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Autore: Enedhil    17/01/2014    9 recensioni
«È un talismano. Un potente incantesimo giace su di esso. Se qualcuno che non sia un Nano legge le rune sulla pietra.. sarà per sempre maledetto!» - con un movimento improvviso Kili allungò la mano verso le sbarre per mostrare meglio ciò che teneva.
Lanthir si limitò a inarcare un sopracciglio a quel gesto ma prima che il nano potesse ritrarre il braccio, glielo afferrò di scatto costringendo lui ad alzarsi e strattonandolo così contro la porta con forza.
«Una maledizione? Davvero?» - gli sussurrò a un soffio dal viso, divertito dal modo in cui l'altro stava inutilmente cercando di divincolarsi - «Lo sai che ti succede se vengo maledetto leggendo la tua dannata pietra, nano?»
- Le scene de La Desolazione di Smaug in cui è presente il Capitano delle Guardie di Bosco Atro... ma non quello inventato da PJ. -
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kili, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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* ∞ Different Words * ∞


Note per capirci qualcosa:

Nel lontano 2010 la mia mente malata crea un personaggio chiamato Lanthir, Capitano dei Guardiani di Bosco Atro. Poco più giovane di Legolas, cresciuto con lui e quindi divenuto suo grande amico, leale e devoto al suo signore Thranduil che vede come figura di riferimento quando i suoi genitori lasciano quelle Terre per attraversare il mare. Spudorato, arrogante, egocentrico e chi più ne ha più ne metta, ma anche valoroso guerriero dal cuore onorevole.
Da allora quando si parla di “Capitano” delle guardie di Bosco Atro per me non esiste altro che lui... e credo anche per chi ha letto le mie storie da allora :P

Nel recente 2012... Peter Jackson decide di creare quel personaggio chiamato Tauriel, Capitano delle guardie di Bosco Atro con una manciata di anni alle spalle buttati lì per giustificare il suo carattere e l'insolita attitudine a non eseguire gli ordini quando, teoricamente, è stata scelta proprio per quel compito.
Personaggio che sulla carta poteva anche sembrare l'incarnazione di tante belle idee... ma che s'è rivelato quello che abbiamo visto ne La Desolazione di Smaug.
Per la cronaca: a me inizialmente piaceva come personaggio e per le potenzialità che aveva, togliendo tutte le ovvie assurdità che la riguardavano, ma pur dandole tutta la fiducia possibile, dopo la visione del film è diventata un qualcosa di insopportabile. Fuori luogo ed imbarazzante per le battute, le reazioni, i comportamenti... e scusa Evie, anche la recitazione.

Ora, non potevo non scrivere ciò che state per leggere! ^O^

Ho preso le scene in cui è presente Tauriel e le ho riscritte – senza la solita attenzione ai dettagli, perdonatemi, ma è una fanfic scritta di getto e senza alcuna pretesa per divertirmi :P – immaginando che ci fosse Lanthir al suo posto.

Se avete già letto le mie storie e conoscete il mio Capitano dei Guardiani... potete sicuramente avere un'idea più precisa di ciò che ho scritto.
Se non avete idea di cosa sto parlando... potreste avere qualche difficoltà in più ma spero possa strapparvi un sorriso comunque ^__-

L'unica scena con Tauriel che non ho incluso (ed eccezione di quelle in cui compare brevemente per dire due frasi anche azzeccate al contesto) è quella in cui lei e Legolas parlano dopo che i nani scappano nei barili. Quella è la sola ed unica scena che trovo adatta e coerente al personaggio che il Capitano delle guardie avrebbe potuto essere... e che anche Lanthir avrebbe probabilmente interpretato in quel modo eheh



Ho preso come riferimento i dialoghi in inglese, non ricordo precisamente come sono stati tradotti nella versione italiana, quindi sicuramente le frasi non sono identiche... ma dettagli :P


P.S: Kili in tutto questo non ha colpe... lo adoro tanto ma purtroppo gli tocca e viene messo in mezzo ^O^ E lo stesso vale per Legolas... e Thranduil... poveri tesori miei.. sigh sob...

 
- Nelle prigioni -

«Non mi perquisisci? Potrei avere di tutto nei pantaloni.»

La domanda del giovane nano gli fece rialzare un sopracciglio sorpreso. Lo stesso nano che, poco prima, nella foresta, si era già rivolto a lui alla ricerca di un pugnale, con un tono allarmato, come se temesse che il suo intervento non potesse essere abbastanza per salvarlo dai denti aguzzi di quel ragno, e mettendo oltretutto in dubbio le sue capacità di combattente contro quegli esseri dei quali conosceva ogni punto debole.
Ora era lì, all'entrata della cella, in attesa di una risposta con un'espressione apparentemente innocente sul viso.

