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Autore: telesette    18/01/2014    0 recensioni
Lei Wulong (dall'universo di "Tekken") e Chun Li (dall'universo di "Street Fighter"), insieme in questo cross-over per sventare un importante traffico di droga a livello internazionale.
Riusciranno i due prodi agenti, esperti di arti marziali, a scovare il genio criminale che gestisce la produzione e la vendita di un micidiale derivato oppiàceo, meglio noto come "Polvere del Drago"?
Per arrivare al boss finale, i due dovranno sostenere una serie di violentissime sfide: inseguimenti, scontri a fuoco, combattimenti all'ultimo sangue e...
Genere: Azione, Generale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Lei Wulong
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Andiamo, Chun Li, rispondi... rispondi, e che cacchio!

Due giorni dopo il gentile invito di Pan Quan Yu, abbandonando sdegnosamente la dimora del Drago Nero, Chun Li non voleva neppure saperne di ragionare oltremodo sulle assurdità espresse da quel vecchio fumatore d'oppio incartapecorìto dall'età.
Wulong riattaccò mestamente il telefono pubblico con una smorfia.
Era almeno la terza o anche la quarta volta che, solo a sentire menzionare la discussione avuta col Venerabile Maestro Pan Quan, Chun Li riattaccava tosto il ricevitore lasciando Lei in compagnia di un fastidiosissimo toot-toot...

- Che testa dura, quella ragazza - mormorò. - Oh beh, prima o poi le passerà!

Ciò detto, Lei si allontanò dal telefono del ristorante e tornò ad occuparsi della propria ciotola di spaghetti, caldi e dall'aspetto invitante, che attendevano solo di essere mangiati. Nel mentre che prendeva posto a tavola, il gigantesco energumeno seduto di fronte a lui sollevò il proprio sguardo accigliàto.

- Devi proprio guardarmi così, mentre mangio? - domandò Lei infastidito.

Ginzo si limitò a grugnìre.
Da che erano entrati assieme nel ristorante, il volto dai tratti severi del boss mafioso aveva fatto scappare via tutti i clienti e spaventato le cameriere... tanto che perfino il direttore se ne stava accucciàto dietro la cassa, evitando di guardare nella loro direzione.

- Capisco la premura di Pan Quan, nel chiederti espressamente di darci una mano - mormorò Lei, soffiando sugli spaghetti, prima di intingere le bacchette ed assaporarli con somma delizia. - Ma scinsceramente gnon mi vagno giù i musci lugnghi a tavola...
- A me, invece, danno molto più fastidio i maleducati che parlano con la bocca piena - replicò l'Orso del Drago Nero, senza scomporsi più di tanto.

Lei deglutì in fretta il boccone, battendosi il petto per mandarlo giù meglio, prima di bere un sorso d'acqua ed osservare l'altro con una smorfia.
Ginzo era noto agli archivi della polizia locale di Hong Kong come un criminale violento e assassino, specializzato nel rompere colli e frantumare le ossa a mani nude, tuttavia era abituato ad obbedire ciecamente a tutto quel che gli diceva il Maestro Pan Quan. Completamente diverso da Shuo e da Tan, distaccàtisi dal Sommo Maestro per soddisfare le proprie ambizioni, lui non era tipo da dimenticare la riconoscenza e la gratitudine verso l'uomo che lo aveva salvato dalla miseria.

- Ho letto il tuo rapporto - esclamò Lei, cercando di fare conversazione più che altro. - All'anàgrafe, sei registrato come Xiǎo Huāpíng, nato a Yuen Long nel 1954...
- Qualcosa che non va, nel mio nome o nella mia data di nascita?
- No no, dicevo per rompere il ghiaccio!
- Mettiamo subito le cose in chiaro, sbirro - puntualizzò Ginzo, fissando Lei con espressione tuttaltro che socievole. - Tu non mi piaci, ed io non piaccio a te, dunque lasciamo perdere queste scenette del cazzo... Okay?

Lei sospirò.

- Beh, se la metti così però, mi è un po' difficile dimenticarmi dei tuoi precedenti: risse e percosse varie, all'età di otto anni; ferimento e ricovero di un agente, quando ne avevi dodici; e a quindici anni, con la ragguardèvole statura di un metro e novantacinque, ben sei poliziotti ricoverati in ospedale con commozioni e fratture multiple...
- Gente che se le cerca - commentò Ginzo semplicemente. - Basta starmi alla larga, per non avere problemi, non sono un tipo violento!
- Ecco perché ti chiamano Orso - osservò Lei. - Perché sei molto "socievole", ho indovinato?

