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Autore: biberon    18/01/2014    1 recensioni
La Scelta.
Tre pokemon: un tipo fuoco, un tipo acqua, un tipo erba.
Chi sceglierai?
A chi giurerai la tua fedeltà?
A chi metterai in mano il tuo destino?
Ikka ancora non lo sa, è solo uno dei tanti ragazzi poveri che abitano a Sinnoh, nella cittadina di due foglie.
Sta per affrontare La Scelta, la scelta che gli cambierà il destino.
Cosa farà?
E sopratutto, chi sceglierà come compagno di viaggio?
Una deliziosa cowgirl biondina di Flemminia o la sua arcinemica, quella misteriosa ragazza che sembra stargli sempre tra i piedi?
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Anime
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Quel mattino mi svegliai presto, come al solito.
“Tesoro! Tesoro! Alzati, ti ho fatto le frittelle con le bacche pesche. A proposito, oggi dovresti andarmi a prendere un paio di articoli al negozio … e poi potresti passare al centro pokèmon, per favore?”
“Ma certo, ma.”
Mi alzai e scesi in cucina. Mangiai attanagliato dalla fame le mie frittelle con un bicchiere di coca cola alle bacca – arance  e risalii in camera  mia.
Mi vestii con una maglia bianca, una giacchetta di pelle rossa e pantaloni di yuta. Presi la mia borsa con boraccia,11.000 $ nel portafoglio, una fune di fuga e un panino ai bacca pomodori.
 
Scesi di sotto.
“La lista è sul  mio letto, e anche le cinque Pokeball.”
“Okay. Ciao mami.” L’abbracciai. Aveva i capelli neri a caschetto adornati con un paio di mollettone color zucchero filato, un abitino di pizzo bianco e un grembiule.
Presi la lista della spesa e le Pokeball, misi tutto in borsa e uscii.
La mia casa. Un minuscolo edificio in legno a due piani con il tettuccio blu di pietra e camino, rustica al punto giusto.
Al piano di sotto c’era la stanza di mamma, con letto e comodino, la cucina, con 4 fornelli in croce e un frigo e la sala, con una mini – tv, un divano e una piccola libreria.
La mia stanza: un letto e una libreria.
Wow. Invidiabile, vero?
 
Presi la mia bici, attaccata con una catena ad un albero vicino a casa, e partì a tutta birra verso Sabbia Fine. Decisi di tagliare per il bosco.
Zigzagai tra gli alberi e schivai abilmente un paio di cunette e sassi enormi, percorsi una lunga discesa ripida, un paio di curve, rincorsa, salitona, frenata improvvisa, discesa vorticosa e derapata finale per poi schiantarmi contro qualcosa, o qualcuno.
Ecco fatto.
Ero arrivato a Sabbia Fine.
E la prima figura schifosa è andata.
Passiamo alla seconda.
Mi alzai.
Avevo investito in pieno una ragazza.
Capelli neri lungi fino alle cosce, abito bianco, cappello e scarpe azzurre. Occhi verde smeraldo. Aveva un cesto di vimini in mano, che le cadde nello stesso istante in cui la colpii.
“Scusami, ti ho fatto male?”
“Direi.” La aiutai ad alzarsi, raccattai le sue Pokeball, le rimisi nel cesto e glielo porsi.
Lei si ripulì il vestito dalla terra e si riprese il suo cesto con fare sbrigativo.
“Scusami ancora, io …”
“Lascia perdere, sto bene.  Spero solo che tu non abbia danneggiato i miei pokèmon con il tuo rottame.”
“MI dispiace tanto.”
Lei mi lanciò un occhiata altezzosa e se ne andò.
“Aspetta!” le gridai dietro.
“IO sono Ikka!”
“Non mi interessa.” Rispose lei di rimando, e la sua voce si perse nell’aria.
“ma dimmi almeno il tuo nome!” le gridai dietro, ma stavolta non ci fu risposta.
Che occhi stupendi.
Mi diedi un piccolo ceffone e mi costrinsi a smettere di pensarci.
Poi rivolsi lo sguardo alla mia bici, il cosi detto rottame.
Sembrava intatta.
Poi sentii qualcosa di caldo gocciolarmi sulle gambe e dal gomito sinistro.
