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Autore: septendecim    18/01/2014    3 recensioni
"Sai, non tutti nascono credendo fermamente in loro stessi come te. Ogni persona ha bisogno di credere in qualcosa, di rifugiarsi in qualcosa, che sia un Dio, una frase o una passione. Ti ritieni tanto forte e sicuro di te, ma credimi tesoro se ti dico che quello che ho visto io lo hanno visto in pochi"
"E con questo cosa vorresti dirmi?"
"Che anche io, che ho avuto le palle di andarmene dalla mia realtà e di sopravvivere da sola a tutti i colpi che ho ricevuto dalla vita, ho bisogno di rifugiarmi in qualcosa"
"E ti rifugi in una storiella?"
Guardo la statua affianco a noi, chiedendo a Barrie di perdonare quell'eretico.
"Peter Pan è un ideale, non una storiella"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter one.


"Buongiorno cari radio ascoltatori! Qui Dr. Feelgood e il suo programma del mattino, con l'ospite speciale..."
Mi rigiro nel letto, spegnendo la radiosveglia con il dorso della mano.
Una terza presenza mi impedisce di tornare nella posizione iniziale, accoccolata sul cuscino.
Sospiro, rassegnata al mio destino.
Mi alzo, lasciando il compito di tenere il letto caldo ad altri.
Scendo al piano di sotto della casa, illuminata dal sole delle 8 e mezza del mattino.
Afferro il mini computer dal tavolino in salotto e lo accendo, poggiandolo sulla penisola di marmo della cucina.
Dal frigo tiro fuori la bottiglia del succo d'arancia e mi attacco direttamente al collo, bevendo quel poco che ne rimane.
Cerco su internet la ricetta dettagliata degli scones dolci.
"220 grammi di farina 00, 50 grammi di burro, 150 emmelle di latte, 5 grammi di zucchero, 10 grammi di lievito: ecco l'impasto. Poi... per il ripieno 200 grammi di confettura di fragole e 250 grammi di mascarpone" sussurro.
Mi alzo e comincio a cacciare gli ingredienti dalla dispensa e dal frigorifero per pesarli, facendo meno rumore possibile.

"Buongiorno zia! Scusa se ti ho cacciata dal letto!"
La vedo camminare verso di me, nel pigiama azzurro che adora mentre si strizza gli occhietti verdi.
Sorrido mentre mi schiocca un bacio sulla guancia.
"Cosa facciamo oggi?" mi chiede, con la sua finta innocenza da bimba di cinque anni.
"Gli scones, dolcetti farciti" rispondo amorevolmente, incapace di arrabbiarmi con lei.
Carezzo la testa alla mia nipotina, entusiasta di stare qualche giorno con me.
"Evviva! Abbiamo il tè? Così prepariamo la colazione a zio Luke!"
Avvampo d'emozione, pensando a quel nomignolo.
"Lo zio è qui, per guardarvi cucinare e mangiare i vostri buonissimi dolcetti"
Un ragazzo biondo entra in cucina, il pigiama ancora appiccicato alla pelle calda.
Prende Sophie in braccio facendola volare, e le da un bacio sulla guanciotta rosa.
"Anch'io voglio questo coso" dice toccando il suo piercing nero al labbro.
"Forse quando avrai trent'anni tua mamma ti permetterà di farlo" rispondo ridendo.
"Oh, no!" dice autoritaria in braccio a Luke, guardandomi col mento in aria. "Io non crescerò mai, proprio come il bambino di quella storia che ti piace tanto!"
Luke mi lancia un'occhiata con i suoi occhioni di ghiaccio, ghignando in modo familiare.
"Stai parlando di Peter Pan?" le chiede.
Vedendola annuire continua. "Allora sarai felice di sentire un'altra storia su di lui. Scommetto che la zia si è fermata a quella di Jane, vero?"
Si siedono alla penisola di marmo, sotto il mio sguardo serio.
"Luke" lo richiamo pesando la farina.
"Voglio sapere il resto della storia!"
Il piccolo sorrisino di Sophie mi fa crollare.
"Bene, zio Luke" ringhio tra i denti.
Affetto il burro violentemente, immaginando la lingua dell'idiota sotto il coltello.
Per tutta risposta si allunga e mi stampa un bacio sulla guancia ridendo.
"Partiamo dall'inizio, piccola Sophie" prendo la frusta e comincio a mescolare gli ingredienti, lentamente.
"Tutto è cominciato quando sono rientrata in graduatoria all'Accademia della Marina Militare italiana. Lo sai, no, che la zia e la mamma sono italiane?"
Annuisce, in braccio a Luke che mi guarda interessato.
"Bene, sono stata in Accademia per due mesi. Poi è successo ciò che sarebbe dovuto accadere dalla prima sera che sono entrata"