Ginzo si strinse nelle spalle.

- No, sul serio, qual'è la tua storia?
- Cos'è, devi aggiornare la mia scheda al commissariato?
- Sono solo curioso - spiegò Lei sincero. - A Yuen Long sei una leggenda: dicono che, se provano a spararti addosso, i proiettili ti rimbalzano contro... ma è vero?

Ginzo posò la ciotola sul tavolo con rassegnazione.
Dal momento che aveva promesso al Maestro di non strangolare né Lei né la sua amica, non aveva altra scelta che soddisfare la curiosità di quello sbirro rompiscatole, sperando di interrompere quel fiume di domande quanto prima.

- Mia madre è morta, quando avevo cinque anni - disse. - All'orfanotrofio non mi accettarono, per via delle mie dimensioni e perché i medici dicevano che ero un ritardato affetto da turbe psicòtiche violente; mi hanno tenuto mesi in una stanza d'ospedale, con cinghie spesse di cuoio e solide manette per incatenarmi al letto, finché un'infermiera non mi ha aiutato a fuggire da quell'inferno; poi ho cominciato a rubare e a trasportare droga per conto di altri, l'unico modo che avevo per sopravvivere, ed è stato allora che il Venerabile Maestro ha avuto pietà di me e mi ha adottato!
- Molto generoso, da parte sua!
- Lui mi ha tirato fuori dalla miseria, imponendomi il nuovo nome, come fosse mio padre - esclamò ancora Ginzo. - Mi ha allevato, educato, e mi ha insegnato tutto quello che so... Se anche mi chiedesse di strapparmi un braccio da solo, non potrei mai disobbedirgli, dopo tutto quello che ha fatto per me!

Lei annuì serio.
Malgrado l'aspetto e la discutibilità del suo rude modo di fare, c'era qualcosa in Ginzo che rispettava profondamente. Certo era un mafioso, su questo non ci pioveva, ma anche un uomo con una propria etica e un profondo senso morale... niente di strano che il Venerabile Pan Quan Yu nutrisse una totale e meritata fiducia in lui.

- Ginzo, perché il tuo Maestro non ha tanta stima per gli altri tuoi due fratelli ?
- Perché loro non seguono nessuna regola - rispose Ginzo, con voce piena di disprezzo. - Shuo e Tan non hanno onore: la loro rivendicazione al titolo di successore del Maestro, cercando più volte di assassinarlo, è il motivo per cui è scoppiata la guerra all'interno del nostro clan!
- Credevo foste in lotta per i proventi sulla vendita dell'oppio...

Ginzo batté la mano sul tavolo.
Evidentemente il fatto che si adducesse la loro guerra intestina ad un semplice traffico di droga, oltre che offendere la dignità del suo clan, suonava come un'offesa personale a lui e al codice morale di tutto il Drago Nero.

- Non siamo dei volgari spacciatori da quattro soldi - esclamò. - L'oppio è una fonte di guadagno, assieme al gioco d'azzardo e alla prostituzione, ma il Venerabile Maestro non vuole che il buon nome del clan sia associato a quello del Cane Pazzo o dei Coltelli Rossi...
- Però a Shuo e Tan questo non interessa, giusto?

Ginzo non poté far altro che annuìre amareggiato.

- Recentemente Shuo ha "venduto" i propri servìgi a Tan, in cambio di una somma spropositata; lo stesso Tan ha architettato questo sporco commercio, pur di aumentare a dismisura le entrate ed assicurarsi l'appoggio incondizionato anche dei clan che ci sono contro!

Sentendo quella rivelazione, a Lei cascarono di mano le bacchette.

- Stai dicendo che Tan, per ottenere il controllo di Hong Kong, mira a fare dei vari gruppi malavitosi il suo esercito personale?
- Precisamente - ammise Ginzo. - Dopo aver tentato di assassinare il Venerabile Maestro, tutti i membri del clan che ci sono fedeli reclamano la testa di Tan... E prego tanto di avere l'occasione per stritolàrgliela con le mie stesse mani, a quell'infame bastardo, compreso quell'altro che gli fa da cagnolino guercio...
- Per caso, ti riferisci a me?

