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Autore: stillwritingaboutyou    18/01/2014    0 recensioni
"Sehnsucht è quel desiderio senza nome che ti accompagna in ogni istante"
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Sehnsucht

Prologo.

A Stefano, semplicemente a lui,
credo di non dover aggiungere altro.

Una mattina come tante, ti ritrovi a camminare per le strade dorate con le cuffiette nelle orecchie.
Anche se dovesse scoppiare la terza guerra mondiale non te ne accorgeresti perché l’unica cosa che noti è dove metti i piedi e la melodia lenta della tua canzone preferita.
Stringi la manica dello zaino sulla spalla destra e nascondi le mani nel cappotto nero, cercando così di non farle intorpidire per il freddo, già rosse come sono.
Tanti autobus ti sorpassano, quelli che tu da un po’ di tempo hai smesso di prendere per non incontrare quella gente.
Intravedi l’edificio grigio della tua scuola, e la marmaglia di ragazzi già svegli e attivi che si scambiano opinioni e racconti sorridenti, felici.
E tutto ciò che pensi è solo ad un plurimo omicidio.

 

“Buongiorno Signor Fizgerald”
“Buongiorno anche a te Brett” la voce del professore era roca e molto bassa, ma il suo viso accennava sempre una punta di serenità sotto quella massa di barba e di baffi grigi.
Brett era solito arrivare prima di tutti in qualsiasi classe. Non chiacchierava con nessuno e non si fermava nemmeno a ripassare per i corridoi quindi tanto meglio era andare in classe.
Di solito il signor Fizgerald sfogliava riviste di design, visto che da poco aveva comprato un monolocale poco lontano dal centro. A Brett sembrava strano che un uomo creativo come lui si dovesse affidare a certi spunti banali e chich, ma come risposta aveva ricevuto solamente un gemito di disappunto, ed il ragazzo era andato a sedersi al suo banco: l’ultimo vicino alla finestra.
Spesso guardava aldilà del vetro, non che ci fosse qualcosa d’interessante, ma in realtà pensava e basta.
A volte scarabocchiava o faceva caricature ai dipinti sui libri prestatogli dai compagni, tutto purchè prestare attenzione alla lezione.
Dopo le prime quattro ore della giornata era solito andare a mensa e prendere il piatto del giorno, non gli importava cosa fosse, ma gli piaceva la casualità con la quale venivano scelti.
Abbozzava un sorriso a Sarah, la capocuoca, e riceveva anche una mela rossa in omaggio, che però conservava sempre per il ritorno a casa.
Era tanto abitudinario da far spavento: era come un treno che viaggiava sempre sulle stesse rotaie e che fermava sempre nei stessi punti, e nessuno sembrava farlo dirottare.

 

“Oh, sei a casa” Brutalmente Marie venne scavalcata senza una risposta.
Sospirò, portandosi le mani nei capelli rossi creando una crocchia disordinato con una penna blu.
Sentì la porta della camera di suo figlio sbattere e sussultò, portandosi una mano al cuore: non poteva continuare a fare così, o l’avrebbe uccisa. Con passo spedito percorse tutto il corridoio che portava alla camera di Brett, e senza nemmeno bussare entrò in quella che sembrava essere una valanga di vestiti e poster.
“Devi smetterla” Sussurrò “Hai capito?” successivamente urlò, facendo rimanere immobile suo figlio di fronte a lei. “Cosa ho fatto per meritarmi questo?  cosa?” continuò, avvicinandosi sempre di più a lui.
Il figlio era impassibile, ma le sue iridi si stavano scurendo palesemente: era segno che stava per arrabbiarsi.
“Se entro stasera questo disastro non viene ripulito ti caccio fuori da casa” disse talmente velocemente che per poco non le si avvolgeva la lingua, e detto questo uscì dalla camera, sbattendo a sua volta la porta bianca, lasciando un Brett ancora immobile e con le nocche bianche.
Ovviamente Brett non si smosse nemmeno di un centimetro, ed il pavimento della sua camera non vide la luce nemmeno quel giorno.
Marie non lo cacciò di casa e capì di aver sprecato solamente fiato, ma d’altro canto, lo sapeva già.
A volte lo avrebbe voluto distruggere così come lo aveva creato: lo vedeva lì sul suo letto con le cuffiette e quel taccuino nero, senza aspirazioni né voglia di vivere.

Salve meraviglie.
E' un monotono sabato mattina e in testa mi frullavano molte cose, compreso questo prologo.
Ho cominciato a scrivere ed ho semplicemente ricavato ciò che avete appena letto e che spero vi sia gradito.
Aspetto le vostre recensioni con ansia.
Un grosso abbraccio.
  
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