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Autore: Wistfu    17/01/2014    1 recensioni
Edwin ha 15 anni e i suoi sentimenti si prendono gioco di lui. L'adolescenza gli presenterà mille ostacoli; tra amore e morte la sua vita sembra avere sempre meno importanza.
Ma il vento leggiadro e l'erba cenere lo farà sentire infinito proprio quando tutto sembra essere perso. Quella corda gli dirà di essere forte, di andare avanti per ottenere tutto ciò che vorrà.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era seduto nei suoi pensieri, come spesso faceva in quest’ultimo anno. Si perdeva dentro di sé. Non aveva nulla, quasi nulla. Non era felice e non voleva esserlo. Aveva bisogno dei suoi amici ogni giorno. Libri, musica, lametta, fogli e penna; erano questi i suoi amici. Non parlava mai e non era colpa sua. Il fatto è che si bloccava ogni volta che cercava di dire “buongiorno” o “buonasera” a qualche familiare o parente. A scuola andava sempre peggio. I suoi compagni di classe lo giudicavano e insultavano ogni giorno. Credo che dicessero cose del tipo: “Ciao sfigato” oppure “Non servi a nulla, sei un errore” e anche “Quando ti suiciderai? Credo il prima possibile” e lui credeva di essere sempre più uno sbaglio, di non c’entrare nulla con questo mondo. Era questo il suo pensiero fisso. Anche con i suoi genitori la situazione era critica. Non parlavano mai. Mai. Né un “come stai” né niente. Tornava da scuola e la madre faceva trovare lui il pranzo, freddo. Chissà da quanto tempo era sul tavolo quel cibo. Ma lui non osava minimamente intervenire contro la madre per richiamarla sul suo comportamento. A lui andava bene tutto.
Lui si chiamava Edwin. Era un ragazzo di quindici anni e di lui mi colpiva solo una cosa: i suoi occhi. Cazzo, in quegli occhi c’era l’infinito. Erano sempre pieni di lacrime, di sofferenza, di tagli. Non vedevo mai un sorriso e io lo conoscevo, fin troppo.  Edwin prima non era così, lo giuro. Era un ragazzo con il sorriso impronto sulle labbra. Guardavi quel sorriso e per i 30 minuti seguenti non c’era verso di dimenticarlo. Scherzava con tutti e aveva una voce incredibile. Era così grazioso con tutti. Aveva fatto anche tre canzoni, e per me quelle canzoni erano così fottutamente perfette. Aveva la forza di esprimere tutto quello che provava cantando e scrivendo. Leggendo quelle parole ti sentivi in un altro mondo, o almeno questo capitava a me; perché io lo conoscevo, fin troppo. Era un ragazzo bellissimo: capelli lunghi, ricci e castani che erano così perfetti che mi ci perdevo ogni volta che lo guardavo. Gli occhi non ho capito ancora di che colore siano. Non sono né castani, né verdi, né blu, hanno un colore che non ha nessun altr’occhio. Era un po’ robusto, ma a parer mio era perfetto così. Non aveva bisogno di nessun chilo in meno. Che poi era anche molto alto e lui si permetteva di abbracciare tutte le sue amiche perché in quelle braccia ti sentivi davvero infinito. Quelle braccia ti proteggevano da tutti i mali di questo mondo. Solo lui riusciva a farcela. Era incredibile questo ragazzo. Portava anelli e bracciali e collane dappertutto. Aveva uno stile tutto suo: magliette delle band, jeans strappati e converse. Amava il rock e suonava il piano. L’ho sentito suonare tante volte e ogni volta che premeva un tasto con quelle sue mani così eleganti credevi di essere sparito dalla realtà. Avevi quasi paura di perderti per sempre in quella musica; ma non era paura, affatto. Era come se fossi rimasto chiuso in una bolla di vetro, ma in questa bolla di vetro c’era la sua musica seducente. E il suo movimento quanto era signorile. Edwin aveva qualcosa in più degli altri ragazzi, lo dico davvero, perché io lo conosco, fin troppo. Passavano gli anni ed Edwin rimaneva sempre Edwin. Anzi, forse era sempre più Edwin. Andava sempre meglio per questo ragazzo che si meritava non solo la luna, ma anche Marte, Giove e tutti i pianeti più tutte le stelle. Ma andava, perché quel sorriso così incantevole era destinato a cambiare. 
  
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