"Giorno 63.
La vita è un inferno.
Sono due notti che non dormo per colpa dei secondi e dei terzi.
Su sessantatre giorni mi sono venuti a svegliare sedici volte.
E menomale che Luca mi aiuta, o sarebbero venuti tutte le notti a romperci le palle.
Ma io l'ho giurato a me stessa: alla diciassettesima volta non rimarrò zitta, 
né tantomeno ferma."
Chiudo il foglietto e lo metto nella tasca nascosta del borsone.
Mi butto sotto le lenzuola, pronta a dormire con un occhio aperto.

Schiamazzi.
Urla a dieci centimetri dall'orecchio.
Sputi.
Apro l'altro occhio, tesa.
Un gruppo di sei ragazzi stanno per sollevare me e la mia compagna, pronti a 
buttarci sotto la doccia gelata e poi a farci correre gridandoci in faccia che siamo merde. Nel migliore dei casi.
Scatto giù dal letto, vedendo rosso.
Diciassette.
Infilo gli scarponi al volo sotto la divisa da notte, e li guardo.
Luca non c'è.
Uno del terzo cerca di afferrarmi, gli rifilo una gomitata al petto.
Due mi saltano addosso, mi abbasso facendo scontrare le loro zucche vuote.
Mentre sono giù, afferro il piede del tizio del secondo anno di fronte a me, pronto a prendere la mia compagna per i piedi e tirarla giù dal letto.
Tiro il piede verso di me, dando dietro al ginocchio un pugno per far perder l'equilibrio. Sbatte la testa per terra.
La mia compagna, con i piedi liberi, sputa in faccia al tizio che la tiene per l'ascella destra, mentre a quello a sinistra rifila un calcio sul muso.
Gli mordo il braccio per fargli lasciare la presa e lo stordisco con una botta dietro il collo.
Intanto l'ultimo coglione si è trovato il naso spappolato dalla fronte della ragazza.
Senza guardarci, prendiamo uno alla volta tutti i tizi e li mettiamo fuori la porta del dormitorio, con la schiena al muro.
Io e Chiara ci sediamo sul letto, guardandoci.
"Cosa succederà?" mi chiede.
Sorrido. "A te nulla. Per me ci sarà minimo un richiamo e una punizione" rispondo tranquilla.
"Perché?"
"Perché il tizio che ho fatto cadere per terra tirandogli il piede è il nipote del Comandante"

"Zia Alex, non ti immaginavo così violenta!" esclama Sophie mentre formo le palline dei panini.
"Io si invece" sussurra Luke.
Rido. "Aspetta, che ci arrivo! Comunque mia piccina, alla fine sono stata cacciata per cattiva condotta"
"E i tuoi genitori?"
"Erano fieri di me, perché ho reagito per una causa giusta, mentre io ero a pezzi. Ho passato sette giorni chiusa in casa senza dire a nessuno, oltre alla mia famiglia, che ero tornata"
"E poi?" chiede Luke.
"Poi una persona mi costrinse ad uscire di casa a suon di calci nel sedere"
La guardo ridere. "Anche mamma è molto aggressiva"
"Si, Virginia mi ordinò di partire per Londra con lei. Avevamo pochi soldi in tasca e tante speranze cucite sulla pelle. Poi..."
Luke mi sorride. "Poi ha conosciuto me"