Sorpresi al suono di quella voce, Lei e Ginzo si voltarono istantaneamente verso l'entrata del ristorante. Un uomo robusto e tarchiato, orrendamente sfigurato da una fitta ragnatela di cicatrici al volto e con l'occhio sinistro cieco, era infatti fermo sulla soglia spalancata con le mani in tasca e un'espressione che non prometteva nulla di buono.
Dietro le sue spalle, almeno una mezza dozzina di sicari attendevano pazientemente i suoi ordini. Il direttore provò a nascondersi terrorizzato ma, prima che potesse anche solo mettere la testa sotto come gli struzzi, una pallottola da distanza ravvicinata gli fece schizzare sangue e pezzi di cervello sulla parete.
Subito le cameriere, che avevano assistito a quello scempio, scomparvero oltre la porta della cucina lanciando grida acutissime. A quel punto, l'uomo sfregiato si fece avanti, calmo come se nulla fosse.

- Shuo - mormorò Ginzo a denti stretti.
- E' da molto che non ci vediamo - sorrise l'altro beffardo. - Quando Tan mi ha chiesto se mi andava di trasformarti in una pelle di orso da appendere, gli ho risposto che ti scannàvo gratis, per il gusto di vederti soffrire ed urlare come una puttana che partorìsce... Ovviamente senza contare lo sbirro che ti porti appresso: ho già riscosso duecentocinquantamila dollari anticipati, per riportare la sua testa a Tan sopra un vassoio d'argento!
- Gli riporterai l'occhio che ti è rimasto - rispose Ginzo, togliendosi di dosso la giacca e sovrastando nettamente Shuo con la sua mole imponente. - Dopo che te lo avrò strappato insieme alle palle, sporco traditore!
- A quanto pare, il vecchio Pan Quan non esagerava affatto - pensò Lei, scrocchiàndo le dita. - Oh beh, almeno cominciamo a fare sul serio! 

***

Nel frattempo, ignara di quanto stava accadendo a Lei e Ginzo, Chun Li si stava concedendo il lusso di una buona doccia rinfrescante. Malgrado lo scorrere dell'acqua, pur ripromettendosi di non pensarci, non riusciva proprio a togliersi dalla testa le parole del vecchio Maestro Yu né tantomeno l'immagine della donna raffigurata nel dipinto.
Perché?
Che nesso poteva mai esserci, tra una sciocca leggenda ed un traffico di droga a livello internazionale?
Oltretutto perché cercare di convincerla, con una favola da quattro soldi e un ritratto palesemente falso?
Un'imperatrice di tre secoli addietro, identica a lei in tutto e per tutto, con una forza e un potere tali da permetterle di sconfiggere interi eserciti di guerrieri...
Assurdo!
Doveva trattarsi di uno scherzo, per forza, non vi era altra possibile spiegazione.

- Bah, che sciocchezze - mormorò Chun Li, buttandosi indietro i capelli bagnati con seducente naturalezza.

Ormai erano due giorni che non faceva altro che ripetersi la stessa cosa.
Evidentemente Pan Quan Yu intendeva proteggere i loschi traffici del suo discepolo Tan e, convinto di avere a che fare con due poveri poliziotti sprovveduti, aveva inteso mettere su quella farsa con una storiella e un quadro da mercatino... tutto preparato, per convincerli ad abboccare, ma Chun Li non aveva alcuna intenzione di fare la figura della stupida.
Figurarsi.
"La reincarnazione di un'imperatrice, con Sangue di Drago nelle vene", proprio lei...
Se Pan Quan Yu intendeva dargliela a bere, poteva almeno sforzarsi di inventare qualcosa di un po' più credìbile e meno fantasioso.
In tutta la sua carriera di polizia, Chun Li non aveva mai sentito niente di più ridicolo.
C'erano gli ubriachi, con gli avvistamenti degli UFO e degli omini verdi con le antenne.
C'erano gli americani, con le leggende metropolitane e i ragazzini in costume ad ogni angolo di strada, che andavano giurando di aver visto gli eroi della Marvel e della DC Comics in carne ed ossa nel pieno centro di New York.

- Possibile che Lei dia ancora tanto peso a questa storia?

Come ebbe chiuso il rubinetto della doccia, avvolgendosi in fretta nell'asciugamani, Chun Li sentì per l'ennesima volta il telefono squillare nell'altra stanza.

- Oooh, adesso basta - sbottò irritata. - Se Lei ha intenzione di tormentarmi a vita, con questa favola dell'imperatrice, va a finire che lo mando davvero a quel paese!