Perfetto: tre ferite.
Ginocchio, ginocchio, gomito.
E lei neanche un graffio.
Ma chi era lei?
Salii di nuovo in bici e raggiunsi il negozio.
Sulla porta automatica in vetro c’era il listino dei prezzi.
Entrai.
 
Nel negozio c’era una di quelle cow – girl biondine che vengono da Flemminia, con le treccine bionde color miele, un enorme cappellone di cuoio e una bella salopette color cielo.
Solo i fighi stavano con quelle lì.
Una volta ho chiesto ad un amico: “ Come si avvicina una così?” e lui “A bordo di una Cheffer bike.” (le Cheffer bike sono le bici più costose e alla moda di tutti i tempi)
 
Mi appoggiai ad uno scaffale con una mano e mi misi l’altra su un fianco come uno tosto, mi misi la borsa a tracolla e mi sistemai i capelli.
Poi azzardai : “Ciao domatrice di cavalli, che ci fai qui a Sabbia fine?”
Domatrice di cavalli? Domatrice di CAVALLI?! Ma che razza di sfigato chiama una cow – girl biondina classificata fra le prime 20 ragazze di tutta Sinnoh per bellezza DOMATRICE DI CAVALLI?!?!?!?!?!?!?!!
Ebbi la violenta tentazione di darmi uno schiaffo da solo, ma resistetti e indirizzai verso la cow – girl un sorriso stupido.
“Bè, ciao.” Mi rispose lei vezzosa con un cenno della mano.
“Sono venuta a Sabbia Fine per visitarla, sai il club delle cow – girl di Flemminia vuole sapere che tuor fare …”
“Wow, è che ne pensi di Sabbia Fine?”
“Bè, è carina, ma non so se … insomma, Cuoripoli, Evepoli … quelle sono vere città … questa è un po’ piccolina … tu come ti chiami?”

“IO mi chiamo Ikka …”
“Ikka … Ik … ma che razza di nome è Ikka?”
“Bè, io …”
“Comunque mi chiamo Sandy.”
“Sandy, che nome stupendo … ma mai quanto te, dolcezza.”
“Che galante … ma dimmi, sei anche ricco? E devi essere molto popolare … quanti pokèmon hai? Dove vivi? Quante medaglie hai?”
Be io … non potevo dirle la verità. Così mentii. E poi me ne pentii. Amaramente.
“Io … io … ma certo. Sono molto ricco, vivo a … Rupepoli, ma adesso sono in un albergo a Cuoripoli, sai, quello per celebrità famose … sì, mio padre è il sindaco di Nevepoli … molto ricco … io ho già sei medaglie, sai.”
“Wow, baby. Sei un tipo molto particolare … stasera sei libero? Usciamo a cena?”
“Tsk.” Mi voltai. La ragazza che avevo investito era comparsa dietro di me.
Sbuffò e mi guardò con aria di sufficienza.
“Ricconi …” sentenziò.
“Perché …”  iniziai.
“Lascia perdere, è solo invidiosa … sai, certa gente non può nemmeno immaginare cosa significhi essere famoso, popolare, ricco …”
“TSK.”
“Senti, brunetta, lascia che ti spieghi una cosa … so che i tuoi sbuffi sono solo un metodo per cercare di invitarlo fuori a cena, perché e bello, e ricco …”
Mentre diceva così si attacco con le sue unghie smaltate al mio braccio facendomi finire in faccia una delle sue bellissime trecce.
Omiodio. Una cow girl di Flemminia mi stava quasi … quasi abbracciando.
“Dicevo che è bello, ricco e …”
“Lui non è ricco.” Tagliò corto la ragazza.
“Cosa?!” fece la cow – girl biondina.
“Lui è sua madre non possono permettersi una villa più grande di una pozzanghera. Non ha nemmeno un pokèmon, vive a due foglie in un bilocale, sua madre ha 5 medaglie e non ha più notizie di suo padre da un paio d’anni.”
“Che … c …. Cosa?!” urlacchiò la ragazza staccandosi immediatamente da me.