Lanthir si limitò a lanciare un'occhiata alla prigione accanto, dove uno dei Guardiani aveva appena rinchiuso un altro prigioniero, dopodiché afferrò il giovane nano per la casacca e lo spinse all'interno.
«Tutto quello che hai nei pantaloni sarà ancora lì questa notte quando passerò a controllare le celle, nano.» - gli mormorò, fissando gli occhi che si erano spalancati per lo stupore - «Per allora vedremo se avrò commesso un grave errore a non perquisirti adesso... oppure se non c'è niente di ciò che tanto proclami.» - lasciò scivolare verso il basso lo sguardo con un sorrisino, per rimarcare le proprie parole e infine fece rapidamente un passo indietro, richiudendo la pesante porta con forza e avviandosi lungo gli scalini per avvicinarsi al proprio principe.

Non vide ovviamente Kili appoggiarsi alle sbarre e seguirlo con gli occhi, per poi abbassarli con un sorriso ancora stranito ma insolitamente languido sulle labbra.
Un gesto che non sfuggì però a Legolas, fermo ad osservare che gli ordini venissero eseguiti, il quale trovò quella scena decisamente curiosa.
«I Nogoth… amman e tîr gin, Lanthir? (Perché il nano ti fissa, Lanthir?)» - chiese allora, non appena il Capitano dei Guardiani gli arrivò a fianco... ottenendo però subito una lieve risata divertita in risposta.



«Amman i bain tirir nin? (Per il motivo per cui mi fissano tutti?)» - ribatté allora l'altro elfo, sorridendo e scuotendo la testa per poi indicargli con un cenno la cella dietro di loro, ed aggiungere con una cadenza maliziosa che l'amico avrebbe compreso - «E orchal be Nogoth, an amarth. (Almeno è alto per essere un nano.)»

Legolas alzò lo sguardo al soffitto con un sospiro.
«Orchal eb vui...(Più alto di alcuni)» - vide l'altro elfo sorridere di nuovo divertito e avanzare per proseguire, ed allora aggiunse - «...mal uvanui en. (ma comunque brutto.)»



«Tiro hyn mae... ar ad pedim! (Guardali meglio... e ne riparliamo!)»

A quell'ultima battuta rimase rassegnato a guardarlo mentre si allontanava per poi lanciare un'occhiata verso il nano di cui stavano parlando, stringendo lievemente gli occhi.

 

∞ * ∞ * ∞ * ∞


- Thranduil -

«So che sei lì. Perché indugi nell'ombra?»


«Non indugiavo, mio signore. Stavo venendo a farvi rapporto.»

Il richiamo del sovrano era arrivato proprio mentre stava scendendo gli scalini e gli aveva fatto rialzare gli occhi e aumentare il passo – a quanto sembrava, non abbastanza veloce per l'altra creatura visto che era stato visto come un tentennamento – fino ad arrivargli davanti con un lieve cenno del capo in segno di reverenza.



«Pensavo di aver ordinato che quel nido venisse distrutto due lune fa.» - incalzò subito Thranduil, tenendo elegantemente tra le mani il calice di vino, con lo sguardo penetrante ora fisso su di lui.


«Abbiamo ripulito la foresta come ordinato, mio signore.» - iniziò subito a replicare il Guardiano, restando immobile davanti a lui, con le braccia lungo i fianchi e gli occhi fissi nei suoi - «Ma altri ragni continuano ad arrivare da Sud. Sembra si riproducano tra le rovine di Dol Guldur.»


«Quella fortezza giace oltre i nostri confini.»


«Lo so, sire. Proseguiremo a decimare tutto ciò che lascia quelle mura e osa introdursi nelle nostre Terre come abbiamo sempre fatto.»

Thranduil rimase alcuni istanti in silenzio con lo sguardo fisso su di lui come se si aspettasse ancora dell'altro come replica, ma infine fece ruotare leggermente il capo per guardare avanti a sé.

«Bene.» - sussurrò, per poi aggiungere con un tono più solenne - «Le fortune del Mondo si innalzeranno e cadranno, ma qui nel nostro regno noi perdureremo.» - un tremolio nell'ombra catturò la sua attenzione e di scatto si voltò a fissare un punto della stanza, ma quella strana sensazione svanì quasi subito, in tempo per fermare l'elfo che aveva già fatto un passo indietro per andarsene.
«Legolas ha detto che hai combattuto bene oggi.» - lo richiamò con quella frase ed un mezzo sorriso sulle labbra.

