel giorno - e mentre scendeva le scale, mise un piede in fallo. La sequenza di eventi successivi fu piuttosto veloce, ma per John si dilatarono come melassa. La borsa gli sfuggì di mano e vide i gradini sottostanti venirgli incontro. Pensò che era un modo davvero stupido di farsi male, dopo esser uscito ( quasi ) indenne da tutti gli scontri a fuoco avuti con Sherlock. Registrò distrattamente il rumore di qualcosa di rigido che colpiva il pavimento, era troppo preso a decidere con quale parte del corpo impattare al suolo. Per sua fortuna, non ebbe bisogno di prendere la decisione. Due braccia lunghe gli si avvolsero intorno al busto, mentre una gamba avvolta da un paio di pantaloni vecchi ma ben tenuti si andava ad appoggiare un gradino più in basso, puntellandosi per tenere in equilibrio entrambi i corpi. Dopo un attimo di immobilità, in cui i due uomini rimasero a guardare il pavimento, si udì un "flop", prodotto dal cappello che atterrava sul cemento dei gradini. Il rumore risvegliò entrambi. Il vecchio ritirò le braccia e si chinò a raccogliere il copricapo. Invece John, quando si sentì libero dalla stretta, si girò per ringraziarlo. Finì il giro su se stesso proprio nel momento in cui l'altro uomo si raddrizzava. Il dottore era preparato a tutto tranne che ha ciò che vide: i suoi occhi incontrarono degli zigomi affilati, fiancheggiati da un ciuffo di ricci mori e uno di corti capelli bianchi, appartenenti ad una parrucca. Gli zigomi erano sormontati da un paio di occhi di un'azzurro tanto chiaro da essere quasi trasparenti.

John si girò e corse a prendere il treno.

Sherlock non lo seguì.

 

TEMPO: 2 ANNI - 364 GIORNI - 23 ORE - 45 MINUTI

 

Da quando era salito sul treno John aveva inserito il pilota automatico, lasciando che il corpo compisse le azioni di tutti i giorni: era sceso alla sua fermata, era entrato in casa - riservando a Mrs. Hudson solo un vago saluto - era salito nell'appartamento, aveva riposto borsa e giacca e si era preparato la cena. Aveva mangiato senza sentire il sapore del cibo e era andato a sedersi nella sua poltrona. E dopo quasi due ore e mezza era ancora lì, con il cervello che girava a vuoto, bloccato tra due informazioni:

a) Aveva visto Sherlock buttarsi e morire

b) Quasi tre anni aveva visto Sherlock vivo e vegeto in metropolitana.

In qualche modo John si era adattato. Dopo la morte di Sherlock e la visita al cimitero con Mrs. Hudson si era preso due settimane, durante le quali aveva pianto e gridato, arrabbiato con il suo migliore amico che si era ucciso, con Moriarty che ne aveva causato la morte, con il mondo intero che aveva frainteso. E dopo aveva rincominciato a vivere. Era andato avanti nella convinzione che prima o poi avrebbe rivisto il suo amico, e che Sherlock non sarebbe stato contento di lui se avesse mollato.

Ed era stato inutile, tutta la fatica fatta.

Il medico si alzò di scatto e si accostò alla finestra lasciando vagare lo sguardo oltre il vetro, nel tentativo di distrarre la mente. I suoi occhi vennero attratti dal cono di luce proiettato dal lampione un paio di metri più in là, lungo il marciapiede. La luce evidenziava le gocce di pioggia, rendendole simili a brillanti stelle cadenti. Il movimento di un'ombra appena fuori dal cono catturò la sua attenzione. Era una figura alta, appoggiata alla ringhiera accanto al portone e sembrava avere lo sguardo fisso sulle finestre del 221B. John prese finalmente una decisione. Raccolse il cellulare, abbandonato sul tavolo lì accanto, e ritornò alla finestra. Le sue dita volarono sulla tastiera e inviò un messaggio.

Vieni dentro, idiota. Piove e fa freddo. JW

La luce dello schermo del cellulare illuminò dal basso il viso di Sherlock mentre leggeva. John lo vide scattare e dopo poco udì dei passi di corsa su per i 17 gradini. Andò a porsi sulla soglia giusto in tempo per l'arrivo del Consulente Investigativo.

 

TEMPO: 3 ANNI

 

A vederlo piantato lì a gambe larghe, l'altro tentò di rallentare lo slancio, ma John invece aveva intenzione di approfittarne. Caricò il braccio e lasciò che si abbattesse sullo zigomo di SHerlock, che quasi ricadde giù per le scale, non fosse che John gli afferrò la mano e lo tirò a sé. Quando fu abbastanza vicino lo prese per il bavero del suo familiare cappotto nero ( si era cambiato ) e lo fece abbassare fino a poggiare le labbra sulle sue, senza andare più a fondo.

Quando lo lasciò andare Sherlock si raddrizzò e si portò la mano prima allo zigomo - da cui colavano alcune gocce di sangue ( il pugno gli aveva lacerato la pelle ) - e poi alle labbra, sporcandole. I suoi occhi erano enormi. Quando i suoi pensieri tornarono a scorrere, cercò John con lo sguardo e lo vide nuovamente in piedi davanti alla finestra. Lo raggiunse in tre falcate, lo girò verso di sé e stavolta fu lui a baciare l'altro. Il dottore tentò di allontanarlo e chiedere "Perché?" ( voleva spiegazioni ) ma Sherlock non era assolutamente intenzionato a smettere quello che aveva iniziato ( finalmente ) e gli rispose:"Dopo. Ci sarà tempo, vero?"

E John decise che, sì, ci sarebbe stato tempo dopo. Tanto tempo. Per cui smise di resistere e si accomodò tra le braccia del Detective.

Nessuno dei due era intenzionato a mollare la presa. Mai più.

  
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