“Tu … aspetta, ti ho già visto … sei il ragazzino cencioso di due foglie? Puah! Che pena … mentire …”
Avvicino la sua faccia alla mia e sussurrò : “Sai, sei carino, ma … non sei nessuno.” E detto questo uscì dal negozio con passo ondeggiante.
“Ma … che diavolo … perché gliel’hai detto?!?!?” chiesi, mentre la rabbia mi montava.
“Perché non sopporto chi si finge un riccone. Non li devi ammirare.”
“Non ho bisogno di lezioni di vita da una che mi separa da una delle ragazze più carine di tutta Sinnoh.”
“Più carine di tutta Sinn … dah! Carine … insulse cow – girl, caso mai. A quelle interessa solo quanto pesa il tuo portafoglio …”
“Quindi se metto un sasso nel porta banconote mi prendo una di quelle bellone???”
“Bellone … puah. E dimmi, cos’hanno loro che io non ho???” chiese con aria di sfida.
Temevo che l’imbarazzo mi uscisse fuori dalla bocca sotto forma di conato di vomito.
Arrossii violentemente.
“Bè, be …”
“Lascia perdere, ho capito. Una camminata sculettante e una zazzera di capelli tinti fanno di un randagio qualunque un cane di razza tra i più ammirabili.”
“EH?!”
 
“Ignorante.” Uscì dal negozio con un piccolo scatto.
“Aspetta, chi diavolo sei ?!” le chiesi, ma lei era già sparita.
Andai alla cassa, e mi servì JO, la solita cameriera con grembiulone e capelli porpora spumosi.
“Cosa vuoi tesoro?”
“Ciao JO, io vorrei …” diedi un’occhiata alla lista di mamma.
 “cinque iper pozioni, 2 Pokeball, 2 anti scottatura, cinque anti sonno, tre super repellenti, sei bottiglie di acqua fresca, dodici bacca pesca, otto bacca pomodori e due  bacca mele …”
“Okay.” Prese tutto quello che le avevo chiesto,me lo divise in due sacchetti e me li consegnò.
“Fanno  10. 925 $”
“Subito.” Pagai e uscii.
Salii in bici e presi la strada di casa.
Come faceva quella strana ragazzina a sapere tutto di me?
Pedalata, pedalata.
Perché c’e l’aveva con me?
Pedalata, pedalata.
Solo perché mi ero schiantato contro di lei?
Pedalata,pedalata, pedalat … caduta.
Un piccolo disgustoso sasso mi fece cadere a terra.
Ma che bella giornata.
Calma.
Dovevo mantenere la positività.
Appoggiai la bici ad un albero ed estrassi le Pokeball dalla borsa.
Con un rapido gesto le gettai in aria gridando: “Coraggio, ragazzi, venite fuori!” le Pokeball si schiusero rivelando 5 splendidi pokèmon: un Glemew, un Tepig, un Likling, un Livanne e un Tentacruel.
“Come va?” dissi accarezzando Glemew sotto il collo.
Lei iniziò a fare le fusa e mi saltò in braccio.
“Ciao Liv!!!” accarezzai il “visino” bianco di Livanne.
Ad un tratto tepig vide un topolino, prese ad inseguirlo e sparì nel bosco.
“Tepig! Tepig, fermati Tepig!”
Mi lanciai all’inseguimento del maialino di fuoco attraversando mucchi di rami, ragnatele, inciampando nei cespugli e graffiandomi con le spine.
Dopo dieci  minuti di corsa con 4 pokèmon a seguito vidi tepig davanti ad un gigantesco pokèmon tipo fuoco e drago.
Il porcellino si nascose tremante dietro un albero.
“Ma che razza di pokèmon è?” chiesi al vento, e istintivamente m’infilai una mano nella borsa per cercare il pokedex, ma quel mostro non me ne diede il tempo, e mi sparò addosso un enorme fiammata dalla bocca incandescente.
“Aiuto!” gridai.
Poi, qualcosa mi premette nello stomaco.
Era forse coraggio?
Onore?
No, era solo caga. Puro e semplice panico.
Comunque lo feci.
“Tentacruel, usa Surf!!!!!!” gridai con tutta la forza che avevo in corpo.
Tentacruel si issò sui tentacoli beige e un’ondata da tzunami color cielo sereno (che non mi allietava quella mattina)  si riverso sul dragone, mettendolo in fuga.