Non volendo minimamente assecondare Wulong con quella stupida storia, Chun Li ignorò lo squillo dell'apparecchio e si andò a prendere una bibita frizzante dal frigo.
Il tempo di finire di asciugarsi e indossare la biancheria intima, troppo stanca anche solo per sollevare e rimettere giù la cornetta, Chun Li stava già preparandosi per andare a dormire.
Ciononostante il telefono continuò insistentemente a riecheggiàre quel trìllo fastidioso per tutta la stanza.
Stufa di tanta insistenza, Chun Li non riusciva a credere che il suo compagno Wulong fosse così ottuso. E dire che lo considerava un tipo abbastanza sveglio, anche se indisciplinato.
Di nuovo uno squillo.
L'ennesimo.

- Ma allora, proprio non vuole capirlo...

Nel sistemarsi piano l'acconciatura, Chun Li guardò con evidente perplessità a quell'incessànte concerto, convinta che fosse sempre Lei ad essersi oltremodo intestardìto su quella storia.
Ormai sul punto di esplodere dalla rabbia, Chun Li afferrò lesta il ricevitore e vi sbraitò dentro con tutto il suo disappunto.

- Ehi, Wulong, hai idea di che ore sono? - urlò. - Se non la smetti subito con questo telefono, te ne darò tante domani che rimpiangerai di avermi conosciuta...
- Molto divertente, signorina Zang - rispose freddamente una voce sottile dall'altra parte.

Chun Li sbarrò gli occhi.
Non si trattava di Wulong, dunque.
Ma chi altri poteva essere a conoscenza del suo numero o della sua stanza d'albergo?

- Pronto - mormorò. - Ma... chi è, chi parla?
- Di certo, non il suo amico della polizia - sottolineò l'altro, con evidenza beffarda. - A proposito, trovo sia corretto informare lei e i suoi superiori che il signor Wulong è seriamente indisposto: soffre di un lieve attacco di morte!
- Cosa ?!?
- Che vuole che le dica, il piombo è particolarmente infettìvo... specie quando ce lo si ritrova in corpo, sotto forma di tanti piccoli confettini, e mi duole informarla che il suo compagno ha fatto appunto una gran brutta indigestione!

Chun Li afferrò meglio la cornetta con tutte e due le mani, senza neppure immaginare quanto fosse serio o meno il tono di quelle affermazioni.

- Ehi, che cos'è questo, uno scherzo?
- Sta zitta e ascolta - tagliò corto il misterioso individuo dall'altra parte dell'apparecchio. - Mi siete costati un bel mucchio di soldi finora, specie dopo il brillante sequestro della mia roba, e non sono precisamente dell'umore giusto per scherzare!
- Sei Tan, vero?
- Complimenti per l'intuito - rispose. - Oltre che carina, sei anche molto perspicace!
- Tu invece ti credi molto furbo, vero - sentenziò lei. - Il telefono è sotto controllo...
- Non mi dire - ribatté l'altro tranquillo. - Evidentemente non ti è ancora molto chiaro con chi hai a che fare, povera ingenua che non sei altro, ma il tuo amico lo ha appena imparato a sue spese!
- Dov'è Wulong, che cosa gli hai fatto?
- Mi sono assicurato di fargli avere il mio personale ringraziamento e, se ti sbrighi a raggiungerlo finché è ancora agonizzànte, posso ringraziare anche te!

Le dita serrate sulla cornetta, controllandosi per non sbriciolarla, Chun Li evitò saggiamente di cadere nella provocazione.
Era chiaro che Tan le stava tendendo una sporca trappola, usando Wulong come esca, ma non poteva sapere quanto ci fosse di falso o di autentico nelle sue parole.

- Dove e quando? - mormorò.
- Così mi piaci - rispose Tan. - Troverai il tuo amico nel vecchio magazzino abbandonato della "Chung Chong import-export", quel che ne resta almeno, e ho fatto stendere il tappeto rosso apposta per te... Naturalmente, se vuoi ascoltare i suoi ultimi lamenti, devi venire sola!
- Brutto figlio di puttana, se scopro che è vero, io ti...
- Toot-toot-toot-toot-toot...

Purtroppo Chun Li non fece in tempo a concludere la frase che, infischiandosene apertamente delle sue minacce, Tan si limitò  chiudere lì la conversazione. Furiosa come non mai, Chun Li indossò svelta i suoi abiti da combattimento e segnò le coordinate dell'indirizzo su un pezzo di carta, andandosi deliberatamente a cacciare da sola nella tana del lupo. 

  

( continua )

   
 
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