Sorriso che incurvò anche quelle di Lanthir, ma con una piega vagamente perplessa.

«Sono il... Capitano delle vostre guardie, mio signore. È mio dovere combattere al meglio delle mie possibilità, non avrei questo titolo altrimenti.» - aggrottò però le sopracciglia, aggiungendo sussurrando - «O forse dovrebbe stupirmi di più che vi abbia detto una cosa del genere...»


«Lui si è affezionato molto a te.»


«E io a lui. Siamo cresciuti insieme.» - lo strano sguardo del sovrano però gli fece aggrottare le sopracciglia incuriosito - «Oh, ma vi assicuro, mio signore. Legolas pensa a me solo come un amico e come Capitano.»


«Forse era così una volta.» - insistette però Thranduil, avvicinandosi nuovamente a lui per lanciargli un'occhiata intensa nel passargli accanto e andargli alle spalle - «Ora non sono più tanto sicuro.»


Lanthir rimase alcuni attimi a guardarsi attorno cercando una vaga spiegazione logica alle allusioni che il padre di Legolas stava facendo, ma poi, cercando di trattenere il sorriso divertito che quella situazione assurda gli stava provocando, rispose nuovamente.
«Io... non credo che ad ogni modo concedereste a vostro figlio di impegnarsi con un Guardiano... e soprattutto... con me

Il sovrano rimase girato di spalle, apparentemente impegnato a versarsi dell'altro vino, ma le sue parole arrivarono comunque in maniera decisa e autoritaria alle orecchie dell'altra creatura eterna.
«No, hai ragione, non lo farei. Comunque lui tiene a te. Non dargli speranze dove non ce ne sono.»



L'espressione sul volto di Lanthir si fece ancor più indefinita, un insieme di confusione, incredulità e incertezza, ma attese un momento prima di iniziare ad indietreggiare, quasi con prudenza, guardando di tanto in tanto l'altro elfo quasi temesse qualche altra supposizione a accenno a quell'assurdo argomento.
«S-sì... sì, mio signore... io... cercherò di non dare a vostro figlio... alcuna speranza...» - appena arrivò alle scale si voltò e le percorse rapidamente, ancora con gli occhi sbarrati e allibiti.

 
∞ * ∞ * ∞ * ∞


- Kili -


La festa era già in pieno svolgimento ma erano altri i Guardiani incaricati di badarci. A lui spettava il controllo delle prigioni che, quella notte, erano più affollate di quanto lo erano state negli ultimi anni.
Tutti i prigionieri sembravano tranquilli ma nel passare accanto ad una precisa cella, vide colui che la occupava intento a lanciare in aria qualcosa.

«La pietra nella tua mano, che cos'è?» - chiese immediatamente, avvicinandosi alle sbarre per scrutare meglio - «Era quella che nascondevi nei pantaloni, nano? Certo, non mi sarei aspettato niente di più...»


«È un talismano.» - ribatté allora Kili, fissando con un'espressione seria e uno sguardo truce l'elfo come se volesse dare più effetto alle parole che stava per pronunciare - «Un potente incantesimo giace su di esso. Se qualcuno che non sia un Nano legge le rune sulla pietra.. sarà per sempre maledetto!» - con un movimento improvviso allungò la mano verso le sbarre per mostrare meglio ciò che teneva.

Lanthir si limitò a inarcare un sopracciglio a quel gesto ma prima che il nano potesse ritrarre il braccio, glielo afferrò di scatto costringendo lui ad alzarsi e strattonandolo così contro la porta con forza.
«Una maledizione? Davvero?» - gli sussurrò a un soffio dal viso, divertito dal modo in cui l'altro stava inutilmente cercando di divincolarsi - «Lo sai che ti succede se vengo maledetto leggendo la tua dannata pietra, nano?» - con un sorrisino soddisfatto poi però allentò la stretta.



«O no!» - continuò allora il nano, sbuffando nervosamente e sistemandosi gli abiti - «Forse non è... maledetto. Dipende se credi o meno a queste cose. È solo un pegno. Mia madre me l'ha dato perché ricordassi la mia promessa.»


«Quindi vai in giro inventandoti storie di pietre magiche e maledizioni invece di dire semplicemente che è il dono di tua madre.» - esclamò l'elfo ridendo debolmente per l'imbarazzo visibile sul volto del prigioniero - «E cosa le hai promesso?»


«Che sarei tornato da lei. Si preoccupa... pensa sia spericolato.»