Caddi in ginocchio. Avevo dato un ordine a un pokèmon non mio, e lui … aveva ubbidito.
Ero così dotato???
Ringraziai Tentacruel, e dopo aver ripreso tepig li ritirai nelle Pokeball,  che rimisi in borsa.
Ripresi a pedalare, e dopo nemmeno un minuto fui al centro pokèmon. Al bancone mi aspettava una di quelle infermiere con il sorrisino splendente e i capelli tiratissimi.
“Cosa posso fare per te, honey?”
“Avrei bisogno di ricaricare questi pokèm …”
“Ma certo carino, è ovvio, ovvio, ovvio!” mi strappò la borsa di mano, vi frugò dentro e prese le Pokeball.
Le mise in un grosso macchinario con 6 buchi, digitò qualcosa al suo portatile, schiacciò molti pulsanti, azionò una leva e le pokeball cominciarono a risplendere di luce dorata e a emettere un’odiosa musichetta.
Dopo una decina di minuti furono pronte.
Le ripresi e le rimisi nella mia sacca.
“Ciao, ciao!” mi salutò l’infermiera Joey e io uscii.
 In una mezz’ora fui di nuovo a due foglie.
Bussai.
“Chi è???”
“Sono il pony express, ho portato le pizze.”
“Mi dispiace, me io non ho ordinat …”
“Mamma, chi vuoi che sia?”
“Ciao Ik.” Aprì la porta e mi fece entrare.
Posai sul letto le borse della spesa e feci per salire in camera mia, quando …
“Cucciolo, ho una sorpresa per te!”
Scesi.
“Sì?”
“Ti ricordi il professor Rowan?”
“Ma certo ma. È quello che abbiamo incontrato al party di Cuoripoli qualche mese fa*?”
“Sì.”
“E allora?”
“è venuto a trovarci oggi.”
Solo allora mi accorse dell’uomo stempiato e alto dalla zazzera di capelli color latte che stava dietro mia madre in posizione di attacco, come se volesse staccarle la testa a morsi.
Portava un enorme camice bianco e occhialetti a mezza luna.
“Buongiorno professor Rowan.”
“Buongiorno Ikka.” Disse stritolandomi la mano in un carismatico segno di saluto.
Si misero entrambi sul divano di fronte a me con aria solenne.
“Dunque Ikka.”
“Dunque. Dunque.”
“Dunque.”
“Dunque caro.”
“dunque, giovane.”
“dunque.”
“dunque, ragazzo  mio.”
In quel momento desiderai ardentemente che diventassero immediatamente muti.
“Dunque.” Al prossimo dunque credo che gli sarei saltato alla gola con i denti davanti in fuori pronti per un morso letale.
“Come di certo saprai, ogni ragazzo o ragazza ad un certo punto della sua vita deve intraprendere un lungo viaggio senza i genitori, catturare pokemon, fare lotte e conquistare quante più medaglie possibile.”
“Sì, lo so.”
“ebbene, è un giorno molto importante quello in cui  un ragazzino sceglie il suo primo pokemon e inizia il suo viaggio.”
“Emh … lo so. Ma io cosa centro in tutto questo?”
“Be, io e tua madre abbiamo deciso che quel giorno è arrivato anche per te.”
Ero felicissimo!
“Sono sicuro che questo potrebbe essere un duro colpo  per te, lasciare Due foglie, questa ridente cittadina gaia e piena di vita, dove di sicuro avrai tanti amici …”
LO guardai come se fosse completamente impazzito.
Mi faceva un po’ pena. RIDENTE CITTADINA?! GAIA?!PIENA DI VITA?! AMICI?!?!?! TANTI?”
 
MI alzai con un sorriso che andava da un orecchio all’altro e corsi in camera mia.
“Aspetta!” mi fermò Rowan.
“Ti lascio un po’ di tempo per prepararti, ci vediamo tra poco Al nascondiglio tra gli alberi di riva Verità…”
“Okay.”
“Oh, e abbiamo deciso che per sicurezza dovrai avere un compagno di  viaggio, tesoro.” Disse mia madre.
“ok.”
Corsi in camera  mia e presi il mio zaino.