South Kensington.
"Il treno!"
Corro verso il vagone, dove le porte si stanno chiudendo.
"Andrea!"
Faccio giusto in tempo a mettere il piede sulla scritta "Mind the Gap" che le porte si chiudono, lasciandomi fuori.
Virginia mi raggiunge affaticata.
"Mi lasciavi qui da sola?!"
Scuoto la testa, cercando di prendere fiato.
Un ragazzo mi piomba addosso, mentre il treno riparte, e ci teniamo in piedi per miracolo.
"Cazzo!" esclama in italiano.
Sconvolta di aver trovato un italiano anche qui, mi giro.
Sconvolta ancor più di prima, mi rendo conto che lo conosco.
"Tommaso?"
Virginia è paralizzata.
"Tu... Alex" mi dice.
"Si, io" sussurro.
"Virginia, non ti avevo riconosciuto!" dice girandosi verso la mia amica. "Con questi capelli corti sei totalmente diversa"
"E' un complimento?" chiede ridendo.
"Siete qui per il mio stesso motivo?" ci chiede.
Annuiamo, poco loquaci.
I rapporti tra di noi si sono rovinati per colpa della sua ex ragazza, non ci rivolgiamo la parola da due anni.
Il nostro treno viene annunciato agli altoparlanti, e due fari appaiono dal fondo della Tube.
"Dove siete dirette?"
"Upton Park, abbiamo un appartamento lungo Green Street"
"State scherzando, vi avrei già viste"
Saliamo sul vagone diretto a Upminster che ha appena aperto le porte.
"Perché?" chiedo.
"Io vivo a Barking Roar!"
"Scherzi!" esclama Virginia.
"No! Sentite, di solito lavoro al Boleyn, non so se lo conoscete"
"Si" rispondo pronta.
"Hooligans?" sussurra verso di me.
"Hooli-che?!" esclama Virginia.
"Non dirlo!" esclamiamo insieme, facendo capire a Tommaso che conosco la storia della firm G.S.E e del West Ham United. O almeno di quello che era una volta.
"Bene, stasera ci vediamo lì per le 22, vi presento il mio gruppo. Almeno stiamo tutti insieme!"
Annuisco, contenta.
Il treno ferma bruscamente a Westminister.
"Ehi, dude!" esclama Tommaso.
Un ragazzo vestito di nero e con la t-shirt della Vans sotto la felpa sale sul nostro vagone, sorridendo.
"Ehi dude, are you okay?"
Si aggrappa al nostro palo, affianco a me, mentre il treno riparte.
"Yeah, I'm a little bit tired. What are you doing here?"
"I was at work, stupid" borbotta il ragazzo, passandosi la mano nei capelli biondi.
Tommaso ride. "Dude, they're my friends" dice indicandoci.
Il biondo lo guarda malizioso.
"Ohw, yeah... Friends" risponde sottolineando l'ultima parola.
Tommaso scuote la testa.
"Luke, she's Virginia"
Si stringono la mano con un po' di difficoltà, per i movimenti del treno.
"And she's Alex"
E' un attimo.
Io mi stacco dal palo per salutarlo, il treno frena e gli finisco addosso, sbattendo contro il vetro dietro di noi.
Con la faccia bollente, lo guardo.
Gli occhi azzurri mi guardano compiaciuti, il piercing al labbro inferiore si solleva con un ghigno.
"Nice to meet you, Alex"










Quello che accade nell'Accademia della Marina è vero, ed è davvero difficile rientrare, dato che al bando di concorso partecipano sempre tra le 1500 e le 2000 persone: gli atti di "bullismo" sono prove di resistenza, per provare il tuo carattere e la tua grinta.
Upton Park è davvero a Londra, e gli hooligans esistono ancora: in breve, sono i tifosi delle squadre di calcio inglesi, che si sfidano a suon di mazzate dentro gli stadi. Ad ogni partita i tifosi della squadra ospite devono occupare la curva dei tifosi di casa, che devono difendersi e cacciarli dalla loro zona. Le firm sono le varie associazioni di hooligans, e la G.S.E. è la firm più importante del West Ham United, squadra della zona a Nord-ovest di Londra.
Se volete approfondire l'argomento vi consiglio la storia qui su EFP "Blowing Bubbles" di SidRevo, o il film "Hooligans".
In ogni caso, da entrambi ho preso l'idea della zona in cui vivere.

Adesso passiamo alle cose meno serie.
Sono ancora stupita dal fatto che la mia testolina bacata ha avuto la forza di cacciare una mini long senza tanti sforzi, e soprattutto senza bloccarsi ad una stupida OS.
Sarà una storia di più o meno tre/quattro capitoli, Peter Pan sarà il motore di tutta la storia (per chi non lo sapesse, ne sono totalmente innamorata).
Londra è necessaria come sfondo per la storia, anche se avrei preferito Luke dentro Sydney.
Il prossimo capitolo verrà pubblicato appena possibile, ma credo che per mercoledì sarà già in rete.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se ritenete che devo cancellarla o altro. 
Un bacio e a presto!
Andrea :)
  
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