«Di certo violare i confini del Signore degli Elfi ed essere imprigionato nelle sue prigioni non aiuta a far svanire certi pensieri.»


La battuta del Capitano fece perdere la presa della mano di Kili sulla pietra e questa rotolò sul pavimento fino ad esser fermata prontamente dallo stivale della creatura eterna, la quale, ora incuriosita, la raccolse per osservarla meglio alla luce.
«Sembra... che stiate facendo baldoria lassù.» - mormorò, avvicinandosi col volto alle sbarre, ancora incerto se osare quella confidenza con quello strano Guardiano.


«A-ah... è Mereth En Gilith, la festa della Luce delle Stelle.» - replicò Lanthir, facendo qualche passo e lanciando un'occhiata verso l'alto - «Tutta la Luce è sacra agli Eldar, ma gli Elfi dei Boschi amano maggiormente la luce delle Stelle.»


Kili corrucciò la fronte pensieroso a quelle frasi.
«Ho sempre pensato che fosse una luce fredda, remota e lontana.»


«È memoria... stolto nano che non sa guardare oltre ciò che i suoi occhi vedono!» - lo corresse il Guardiano, avanzando di nuovo fino alla cella e fissandolo come se avesse detto qualcosa di incomprensibile - «Preziosa e pura...» - mosse tra le dita la pietra ed infine gliela riconsegnò di nuovo, accennando un sorriso - «...come la tua promessa. O per lo meno, immagino sia quello che spera tua madre.» - fece un passo indietro, continuando però a fissarlo - «Dovresti alzare gli occhi ogni tanto... e guardare. Là fuori, oltre la foresta e nel profondo della notte... vedresti il mondo scivolare via... e la bianca luce dell'Eternità riempire l'aria.»


«Ho visto una luna di fuoco una volta.» - esordì allora Kili, guardando con un'espressione rapita la creatura eterna che, con quella sola descrizione, pareva averlo trasportato in un altro mondo, lontano da quelle fredde celle - «Saliva oltre il passo vicino a Dunland. Immensa! Rossa e dorata... riempiva il cielo.»

L'elfo rimase ad ascoltarlo per alcuni momenti, e annuendo incrociò le braccia sul petto.
«Oh ma davvero?» - ostentò dei tratti meravigliati sul viso per poi sorridere - «Ho quasi tremila anni vuoi sapere quante ne ho viste io?» - alla fine però rise tra sé e si avvicinò alla cella - «Allora quando vuoi, gli occhi li sai usare...» - posò una mano sulla sbarra, facendola scivolare verso il basso e seguendola con lo sguardo mentre terminava sussurrando provocatoriamente - «...ma non posso ancora dire lo stesso di tutto quello che nascondi nei pantaloni.» - si concesse solo il tempo di vedere nuovamente l'imbarazzo sul suo volto e poi, divertito, si allontanò... non badando all'altra creatura eterna che, su uno dei passi sopraelevati, aveva assistito alla scena.


 
* * *


- Guarigione -


«Li avete uccisi tutti!»

Lo stupore del ragazzo attirò solo per un istante l'attenzione del principe di Bosco Atro, che si guardo subito attorno.
«Ce ne sono altri.» - con passo rapido si diresse alla porta spalancata - «Lanthir... andiamo, vieni.»

Il capitano dei Guardiani seguì subito con lo sguardo l'amico, ma il richiamo del nano inginocchiato a terra attirò la sua attenzione.



«Lo stiamo perdendo...»


Quel giovane che chiamavano Kili era chiaramente in fin di vita e ci sarebbe stato ben poco da fare se davvero del veleno Morgul era in circolo nelle sue vene.


«Lanthir...»


Rialzò di nuovo gli occhi per incontrare quelli del proprio principe ed in essi non vide nemmeno il minimo tentennamento che stava avendo lui in quell'istante davanti ad una vita che si stava spegnendo. Ma lui era un guerriero, non un guaritore... ed il suo posto era accanto a Legolas.
Lo seguì alla porta ma un grido disperato di dolore lo fece di nuovo rallentare. Guardò il nano a terra e si chiese se stesse facendo la cosa giusta... se davvero quella giovane vita valesse meno di quella di un Elfo solo perché apparteneva a quella razza che, da sempre, il suo popolo aveva biasimato.
E lui non aveva mai considerato quelle divergenze importanti fino ad allora. Non aveva mai guardato ai difetti e alle differenze degli Uomini come colpe per ritenerli mancanti di qualcosa rispetto agli Elfi... poteva cominciare ora solo perché la persona che stava per spegnersi era un Nano?