Era abbastanza capiente. Ci misi dentro 9 magliette, 6 paia di pantaloncini, un maglione, biancheria intima quanto basta, e un cappello.
Presi 11. 000 $ che avevo conservato in 12 anni di vita e la borsa frigo e scesi in cucina.
Mi feci sei panini ai bacca pomodori e un panino al prosciutto, 3 borracce d’acqua più una bottiglietta, 8 bacca mele e una frittata di baccarance, più metà della torta che mi è avanzata dallo scorso compleanno (bacca pere e cioccolato.)
Mia madre mi diede 4 Pokeball tipo normale e, dopo un bacio sulla guancia, uscii.
Stavo per prendere la bici, quando una voce alle mie spalle mi pizzicò i timpani.
“Esci ancora?”
Mi voltai. Era la ragazza che avevo investito. E che avevo incontrato nel negozio.
“Quando la smetterai con queste apparizioni fantomatiche nella mia vita?”
“Però, se davvero simpatico. Adooooooooro il sarcasmo.” Disse sarcastica facendo un pallone con il chewin – gum che aveva in bocca.
“Ma chi cavolo sei? Come fai a sapere tutto di me?! Perché mi odi?! Eh?!”
“Io ti conosco perché …  vivo anch’io a due folglie.”
“E come mai non ti ho mai vista in giro?!”
“Emh … ecco … io …”
“Hai perso la lingua, eh?!”
“Vuoi proprio saperlo?! Mia madre è molto malata, e io devo curarla!”
“Oh, scusa … io non volevo  …”
“Sei patetico.”
“Aspetta, io non …”
“TSK.” Se ne andò.
Feci spallucce, salii sulla mia bici e partii verso lago Verità.
IL nascondiglio segreto non era altro che una piccola radura di erba soffice che dava su un triangolo di acqua azzurro ghiaccio.
Il professor Rowan mi aspettava lì, con la sua valigetta di cuoio e l’aria seria.
“Ora, MIO CARO Ikka, dovrai scegliere … una scelta molto difficile … in questa valigetta sono contenuti tre pokèmon … un tipo fuoco, un tipo erba e un tipo acqua.”
Estrasse tre Pokeball e le tirò in aria gridando: “Okay ragazzi, è ora di uscire!”
Dalla prima sfera in un turbine di fuoco uscì un Chimchar, una simpatica scimmietta con il pelo arancione, una minuscola fiamma sulla coda e un ricciolino in testa, più occhiaie arancioni vicino alle orecchie.
Mi strappò dalle mani la borsa e la lanciò in aria, con un’abile presa della coda me la ridiede.
“è un po’ dispettoso …”
Poi dalla bocca cominciò a uscirgli un po’ di fumo accompagnato da un enorme fiammata.
Dalla seconda sfera uscì una piccola tartarughina, un mento giallo senape e 2 foglioline in testa.
 
“Questo è Turtwig.” Mi disse Rowan.
Mi annusò le mani e mi saltò in braccio emettendo uno strano verso simile ad un trillo.
Dal suo guscio uscirono delle foglie verde smeraldo che levitarono sopra di lui prima di saettare risplendendo di luce propria verso il lago, tuffandosi nell’acqua e provocando un grande schizzo.
 
Dalla terza sfera uscì un Piplup, un pinguino azzurro, bianco e blu elettrico con un minuscolo beccuccio e pinnette argentate.
Saltò in aria e sparò dal becco tante bolle azzurre e scintillanti, che si schiantarono contro un albero avvolgendolo.
“e ora, Ikka, devi scegliere chi preferisci. Hai visto una mossa a testa, i loro caratteri e i loro aspetti. Ora devi solo scegliere …”
Guardai attentamente tutti e tre i pokèmon.
Un Turtwig, un Chimchar e un Piplup.
Chi avrei scelto?
Era una decisione importante, il compagno che avrei scelto ora mi avrebbe accompagnato per tutta la vita.
Non l’avrei più cambiato.
Saremmo stati insieme fino alla fine.
Ma io lo sapevo.
Sapevo chi era il mio compagno ideale, lui era compatibile con me …
Chimchar era dispettoso, e mi avrebbe procurato solo danni.
Mamma, se l’avessi scelto, non sarebbe stata fiera di me.
Tutti avrebbero detto: “ è proprio il compagno per te. Tutt’e due fastidiosi e irritanti!”
Ma dovevo scegliere io.
Piplup era dolce, mi avrebbe consolato se fossi stato male. Sarebbe piaciuto a mia mamma.
Era forte.
Era carino.
Mi poteva servire per le gare anche di bellezza.
Avrei vinto vari fiocchi.
Turtwig era potente.
Bello.
Tenace, non si sarebbe mai arreso in una lotta, e sarei potuto arrivare ovunque, una volta fosse diventato un Torterra.
Quindi …
“So chi scegliere!” dissi fiero.
Presi la Pokeball di mamma.
Passai davanti a tutt’e tre i Pokemon.
Girai.
Ripassai.
Ancora.
Mi fermai a Turtwig.
Accarezzai il suo minuscolo mento giallo senape.
Alzai la pokeball.
La avvicinai a lui.
Scossi la testa.
Allungai la mano verso Piplup, e lo presi in braccio. Lo cullai dolcemente,e avvicinai il viso al suo meraviglioso beccuccio.
Lo posai a terra, mi alzai.
Mi avvicinai a Chimcar, e lo fissai negli occhi.
Lui mi fece la linguaccia e un sorriso beffardo.
Avevo deciso.
Sul serio.
Mi alzai, e mi misi davanti a loro con aria solenne.
Il prof. Rowan mi guardava fiero.
Alzai la Pokeball e la lanciai in aria.
“Ho preso la mia decisione!”
La Pokeball si aprì e ne uscì un getto rosso simile ad un laser.
“Io scelgo … Chimchar!”
Chimchar venne risucchiato nella sfera.
Adoro creare un po’ di sana suspense.
Le reazioni degli altri pokemon furono divertentissime, ma un po’ inquietanti.
Piplup cadde a terra con gli occhi bianchi, le pupille gli giravano, era pallidissimo e agitava le pinne con aria stramba.
Turwig vomitava foglioline di vari colori.
“Bene.” Disse Rowan.
Misi la Pokeball nella mia borsa.
“è ora, ti presento … Gwen, la tua compagna di viaggio.”
Si spostò di lato e mi rivelò la mia compagna.
Capelli neri e lunghi fin sulle cosce, abito azzurro ricamato.
Oh dio!
Era quella che avevo già incontrato!
Quell’odiosa …
“Tu!” pronunciammo insieme con acidità.
“Bene, vedo che già vi conoscete … Gwen, Ikka, Ikka, Gwen.”
Posizionò la sua valigetta davanti a Gwen, ed estrasse una Pokeball, da cui uscì un altro Chimcar.
“Ora scegli.” Lei guardò a lungo tutti e tre i pokèmon.
Poi lanciò in aria la sua Pokeball e la fece rimbalzare proprio sulla testa di Turwig.
“Bene.” Rowan fece rientrare Chimcar e Piplup.
“Ora, ho delle cose per voi.”
Estrasse 2 master ball, 2 funi di fuga, e 2 valigette.
Ci diede un oggetto a testa per tipo.
“Bene, credo che sappiate già che fare. E ora … siete pronti per partire, ragazzi.”
Mi consegnò una mappa, che misi in borsa insieme alle altre cose, e io e Gwen uscimmo dal nascondiglio.
Ripresi la bici, e mi accorsi che parcheggiata vicino alla mia c’en’era una celeste.
“Allora, dove vorresti andare per cominciare?” chiesi con tono di sfida.
“Andiamo a salutare mia madre e la tua. Non le vedremo per molto tempo.”
Mentre pedalavamo iniziammo a parlare.
“Senti … ma … perché cel’hai tanto con me?”
“Non cel’ho con te.”
“Ah no?”
“No.”
“e come fai a sapere tutto di me e di mamma?”
“Bè, visto che non ho molti amici ti stavo osservando, per capire … se eri un tipo a posto. Qui ne ho trovati ben pochi.”
“Davvero? Neanche io ho molti amici.”
“Ho cercato di fare amicizia con te …”
“Non sembra che tu sia molto esperta in materia.”
“Infatti, non ho mai avuto amici.”
   
 
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