Il tempo di abbassare lo sguardo e avvertì una presenza davanti a sé.
La sua mano stava già per estrarre nuovamente il pugnale dalla vita ma poi il suo sguardo si posò su ciò che quel nano portava in mano.
«Athelas!» - non gli diede nemmeno un attimo per comprendere che subito percorse la poca distanza che li divideva e gli strappò di mano l'erba, tornando rapidamente alla porta - «Ogni tanto fate qualcosa di buono anche voi!»


«Cosa stai facendo?» - gli domandò preoccupato Bofur, fissandolo stranito.


«Fa silenzio e vieni qui!»


La risposta gli arrivò quando Lanthir già stava varcando la soglia della casa, guardandosi rapidamente attorno.
«Voi, ragazzine. Una ciotola. Voi... mettete il vostro amico sul tavolo.» - ordini precisi che non ammettevano repliche e che tutti eseguirono mentre lui iniziava a frantumare la Foglia di Re per farne un unguento.
«Tenetelo giù.» - un ultimo comando prima di avvicinarsi e guardare da vicino la ferita infetta. Strinse le labbra perché era evidente che quello sarebbe stato il solo ed unico... e disperato tentativo possibile.
La presa dei tre nani non sembrava a sufficienza per fermare i movimenti erratici di Kili, così posò a sua volta la mano sul petto e violentemente lo bloccò sul tavolo, ripetendo di nuovo - «Tenetelo giù!»
Impastò tra le dita ciò che rimaneva dell'erba, iniziando a ripetere nella mente quell'invocazione ai Potenti che sarebbe servita per dare un aiuto maggiore ai magici poteri curativi dell'athelas, ed infine la posò direttamente sulla ferita, tenendo ferma quella gamba con forza.

«Menno o nin na hon... i eliad annen annin... hon leitho o ngurth.
(Fate che la grazia che mi è stata concessa passi da me a lui... fate che venga liberato dalla morte)»



Più volte quella lenta cantilena sussurrata nel silenzio, una implorazione che solo le più antiche forze conosciute avrebbero potuto ascoltare e accettare, mentre rialzava di tanto in tanto le palpebre per guardare il volto sofferente del giovane nano che lentamente si distendeva, assumendo sempre di più dei tratti sorpresi fino a rilassarsi.
Solo quando si rese conto che aveva ormai perso i sensi si fermò e fece allontanare gli altri presenti. Si ripulì le mani, sorridendo tra sé nel sentire chiaramente i bisbiglii dei nani in un angolo della cucina riguardo a ciò che era appena avvenuto, dopodiché tornò al tavolo e, con una benda pulita, si mise a fasciare la coscia ferita dopo averla accuratamente ripulita.


«Lanthir...»


Fu allora che udì quel debole sospiro e, incuriosito, guardo il nano disteso, stupito di vederlo già sveglio.
«Resta fermo!» - gli ordinò indicandolo - «Non azzardare un solo movimento dopo la fatica che ho fatto per salvarti.»


Kili però continuò a mormorare in quello che sembrava un dormiveglia.
«Non puoi essere lui. Lui è lontano... lui... lui è molto, molto lontano.»

Il Guardiano inarcò un sopracciglio avvicinandosi però maggiormente per ascoltare quell'insolito delirio dovuto probabilmente alla febbre che ancora scaldava il corpo e i pensieri dell'altro.



«Lui cammina... nella luce delle stelle in un altro mondo. È stato solo un sogno.»


Lanciò un'occhiata agli altri nani, troppo lontani però per sentire probabilmente e non trattenne un sorrisino divertito... ma allora avvertì un lieve tocco sulla mano e, abbassando lo sguardo, vide le dita di Kili che sfioravano lievemente le sue.


«Credi che avrebbe potuto amarmi?»

A quella domanda però alzò lo sguardo rassegnato e prese la mano che stava toccando la sua per fargliela posare accanto alla testa, sopra alle noci rimaste miracolosamente ferme durante il rituale.
«Ehi...» - si abbassò su di lui per fissarlo da vicino, usando l'altra mano per dargli dei deboli colpetti sulla guancia e fargli riaprire gli occhi, per poi prendergli il mento tra pollice e indice - «Guardami... e prova a pensarci un attimo. Vedrai che la risposta la trovi.» - lo sguardo confuso che ottenne in risposta, però, lo fece sospirare ed allora aggiunse - «E va bene, la forma più semplice: amarti? No.» - un sorrisino provocatorio inclinò l'angolo delle sue labbra - «Ma se ti viene in mente altro... sai dove trovarmi.»

 
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